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Friuli-Venezia Giulia: la vittoria storica della Lega ai raggi X

Se le elezioni in Molise di una settimana fa hanno restituito un testa a testa tra centrodestra e Movimento 5 Stelle, quelle in Friuli-Venezia Giulia hanno avuto un risultato molto meno combattuto. Che il candidato del centrodestra, il leghista Massimiliano Fedriga, prevalesse non era affatto messo in dubbio. L’unico dubbio era se Fedriga sarebbe riuscito o meno a raggiungere il 45% dei voti, soglia minima per ottenere una maggioranza consiliare del 60% (invece che del 55%).

Il crollo dell’affluenza

Ma analizziamo anzitutto la partecipazione al voto. Alle ore 12 aveva votato il 18,1% del corpo elettorale: una percentuale tutto sommato alta, tenendo conto che alla stessa ora alle Politiche del 4 marzo si era recato alle urne il 22,5% dei friulani (un calo di soli 14.000 voti in termini assoluti). Il crollo dell’affluenza si è però verificato a metà giornata: alle 19 infatti la percentuale si è fermata al 38,4%, quando alle Politiche era arrivata addirittura al 62%. E se alle 23 del 4 marzo la partecipazione definitiva si era attestata sul 75%, domenica scorsa il dato è stato solo del 49,6% degli aventi diritto: un risultato dunque al di sotto non solo del 50% ma anche nettamente lontano dalla percentuale delle Politiche.

In realtà il dato non è stato poi così dissimile da quello delle Regionali del 2013, quando la partecipazione fu del 50,5% (pur votando su due giorni). Di seguito la mappa dell’affluenza nelle diverse fasi della giornata di domenica:

Guardando le correlazioni tra il rapporto dell’affluenza tra Politiche e Regionali e il voto alle singole liste del 4 marzo per ciascun comune, si può osservare un fenomeno curioso: nei comuni in cui il centrodestra era andato bene alle Politiche, in questa tornata si è votato un po’ meno; discorso inverso per il Movimento 5 Stelle e centrosinistra che, invece, vedono una partecipazione più alta (o meglio, con una diminuzione inferiore) laddove avevano ottenuto un risultato più alto il 4 marzo.

Ciò avrebbe una conseguenza, da prendere però con le dovute cautele: si potrebbe dedurre, cioè, che i risultati di queste regionali non siano spiegabili con la dinamica dell’astensione.

In 19 comuni si rinnovavano anche le amministrazioni comunali. In questi comuni la partecipazione è stata più alta della media: dal 49,6% al 52,4%. Molto è dovuto al dato di Udine, (di gran lunga il maggiore di questi 19 comuni) dove ha votato il 57,2% degli elettori.

I risultati: Fedriga stravince

Passando ai risultati, è chiaro come la partita sia stata veramente a senso unico. Fedriga si è imposto con un netto 57,1% dei voti, in un’elezione per niente competitiva. Dietro di lui si è classificato Sergio Bolzonello (centrosinistra), con il 26,8% dei consensi, meno della metà. Solo terzo il candidato del Movimento 5 Stelle Alessandro Fraleoni Morgera, che chiude con un deludente 11,7%. Il candidato civico Sergio Ceccotti si posizione infine ultimo con il 4,4%.

Dunque nessun dubbio sulla vittoria di Fedriga, che potrà contare su una larghissima maggioranza, costituita principalmente da esponenti della Lega. Infatti il partito di Salvini si è imposto quale prima lista della regione con il 34,9% dei voti. Secondo il Pd con il 18,1%, terza Forza Italia con il 12,1%. Solo quarto il Movimento 5 Stelle, che come lista non va oltre il 7,1%.

Per comprendere meglio chi sono i vincitori e i vinti di questa tornata tra i partiti e le aree politiche, facciamo un confronto sia con le elezioni del 4 marzo sia con le precedenti Regionali (2013).

I precedenti: le Politiche del 4 marzo

Rispetto alle ultime Politiche il centrodestra fa un notevole balzo in avanti. Il dato regionale di coalizione, infatti, era del 43%, mentre oggi supera il 57% (anche se in termini assoluti questo si traduce in soli 10.000 voti in più). La Lega rimane primo partito, ma aumenta il suo peso percentuale (dal 25,8% al 34,9%) anche se perde in termini assoluti (oltre 30.000 voti). Discorso analogo per Forza Italia (+1,4% e -24.000 voti).

Il centrosinistra, invece, arrivò terzo alle Politiche con il 23,1% dei voti, mentre oggi risulta seconda coalizione con il 26,8% (-15.000 voti). Il Pd ottiene una percentuale simile a quella del 4 marzo, ma perde in termini assoluti circa 44.000 voti.

Chi invece proprio non riesce ad affermarsi a livello regionale è il Movimento 5 Stelle, che nel giro di neanche due mesi perde oltre 100.000 voti (130.000 se si guarda il risultato di lista). Come mostra il grafico, in questa regione il M5S è andato peggio del 2013 sia rispetto alle Politiche sia alle Regionali. Rispetto a cinque anni fa, il M5S perde circa 40.000 voti come candidato presidente e circa 25.000 come lista.

Eppure, nonostante queste variazioni (di entità considerevole, considerando anche il calo dell’affluenza) non sembra che la geografia del voto ne sia risultata sconvolta. I voti ottenuti dalle tre principali aree politiche (centrodestra, centrosinistra e M5S) nei vari comuni lo scorso 4 marzo risultano molto correlati a quelli ottenuti domenica. In termini numerici, il voto delle Politiche “spiega” mediamente circa i 2/3 della varianza riscontrata due mesi dopo, alle Regionali.

Come si può notare, la correlazione è maggiore (R quadro = 0,75) nel caso del centrodestra con Fedriga. Ed è inferiore nel caso del M5S e del suo candidato, visto che qui il calo dei voti è stato davvero notevole. Tuttavia, da questi pattern si può dedurre che i mutamenti nelle scelte voto non siano legati a fattori locali variabili da comune a comune, bensì da una tendenza generale che ha investito l’intera Regione.

Le precedenti Regionali (2013)

Vediamo allora il confronto con le Regionali precedenti. Del pessimo risultato del Movimento 5 Stelle abbiamo detto. Il centrosinistra, che nel 2013 vinse con uno scarto di 2.000 voti sul centrodestra, perde circa 67.000 voti e passa dal 39,4% al 26,8%. Il Pd perde 8 punti percentuali e oltre 30.000 voti. Il centrodestra guadagna poco meno di 100.000 voti passando dal 39% al 57,1%. Rispetto a 5 anni fa si impone la Lega quale primo partito assoluto, mentre all’epoca il primato andò al PDL (20%) mentre la Lega era addirittura terza (8,3%).

Vediamo ora i risultati per circoscrizione. Nel 2013 Trieste e Gorizia andarono al centrosinistra, mentre Udine, Tolmezzo e Pordenone al centrodestra. Alle scorse Politiche, invece, il centrodestra si impose ovunque e il Movimento 5 Stelle gli si piazzò dietro in quattro collegi su cinque: solo a Trieste il centrosinistra ottenne la seconda piazza.

Con il voto di ieri, invece, si ha un centrodestra primo ovunque con oltre il 50%: dal 51,1% di Gorizia al 66% di Tolmezzo. Il centrosinistra invece è secondo in tutte le circoscrizioni, oscillando dal 20,6% di Tolmezzo al 30,4% di Trieste. In generale, comunque, è confermato il trend per cui Trieste e Gorizia risultano più favorevoli al centrosinistra e al Movimento 5 Stelle rispetto al resto della Regione.

I comuni (e le comunali)

Volgendo lo sguardo al voto per comune, interessante per esempio il comportamento elettorale a Udine città, dove contemporaneamente si votava anche per il sindaco. Qui Martines (centrosinistra) è andato decisamente meglio rispetto a Bolzonello e l’inverso è accaduto per il candidato di centrodestra Fontanini (andato peggio di Fedriga). In particolare, a Udine Martines ha preso il 36,7% mentre Fontanini il 40,9%; al contrario in regione Bolzonello ha preso il 30,1% contro il 48,4% di Fedriga. Rimane da capire quale sarà la lista più votata tra Pd e Lega, con quest’ultima al momento in vantaggio di meno di un punto percentuale.

L’altro comune con più di 15.000 abitanti era quello di Sacile (PN) e anche lì si andrà ad un ballottaggio. Il secondo turno, però, sarà una sfida tutta interna al centrodestra: Carlo Spagnol (Forza Italia) contro Alberto Gottardo (Lega e FDI).

Insomma, il centrodestra è riuscito a riconquistare la regione e ad imporsi a tutti i livelli comunale. La bassa affluenza non li ha svantaggiati e il risultato finale sa di un record difficilmente eguagliabile. Fedriga sfonda il 57% dei voti e la Lega si afferma quale primo partito. Sono loro i veri vincitori. Tutti gli altri perdono in maniera più che consistente, specialmente il Movimento 5 Stelle che in meno di due mesi vede sfumare più di 100.000 voti.

Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

1 commento

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  • Chiedo scusa ma un confronto con le politiche, se si parla di elezioni regionali, non lo capisco. Sono tipi di voto differente a mio avviso.