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Ballottaggi, chi sono i candidati migliori (e quelli peggiori)

Ballottaggi, chi sono i candidati migliori (e quelli peggiori)

Come in molti altri casi, le elezioni comunali che si sono concluse domenica scorsa sono state decise per la gran parte in sede di ballottaggi. Per quanto riguarda l’esito, il bilancio complessivo di questa tornata è favorevole al centrodestra, che ha vinto nella maggioranza relativa dei comuni superiori al voto, ribaltando la situazione di partenza che vedeva il centrosinistra governare in 57 di 109 comuni.

Le elezioni comunali hanno una caratteristica che le rende peculiari: consentono ai cittadini di scegliere direttamente l’organo monocratico al vertice del governo locale (il sindaco) garantendo che ad essere eletto sia il candidato che gode della maggioranza assoluta dei consensi, ossia il 50% + 1 dei voti. Se nessun candidato è in grado di raggiungere tale percentuale al primo turno, si vota per un ballottaggio tra i primi due. In Sicilia il meccanismo è diverso (la soglia per vincere al primo turno è abbassata al 40%) ma il principio è simile: se nessuno raggiunge la soglia di voti richiesta, si va al ballottaggio.

I ballottaggi sono una vera e propria seconda elezione, sulla quale i risultati del primo turno non incidono minimamente. Anche se è ragionevole che un candidato ottenga al ballottaggio almeno i voti ricevuti al primo turno, ai quali si può andare ad aggiungere una quota variabile di voti “nuovi”, le cose non sono così semplici. Un candidato può ricevere al primo turno molti voti anche grazie alle preferenze raccolte dai candidati consiglieri delle liste della sua coalizione, un fattore che al ballottaggio viene meno. Nondimeno, i candidati sindaco hanno comunque la possibilità di costituire un valore aggiunto anche al primo turno, dato che è possibile votare per loro anche senza votare per una lista. Ecco perché è utile capire chi sono stati i “migliori” candidati sindaco di questi ballottaggi (e chi invece i “peggiori”).

Cominciamo dai migliori. Per vincere al ballottaggio, visto che i candidati sono solo due, è sufficiente il 50% più uno dei voti. In certi casi, tuttavia, alcuni candidati riescono ad ottenere vittorie molto nette, con oltre il 60% dei voti. Addirittura, il candidato civico Vincenzo Catapano nel ballottaggio di San Giuseppe Vesuviano (NA) ha sfondato quota 70%. Il fatto che nelle prime 7 posizioni ci siano 5 candidati civici si deve al fatto che non essere connotati politicamente consente di ottenere più facilmente un numero maggiore di “seconde preferenze“, proprio quelle necessarie per vincere in un ballottaggio.

Per lo stesso motivo, non sorprende che al secondo posto vi sia Adriano Zuccalà del Movimento 5 Stelle, partito che proprio in sede di ballottaggi ha sempre dimostrato di avere una marcia in più rispetto alle coalizioni “tradizionali” (centrodestra e centrosinistra) che fanno più fatica ad allargare il loro bacino nei secondi turni. Tuttavia, entrambe queste coalizioni riescono a piazzare nella “top ten” due candidati ciascuna: per il centrodestra Maurizio De Luca a Partinico (PA) e Leonardo Latini, che ha “espugnato” Terni dopo aver sfiorato la vittoria al primo turno; e per il centrosinistra Antonio Troiano a Brugherio e la sindaca uscente di Ancona Valeria Mancinelli.

La classifica dei 10 candidati “peggiori” è ovviamente speculare alla classifica precedente. I candidati sconfitti con le percentuali inferiori sono gli avversari di quelli che – per loro merito o per demerito degli avversari – hanno vinto con le percentuali maggiori. È significativo che in due casi (a San Giuseppe Vesuviano e a Volla, entrambi comuni della provincia di Napoli) il ballottaggio sia avvenuto tra due candidati civici e che il risultato finale sia stato così sbilanciato in favore di uno dei due.

I grafici che abbiamo appena visto però raccontano solo una parte della storia. Per capire chi abbia fatto davvero la differenza al ballottaggio infatti è necessario paragonare le percentuali ottenute con quelle da cui si partiva al primo turno.

Ai ballottaggi delle Comunali infatti vince spesso – anche se non sempre – il candidato che riesce non solo a rimobilitare tutti i suoi elettori del primo turno, ma anche quello che ne conquista di nuovi in maggior misura. Talvolta può accadere che si riesca a colmare un enorme svantaggio iniziale proprio dimostrandosi più capaci del proprio avversario a fare quest’ultima cosa. Ma può accadere anche che lo svantaggio da cui si parte sia così grande che nemmeno recuperando più voti si riesca a vincere.

La classifica degli “animali da ballottaggio” vede in testa il candidato civico Cateno De Luca, che a Messina ha recuperato ben 45 punti percentuali rispetto al primo turno, ribaltando la situazione di partenza che lo vedeva in svantaggio e diventando il nuovo sindaco del capoluogo dello Stretto. Altri candidati hanno guadagnato circa 40 punti, anche in questo caso ribaltando l’esito di due settimane prima: ci sono riusciti Luca Carizia a Umbertide (PG) ma anche i già citati Maurizio De Luca a Partinico e Adriano Zuccalà a Pomezia. Anche Vincenzo Ciampi (M5S) è riuscito a recuperare quasi 40 punti ad Avellino, sconfiggendo Nello Pizza (PD) che aveva chiuso in testa il primo turno.

Da notare come ben 6 dei 10 nomi appartengano a candidati di comuni siciliani. Altri (Avellino, Brindisi, Pomezia) si trovano tutti nel Centro-Sud, a conferma che nelle regioni meridionali il voto è più volatile e meno strutturato, e quindi più sensibile a grosse variazioni. Anche alle Comunali, e anche quando si tratta di votare la persona – e non un partito o una coalizione.

I 10 candidati “peggiori” in questa speciale classifica invece sono quelli che hanno registrato aumenti percentuali molto bassi, o addirittura negativi. In questo caso i candidati non sono riusciti nemmeno a rimobilitare quegli stessi elettori che già li avevano votati due settimane prima. I numeri indicati peraltro fanno riferimento alle percentuali calcolate sui votanti, e sono quindi più generosi di quanto non lo sarebbero se si mostrassero invece i valori assoluti – dal momento che al ballottaggio c’è stata ovunque un’affluenza decisamente inferiore al primo turno. Si può dire quindi dire senza troppi timori di smentita che i 10 candidati mostrati nel grafico seguente debbano rivedere qualcosa della loro strategia elettorale tra il primo e il secondo turno.

Fin qui abbiamo visto i singoli candidati. Ma quello che è anche molto interessante notare è il rendimento medio delle aree politiche a cui appartenevano. Qui va fatta una premessa necessaria, e cioè che il dato è tanto più indicativo quanto maggiore è il numero di candidati. Quindi, mentre per le coalizioni di centrodestra e centrosinistra (nonché per l’insieme dei candidati civici) il dato è piuttosto robusto, per il Movimento 5 Stelle (che aveva solo 7 candidati al ballottaggio) la valutazione va fatta con più cautela, mentre i dati dei candidati classificati come “sinistra” (due) o “destra” (uno solo, il candidato di Anagni Daniele Tasca, appoggiato da una coalizione di liste civiche che comprendeva anche CasaPound) sono decisamente poco significativi.

In ogni caso, è evidente come il rendimento dei candidati delle due coalizioni tradizionali sia tutto sommato simile: i candidati di centrodestra che sono arrivati al ballottaggio hanno ottenuto mediamente il 48,5% contro il 49,1% dei candidati di centrosinistra. Meglio hanno fatto i candidati civici, che in media hanno superato il 52,5%. I 7 candidati del M5S (5 vincenti, 2 sconfitti) hanno ottenuto mediamente ben il 54,7%.

Il dato relativo ai saldi tra primo e secondo turno mette in evidenza chi siano stati i candidati più “trasversali”, cioè quelli capaci di guadagnare più consensi in vista dei ballottaggi. Anche in questo caso va sostanzialmente ignorato il dato del candidato unico di destra (Tasca) che presenta un saldo decisamente positivo (+24 punti) ma che partiva da un dato piuttosto basso al primo turno (circa il 20%) e che alla fine è comunque risultato sconfitto. Molto indicativo invece il fatto che i candidati di centrosinistra siano quelli che hanno fatto registrare i saldi peggiori (“solo” 14 punti tra primo e secondo turno) e che invece quelli civici e soprattutto quelli del M5S siano quelli in grado di raccogliere ulteriori consensi (le già citate “seconde preferenze”) in modo più efficace.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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