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Regionali in Abruzzo: tutto quello che c’è da sapere

Regionali in Abruzzo: tutto quello che c’è da sapere

Domenica si vota in Abruzzo per le Regionali. È un test importante per i partiti in vista delle Europee, con una sfida aperta per la vittoria

Domenica 10 febbraio, dalle 7 alle 23, gli abruzzesi saranno chiamati a eleggere il nuovo Presidente della Giunta regionale e il nuovo Consiglio regionale. Le elezioni in Abruzzo sono state convocate con qualche mese in anticipo sulla scadenza naturale (maggio 2019). Come mai? Nelle politiche dello scorso anno, il Presidente Luciano D’Alfonso (PD) è stato eletto senatore e si è quindi dimesso all’inizio di agosto, a causa dell’incompatibilità fra le due cariche. A settembre il Presidente vicario, il vicepresidente Giovanni Lolli, ha fissato la data per il 10 febbraio, non senza polemiche dalle opposizioni.

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Perché è importante il voto in Abruzzo

L’importanza di questo voto, però, assume una dimensione nazionale. Si tratta del primo test di peso per il Governo dopo quello – ben poco probante, vista la scarsa affluenza – delle suppletive a Cagliari di tre settimane fa. Infatti, in quel caso la vittoria del candidato per il centrosinistra Andrea Frailis era stata messa in secondo piano da una delle affluenze elettorali più basse della storia repubblicana, il 15,6%. Il risultato del voto in Abruzzo, invece, sarà molto più indicativo, sia per i partiti di maggioranza che per quelli di opposizione.

Perché l’Abruzzo è così importante? Perché, tanto socialmente quanto politicamente, si trova al confine fra il Centro e il Sud. Per esempio, alle Politiche 2018 il Movimento 5 Stelle è arrivato primo nella regione con il 39,9% (a fronte del 32,6% nazionale). Una percentuale inferiore a quella ottenuta in tutte le altre regioni del Sud ma, allo stesso tempo, superiore a quelle ottenute in tutto il Centro-Nord. Per questo, in vista delle Europee, la performance del M5S sarà da guardare con attenzione. Nel 2014, quando si tennero in contemporanea Europee e Regionali, il risultato fu abbastanza diverso fra le due elezioni. Nel voto per l’Europarlamento le percentuali abruzzesi del Movimento avevano toccato il 29,7% (contro il 21,2% nazionale); nella competizione locale, invece, il M5S non andò oltre il 21,4%. Insomma, i 5 Stelle hanno il compito non semplice di confermare il ruolo di primo partito del meridione, smentendo così, almeno in parte, la flessione rilevata dai sondaggi degli ultimi mesi.

L’andamento del Movimento 5 Stelle in Abruzzo

Una situazione “di frontiera” simile vale per il centrodestra. Il 4 marzo 2018, infatti, l’Abruzzo era stato molto importante, tanto per Forza Italia quanto per la Lega. Da un lato era la regione più settentrionale in cui il partito di Berlusconi aveva ottenuto un risultato migliore di quello di Salvini, con il 14,5% contro il 13,9%; dall’altro lato, la Lega aveva registrato il secondo maggiore incremento regionale rispetto alle elezioni del 2013 (dopo la Sardegna), moltiplicando i suoi voti per ben 70 volte. Uno dei motivi di interesse sarà proprio valutare la performance della Lega alla luce delle ultime tendenze nazionali. Infine, per Fratelli d’Italia, l’Abruzzo è sempre stato un territorio piuttosto favorevole: nelle consultazioni nazionali dal 2013 in poi, il partito di Giorgia Meloni ha sempre ottenuto percentuali migliori rispetto al dato nazionale.

L’andamento della Lega in Abruzzo

Anche per il centrosinistra, infine, si tratta di un passaggio importante. Nel 2014, alle regionali, D’Alfonso aveva vinto con il 46,3% contro il 29,3% del governatore uscente di centrodestra Gianni Chiodi. Non era certo una sorpresa, visto che lo stesso giorno il Partito Democratico aveva raggiunto il 40,8% nazionale alle Europee. La situazione attuale, però, è drasticamente diversa. Il PD, in affanno da oltre un anno a livello nazionale (la nostra Supermedia di oggi lo dà al 17,9%), può cercare di ricostruire una parte della solidità perduta a partire dalle elezioni locali, storicamente più favorevoli al centrosinistra. Tuttavia, rispetto a 5 anni fa, stavolta il ruolo dell’incumbent spetta al centrosinistra, e in tempi recenti non è stato affatto un vantaggio.

L’andamento del centrosinistra in Abruzzo

I candidati

Gli schieramenti in campo in queste regionali sono quattro, gli stessi già visti nelle suppletive di Cagliari.

Giovanni Legnini (PD), di Roccamontepiano (CH), è stato Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura fra il 2014 e il 2017. Prima è stato sindaco di Roccamontepiano, presidente del Consiglio comunale di Chieti, tre volte senatore, una volta deputato e due volte sottosegretario. È candidato per il centrosinistra, sostenuto da ben otto liste, cinque delle quali politiche (riconducibili a PD, LEU, +Europa, IdV e Civica Popolare) e tre civiche (Abruzzo in comune, Abruzzo Insieme e Legnini Presidente).

Sara Marcozzi (M5S), avvocato di Chieti, era già stata candidata Presidente alle regionali del 2014 per il Movimento, arrivando terza con il 21,4% dei voti. In questi cinque anni è stata presente, in Consiglio regionale, all’opposizione della giunta di centrosinistra. In un articolo di ieri, La Stampa le attribuisce un profilo simile a quello di Chiara Appendino. A settembre 2018 ha prevalso con circa il 70% dei voti nel ballottaggio delle regionarie del Movimento 5 Stelle abruzzese, contro il teramano Marco Cipolletti. La appoggia un’unica lista, quella del Movimento 5 Stelle.

Marco Marsilio, senatore romano di Fratelli d’Italia. È il candidato della coalizione di centrodestra, composta da Lega, Forza Italia, FDI, Azione Politica (proveniente da Energie per l’Italia di Stefano Parisi) e UdC-DC-IdeA. È già stato consigliere comunale a Roma per tre mandati, nonché coordinatore e portavoce regionale di FDI nel Lazio dal 2015.

Infine, è candidato anche Stefano Flajani, per Casapound Italia.

Il sistema elettorale

La legge regionale abruzzese riprende in alcune linee generali la legge Tatarella, che regola le elezioni in diverse regioni italiane. Come questa, prevede l’elezione diretta del Presidente della giunta regionale e del consiglio. La riforma (regionale) del 2013 ha abolito la possibilità di voto disgiunto e introdotto la preferenza doppia di genere.

Fac-simile della scheda elettorale per le Regionali in Abruzzo in provincia dell’Aquila (fonte: Ministero dell’Interno)

Il sistema di elezione del consiglio è un proporzionale con premio di maggioranza assegnato alla coalizione di liste del Presidente eletto. Questo la avvicina, per certi versi, alla legge per le elezioni amministrative nei comuni con meno di 15 mila abitanti. Il premio porta la coalizione vincitrice, in automatico, almeno il 60% dei seggi del consiglio regionale, che si sommano al seggio assegnato di diritto al Presidente. In totale, quindi, la prima coalizione guadagna 18 seggi su 31 disponibili.

La soglia di sbarramento è fissata al 4% per le liste da sole e per le coalizioni, mentre è al 2% per le liste coalizzate. Le circoscrizioni sono quattro e ricalcano i confini delle province della regione: L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo. La ripartizione dei seggi fra le diverse coalizioni e all’interno di ciascuna di esse avviene prima su base regionale e poi nelle circoscrizioni, sulla base dei risultati ottenuti da ciascuna lista in ogni provincia. Il metodo usato è quello dei quozienti e dei più alti resti (metodo di Hare-Niemeyer). Questo metodo viene di solito considerato il più “proporzionale” fra quelli in uso, perché non penalizza le liste più piccole come invece succede con il metodo d’Hondt.

L’incognita affluenza

Alcune polemiche all’annuncio della data invernale del voto si erano scatenate visto il rischio per l’affluenza in una regione molto montuosa come l’Abruzzo. Le condizioni climatiche potrebbero, in effetti, diminuire l’affluenza nei comuni montani con frazioni e case isolate, ma ci sono due fattori da tenere in considerazione. Il primo è che la gran parte degli elettori abruzzesi vivono in città (la più alta è L’Aquila, poco sopra i 700 metri sul livello del mare) o sulla costa. Questo, in teoria, dovrebbe ridurre significativamente i disagi del voto invernale. In secondo luogo, anche nelle zone più alte e impervie della regione, le previsioni meteo sono buone, senza nevicate consistenti in vista fra oggi e domenica.

Con questo non vogliamo certo dire che sia da aspettarsi un’affluenza elevata, anzi. Tuttavia, la causa potrebbe essere soprattutto la scarsa attenzione mediatica riservata alle elezioni dai media nazionali finora, nonostante l’importanza dell’appuntamento elettorale. La combinazione con la stagione inusuale rischia di ridurre ulteriormente il numero di persone che si recheranno alle urne. Difficilmente, insomma, si ripeterà il 61,5% del 2014, quando le Regionali si tennero contestualmente alle elezioni Europee.

L’affluenza per comune alle Regionali 2014 in Abruzzo

Queste elezioni regionali in Abruzzo saranno un banco di prova rilevante, tanto per i partiti di governo quanto per le opposizioni. Per tutti e tre le coalizioni lo scenario si prefigura molto incerto, soprattutto per la grande incognita della partecipazione al voto. È difficile, insomma, delineare un chiaro favorito: nei sondaggi che sono stati fatti (e che non è possibile pubblicare per legge negli ultimi 15 giorni prima del voto) si prefiguravano elezioni in Abruzzo molto interessanti.

Giovanni Forti

Romano, studia Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Sant'Anna. Quando non è su una montagna, si diverte con sistemi elettorali, geografia politica e l'impatto delle disuguaglianze sul voto.

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