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Regionali in Friuli-Venezia Giulia, un’occasione per Salvini

Regionali in Friuli-Venezia Giulia, un’occasione per Salvini

Se il Molise andrà alle urne per eleggere il nuovo Presidente della regione il 22 aprile, il Friuli-Venezia Giulia seguirà a ruota esattamente una settimana dopo, domenica 29. È infatti finita l’era di Debora Serracchiani (PD) che, dopo l’elezione alla Camera dei Deputati, ha deciso di non ricandidarsi e passare i prossimi cinque anni (sempre che non si voti prima) a Montecitorio.

Come arriva il Friuli-Venezia Giulia al voto? Cominciamo con un contributo di Diego D’Amelio, giornalista del quotidiano Il Piccolo di Trieste:

Le elezioni politiche in Friuli Venezia Giulia sono state un trionfo per la nuova Lega sovranista, primo partito in un territorio che non si era mai allineato all’idea di Padania. L’affermazione è stata così forte da ribaltare l’accordo con cui Salvini e Berlusconi avevano assegnato a Forza Italia la guida della coalizione alle Regionali. Dopo un surreale valzer per la scelta del candidato, l’alleanza ha così optato per puntare sul volto “televisivo” di Fedriga. Sarà lui a battersi contro Bolzonello e Fraleoni Morgera, leader rispettivamente di un centrosinistra in crisi e di un Movimento 5 Stelle che in regione è lontano dai risultati del livello nazionale. Spesso si è dipinto il FVG, a volte esagerando, come un laboratorio politico ma stavolta lo sarà davvero: qui si potrà verificare quanto solida è la scalata della Lega a Forza Italia e quanto il Pd saprà reggere dopo la batosta del 4 marzo, tenendo o meno alle spalle il M5S.

Prima di vedere chi siano gli aspiranti governatori, facciamo un ripasso dello storico elettorale delle precedenti regionali. Il primo dato che salta all’occhio è come, dal 1998, centrodestra e centrosinistra si siano sempre alternati alla guida del Friuli-Venezia Giulia. Chi ha governato, dunque, non è mai stato premiato negli ultimi venti anni. Accadrà lo stesso anche in questa occasione?

Il precedente: le Regionali 2013

Nel 2013 Serracchiani vinse di misura su Renzo Tondo, candidato del centrodestra. Furono decisivi circa 2.000 voti, pari a uno scarto dello 0,4%. La fortuna è stata dalla parte della Serracchiani anche alle recenti Politiche, dove ha ottenuto il secondo e ultimo seggio destinato al PD nel collegio plurinominale del Friuli-Venezia Giulia. Ma se la presidente uscente nel 2013 vinse con il 39,4% dei voti, questo fu dovuto soprattutto agli elettori che votarono solo per il candidato presidente o facendo voto disgiunto: infatti, le sue liste ottennero 155.547 voti, pari al 39%, mentre le liste di centrodestra in appoggio a Renzo Tondo collezionarono il 45,2% dei consensi, pari a 180.626 voti. A fare la differenza furono i 56.000 voti che andarono direttamente alla Serracchiani, contro i soli 29.000 voti al candidato Renzo Tondo.

Nel 2013, come si sa, ci furono anche le elezioni Politiche che videro la “non vittoria” di Pierluigi Bersani. Le due competizioni non furono contestuali, poiché per il Friuli-Venezia Giulia si votò due mesi dopo (21 aprile). Come cambiò il comportamento di voto degli elettori tra le due tornate?

Alle Politiche del 2013, in Friuli-Venezia Giulia vi fu una parità quasi perfetta tra centrodestra (che prevalse di soli 3.428 voti, pari a uno scarto dello 0,5%), centrosinistra e Movimento 5 Stelle, tutti tra il 27,2% e il 28%. La coalizione di Monti fu la quarta forza con il 12,9%. Dunque, i due poli principali presero qualcosa meno rispetto al dato nazionale a vantaggio degli altri poli.

Cosa accadde in aprile? Dopo appena due mesi il Movimento 5 Stelle crollò al 13,8%, Scelta Civica non si presentò, la coalizione di centrodestra crebbe esponenzialmente e il centrosinistra, con una performance di lista comunque migliore delle Politiche, strappò per un soffio la vittoria.

Certo, il forte calo dell’affluenza (che passò dal 77,2% delle Politiche al 55,7% delle Regionali, con un calo di circa 200.000 elettori) potrebbe aver inciso significativamente sul risultato elettorale. Ad ogni modo, la geografia elettorale mostrava le province di Trieste e Gorizia quali zone di forza del centrosinistra, mentre il resto della regione appoggiò maggiormente il candidato di centrodestra.

I candidati in lizza

E oggi? I candidati di cinque anni fa sono entrambi stati eletti al Parlamento nazionale lo scorso 4 marzo. Dopo un lungo tira e molla fatto di concessioni più o meno ampie sul piano nazionale, la Lega è riuscita a strappare la candidatura di Massimiliano Fedriga (deputato ed ex capogruppo alla Camera), che sarà appoggiato da 5 liste: Forza Italia, Lega Nord, Autonomia Responsabile, Fratelli d’Italia e Progetto Fvg.

A contendergli la carica ci sono Sergio Bolzonello per il centrosinistra (Partito Democratico, Cittadini per Bolzonello presidente, Slovenska skupnost, Open – Sinistra Fvg), Alessandro Fraleoni Morgera per il Movimento 5 Stelle e Sergio Cecotti per la lista Patto per l’Autonomia.

Cosa dicono i sondaggi?

Ma chi è in vantaggio nella sfida alla presidenza della Regione? Secondo i sondaggi, non ci sarebbe partita. In quello di Demopolis pubblicato su Il Piccolo l’8 aprile scorso, Fedriga è avanti con il 45%-51% dei voti. A seguire Bolzonello (22%-28%), Fraleoni Morgera (21%-27%) e Cecotti (1%-5%).

Percentuali che non si discostano granché nella più recente rilevazione di SWG, pubblicata il 12 aprile su Il Sole 24 Ore. Fedriga rimane il favorito con il 47%-51% dei consensi. Segue Bolzonello (26%-30%), Fraleoni Morgera (18%-22%) e Cecotti (2%-4%).

Sembra dunque che ci stiamo avviando, ancora una volta, verso quella alternanza di governo che caratterizza il Friuli-Venezia Giulia da un ventennio.

Per quanto riguarda invece il voto alle liste, il sondaggio Demopolis ci dice che la Lega si affermerebbe quale primo partito in regione con circa il 30% dei voti. A seguire ci sarebbe il Movimento 5 Stelle con il 22% e il Pd con il 20%. Residuale invece Forza Italia, ferma all’8%.

Ad avvantaggiare Fedriga, sempre secondo Demopolis, sarebbe la sua notorietà presso l’elettorato: l’80% dei votanti dichiara di conoscere l’esponente leghista. Per intenderci, solo il 65% conosce quello del centrosinistra e appena il 36% quello del Movimento 5 Stelle. Non solo: ben il 43% dichiara che esprimerà il proprio voto più per il candidato governatore che per i partiti in competizione.

La legge elettorale

Nonostante un quinto dell’elettorato si dichiari ancora indeciso su cosa votare, quindi, il risultato non sembra lasciare molti dubbi. L’unica incertezza è se Fedriga riuscirà a superare il 45% dei consensi.

Infatti, la legge elettorale assegna un premio di maggioranza alla lista/coalizione che appoggia il candidato Presidente più votato. Questo premio, però, è variabile: se il candidato Governatore prende fino al 45% dei voti, il premio gli garantirà una maggioranza del 55% dei seggi; ma se supera il 45%, la maggioranza potrà arrivare al 60% dei seggi.

Per quanto riguarda le soglie di sbarramento, ve ne sono differenti a seconda che la lista corra da sola o in coalizione. Nel primo caso, serve ottenere il 4%; nel secondo basta l’1,5% regionale, a condizione che la coalizione abbia raggiunto almeno il 15%. In ogni caso, ottiene seggi quella lista che prenda almeno il 20% in una delle circoscrizioni (Trieste, Gorizia, Udine, Tolmezzo e Pordenone).

Le Politiche 2018

Come ha votato il Friuli-Venezia Giulia nelle elezioni politiche dello scorso 4 marzo? Anzitutto l’affluenza è stata maggiore di 2,2 punti percentuali rispetto al dato nazionale (75,1% contro 72,9%, alla Camera). Per quanto riguarda i risultati, i candidati del centrodestra hanno vinto in tutti i 5 collegi uninominali della regione. La coalizione di Salvini e Berlusconi ha ottenuto il 43% dei voti dei friulani (con la Lega primo partito al 25,8% e Forza Italia al 10,7%) seguita dal Movimento 5 Stelle al 24,6% e dal centrosinistra al 23,1%. Marginale il consenso a Liberi e Uguali (3,2%).

Rispetto al risultato nazionale, quindi, si è registrata una netta overperformance della Lega (+8,4%) e un altrettanto netto peggioramento del Movimento 5 Stelle (-8,1%), che sembra non sfondare in questa come in molte altre aree del Nord Italia.

Osservando le aree di forze delle coalizioni, si nota come il partito di Di Maio sia forte laddove il centrosinistra è più competitivo, ovvero Trieste e Gorizia. A Udine, Pordenone e Codroipo, invece, la partita è ancor più chiusa, con il centrodestra sopra il 43%.

Nel 2013 il voto tra Politiche e Regionali, come abbiamo visto, conobbe una netta evoluzione. Questa volta, a un mese e mezzo dalle Politiche, vedremo confermati oppure no i rapporti di forza anche alle Regioanli? La Lega, grazie anche a un proprio esponente altamente conosciuto come candidato alla Presidenza, continuerà a incrementare la sua percentuale puntando a superare il 30% di lista e il 45% di coalizione? O un 20% di indecisi, una probabile inferiore affluenza e la diversa natura di elezione darà un esito diverso che al momento non appare probabile? Tra poco più di due settimane le urne daranno il loro responso e si capirà se da Trieste può arrivare il decisivo assist alle ambizioni premiership di Matteo Salvini.

Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

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