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Primarie PD: tutti i numeri della vittoria di Zingaretti

Primarie PD: tutti i numeri della vittoria di Zingaretti

Il Presidente del Lazio ha superato tutte le attese, con il 66% nei dati parziali raccolti da YouTrend sulle Primarie PD. L’affluenza cala, ma non crolla, a circa un milione e mezzo di votanti.

Nicola Zingaretti è il nuovo Segretario del Partito Democratico. Non si tratta di un risultato inatteso, ma quello che dà particolare forza alla vittoria di Zingaretti sono le percentuali con cui si è imposto. Andiamo con ordine.

La vittoria di Nicola Zingaretti

Dove ha vinto Nicola Zingaretti? La risposta è: dappertutto. Come previsto dai sondaggi, ma ben oltre le aspettative. Alla vigilia, infatti, le rilevazioni demoscopiche accreditavano il Presidente della Regione Lazio di un consenso tra il 48% e il 60% dei potenziali elettori delle primarie. La domanda non era dunque chi sarebbe arrivato primo, quanto piuttosto: il vincitore raggiungerà la fatidica soglia del 50% dei votanti o sarà costretto ad attendere il fatidico passaggio intermedio in Assemblea Nazionale?

I risultati, come detto, sono stati più che netti: quando nel nostro conteggio sono stati raccolti oltre 1 milione e 68mila voti, Zingaretti ha raccolto circa i due terzi dei consensi (66-67% nell’ultimo aggiornamento diffuso con una nota dal PD). I risultati più pesanti sono arrivati dall’Emilia Romagna (70,7% su 185 mila voti definitivi) e dal Lazio, dove il conteggio è ancora in corso ma l’affluenza sfiora i 200 mila votanti, con il neo-segretario vicino all’80%.

In generale, il candidato front runner nel voto dei circoli (che finora è sempre stato confermato in sede di primarie aperte) si è sempre affermato nei gazebo con un vantaggio ancora più consistente. La spiegazione di ciò risiede, in parte, nella maggiore notorietà presso il grande pubblico, e nel radunarsi dei candidati esclusi dietro quello percepito come il favorito. Zingaretti, che aveva vinto il voto riservato agli iscritti con il 47,4%, è cresciuto quindi di quasi il 20%, sfiorando il +22% ottenuto da Matteo Renzi nel 2013.

L’affluenza cala ma non crolla

La partecipazione alle primarie, inizialmente prevista di poco superiore al milione di votanti, è stata superiore a queste stime. Anche se non sono ancora disponibili dati definitivi, i primi dati parziali diffusi dalla commissione del PD prevedevano un risultato finale intorno al milione e settecentomila partecipanti. Si sarebbe trattato di un calo inferiore di circa 10% rispetto al 2017, quando votarono 1,84 milioni di elettori.

Un nuovo aggiornamento ufficiale basato sul 93% dei “collegi” parla di un’affluenza che “dovrebbe attestarsi intorno a 1.600.000 votanti“. In realtà, probabilmente, il dato definitivo sarà ancora lievemente inferiore. Infatti, nelle undici regioni per le quali disponiamo di risultati definitivi ufficiali o ufficiosi (in rosso o azzurro nel grafico) il calo medio è stato del 16% rispetto al 2017.

Primarie PD: il calo dell’affluenza regione per regione


Se i dati definitivi del Lazio saranno in lieve crescita e quelli in Puglia e Campania caleranno nettamente, come ci si aspetta, l’affluenza finale potrebbe attestarsi poco sopra il milione e mezzo di votanti. Un dato non eccezionale, circa 300 mila voti in meno rispetto a quello che già fu un crollo nel 2017. Ma neanche il flop che molti si aspettavano.

Eppure, se si confronta questo dato con quelli del 2013 o quelli precedenti, le proporzioni del calo sono molto più ampie. Si tratterebbe di poco più della metà di quanti incoronarono segretario Matteo Renzi per la prima volta, e quasi il 60% in meno rispetto alle primarie fondative vinte da Walter Veltroni nel 2007. L’odierno calo dei votanti ai gazebo rispetto al 2017 (fra il 13% e il 18,5%) non è comunque elevato come quello fra gli iscritti (-29%) che hanno partecipato al congresso nei circoli a gennaio.

I due sfidanti

Una delusione annunciata quella dei due competitor sconfitti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti. In tutti i sondaggi, infatti, il loro distacco era più che sufficiente per tranquillizzare il presidente del Lazio fino ai primi dati ufficiali.

Eppure, anche i sondaggi più pessimisti non sono riusciti a prevedere con precisione il dato di Maurizio Martina. Che è passato dal 36,1% del voto nei circoli al 22,5-23% (dati parziali del PD). Martina è riuscito a ottenere comunque un buon risultato in Campania e Basilicata, imponendosi in province come Potenza e Benevento, mentre il risultato è stato ben sotto le attese nelle regioni del Centro e del Nord. Soprattutto in Emilia Romagna e in Liguria, due regioni dove aveva ottenuto buoni risultati fra gli iscritti, l’ex reggente è rimasto sotto la soglia del 20%.

Per quanto riguarda Giachetti, invece, il risultato intorno al 12,5-13% ricade perfettamente negli intervalli di confidenza dei sondaggi più recenti prima delle primarie, ed è addirittura in crescita rispetto all’11,1% del voto nei circoli. Il distacco dal secondo posto è più contenuto nella ex Zona Rossa (sotto il 5%) rispetto al Nord (quasi -9%) e soprattutto al Centro-Sud, dove Martina doppia Giachetti (24,1% contro 10,1%).

Cosa aspetta ora il Partito Democratico

Negli oltre 200 sondaggi sulle intenzioni di voto considerati nella Supermedia YouTrend/Agi negli ultimi 12 mesi, il Partito Democratico non è mai uscito dalla forbice compresa fra il 15% e 20%. Riuscirà Zingaretti a porre fine alla fase di stallo che ha ingabbiato il Partito Democratico a partire dal 4 marzo 2018, dovuta anche a una profonda crisi di leadership lunga un anno?

Le prossime settimane saranno decisive per due motivi. Da un lato, ci permetteranno di capire se il neoeletto segretario possa essere in grado di intercettare almeno una parte dei voti in uscita da diversi mesi dal Movimento 5 Stelle; dall’altro, sarà importante in vista delle Europee di fine maggio, per capire come Zingaretti riuscirà a relazionarsi con quel gran numero di sigle che a sinistra stanno cercando una collocazione.

Il primo test sarà già fra tre settimane, con la terza tornata di elezioni regionali di questo 2019: in Basilicata, una regione storicamente favorevole, il centrosinistra si trova in difficoltà in seguito alle inchieste che hanno visto coinvolto il presidente dimissionario Marcello Pittella. Vedremo quale sarà l’impatto che il nuovo segretario potrà avere in pochi giorni per provare a far uscire il suo partito dallo stallo.

Giovanni Forti

Romano, studia Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Sant'Anna. Quando non è su una montagna, si diverte con sistemi elettorali, geografia politica e l'impatto delle disuguaglianze sul voto.

1 commento

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  • Ciao.
    E’ possibile avere il dettaglio delle singole regioni? Votanti complessivi e per candidato?
    Grazie per il lavoro che fate.

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