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No, non è colpa del Rosatellum

No, non è colpa del Rosatellum

Nonostante fosse data da mesi come il risultato più probabile delle elezioni, l’assenza di una maggioranza ha scatenato un coro di commenti da parte di molti osservatori, sia nel mondo della politica che in quello del giornalismo. Molti di questi commenti mettono nel mirino la nuova legge elettorale (il Rosatellum) e le forze politiche che l’hanno approvata: l’accusa è quella di aver prodotto uno “stallo programmato” approvando di proposito una legge elettorale che ostacolasse la formazione di una maggioranza. Queste considerazioni sono, simile al sito di spinathon di oggi, va detto chiaramente fin da subito, di una superficialità sconcertante. Che lo stallo prodotto dalle elezioni di domenica scorsa sia dovuto al Rosatellum è una vera e propria bufala. Vediamo perché.

Prima di tutto, nessuna legge elettorale può prescindere dai risultati elettorali. Il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi (una legge elettorale è essenzialmente questo) non può intervenire sui voti espressi dagli elettori: può soltanto usare metodi diversi per convertirli in seggi. Il risultato di queste elezioni è uno stallo per un semplice motivo: i voti si sono distribuiti in modo tripolare. “Tripolare” non vuol dire che ci sono tre poli che hanno avuto lo stesso numero di voti: vuol dire che ci sono tre poli di grandezza rilevante. Nello specifico, il primo polo (il centrodestra) ha avuto il 37% dei voti, il secondo (il Movimento 5 Stelle) il 32%, il terzo (il centrosinistra) il 23%. E non è certo stato il Rosatellum a far votare gli italiani in questo modo: le intenzioni di voto segnalavano che esisteva un tripolarismo già molti mesi prima che la legge fosse concepita e approvata.

Facciamo un passo indietro. Nel giugno dell’anno scorso in Parlamento è naufragato un accordo tra le 4 maggiori forze politiche (PD, M5S, Forza Italia e Lega) su una nuova legge elettorale di impianto “simil-tedesco”. Quella legge era sostanzialmente un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%: una legge assolutamente incapace di “fabbricare” una maggioranza in assenza di una vittoria elettorale netta (come avevamo già dimostrato qui).

Vediamo cosa sarebbe accaduto se le elezioni 2018 si fossero tenute con un sistema tedesco (proporzionale con soglia al 5% e attribuzione dei seggi su base regionale). Per la simulazione sono stati utilizzati i dati del Senato, sostanzialmente identici a quelli della Camera ma immediatamente disponibili su base regionale.

Poco sorprendentemente, la soglia di sbarramento del 5% avrebbe tagliato fuori tutti i partiti ad eccezione dei 4 maggiori (M5S, Lega, Forza Italia e PD). Per formare una maggioranza ci sarebbe stato bisogno di un accordo tra il M5S e un altro partito, oppure tra tutti ad esclusione del M5S.

Ma il sistema tedesco non è l’unico proporzionale con effetti premianti per i partiti maggiori: più premiante ancora è infatti il sistema spagnolo, che assegna i seggi provincia per provincia. Abbiamo provato ad applicare questo sistema ai risultati 2018 della Camera, utilizzando i collegi plurinominali al posto delle province (la magnitudo circoscrizionale media è comunque molto bassa: 9,8 seggi). Ma i risultati sono pressoché identici: nessuna maggioranza a meno di accordi post-voto.

Va ricordato che lo spagnolo, così come il tedesco, era stato proposto in passato come possibile riforma elettorale (ad esempio dal Movimento 5 Stelle, o da Forza Italia). Ora sappiamo che se fosse stata approvata una legge di questo tipo, comunque non avremmo avuto la maggioranza.

Tra le varie proposte, c’era stata anche quella di introdurre un “premio di governabilità” in seggi alla lista vincente. È il modello greco, che assegna un “pacchetto” di seggi al vincitore (in Grecia sono 50 seggi su 300, il 16,7% del totale). Cosa sarebbe avvenuto assegnandolo alla prima lista, cioè al Movimento 5 Stelle?

Nessuna maggioranza anche in questo caso. Del resto, la legge elettorale greca già in passato ha dimostrato di garantire una maggioranza solo a patto di superare almeno il 35% dei voti. Il 32% raccolto in questa occasione dal M5S non sarebbe comunque stato sufficiente.

Fin qui, i proporzionali. Se il sistema è proporzionale, sembra ovvio e scontato che sia difficile formare una maggioranza. Ci vuole un sistema maggioritario, si dice. Bene, vediamo cosa sarebbe accaduto ipotizzando che tutti i seggi di Camera e Senato (e non solo una parte) siano stati assegnati in collegi uninominali a turno unico. Il first-past-the-post del modello inglese, per intenderci, il maggioritario puro per eccellenza.

Applicando una semplice proporzione tra i collegi vinti dalle varie coalizioni con il Rosatellum e la totalità dei seggi di Camera e Senato, ci avviciniamo all’individuazione di un vincitore: il centrodestra, con il suo 37% raccolto mediamente dai suoi candidati nei collegi, raggiunge infatti 160 seggi al Senato. Ma si ferma a quota 301 alla Camera: anche in quel caso avrebbe avuto bisogno di altri 15 seggi per governare.

Soprattutto, il paradosso è che i collegi uninominali sono stati prima aboliti (nel 2005) e poi sono ritornati ma in quota minoritaria proprio perché il centrodestra non li ha mai visti di buon occhio. E questo perché con il Mattarellum (1994-2001) i suoi candidati nell’uninominale prendevano molti meno voti rispetto alle liste nel proporzionale. Proviamo allora a vedere come sarebbero andate queste elezioni con il Mattarellum, ossia assegnando non più il 36% dei seggi con il maggioritario (come prevede il Rosatellum), ma il 75% – come prevedeva il Mattarellum. Il restante 25% lo simuliamo con il proporzionale, senza scorporo (che attenuerebbe ulteriormente gli effetti maggioritari del sistema).

Niente da fare: nemmeno il Mattarellum – cui spesso in passato si è proposto di ritornare, come “panacea” in grado di mondare tutti i peccati successivi – avrebbe assicurato una maggioranza con i numeri delle Politiche 2018. Al centrodestra sarebbero mancati 8 seggi al Senato, e ben 25 alla Camera.

Ma allora, qualcuno potrebbe chiedersi, perché non utilizzare il sistema francese, basato sul doppio turno di collegio? Ottima proposta: vediamo in quanti collegi del Rosatellum sarebbe arrivato al secondo turno ciascun partito.

In entrambe le Camere il M5S sarebbe arrivato al secondo turno nella maggioranza dei collegi. Ma il raggiungimento della maggioranza non sarebbe stato scontato: molte sfide al secondo turno sarebbero state “triangolari” (con un esponente del M5S, uno del PD e uno del centrodestra). Poiché al secondo turno è sufficiente la maggioranza semplice, una convergenza dei voti di centrodestra avrebbe verosimilmente tolto al M5S almeno la metà dei seggi.

Sembrano non esserci soluzioni. Ma allora, come mai siamo convinti che un sistema elettorale “debba” produrre una maggioranza? Quali sistemi elettorali ci hanno abituato a pensare che fosse legittimo aspettarsi che la sera delle elezioni si debba conoscere il nome del vincitore?

Il primo sistema sul banco degli imputati è il Porcellum: congegnato in tempo di pieno bipolarismo (2005), garantiva alla coalizione vincente di avere 340 seggi su 630 alla Camera. Così, dal 2006 al 2013 abbiamo sempre avuto una coalizione maggioritaria a Montecitorio. Il problema era il Senato, dove erano previsti premi di maggioranza regionali. E infatti, lo stallo si sarebbe replicato a Palazzo Madama anche nel 2018 (come già nel 2006 e nel 2013) con il centrodestra fermo a 136 seggi su 309 nonostante la vittoria del premio alla Camera.

Il Porcellum peraltro fu dichiarato incostituzionale per vari motivi, tra cui il fatto che il premio di maggioranza non era vincolato al raggiungimento di una soglia minima. Così, dopo la sua bocciatura fu il turno dell’Italicum, approvato con un accordo tra Renzi e Berlusconi. L’Italicum diceva una cosa molto semplice: se nessuna lista avesse raggiunto almeno il 40% dei voti al primo turno, i 340 seggi sarebbero stati assegnati in un ballottaggio tra le prime due liste. Abbiamo provato allora a simulare l’esito del ballottaggio in vari scenari possibili: la vittoria del M5S, la vittoria del PD (seconda lista, nonostante tutto) oppure la vittoria del centrodestra – se si fosse presentato con una lista unica, visto il meccanismo della legge.

Ma se questa legge fu approvata, perché allora non abbiamo un vincitore? Perché anche il ballottaggio dell’Italicum è stato censurato dalla Corte costituzionale. Dando vita, così, a un sistema “monco” (il cosiddetto Consultellum) che era il sistema elettorale in vigore prima dell’approvazione del Rosatellum: un semplice sistema proporzionale, con soglia di sbarramento al 3% e premio di maggioranza solo in caso di raggiungimento del 40% da parte di una singola lista. Nonostante il risultato eccellente, persino il Movimento 5 Stelle si è fermato molto al di sotto di questa soglia.

Quindi, dopo averle letteralmente “provate tutte”, possiamo affermare che non è a causa del Rosatellum se nel Parlamento attuale non c’è una maggioranza. Al contrario, come ha di recente ricordato il nostro Andrea Maccagno, il meccanismo misto previsto dal Rosatellum, con la sua quota di collegi uninominali maggioritari, mette in condizione tutte le forze politiche di ottenere la maggioranza dei seggi, sia alla Camera che al Senato: a condizione, però, di avvicinarsi al 40% dei voti – e di vincere nei collegi uninominali “giusti”.

Ma se nessuna delle forze politiche riesce ad ottenere abbastanza voti, prendersela col sistema elettorale è piuttosto privo di senso. Sarebbe ora che i protagonisti del dibattito pubblico se ne rendessero conto e chiedessero alle forze politiche di prendersi le loro responsabilità nelle sedi istituzionali opportune, come avviene in tante altre democrazie contemporanee.


NB: il totale dei seggi in molti casi fa 618 alla Camera e 309 al Senato perché non sono stati inclusi i seggi della circoscrizione Estero

(Hanno contribuito: Marco Giannatiempo, Andrea Maccagno e Federico Radice)

 

LEGGI ANCHE: Oltre il Rosatellum. Quale legge elettorale?


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Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

227 commenti

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  • Ottima analisi, ma credo ci sia un errore riguardo il sistema spagnolo, dove mancano 100 deputati. Suppongo ci sia un numero da correggere?

      • L’Italicum fu bocciato solo in un punto. Fu dichiarato illegittimo il ballottaggio, ma legittimo il premio di maggioranza del 55% alla lista che avesse raggiunto la soglia del 40%-
        Nel secondo punto fu modificato il meccanismo delle pluricandidature.
        Per il resto fu dichiarata immediatamente applicabile.

      • Ma se avesse vinto il SI al referendum, l’Italicum sarebbe stato potuto utilizzare, anche con il ballottaggio, magari con qualche piccola modifica, così da poter avere un vincitore certo?

        • Esatto, se avesse vinto il Sì al referendum la bocciatura della CC a mio parere vi sarebbe stata lo stesso (anche se alcuni argomentano diversamente) e si sarebbe dovuto modificare la legge per rendere “praticabile” il ballottaggio.
          Naturalmente, non è detto che si sarebbe trovata una maggioranza in Parlamento per farlo (con un PD spaccato e il M5S vincente in tutti i sondaggi nelle ipotesi di ballottaggio).
          A – ulteriore – riprova che la storia non si fa con i “se” e con i “ma” 😉

  • Interessante articolo, conferma che il Rosatellum è stato volutamente scritto per arginare la vittoria ampiamente prevista dei 5 stelle. Certamente non c’è legge costituzionale che dia ad un solo partito la maggioranza assoluta con il 32%, tuttavia confrontando questi numeri coi seggi assegnati alle elezioni del 4 Marzo, è evidente che il Rosatellum abbia appiattito notevolmente il vantaggio 5 stelle portandoci in una situazione di stallo ancora più difficile da risolvere. PD, FI e Lega hanno fatto una legge per creare questa situazione, dimostrando che a loro dei cittadini non importa nulla.

    • In realtà l’articolo dimostra esattamente il contrario, l’ingovernabilità sarebbe stata garantita ancor di più con il Consultellum in vigore prima del Rosatellum.

      Ma ognuno è libero di credere a quello che vuole, ci mancherebbe.

      • No, il parlamento stava lavorando sul Tedeschellum, poi affossato dal PD perchè contrari all’emendamento che estendeva il modello tedesco anche al Trentino. Osservando i numeri del sistema tedesco tra 5 stelle e centro destra ci sarebbe stato un distacco di 90 seggi in più rispetto al Rosatellum.

        • Assolutamente no, il “tedeschellum” fu affossato a giugno (ed è verità storica che fu il M5S ad affossarlo, non il PD). Quando è stato proposto il Rosatellum il sistema in vigore era il Consultellum.

        • Ma è ovvio che che se ci fosse stata una legge puramente proporzionale come il sistema tedesco…..il centrodestra avrebbe fatto un nuovo partito unico (una riedizione de la Casa delle libertà) e quindi il primo partito sarebbero stati comunque loro e non i cinquestelle….

    • Cioè,avrebbero previsto la vittoria schiacciante dei 5s e di conseguenza avrebbero attuato il Rosatellum per arginare ciò? Apriamo un nuovo caso di X-Files,mostri la foto di Nostradamus vivo o rettifichi quest’assurdità?

    • Esatto . Prevedendo che F I avrebbe sopravanzato la Lega , come tutto faceva credere , almeno quando hanno fatta la legge , l’unica soluzione sarebbe stata un’alleanza P D + F I * parte della Lega (Maroni) . Tutto a posto . Tutto come prima . Ora la sinistra , come e’ solita fare , con arzigogolate seghe mentali , che chiama analisi , cerca il modo non di capire perche’ ha perso ma come far metabolizzare ai “militanti” la sconfitta .

    • Se dopo aver letto l’articolo , dici questo non vi sono che due spiegazioni a) rileggilo bene b) sei un 5S

  • Mi chiedo e le chiedo: dopo aver dimostrato che nessun sistema contemplato in passato o in uso in altre nazioni avrebbe funzionato in considerazione dei risultati elettorali, le sembra che una giustificazione sia sufficiente? La sua giustificazione non risolve il problema. Il suo articolo sarebbe stato piú completo se, in quanto “Laureato in Scienze di Governo”, avrebbe presentato anche un sistema capace di risolverlo. Quanto meno ha perso un’opportunitá.

      • A questo punto scatta la curiosità: come sarebbero camera e senato se avessimo votato col youtrendellum?
        A intuito, neanche il youtrendellum (o Borghesellum?) sarebbe riuscito nella titanica impresa di dare una maggioranza parlamentare a qualcuno.
        E va da se, se applicato sarebbe immediatamente tacciato di essere fatto “solo per violare la volontà del popolo e impedire a noi di governare” (sostituire “noi” con il partito/lista/coalizione che ci rimette).

          • Magnetellum, per assonanza con i precedenti.
            Ma non basta solo l’appunto: esci la simulazione!

            A parte le battute, credo che stiamo parlando della quadratura del cerchio. Da un lato 3 liste/coalizioni, quella col risultato migliore ferma al 37%. Dall’altro la consulta che ha detto, semplificando, che premi di maggioranza troppo generosi non sono costituzionali

          • E arriva la cinquantanovemilionesima proposta di legge, con questa completo l’album!

            Ora qualcuno riesce a fare uno sforzo per convincersi che il problema non è scrivere una legge nella solitudine della propria cameretta ma insieme a tanti che la pensano diversamente e riuscire poi a farla votare?

            No, siamo la patria del “e che ci vuole” e del “ghe pensi mi”.

        • Complimenti per l”analisi.
          Mi dispiace però che alcuni lettori non hanno colto il senso della vostra riflessione.
          Ormai nel mondo, non solo in Italia, l’importante è vincere. In politica, e soprattutto quando si deve decidere che ci dovrà governare, l’obiettivo non deve essere arrivare al governo ma cercare di governare per costruire un paese migliore con infrastrutture degne del 2018, politiche economiche rivolte a valorizzare le materie prime che si hanno in cAsa per aumentare i posti di lavoro, il turismo in Italia viene sfruttato poco k niente. Bisogna richiamare i capitali esteri, vedi multinazionali. Invece stiamo facendo scappare anche le nostre imprese. Un fisco più equo e soprattutto lotta all’evasione che si potrebbe arginare subito con l’introduzione di possibili detrazioni su diverse voci di spesa davportare in detrazione sul 740 o 730 ecc. Tutti saremmo contenti di chiedere fattura.
          Concludo, le maggioranze servono per governare, ma quello che serve all’Italia lo sanno anche i bambini. Per cui grande coalizione con tecnici di settore per attuare le riforme necessarie.
          Un saluto.
          Stanislao

          • Eccellente analisi, Stanislao, rara in un’Italia sempre troppo attenta a fare un tifo irrazionale piuttosto che a guardare ai risultati. Mi sono chiesta millanta volte perché non introdurre una forma di premio detrattivo sulla dichiarazione dei redditi sulle spese fatturate per disincentivare il nero e l’annoso problema dell’evasione fiscale, vera piaga italica. Appoggio un governo tecnico che affronti i problemi sociali, economici e amministrativi del Paese. Tuttavia lo auspico meno ottuso e asservito ai dictat esasperanti europei, di quanto purtroppo non lo fu quello di Monti e C.
            L’Italia muore ogni giorno di burocrazia esasperante, di una giustizia piena di ritardi e lacune, di una sanità allo stremo e una incapacità di assistenza alle persone in difficoltà ormai estreme, di incapacità di visione per rilanciare l’economia e il mondo del lavoro… per citare solo alcune macroaree. La buona politica si fa non vincendo un mandato, ma avendo governato bene per la sua durata e, alla fine di questo, venendo rieletti.
            Ma evidentemente è un concetto troppo difficile da capire!

          • Dimentichi che, altra cosa fondamentale, il Governo deve poter essere tenuto in scacco da chiunque e fatto cadere in ogni momento… altrimenti è dittatura! (sarcasmo! … )

      • Come giustamente ha ricordato voi avevate proposto una legge in base alla quale oggi avremmo una maggioranza (nella pagina linkata c’e` scritto chiaramente che la maggioranza c’e` a partire dal 35%).

        Pero` etichettate come superficiale chi critica l’attuale legge elettorale e le forze politiche che l’hanno approvata.

        Non mi e` tanto chiaro il ragionamento e le chiedo: perche’ dovrebbero tutti smettere di criticare questa legge elettorale quando ce n’e` un’altra bella e pronta (la vostra) che garantirebbe governabilita`?

        Non che a me piaccia la vostra proposta (35% e` una percentuale un po’ troppo bassa), pero` faccio fatica a seguire il suo ragionamento.

        • No però attenzione: nemmeno la nostra proposta *garantisce* la governabilità. La nostra proposta la rendeva *possibile* dal 35% dei voti in su, esattamente come la rende *possibile* il Rosatellum a partire da una % leggermente superiore (38-39%).

          Il problema è che il dibattito è fuorviante: la legge elettorale NON DEVE garantire a tutti i costi la governabilità. Può averlo, legittimamente, tra i suoi obiettivi: l’Italicum era congegnato esattamente con quello scopo – in “combinato disposto” con la riforma costituzionale che aboliva il bicameralismo paritario. Però quell’obiettivo, dopo il referendum del 4 dicembre e la sentenza della CC su quella legge, semplicemente NON è più percorribile.

          Da qui la domanda: a cosa serve oggi sbraitare contro il Rosatellum perché non ha garantito la maggioranza? Non poteva farlo né il Rosatellum, né (come ho tentato di dimostrare) praticamente alcun’altra legge. Non è per questo che è stata fatta, ma per omogeneizzare i sistemi di Camera e Senato, resi sclerotici da due (per quanto legittimi) interventi della Corte. Se l’obiettivo degli estensori fosse stato quello di evitare che vi fosse un vincitore – lo ripeto – andava molto meglio mantenere il Consultellum che c’era prima.

          • Guardi che simulare i voti ottenuti con un sistema elettorale proporzionale in un sistema maggioritario è un’aberrazione senza senso.
            PD + LEU (per forza di cose si sarebbero dovute unire) magari prendevano più voti dei singoli partiti, magari di meno perché alleanza poco seria.
            Così come Lega+FI+FdI con un unica lista e un unico candidato premier (che non sarebbe stato Salvini ovvio), avrebbe potuto prendere più voti dei singoli partiti o molto probabilmente meno, visto che non ci sarebbe stato l’effetto trainante della Lega.
            Senza contare che alcune simulazioni danno una mancata maggioranza per 8 seggi, quando gli italiani all’estero ne forniscono 12 e sono storicamente sempre voti filo-governativi.

      • ho letto l’articolo, ma perchè non avete fatto la proiezione con i dati veri con il vostro sistema? A me sembra ad occhio e croce non sarebbe cambiato nulla. Faccio anche una domanda all’esperto: se fosse passato passata la riforma costituzionale, la consulta avrebbe bocciato l’Italicum? rimango della mia idea. i sistemi si basano in due grosse categoria, un sistema premia la rappresentanza, l’altro il progetto/programma. Il primo è quello vicino al proporzionale il secondo al doppio turno su base proposrzionale. Non trovo nulla di vessatorio se vengo chiamato una seconda volta per votare per il rpogramma meno peggio e in questo caso prevedo che avrebbe vinto il M5S e forse lo stesso non si sarebbe spinto a promesse aleatorie, poichè un conto è sapere che devo coalizzarmi per votare e quindi posso dire quello che voglio per poi trovare sponda nel partito di coalizione, un conto è sapere che se vinco in tutto e per tutto il mio progetto deve essere rispettato.

        • Per simulare la nostra proposta ci vuole un po’ di tempo perché vanno inseriti i dati comune per comune nei collegi che avevamo ritagliato apposta (ma arriverà anche quella, abbi fede).

          Non so dire se la Corte avrebbe bocciato lo stesso l’Italicum a riforma costituzionale approvata. Alcuni sostengono di sì, altri la pensano in modo opposto. Il punto è che, sia politicamente sia costituzionalmente, rimodellare il ballottaggio dell’Italicum secondo le indicazioni della Corte sarebbe stato – forse – fattibile se la riforma fosse passata, non ha alcun senso con il permanere del bicameralismo perfetto. Anche questo era stato abbondantemente anticipato alla vigilia del referendum, non si può certo dire che gli italiani abbiano votato senza poter prevedere le conseguenze.

      • Salvatore, non ti vergogni a fare discorsi così arzigogolati ad una persona che non ha avuto, come te, il privilegio (e sicuramente i soldi, si capisce che parli e ragioni bene perché hai i soldi..) di studiare. E riuscire così ad evitare di scrivere cose del tipo “se avrebbe presentato”?

  • Tutto vero in una situazione statica, ma tutti sappiamo che sono proprio le leggi elettorali che determinano le dinamiche politiche. Perciò se si fa una legge elettorale fortemente maggioritaria che spinge su una forte premialita per la prima lista, ecco che per necessità si comporranno schieramenti tali da ridurre i tre grandi blocchi a tre liste e con separazioni(vedi Leu) meno percorribili sia per chi va e pure per chi lascia andare . Certo si può creare ugualmente lo stallo ma con una buona legge si evita di pianificarlio ed inoltre i margini per allargare e raggiungere una maggioranza in parlamento sarebbero meno difficili di quelli attuali .

  • due osservazioni:
    1) mi pare che il modello spagnolo non preveda le coalizioni, quindi o nel CDX (Lega + FI + FdI) si sarebbero dovuti fondere in un solo partito sicuramente perdendo voti complessivamente a vantaggio del M5S oppure restare separati sempre a vantaggio del partito più forte che avrebbe ottenuto più seggi proporzionalmente.

    2) Nel modello francese, considerando il CDX come unico partito il PD non avrebbe preso quasi nessun seggio e al ballottaggio, con tale modello è presumibile che ci sarebbe stata una maggioranza assoluta.

    Domanda: sarebbe costituzionale una legge con ballottaggio al secondo turno su scala nazionale (non collegio per collegio) come è in francia per la scelta del presidente della repubblica che assegni 1/3 o 1/4 dei seggi delle camere?
    Ad esempio nel caso italiano di ora una legge che invece di assegnare i seggi uninominali collegialmente li assegni tutti al partito o coalizione che dovesse vincere il ballottaggio?
    Nel caso specifico un ballottaggio tra CDX e M5S per l’assegnazione di 1/3 o 1/4 dei seggi che permetterebbe di raggiungere la maggioranza assoluta.

    Grazie

    • Ciao, dunque:

      1) Nel modello spagnolo non sono state simulate coalizioni ma liste separate. Una lista unica di centrodestra, ad ogni modo, anche perdendo voti sarebbe comunque stata più competitiva nelle piccole circoscrizioni, togliendo seggi a M5S e PD.

      2) In realtà il “bello” del meccanismo francese è che i partiti non sono costretti a unirsi prima del secondo turno. Le alleanze e le convergenze si fanno dopo il primo turno, per cui è realistico pensare che il centrodestra sarebbe stato competitivo anche col francese, potendo contare sul “travaso” da FI a Lega (e viceversa, nel caso). Ma da qui a dire che la maggioranza sarebbe stata “presumibile” ce ne passa un po’.

      Non essendo un Giudice costituzionale (non ancora, almeno!) non so rispondere alla domanda successiva. L’idea in sé però non è molto diversa dal sistema greco, tranne il fatto che 1/3 o 1/4 dei seggi assegnati come premio sono davvero tanti.

      • Magari ho fatto male i conti ma il M5S ha 221 seggi, se si aggiunge il premio di maggioranza del 16,7% al primo partito del sistema greco (circa 102, in pratica quasi 1/6 del totale) il totale salirebbe a 323 seggi, ossia oltre la maggioranza di 316.

        • No Fabio, nel sistema greco devi redistribuire proporzionalmente i seggi al netto del premio (quindi, traslando sulla Camera italiana, su 505 seggi, non 618). Solo dopo aggiungi i seggi mancanti (103) come premio.

  • No, la colpa del caos attuale è per dolo delle forze politiche che sostennero il “no” al referendum costituzionale del 4 dice3mbre 2016. Senza eliminazione dell’elettività di una Camera un sistema a ballottaggio può dare risultati non coerenti e dunque è precostituzionalmente assurdo. La Corte avrebbe fatto meglio a rendere trasparente questo elemento nella motivaizone di bocciatura dell’Italicum invece di tirare in scena la questione per differenza degli organi monocratici e invocare quorum partecipativa mio avviso pericolosissimi in caso di elezioni politiche. In ogni caso oggi non se ne esce , responsabilità vuole una gestione Gentiloniana per il tempo utile a riapprovare la riforma con i 2/3 e riapprovare l’Italicum con l’inserimento di un quorum partecipativo in modo da far contenta la Corte.

    • La colpa è di chi ha scritto e votato il Rosatellum, ennesimo “capolavoro” incostituzionale, figlio degli “esperti” politici che ora godono nel aver bloccato il movimento 5 stelle.

        • Immagino che lei scrivesse questo commento anche ai tempi dell’ Italicum. Sarebbe saggio ascoltare gli esperti che avevano già previsto l’incostituzionalità dell’Italicum, che ora ritengono incostituzionale anche il Rosatellum.

          • Sarebbe saggio che a valutare l’incostituzionalità di una legge fosse solo l’organo competente, e che la politica (e i tifosi al seguito) discutessero casomai di cosa è giusto e cosa no, invece di affibbiare patenti di incostituzionalità.

            Comunque ricordo benissimo cosa dicevano gli “esperti” anti Italicum, e mi piace ricordare che la Corte ha rigettato la stragrande maggioranza dei loro rilievi. Ma questo gli esperti suddetti non lo ricordano mai, stranamente 🙂

          • Non sono io a dare patenti di incostituzionalità, sono persone del calibro di Zagrebelsky. Spero non ritenga anche lui un “tifoso” della politica.

          • Singolare che venga citato Zagrebelsky, per il quale l’unico sistema possibile in una democrazia è un proporzionale puro. Sistema che ci avrebbe consegnato un Parlamento ancora più frammentato di questo, con tanti saluti alla governabilità. Tutte le opinioni sono legittime, eh, basta non usarle per sostenere l’esatto contrario.

            EDIT: finché avremo una Corte costituzionale, aspetterò che sia questo organo ad esprimersi sulla costituzionalità o meno delle leggi, non un singolo giurista (per quanto autorevole)

        • Uscirà fidati ..anche questa sarà considerata incostituzionale ..e sarà l”ennesima dimostrazione del vostro attaccamento al potere oltre alla continua superficialità e incompetenza nei confronti della nazione ..

  • Mah,secondo me è sbagliato l’assunto per cui la gente avrebbe votato nello stesso modo con diverse leggi elettorali:in funzione delle leggi elettorali si organizzano le campagne elettorali e le alleanze pre-voto per cui spostamenti di voto di pochi punti percentuali avrebbero magari garantito una maggioranza assoluta di parlamentari .Le leggi proporzionali sono storicamente in Italia mamme di alleanze pluripartitiche post voto

    • Pochi punti percentuali, come dimostra l’articolo, cambiano pochissimo.

      Ci sarebbero voluti spostamenti dell’ordine del 5-6% (minimo), che non sono affatto pochi.

    • Volevo scriverlo io. Grazie. Pensare che i partiti non costruiscano la propria offerta politica anche in base alla elettorale applicabile è sbagliato.
      Ad esempio, se fosse rimasto in vigore l’Italicum, dubito fortemente che il CDX avrebbe corso sotto insegne diverse (Lega, Forza Italia ecc.). Per arrivare al ballottaggio avrebbero fatto una lista unica, magari con un candidato terzo, il che avrebbe potuto cambiare la percezione degli elettori e conseguentemente anche il loro voto…

    • Condivido anche io questo pensiero
      Con una legge elettorale diversa, magari con le preferenze, potevano esserci cambiamenti notevoli (anche 5%) per via di accorpamenti dievrsi, liste diverse, più importanza agli impresentabili (o meno, dai punti di vista) eccetera

  • Ottima analisi, grazie! Ovviamente c’e’ il problema di endogeneita’ e non so se sia plausibile assumere parita’ di voto a disparita’ di sistema elettorale, pero’ molto istruttivo…

  • Va aggiunto che i sistemi elettorali cambiano le campagne elettorali.
    Nel Rosatellum gli elettori, privati del voto disgiunto, hanno scelto il partito e non i candidati.
    Sono convinto, ad esempio, che in un FPTP il PD avrebbe avuto un numero di seggio maggiore dal momento che i suoi candidati sono (sarebbero) molto forti a livello locale. Stesso discorso si estende a Lega e FdI e meno a FI e M5S.
    Sappiamo pure che l’esperienza britannica ha visto diversi hung parliament.
    In ogni caso, splendida analisi 🙂

  • Analisi interessantissima e ovviamente correttissima. Complimenti.
    La domanda che vorrei porle però è la seguente e scinde da inserire i dati ottenuti rispetto ai vari sistemi elettorali.
    Come si fa ad avere la sicurezza che il voto espresso non sia condizionato dal sistema elettorale con il quale si vota?
    Nel caso italiano, siamo sicuri che un cittadino qualora si fosse votato con un sistema diverso dall’attuale avrebbe espresso la stessa scelta?

    Il concetto si amplierebbe anche nel considerare il diverso approccio che i vari esponenti politici avrebbero avuto nel presentare le proprie offerte politiche attivando ovviamente anche altre considerazioni.
    Mi farebbe piacere conoscere il suo pensiero a tal proposito. Grazie.

  • Analisi interessante, però penso che se l’Italia avesse adottato i sistemi spagnolo, tedesco, francese etc. avrebbe introdotto anche l’utilizzo delle coalizioni, come ha sempre fatto, mentre qui si suppone che i vari premi di maggioranza vengano attribuiti al partito con più voti

  • Molto interessante. Vorrei far notare che senza pensare a nuove leggi elettorali, ma semplicemente aggiungendo a questa in vigore un premio del 15% perfettamente costituzionale (90 seggi alla camera e 45 al senato) a chi arriva primo sia alla camera che al senato con almeno il 35% dei voti, oggi avremmo una maggioranza chiara di centrodestra e quindi un governo. Modifica molto facile da fare.
    Purtroppo a noi italiani piacciono le cose difficili…

  • Nel doppio turno alla francese si fa l’ipotesi del sistema triangolare ma dovrebbe essere duale e quindi gli elettori del centrosinistra avrebbero la possibilità di esprimersi indicando alleanza preferita. Ora lo faranno i politici.

  • Rinnovo i complimenti per l’articolo, un pò di dibattito “acceso” fa sempre bene. Buona serata.

  • interessantissimo… potreste per cortesia integrare con il toninellum, sempre sia possibile chiaramente 😀
    così tagliamo la testa al toro…

  • se ci fosse stata un’altra legge elettorale, i partiti si sarebbero organizzati in modo differente. E’ uno studio inutile che sembra voglia giustificare una colpa

    • Non ribaltare l’onere della prova, Davide. È chi sostiene che con un sistema elettorale diverso dal Rosatellum oggi avremmo la maggioranza che deve dimostrare la sua affermazione, non noi che – dati alla mano – “suggeriamo” che piuttosto è molto probabile il contrario.

      Dici che i partiti si sarebbero organizzati in modo differente? Perfetto, suggerisci esattamente *come* si sarebbero organizzati, che effetto avrebbe avuto questo sulla distribuzione del voto e sull’assegnazione dei seggi e poi dimostra che con un’altra legge si sarebbe avuta la maggioranza. Ma occhio, quando ti avventuri nel campo delle ipotesi devi fornire motivazioni molto robuste per sostenere le tue argomentazioni.

      • Per chiudere la polemica dei 5s bisognerebbe avere la simulazione con il sistema proposto dai 5s dopo le consultazioni in rete del 2014.

      • A-hem…
        “suggerisci esattamente *come* si sarebbero organizzati, che effetto avrebbe avuto questo sulla distribuzione del voto e sull’assegnazione dei seggi e poi dimostra che con un’altra legge si sarebbe avuta la maggioranza”

        Veramente questo sarebbe il lavoro VOSTRO…

        A me sembra che una delle ipotesi alla base del vostro lavoro (cioè che il sistema elettorale non ha *nessuna* influenza sulle aggregazioni/alleanze/candidature pre-voto) sia – come dire – un po’ deboluccia.

        E non c’è bisogno di simulazioni sofisticate per affermarlo: basta guardare che effetto ebbe la citata “legge Mattarella” sui partiti all’uninominale nelle elezioni politiche del 1994 (e ancor più le differenze tra le coalizioni/liste tra Camera e Senato).

        Per fare solo due esempi:
        – al Senato varie liste (PDS, Rifondazione, Verdi, Rete, Alleanza democratica…) confluirono ne “I progressisti”, sparendo dalla scheda, mentre erano tutte presenti al proporzionale della Camera;
        – pochi mesi dopo, alle elezioni europee di giugno, con il proporzionale, erano ovviamente presenti i simboli di lista, ed erano scomparse le “aggregazioni variabili” del centrodestra (il Polo della Libertà al Nord e il Polo del Buongoverno al CentroSud), nate unicamente per vincere nei collegi uninominali del Senato, superando le differenze tra Lega e Alleanza Nazionale.
        vedere http://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=S&dtel=27/03/1994&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S
        e
        http://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=E&dtel=12/06/1994&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S&ms=S

      • Forse mi dirai che non capisco niente ma scusami tanto ma una legge semplice x tutti facciamo finta che i partiti tutti vanno a elezione singolarmente senza alleanze si vota di i primi 2 partiti uscenti che anno piu voti si fa il ballotaggio tra loro e tutti i partiti con meno del 10% stanno fuori dopo il ballotaggio chi prende piu voti governa si puo fare

        • Giustissimo è proprio come la penso io. Ma le cose semplici qui in Italia non si possono fare. ne va delle poltrone, degli stipendi e dei vitalizi.

    • Se mio nonno avesse avuto una ruota, sarebbe stato una carriola.

      No, non sarebbe cambiato molto.

      Le forze in campo sono quelle, l’unica cosa che penso avrebbe potuto smuovere le acque è il voto disgiunto, ma avrebbe funzionato solo a Roma, Torino, Firenze, Milano, Bologna, le grandi città in cui i partiti di governo hanno avuto buoni risultati e i candidati regionali hanno superato i voti dello schieramento di appartenenza, per il resto sarebbe stata la stessa cosa.

      Se prendi il 32%, un’altra legge elettorale non può darti né il 40% né il 25%.

  • Forse abbiamo dimenticato o ci hanno fatto dimenticare una cosa fondamentale: che il nostro è un sistema rappresentativo parlamentare, per cui la regola è che i governi fisiologicamente dovrebbero nascere dentro e non fuori dal parlamento. Il sistema più semplice e più immediato di governo che nasce dalle elezioni è in un sistema monopartitico quello che ha origine nel voto plebiscitario e che è un sistema fortemente costretto alla stabilità e quindi alla governabilità, con un “piccolo” sacrificio della rappresentatività. Quello per intenderci (e per chi ha la memoria corta) delle folle oceaniche che dialogano con l’uomo del destino.

  • Ottima analisi, se non fosse che parte da un principio abbastanza discutibile (anzi, ad essere antipatici si potrebbe definire “di una superficialità sconcertante”): che se ci fossero state altre leggi elettorali, i partiti si sarebbero comportati in maniera identica. Niente di più falso. Le formazioni politiche si adattano alla legge elettorale con cui si va a votare.
    Forse ci si dimentica che avere una legge proporzionale ha favorito il frazionamento dei piccoli partiti, producendo una serie di liste destinate a raccogliere poche manciate di voti (sicuramente troppo ottimiste, sicuramente basate su illusori consensi ma possibili solo con un sistema proporzionale con sbarramento in coalizione all’1% e seggi uninominali sicuri da spartirsi): +Europa, Civica Popolare, Insieme, Noi con l’Italia… Non sarebbero mai esistiti, o quanto meno in questa forma, con altre leggi elettorali.
    Gli stessi di Liberi e Uguali hanno dichiaratamente espresso la necessità, col proporzionale (e sopratutto senza il voto disgiunto), di provare la propria strada, indipendente dal Pd.

    Quindi, forse, una legge elettorale che ha preservato lo stallo che si prevedeva da mesi (da tutti i principali sondaggi), forse non è una buona legge.

    • Vero ma, messa così, ogni qualche anno bisognerebbe modificare la legge elettorale in base ai sondaggi, sempre e solo col ragionamento che “così ci sarà governabilità”.

    • Ma la dimensione dei gruppi è quella,certificata da molti mesi in tutte le consultazioni nei sondaggi.

      Tre forze più o meno equivalenti

      L’unico smottamento lo vedo nel centro sinistra, che è sotto di molto al suo bacino potenziale, ma tra il 23% e il 27-28% con un’astensione un pelino più bassa e un M5S tra il 27 e il 30% non avrebbe ribaltato la situazione.

      Il centro destro ha fatto il suo dovere, come fa da anni, si sono solo travasati i voti da Forza Italia e dalle forze di estrema destra dentro la Lega, cambiano i rapporti all’interno, ma il succo è quello.

  • Buona sera…..ho partecipato al sondaggio Pre elettorale SULL’ ORIENTAMENTO AL VOTO DEL 4 MARZO… sto ancora attendendo il costo Report via e mail. …..

  • Questo approfondito e tecnicamente complesso articolo ci fa riflettere sul fatto che la legge trasforma i voti in seggi e che i seggi sono prima di tutto degli esseri umani.
    In un paese “democraticamente normale” (passatemi la definizione) non ci sarebbe assolutamente nulla di male nel parlarsi tra forze politiche senza prima farei conti con la calcolatrice e decidere insieme cosa è davvero bene assoluto per il paese che sono chiamati a rappresentare, arricchendo di volta in volta una proposta. La forma emiciclica dovrebbe richiamare anche a quello ed è ridicolo che in un luogo chiamato “parlamento” non ci si parli.

  • Tutte queste leggi elettorali complicate!
    Si fanno più turni elettorali solo per assegnare il premio che garantisce governabilità. Il resto dei seggi assegnato in % in base al secondo turno.
    Ammesse solo le liste, no coalizioni.
    Primo turno per eliminare quelle sotto il 3%.
    Secondo turno individua le prime 3.
    Terzo turno individua le prime 2.
    Quarto turno assegna il premio di maggioranza e quella lista governa.
    Cmq gli italiani avranno potuto votare più volte e scegliere bene.
    Volendo si può pure eliminare un turno. Preferibile però arrivare sempre a uno scontro a 2 in modo che il 50%più 1 dei voti possa legittimare il premio di governabilità.
    Garantita sempre la maggioranza e il ricambio negli anni.
    Votare un paio di volte in più ci costa sempre meno che avere ingovernabilità oppure programmi fatti a metà.
    Con utopia del voto elettronico, sarebbe il massimo, in modo da avere tempi brevi e non infiniti.

  • Ad ogni modo tutti gli altri sistemi elettorali qui proprosti , a parità di risultati , avrebbero premiato maggiormente i partiti o coalizioni maggiori, ripeto , con questi risultati.

    In teoria con questa legge anche con un 35% e grossa dispersione del voto su altri partiti era possibile avere una maggioranza grazie ai collegi

    Comunque non é un crimine ammettere che questa legge é stata palesemente fatta per sfavorire il m5s (e favorire il centrodestra), visto che era considerato debole nei collegi, non certo per garantire maggiore governabilità in generale
    . Ma questo é un altro discorso

  • Vorrei difendere l’estensore dell’ottimo articolo sull’accusa che vuole i partiti organizzarsi in maniera differente in base alla legge elettorale o il comportamento degli elettori.

    Il Rosatellum, dopo più di 20 anni di “sbornia” maggioritaria, ha ripristinato in parte una logica proporzionale, ma questo non ha portato i partiti a comportarsi di conseguenza nella campagna elettorale, soprattutto i due vincenti che hanno chiesto il voto per governare. Inoltre gli stessi elettori si sono comportati di conseguenza, parlando di voto utile e di non sprecare il voto. Se gli elettori stessi, di colore trasversale, avessero capito meglio il ripristino del proporzionale, probabilmente avremmo potuto avere, ad esempio, una CPI in Parlamento e Lega con meno voti, un PD ancor più perdente e un M5S leggermente più sgonfio a vantaggio di LeU e PaP.
    Insomma, nonostante il proporzionale abbia fatto di nuovo capolino, sembra che dalla sbornia maggioritaria ancora non ci riprendiamo: politici ed elettori.

    Sono un proporzionalista convinto, ma se proprio vogliamo trovare una soluzione alla governabilità senza ritornare a parlamentarismo 900esco (a me andrebbe benissimo) lo strumento è quello della revisione costituzionale:
    a) svoltiamo verso il presidenzialismo
    b)elezione Primo Ministro come su proposta di Tosato in Assemblea Costituente (soluzione simile a ciò che accade in Germania)

    • Complimenti per la bella analisi. Purtroppo in Italia però ragionare pare inutile, come dimostrano molti commenti, si butta tutto sul personale, sull’urlo facile, sul populismo più becero e ignorante che nega le evidenze anche quando appare impossibile lo si possa fare! Basta ribadire la frase ormai ripetuta come un mantra : complotto globale contro i 5stelle. Anche quando non c’entra nulla, l’importante è dirlo e crederci

    • L’accusa al sistema elettorale è venuta soprattutto dai pentastellati. Ora vorrei proprio capire in caso di sistema elettorale diverso (tipo maggiormente uninominale) in cosa avrebbero mai cambiato la loro campagna elettorale. Si sarebbero preventivamente alleati con qualche forza politica? Bummm

    • Il “proporzionalista convinto” che consiglia di svoltare verso il presidenzialismo, in congiunzione con l’elezione diretta del premier (ipotesi l’una in contrasto con l’altra) ancora dovevo vederlo…

      “questo non ha portato i partiti a comportarsi di conseguenza nella campagna elettorale, soprattutto i due vincenti che hanno chiesto il voto per governare”

      Questo non è il punto. Il comportamento rilevante dei partiti – ai fini della robustezza del lavoro qui presentato – è solo quello sulle alleanze pre-voto, sulle coalizioni, sulla presentazione di liste e candidature: la domanda cui rispondere è “si sarebbero presentati esattamente gli stessi partiti/coalizioni con una diversa legge elettorale?”.

      Altra domanda, in parte conseguente alla prima: “gli elettori avrebbero votato esattamente nello stesso modo, con una diversa legge elettorale”?

      L’analisi qui presentata ipotizza, implicitamente, di sì. Mi permetto di dubitarne, visto che, in casi passati di elezioni ravvicinate con leggi elettorali diverse, l’offerta politico-elettorale si è notevolmente modificata (vedere politiche marzo 1994 ed europee giugno 1994).

      • Il Presidenzialismo è una forma di stato e di governo che prevede una diversa ripartizione dei poteri e vi sono sistemi presidenziali che hanno le assemblee legislative elette con sistema proporzionale (Brasile). Inoltre la mia era una riflessione sulla questione irrisolta del sistema di governo italiana che da decenni si dice di modificare senza riuscirci o provando a farlo con tentativi ibridi. A me va benissimo il parlamentarismo e do priorità alla rappresentanza rispetto alla governabilità, ma se la maggioranza vuole la seconda trovo ridicolo agire sulla legge elettorale e non su modifiche costituzionali profonde.

        Con una diversa legge elettorale, poniamo un uninominale, il centrodestra avrebbe fatto una lista unica e il centrosinistra lo stesso.

        Io ho notato che (quasi) tutti hanno omesso di comprendere la logica proporzionale, altrimenti tutti questi appelli al “voto utile” dalle maggiori forze politiche e anche molti simpatizzanti non me li so spiegare in altro modo.

        Rendiamoci conto che solo LeU e FdI in parlamento sono partiti “piccoli”, questo denota un comportamento da parte dell’elettorato ben preciso: le maggiori forze politiche hanno prosciugato le piccole formazioni e ciò accade quando di solito nei sistemi maggioritari, non proporzionali

  • Questo interessantissimo articolo è questa vivace serie di commenti mi portano a fare due domande:
    – contando in delle nuove ed immediate elezioni l’unica speranza di governabilità con questo sistema elettorale è la scomparsa del terzo polo (ovvero il PD)?
    – al prossimo voto, per alcuni imminente, qualora anche si cambiasse nell’immediato la legge elettorale, il risultato sarebbe comunque quello di nessuna maggioranza?

  • Complimenti per l’ottimo lavoro svolto.
    Purtroppo la campagna elettorale è stata “drogata sia dai partiti che dagli osservatori, che non hanno dato il giusto peso al fatto che il sistema elettorale fosse principalmente un proporzionale. Io personalmente critico un solo aspetto della legge che non solo non traduce fedelmente il voto in rappresentanza ma arriva addirittura a stravolgere le intenzioni dell’elettore: mi riferisco alla “coalizione”.
    La legge prevede come sappiamo la possibilità di creare una coalizione pre-voto ed ha un meccanismo talmente assurdo che non si può non pensare che non sia stato fatto apposta. Mi riferisco alla ripartizione dei voti per la lista maggiore della coalizione per le liste che ottengono tra l’1% ed il 2,99%. Questo è un meccanismo che traduce volontariamente i voti in seggi in maniera distorta rispetto alle intenzioni di voto dell’elettore.
    Dietro questa cortina di legalità si nascondono i giochetti dei partiti e dei partitini stampella che hanno come unico obiettivo la conquista dei seggi in luogo della rappresentatività politica.
    Dalla nascita della Repubblica non c’è mai stata una maggioranza, fatta eccezione per le votazioni tenute col Porcellum (come avete già evidenziato e che comunque riguardava solo la Camera).
    Non so se il Rosatellum sarà considerato incostituzionale ma è sicuramente una legge di dubbia moralità.

    • Sarebbbe bello uscire dai tecnicismi puri e cercare di chiedersi di nuovo cosa vorrebbero gli elettori. Bisognerebbe togliersi dal caso specifico ed evitare che ciascuno pensi al trucco migliore per far vincere il partito del cuore. Soprattutto in una situazione dove sempre più il voto sta diventando un voto contro più che un voto a favore. Soprattutto per arginare inciuci che ormai sono sotto gli occhi di tutti. Quindi la domanda da fare, forse nella stessa scheda elettorale ( e forse anche già al primo turno) sarebbe: “quale coalizione vorresti” ( nel caso fosse necessaria). Così smetterebbero i sigg politici di fare il mercatino di se stessi diventando effettivamente rappresentativi. Da parte dei politici poi si dovrebbe dichiarare a priori quale eventuale coalizione sceglierebbero, con possibilità di eliminare tutti quelli che per questa scelta non coincidono con la scelta degli elettori – complicato ? – no assolutamente- se volete fare la prova sull’ esempio odierno – avrete la possibilità di provare il piacevole o spiacevole senso della democrazia – dove il voto penalizza davvero quelli che hanno accordi sotto banco – comunque i puri si consolino: nel caso di oggi – contrariamente al modello di cui sopra – i seggi sono tutti già venduti e i giochi sono fatti – resta solo il coraggio di dirlo ai cittadini – anche chi ha faccia tosta a un certo punto vorrebbe conservare la simpatia ma non sa come fare – tra l’altro temo, come già sta accadendo, mentre noi parliamo di democrazia, che i venduti o quelli in lista di attesa per vendersi siano il vero partito di maggioranza

  • Ragionamento giusto a stuts quo ma sbagliato in assoluto. Le leggi elettorari incidono sulla formazione e la struttura delle organizzazioni politiche. Con un uninominale siete sicuri che sarebbe nata Leu ad esempio? E quanti seggi avrebbe concesso come candidature Berlysconi a Salvini prima dei risultati? Le leggi elettorali incidobo persino sul dialettica interna dei patiti! Determinano l’offerta politica.

  • Adesso Mattarella farà un governo tecnico con alcuni dei nomi proposti dai 5 stelle come squadra di governo

  • Perchè non sarebbe possibile un sistema, che preveda l’assegnazione automatica del 51% o 55% dei seggi al partito che ha fatto di piú, e la ripartizione proporzionale del restante 49% o 45% agli altri? Si garantirebbe governabilità sempre.

  • L’ho letto velocemente, mi sembra accurato ed è certamente interessante. Solo un appunto: una legge elettorale può influenzare la decisione degli elettori su chi votare (p.e., in un maggioritario puro votare un partito piccolo è piuttosto inutile) e anche le decisioni delle forze politiche su come colalizzarsi.

  • Comunque nel tempo il PD ha fatto qualche sbaglio se una parte dei suoi storici elettori lo hanno abbandonato per prendere altre strade, andando purtroppo ad ingrossare sia Il Centro Destra che il Terzo Polo, questa situazione è chiaramente alla base dell’attuale ingovernabilità.

    Ma forse per vincere e governare “pur senza proporre illusorie e ed irrealizzabili promesse” bisognava pensarci un po’ prima, cercando di ascoltare ed interpretare quelli che sono i bisogni i desideri e le aspettative e sopratutto le lamentele di un numero molto consistente della variegata tipologia di Elettori Italiani, poiché volente o nolente da che mondo è mondo questa è l’unica strada perseguibile per ottenere risultati apprezzabili dalle urne, se invece ci si accontenta come sembra sia successo “per le litigiose e variegate anime della Sinistra” di stare all’opposizione, allora è bastato chiaramente comportarsi diversamente andando avanti ognuno per la propria strada e sopratutto anche mantenendo quelle che in molti visti i magri risultati ottenuti hanno considerato invece delle opinabili linee di pensiero.

  • Parrebbe un esercizio fine a se stesso, che tuttavia, a mio avviso, offre alcuni spunti interessanti. Fine a se stesso perché parte dal presupposto che i voti degli elettori prescindano dalle regole elettorali, quando in vero regole orientate a premiare le coalizioni, ad esempio, porterebbero a votare di conseguenza. Così come regole orientate a premiare i partiti (intendo con premi costituzionalmente accettabili), porterebbero a premiare i partiti che concorrono senza coalizzarsi, dando al più votato i numeri che lo avvicinerebbero alla soglia di governabilità. In vero questo sistema ha prodotto un voto significativo e significativamente utile, perché ha portato almeno due risultati chiari: (1) la bocciatura (sonora) di Renzi ed il ridimensionamento di Berlusconi, per la prima volta secondo – per numeri – nella coalizione; (2) sono stati premiati gli unici due partiti non coinvolti direttamente nei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Due messaggi chiari, che mi portano ad affermare che gli elettori hanno saputo adattarsi alla nuova legge elettorale, esprimendo comunque un voto utile

  • l’analisi è certamente molto interessante, pur tradendo qua e là l’orientamento politico; tara della quale purtroppo non ci si riesce a liberare in qualunque dibattito oggi in italia.
    se mi posso permettere, per la quadratura del discorso manca (salvo disattenzione da parte mia) almeno una proiezione: quella sulla legge elettorale che questo orrore ha frettolosamente sostituito. cioè- mi si perdoni il termine, lo uso solo per farmi capire- il cosiddetto “consultellum”.
    perché credo che il nucleo del problema sia proprio quello: se si impone un sistema elettorale a colpi di fiducia pochi mesi prima del voto, escludendo la forza politica accreditata in quel momento di essere la prima nei sondaggi (ampiamente confermati), mi aspetto che la legge così imposta sia molto più funzionale di quella che va a sostituire.
    e così, gentilissimo dott. Borghese , credo proprio di poter affermare non sia stato, al di là delle opinioni politiche di partenza.
    poi mi si potrà ribattere che “funzionale” , “efficace” o simili sono giudizi di valore che applicati ad una legge elettorale non dicono nulla.
    ma una legge elettorale per un parlamento è quello che è uno statuto per una società o un’associazione: un punto di partenza per permettergli di funzionare in modo corretto, e svolgere in modo corretto ed efficiente la propria missione.
    se uno statuto ( o una legge elettorale) me li ritrovo, posso solo dire che sono scritti male e non funzionano.
    ma se li riscrivo e li impongo, poi non posso dare la colpa del loro malfunzionamento alla carta su cui sono stampati…
    un saluto

        • È l’ultimo degli scenari relativi all’Italicum. Ce ne sono 4: 3 per le ipotesi di premio di maggioranza a 3 diversi vincitori (M5S, PD e centrodestra) e uno con il sistema “ritagliato” dalla Consulta (cioè proprio il Consultellum). Che è quello che abbiamo messo nella GIF su Twitter, peraltro, proprio perché era il sistema effettivamente in vigore al momento dell’approvazione del Rosatellum.

        • sempre salvo errore da parte mia, come ultimo prospetto io vedo “italicum” ; presupponendo nella versione originale, applicato solo alla camera, e bocciato dalla corte.
          e come penultimo prospetto vedo “porcellum”.
          probabilmente sbaglio, ma la legge elettorale con la quale saremmo andati a votare se non ci fosse stato questo inqualificabile “rosatellum bis” ( e la qualità delle leggi è in linea con quella dei nomi) non è nè l’una, nè l’altra…

          • No Marco, è un grafico interattivo. Clicca sulle freccettine e scorri tra i vari scenari dell’ultimo grafico. C’è anche il Consultellum, la legge con cui si sarebbe votato se non si fosse approvato il Rosatellum.

          • si grazie,
            lo avevo già visto e la mia ultima risposta era stata scritta prima che apparisse la sua penultima.
            Mi scuso per il ping-pong dialettico.
            Comunque – nel rispetto delle rispettive opinioni, evidentemente di diversa appartenenza politica – devo ribadire la mia idea di fondo: se cambi la legge elettorale con quelle modalità (…), la legge elettorale che imponi deve essere molto più efficace della precedente, in quel contesto politico.
            Non mi basta sapere che sia “più o meno uguale nel risultato”, se mi si lascia passare la semplificazione…

  • Molto molto interessante.
    Ma perché il ballottaggio deve essere incostituzionale? Con l’italicum chi avesse poi vinto al ballottaggio avrebbe beneficiato dei voti dei partiti degli schieramenti perdenti. E lo dice una che non sarebbe sicuramente andata a votare….Anche “turandomi il naso”, non avrei saputo “cosa” scegliere fra destra e M5S. Ma, fortunatamente o sfortunatamente, non tutti la pensano come me!

    • Perche’ assegnava un premio di maggioranza assoluta senza nessuna soglia minima, con possibili distorsioni del voto espresso.
      Esempio sui dati attuali, supponiamo che il CDX non faccia la lista unica, scelta suicida ma tutto sommato possibile, scelta simile per il CSX, meno suicida ma tutto sommato plausibile.
      Vanno al ballottaggio M5S (32%) e PD (18%), se poi vince il PD si ritrova con un numero di seggi piu’ che triplicati rispetto ai voti ottenuti, da qui la distorsione pesante dei voti espressi dalla popolazione.
      L’esempio e’ improbabile ma la legge non deve portare a distorsioni pesanti qualsiasi sia la situzione, tipo il Porcellum, finche’ c’erano due grosse coalizioni la distorsione era limitata, se ne aggiunge un terzo e le distorsioni si fanno pesanti.

      • Ma se il panorama è diviso in 3 soggetti (o coalizioni) mi pare che non ci sia altra soluzione che il ballottaggio.
        È un ballottaggio con premio che permetta di governare.Alla fine, ripeto, chi al ballottaggio vota un soggetto diverso da quello che aveva votato al primo turno, esprime una scelta. In seconda battuta, ma sempre scelta è. Mi pare che tutte le altre soluzioni di legge elettorale prevedano grandi pastrocchi, minestroni ex ante (come ha fatto il CDX) o ex post (come sta cercando di fare M5S) che poi partoriranno inevitabilmente leggi inefficaci perché frutto di troppi compromessi. A mio parere la cosa più giusta e corretta sarebbe avere un soggetto che governi per un tot di anni e poi si presenti al giudizio degli elettori che lo confermeranno se avrà ben governato o lo bocceranno se avrà governato male. Tutto il resto è caos.

  • Articolo molto interessante, complimenti
    Mi chiedevo se esiste modo di avere una legge elettorale a doppio turno nel nostro paese (eventualmente differente per i due rami del Parlamento), o se la sentenza della Consulta rende impossibile questa opzione.

  • Credo che non bisogna trascurare che il M5S sosteneva di essere proiettato al 40% dei voti. Quindi ha fatto un grande errore a non trovare alleanze pre-elezioni e quindi ha agito per non governare, paradossalmente.

  • Ottimo Articolo, complimenti… ci sono dei punti non chiari per chi come me non é tanto avvezzo ma in tutto ciò è chiara una cosa, che tutte queste vecchie o nuove forme elettorali sono vergognose, io sono ignorante ma non ci và molto a capire che volendo una soluzione si può avere, non serve Albert Eistein. Basta togliere la possibilità di fondare mille partiti talvolta inutili. I partiti dovrebbero essere massimo 5, non dovrebbe sustistere alcun tipo di coalizione, ognuno deve fare la sua campagna elettorale senza inciuci vari e chi viene beccato dovrebbe essere arrestato per truffa al Popolo. Dopo lo spoglio elettorale chi ha la maggioranza governa con il 60% ed il restante va all’oposizione. Non ci va un genio, il problema sta nel fatto che a loro sta bene cosi, sanno benissimo che lasciando una legge stupida nessuno avrà mai la certezza di governabilità ma rimarrà sempre in bilico senza contare ai volta Gabbana e ai franchi tiratori, infiltrati e quant’altro. Cmq ottima analisi complimenti.

    • No! Quello che proponi è la legge Acerbo che ha portato al fascismo esattamente 100 anni fa. La costituzione chiarisce un punto fondamentale: Un solo colore non deve andare al governo, ma bisogna garantire il pluralismo, proprio per non ritrovarci da capo la situazione di 100 anni fa. Per questo vengono premiate le coalizioni e non i singoli partiti, e senza premi di maggioranza così importanti. L’elezione non è una gara nella quale il primo vince tutto, ma deve vincere il compromesso nel nome del bene comune. Chiaro?

  • A questo interessante articolo manca però una considerazione tutta politica. Che lo rende inutile e fuorviante…
    Ossia i risultati elettorali sono sempre influenzati dalla legge elettorale.
    Non ha alcun senso dire che i voti espressi sarebbero stati gli stessi con una legge elettorale diversa.
    Faccio un esempio. Se la legge elettorale in vigore avesse permesso il voto disgiunto avremo avuto risultati sensibilmente diversi. Sopratutto nei collegi uninominali.
    Se i listini avessero avuto la possibilità di esprime le preferenza lo stesso.
    Ossia l’articolo mischia le mere con le pere per dire che la marmellata di albicocche è buona!!!

    • Sono d’accordo con la Sua osservazione, ma non mi piace, invece, il metodo con il quale Lei liquida l’articolo. L’articolo a mio avviso non è inutile.
      Dal Suo tono, invece, traspare una tendenza ad assolvere il comportamento del corpo elettorale, o comunque a relativizzarlo, suggerendo la paradossale conclusione che la “colpa” del voto massimalista di queste elezioni è del sistema elettorale con cui si è votato! Un atteggiamento a dir poco acritico.

  • Complimenti per l’ottimo articolo che serve a far chiarezza nei confronti di tante inesattezze. Forse è stato già detto, ma sarebbe possibile una legge elettorale proporzionale pura con sbarramento al 5% e doppio turno al pari di quella con cui si vota per i grandi comuni? Se non sbaglio era quella che proponeva Sartori per il nostro paese. Grazie per la risposta

  • Insomma sembra che la colpa sia nostra che abbiamo votato. Ma quando questo insulso sistema che hanno approvato forse non sapevano che l’elettorato era già tripolare? Dove vivevano sulla luna?
    Invece di inseguire i sistemi di mezza europa (tedeschi, spagnoli ecc.) non potevano preoccuparsi di varare un sistema italico? No, perché chi deteneva il potere aveva paura di perderlo, questa è la squallida verità.

  • Una trattazione esauriente e molto chiara: il “problema”, quindi è la frammentazione dell’elettorato, oppure, da un altro punto di vista, l’inconciliabilità (più o meno volontaria) dei partiti di collaborare fra loro in coalizione.

  • Caro Salvatore, bellissima analisi, sei davvero un grande professionista.

    Se ti ricordi, tra i nostri scambi di missive, un anno fa ti avevo parlato di una mia proposta di legge elettorale che avevo provvisoriamente chiamato ARMONICUM, perchè creata per garantire un equilibrio tra rappresentanza democratica e governabilità.

    Era un sistema semplicissimo, un proporzionale puro con soglia di sbarramento al 4% che prevedeva il 54% dei seggi al primo PARTITO che superasse il 40% dei voti (proprio come l’Italicum). Qualora però tale percentuale non fosse stata raggiunta, l’ARMONICUM aggiungeva un secondo turno accessibile ai partiti (uno o due max) con almeno un terzo dei voti (33.3%). Il secondo turno avrebbe assegnato un premio più moderato (ad esempio il 51% dei seggi) al partito vincitore, ma solo nel caso di raggiungimento di un quorum pari al 50%+1 degli aventi diritto al voto.
    In pratica, con il secondo turno, il cittadino avrebbe potuto decidere se partecipare al raggiungimento del quorum (per assegnare un premio di maggioranza ad un partito), o se astenersi (preferendo le grandi intese, un ritorno al voto, o semplicemente una più fedele rappresentazione percentuale dell’esito delle urne).

    Applicato alle politiche 2018, questo sistema avrebbe stimolato l’aggregrazione politica, probabilmente creando tre grandi partiti alla ricerca del premio di maggioranza: Lista Centro-Destra, Lista Centro-Sinistra (ipotesi: inclusiva degli esponenti LeU), e M5S.

    Considerando la correzione delle percentuali di voto al netto della soppressione dei partiti sotto il 4%, questi sarebbero stati i risultati:

    CAMERA: Lista Centro-Destra: 38,62%, M5S: 34,04%, Lista Centro-Sinistra: 27,33%

    SENATO: Lista Centro-Destra: 39,09%, M5S: 33,56%, Lista Centro-Sinistra: 27,35%

    A differenza del Rosatellum, tali percentuali avrebbero portato ad un emozionante ballottaggio tra la Lista Centro-Destra ed il M5S, sia per la Camera che per il Senato.

    Non sarebbero state dunque le segreterie di partito a decidere l’esito delle elezioni, ma i cittadini.

    L’elettore di Centro-Sinistra, ad esempio, avrebbe potuto decidere se astenersi (sperando in un mancato raggiungimento del quorum) o se votare il male minore tra la Lista Centro-Destra e M5S.
    Ma non solo: entrambe queste liste avrebbero verosimilmente rivisto il proprio programma tra il primo ed il secondo turno per renderlo più appetibile all’elettore di Centro-Sinistra, a tutto beneficio della competizione politica.

    In caso di raggiugimento del quorum al secondo turno, questi sarebbero stati i due scenari alla Camera dei Deputati, in termini di seggi:

    VITTORIA CDX: Lista Centro-Destra: 51%, M5S: 27,18%, Lista Centro-Sinistra: 21,82%

    VITTORIA M5S: M5S: 51%, Lista Centro-Destra: 28,69%, Lista Centro-Sinistra: 20,31%

    Con l’ARMONICUM avremmo scelto noi tutti. Peccato.

    • PS
      Per gli amanti dei tecnicismi, il mio ARMONICUM:

      – per il SENATO ( a base regionale) prevedeva un bonus nazionale distribuito al partito vincitore in modo proporzionale ai voti ottenuti in ciascuna regione (con il sistema costituzionale dei quozienti interi e dei più alti resti).

      – non imponeva la contemporanea assegnazione del premio di maggioranza nei due rami del Parlamento, rispettando l’Articolo 88 della Costituzione e preservando l’autonomia delle funzioni legislative e di controllo di ciascuna Camera

      – prevedeva l’annullamento del premio di maggioranza solo nel caso della sua potenziale assegnazione a due partiti differenti nelle due Camere

        • Grazie Roberto.
          Ovviamente ci sono molte altre valide soluzioni possibili (come il maggioritario a doppio turno) ma che passano spesso per un ballottaggio.
          E questo, anche se adatto al sistema tripolare italiano, non è ben visto da diverse forze politiche a causa di convenienze a corto termine.

          Io non mi scoraggio pero’. Il mio impegno civile rimarrà invariato.

  • Può spiegare in che senso, per quanto riguarda il modello francese, al secondo turno una convergenza di voti a destra avrebbe verosimilmente tolto la metà dei seggi al m5s? Come si fa a calcolare questo dato?

      • La ringrazio per la risposta.
        Bisognerebbe sommare però anche i voti degli altri partiti di sinistra al m5s. Le elezioni francesi insegnano proprio che al secondo turno più che al primo ci si tappa il naso e si vota il meno peggio. Credo che gli elettori di sinistra voterebbero m5s pur di non vedere Salvini al governo, come è successo in Francia per Le Pen. Quindi possiamo dire che col sistema francese vincerebbe il m5s, o sbaglio?

        • Sbaglia: prima di tutto bisogna capire cosa significa “sinistra”.
          Tra la fauna della sinistra c’è chi sia avrebbe scelto m5s contro il centro-destra, sia viceversa, senza contare l’astensione al secondo turno.
          In Francia vi è stata una massiccia astensione e i dati dicono che l’elettorato di sinistra radicale non sia quello che ha contribuito all’elezione di Macron, bensì gli (ex)elettori del PSF

        • Il vero piddino non sceglie la destra contro qualcuno, ma se ne sta direttamente a casa. La cultura di votare qualsiasi cosa basta che non vinca tizio non è di sinistra. E, me lo lasci dire, sta è na vigliaccata bella e buona che ci ha portati tutti alla situazione odierna. Sta vincendo la cultura dell’Odio.

  • Interessante anche se dovrei approfondire alcuni meccanismi; tuttavia è altrettanto palese che la legge è stata disegnata per cercare di arginare il più possibile i 5S e che grazie a questa immondizia ci sono stati i ripescaggi di gente tagliata fuori dalla popolazione come: Boldrini, Sgarbi etc etc. Un vero schiaffo in faccia alla volontà popolare che li aveva fatti arrivare ultimi nell’uninominale.

    • Sbaglio o non ho visto il sistema elettorale Inglese; cosa sarebbe successo se in Italia si votasse con il sistema Inglese. Grazie.

  • un laureato in scienze della comunicazione che usa la comunicazione per manipolare l’opinione della masse, sai che novità. Sono convinto che il lunghissimo articolo conterrà disamine interessantissime, ma “l’inganno” (secondo me voluto: troppi stellette appuntate sulla divisa) è tutto racchiuso nelle prime righe:

    “…l’accusa è quella di aver prodotto uno “stallo programmato” approvando di proposito una legge elettorale che ostacolasse la formazione di una maggioranza. Queste considerazioni sono, va detto chiaramente fin da subito, di una superficialità sconcertante. Che lo stallo prodotto dalle elezioni di domenica scorsa sia dovuto al Rosatellum è una vera e propria bufala.”…..

    Questa, è una bufala.

    Dire che una legge che premi una coalizione anzichè un singolo partito, con la stampa che diffonde fakenews e disinformazione a senso unico, non incida sulla scelta dell’elettore, è una balla così grossa che non si può credere non sia voluta.

  • Ottimo articolo che mi ha lasciato veamente sorpreso. Dimostra in pratica che, laddove non esista la volontà politica di ragionare per il bene del paese, non c’è sistema elettorale che individui per certo una maggioranza.

  • Grazie per lo studio, questo conferma che gli addetti ai lavori (i politici) dicono tutto di tutto senza aver fatto la verifica. Ogni analisi può essere migliorata, certo occorre che la stampa faccia quella chiarezza di cui l’elettore ha diritto.

  • Bravo ottima spiegazione, personalmente ho sempre pensato che quello più vicino alla stabilità fosse il sistema elettorale alla Francese e infatti, con molte incognite, mi sembra di capire che sarebbe stato cosi.

  • Daccordo, tutto chiaro. Grazie e complimenti per la sintesi. Ma a questo punto mi permettano una domanda: il ”tedeschellum” in origine prevedeva un doppio turno con l’eliminazione delle liste che non superavano il 5% al primo. Sarebbe come se adesso, conoscendo i risultati, tornassimo a votare di nuovo…..non sarebbe stato meglio prevederlo un secondo turno? non ridurrebbe di molto il rischio di stallo?

    • Il tedeschellum non ha mai previsto un doppio turno. Quello era l’Italicum (l’ultimo sistema simulato nell’articolo). Applicabile solo alla Camera e poi dichiarato incostituzionale. Quindi non riproponibile.

      • Ripeti con me: “fu dichiarato incostituzionale perché non passò la riforma costituzionale.”
        Fatto? Bravo ora imparalo a memoria e ricordalo quando scrivi.
        ☺️

  • Gli schieramenti, le alleanze e i nomi dei candidati sarebbero stati probabilmente diversi con altre leggi elettorali. Mi chiedo se non sia troppo semplicistico analizzare ex post l’applicazione di un differente sistema elettorale a dei risultati che probabilmente sono influenzati anche dalla stessa legge elettorale applicata.

  • Niente da dire sull’articolo, ma il tutto non avrebbe avuto senso se davanti ad un’altra legge elettorale, il centrodestra avesse creato una vera coalizione dei 3 partiti, chiamandola Polo evviva l’italia, polo nord ai clandestini, Popolo del bunga bunga ecc ecc. Abrebbero avuto il 37% delle preferenze e con quasi tutti gli altri sistemi elettorali, avrebbero avuto la maggioranza dei rappresentanti di camera e senato, escluso FORSE con il sistema spagnolo.

  • Purtroppo l’unico modo più sicuro è il ballottaggio sia per la Camera che per il Senato. Tremendo a dirsi, ma è così.

  • Io capisco questo, ma imputo al binomio ‘ cattiva informazione’ + legge elettorale sbagliata e anticostituzionale, la situazione.

    Mi soffermerei su questo. Se l’informazione fosse stata imparziale credete davvero sarebbe stato questo il risultato?

    Questa dittatura mediatica è veramente dannosa per il paese e intollerabile nel 2018 in Italia.

    A riveder le stelle

  • Purtroppo in questi casi solo con il ballottaggio sotto il 40% per Camera e Senato si garantirebbe una maggioranza più solida.

  • La cosa assurda è che l’articolo dimostra che il problema non è la legge elettorale, ma bensì la divisione dei voti in tre poli. Ma dai commenti si evince che i grillini ci leggono (nn capisco dove) un dispetto fatto ai 5 stelle con l’attuale legge elettorale.
    Ahahahah… Ma si può essere più impediti mentalmente???

  • Lo scopo dell’articolo sembra enunciato nel titolo : Non e’ colpa del Rosatellum. Pero’ l’articolo NON prende in considerazione gli effetti negativi del Rosatellum sulla fedelta’ degli elettori, e capisco che non potrebbe farlo, ma quegli effetti ci sono. Mi riferisco ai listini bloccati e quasi per la totalita’ sradicati dalle realta’ territoriali. Questo fatto ha avuto delle pesanti ripercussioni.

    • A dir la verità gli eletti sono “sradicati dalle realtà territoriali” almeno dal 2005, anno in cui furono introdotte i listoni bloccati dal Porcellum ed eliminati i collegi uninominali. Il Rosatellum almeno ha reintrodotto questi ultimi (seppure troppo poco, e con un funzionamento discutibile).

  • Si crei come valore costituzionale l’imprescindibilita assoluta di una legge elettorale che generi un governo espressione delle urne (riconoscendo il della volonta popolare come valore costituzionale) e poi qualsiasi legge a doppio turno che limita l’accesso al ballottaggio a prime due formazioni, siano essi partiti o coalizioni.
    Funzionellum.

  • Ok che il Porcellum e’ incostituzionale ma, chiedo una info : nelle tre elezioni in cui si e’ votato col Porcellum, il governo incaricato ha avuto la maggioranza di seggi anche in Senato o si son dovuti far accordi con altri partiti fuori coalizione per averla ?
    Porcellum negativo per premio maggioranza eccessivo alla Camera, listini bloccati ma perlomeno indicava senza dubbio la forza politica che doveva aver l incarico di governo

    • Nel 2013 si poté formare il governo solo dopo un accordo tra due dei tre poli (PD e PDL). Nel 2006 c’era una maggioranza di centrosinistra alla Camera ma non al Senato, dove il governo aveva la maggioranza solo grazie ai voti dei senatori a vita.

  • Nell’articolo, molto interessante, si parla di ingovernabilità … non sono d’accordo. Pretendere una governabilità sicura al 100% da una legge è miope e, secondo me, pericoloso. La governabilità va garantita dalla maturità delle forze in campo che devono trovare un compromesso e presentare un governo. Mi scuso se sono andato “fuori tema” con un approccio politico piuttosto che tecnico.

    • Concordo!
      A mio avviso ancora non ci riprendiamo dalla “sbornia” maggioritaria degli ultimi decenni e ci siamo dimenticati che il nostro è un regime parlamentare ed il governo è espressione di una maggioranza parlamentare.
      La classe politica eletta dovrebbe tornare a fare politica e non ad aizzare le proprie tifoserie

  • Non capisco il ragionamento. Fior di politici “esperti” e pagati per quello, compresi i tecnici preposti, erano chiamati a fare una legge per garantire la governabilità e invece ne hanno partorita una che, stante la situazione dei sondaggi ed anche la statistica (ovvero l’improbabilità di arrivare al 40%) non lo fa.
    Considerando che possibili soluzioni al problema esistono, come potete affermare che non abbiano sbagliato?
    Per una cosa simile in qualsiasi azienda privata un consiglio di amministrazione sarebbe stato licenziato seduta stante.
    Il fatto che altre leggi fossero altrettanto sbagliate è interessante (ho letto volentieri l’articolo) ma *IRRILEVANTE*.
    Se ho ben capito la consulta ha bocciato il doppio turno perché non c’era un minimo per accedervi, mentre molti politici mentendo affermavano che non ci potesse essere un ballottaggio tout court. Non sarebbe bastato sistemare l’Italicum come da indicazioni della consulta ed estenderlo anche al senato?

    • Mi sembra di aver letto che secondo la costituzione e la corte costituzionale che al senato un ipotetico premio di maggioranza deve essere su base regionale. Un ballottaggio per entrambe le camere sarebbe inattuabile. Inoltre se la soglia per raggiungere il ballottaggio fosse stara il 35%, ad esempio (per evitare una eccessova distorsione della volontà degli elettori come vuole la Consulta) ci sarebbe un solo partito o coalizione che ha superato tale soglia. A quel punto è meglio il sistema greco per la canera e il maggioritario per il senato.

    • Finché vige il bicameralismo paritario, è un azzardo prevedere un ballottaggio nazionale che potrebbe avere esiti diversi nelle due Camere. La certezza matematica di ottenere una maggioranza era realizzabile solo con il tanto temuto “combinato disposto” di riforma costituzionale + Italicum (e sarebbe stato un unicum nelle democrazie occidentali, qualunque fosse il giudizio che se ne vuole dare).
      Bocciate entrambe (dal popolo sovrano una, dalla Corte costituzionale l’altro), quella strada semplicemente non era più percorribile. Nelle democrazie parlamentari se non c’è una maggioranza la si crea in Parlamento dopo le elezioni, mediante accordi tra partiti. Non c’è niente di antidemocratico o disdicevole in tutto ciò. Preferire un altro sistema è legittimo, ma dal 4 dicembre 2016 non è più possibile, piaccia o meno.

      • Perché sarebbe un azzardo? La consulta non ha bocciato il doppio turno ma solo l’assenza di soglie.
        Se avessimo di meccanismi uguali a camera a senato con ballottaggio nazionale (ovvero Italicum esteso e corretto), che probabilità avremmo di avere esiti diversi? A memoria mi pare che le differenze di equilibrio tra camera e senato non siano mai troppo marcate, e verrebbero ulteriormente appiattite al secondo turno.
        Detto questo se la riforma costituzionale fosse stata di 1 sola riga con abolizione del senato si potevano raggiungere i 2/3 dei voti in parlamento senza nemmeno andare al referendum, ed in ogni caso il referendum sarebbe probabilmente passato.

  • Ottima analisi. Però mi sembra di capire che sia con il sistema tedesco che con quello spagnolo che con quello francese il Movimento cinque stelle avrebbe avuto più seggi del centro destra e allora che il Rosatellum sia stato scelto per limitare l’influenza del Movimento mi sembra un dato di fatto.

  • Ciao Salvatore, Leggendo l’analisi mi sembra di capire che se il centrodestra si fosse presentato come partito unico avrebbe avuto la maggioranza applicando il sistema greco alla camera e il maggioritario uninominale al senato. Mi sbaglio? Credi sia una soluziona attuabile per garantire maggiore governabilità al paese?

    • Ciao, in realtà simulando il centrodestra come lista unica col sistema greco avrebbe ottenuto poco più di 300 seggi, comunque meno della maggioranza assoluta. È noto peraltro che in politica 2+2 non fa mai 4 (specie per quanto riguarda il centrodestra, o almeno così suggeriscono i precedenti), ma in genere qualcosina in meno.
      Il maggioritario uninominale è un ottimo sistema, con i suoi pregi e i suoi difetti. Bisogna essere consapevoli però che nemmeno quello garantisce una maggioranza nel 100% dei casi…

      • Giusto. Ho sbagliato i conti. Un sistema che dà un premio di maggioranza che fa raggiungere la maggioranza assoluta a chi ottiene il 37% dei voti alla camera e un maggioritario uninominale al senato sarebbe costituzionale e funzionale a suo parere? Sempre tenebdo presente che nessuna legge garantisce governabilità certa.

  • Molto semplicemente, la Costituzione non permette la governabilità. E ciò è palesemente un’imposizione Alleata di tanti decenni fa.

  • E CHI LO DICE CHE NON E’ COLPA DEL “ROSATELLUM”?
    Non credo per nulla sia “superficialmente sconcertante” la considerazione che un Parlamento, pur disconoscendo anticipatamente le scelte democratiche dell’elettore, dia vita, insieme alla Corte Costituzionale, ad una legge che non permetta una maggioranza di governo.
    Affermo questo partendo da una considerazione personale ed ideologica sul diritto: regole, norme e leggi vengono adottate, ideate ed approvate dal genere umano per impedire una irrazionale anarchia all’interno della società e permettere un benessere fisico e psichico dell’individuo che ivi vi alberga.
    Partendo da questo presupposto proporrei due questioni da ponderare e sulle quali andare a ragionare, ben distanti tra loro ma ideologicamente plausibili e giustificabili ovvero: quanto è dignitoso e responsabile perseguire un governo stabile, anche a costo che la maggioranza non rispecchi il 50% (maggioranza assoluta) dell’elettorato ma pur sempre la maggioranza “relativa” (con un 32% o un 37%) di coloro che, ad ogni modo, la pensano allo stesso modo, o quanto è necessario che, in virtù dell’equa rappresentazione democratica dell’elettore, le scelte dei cittadini siano adeguatamente rappresentate, tramutando in seggi effettivi in Parlamento le scelte stesse di questi ultimi?
    Può sembrare una banalità: non lo è! Tutto ha inizio da questa questione.
    Perché da un lato la più alta carica dello Stato chiede responsabilità alla governabilità del Paese, dall’altra la Corte Costituzionale prende delle posizioni ambigue, bocciando il ballottaggio dell’Italicum perché “una lista può accedere al turno di ballottaggio anche avendo conseguito, al primo turno, un consenso esiguo, e ciononostante ottenere il premio, vedendo più che raddoppiati i seggi che avrebbe conseguito sulla base dei voti ottenuti al primo turno” e nello stesso tempo auspicando che “i sistemi adottati” (nelle due Camere), “pur se differenti, non devono ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”.
    Ora, poiché è vero che “nessuna legge elettorale può prescindere dai risultati elettorali” e che la stessa non deve far altro che permettere la trasformazione dei voti in seggi, c’è da capire quale sia il sistema che una società matura decide di adottare: far sì che ci si incanali verso una maggioranza governativa stabile o essere rappresentativi il più possibile delle decisioni dell’elettorato? E chi stabilisce quanto sia “il più possibile”? In virtù di cosa?
    Non è una banalità questa. La scelta deve essere fatta.
    E, che si voglia o no, viene sempre fatta ogni volta che si fa una legge elettorale.
    Ogni forma di sbarramento, ogni premio di maggioranza propende per la prima opzione; ogni assegnazione proporzionale si indirizza, di contro, per la seconda. Persino la Consulta sceglie e fa una scelta, umana, arbitraria, soggettiva: non esiste in Costituzione un’aliquota che stabilisca che un partito politico con il 3% non sia “abbastanza rappresentativo”, uno con il 10% lo sia “poco” mentre con il 18% lo sia “abbastanza”. Si sceglie: per ipotesi! Si sceglie una quota, tra l’altro arbitraria! E le sentenze della Corte sono piene di definizioni confuse come “abbastanza”, “(irragionevolmente) elevata” e “sproporzionata (distorsione)”: l’analisi quantitativa chi la stabilisce? In base a cosa? Chi stabilisce se un partito debba o no essere rappresentato in Parlamento in virtù della sua “poca” percentuale di consensi? Chi stabilisce il “poco” o l’ “adeguato”? La legge elettorale, ecco chi!
    Se io fossi segretario di un partito politico che avesse ottenuto il 2% dei consensi chiederei alla Consulta perché il “mio” 2% dell’elettorato non possa essere rappresentato, e non possa secondo quale passo della Costituzione, considerato che, in virtù di una eventuale rappresentazione democratica di tutto il popolo elettorale, il mio 2%, in una Camera dei deputati con 618 seggi, corrisponderebbe (in proporzione) a 12 seggi! A meno che non si concretizzi, appunto, la necessità che ci sia una legge che permetta una maggioranza! E poiché “non è certo il Rosatellum a far votare in questo modo” ed a creare 3 poli, affinché uno dei tre governi bene, secondo questa logica della maggioranza, 2 poli in opposizione sono troppi!
    La Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica ed i partiti politici accettano e ricercano, per inerzia, la soglia di sbarramento (ed è nella legge elettorale, arbitrariamente, non nella Costituzione che viene scelta questa soglia) ed il premio di maggioranza ed in tal modo optano per l’idea che un Parlamento debba essere forte e solido, in termini numerici: ecco perché siamo tutti convinti che un sistema elettorale “debba” produrre una maggioranza.
    Tornando all’articolo.
    L’excursus storico delle leggi elettorali vigenti in Italia è minuzioso e preciso: indica come in tutti i sistemi pre-esistenti con i numeri attuali ed il tripolarismo la maggioranza di governo non risulta/risultava raggiungibile.
    Tantomeno lo è con i sistemi elettorali di altri Paesi dell’Unione Europea.
    La domanda che continuo a pormi, tuttavia, è: quanto debba essere rappresentativo del popolo un partito perché possa considerarsi maggioranza, seppur relativa, di un gruppo popolare che l’ha votato?
    Mi domando questo perché c’è un passaggio dell’articolo che mi turba e mi fa riflettere (oltre alla conclusione che “avendole provate tutte”: tutte tra quelle esistenti!): l’incostituzionalità dei ballottaggi.
    L’incostituzionalità dei ballottaggi nell’Italicuum non è motivata sul ballottaggio in sé ma in quanto associato ad un premio di maggioranza, possibile anche per una forza politica che al secondo turno ci sia andata con il 12,5% dei voti.
    Se i ballottaggi fossero “incostituzionali” lo sarebbero altresì per l’elezione dei sindaci. Ci sono sindaci in carica che governano egregiamente avendo ottenuto al primo turno il 30% dei consensi e nessuno grida alla morte della democrazia.
    Perché allora non ipotizzare il ballottaggio per l’assegnazione del seggio tra le due forze politiche che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di consensi?
    Non sarebbe, questo, un sistema per avvicinarsi maggiormente, alle scelte singole dell’elettore senza intaccare la maggioranza democratica della scelta?
    Un sistema di maggioranza così ideato non è in contrasto con la motivazione della Corte e permetterebbe, forse, una vicinanza superiore alla effettiva scelta democratica elettorale nella trasformazione dei voti in seggi.
    Se questo fosse contestabile perché taglierebbe fuori quella fetta dell’elettorato che blocca una solidità in virtù di un 17-18%, e darebbe solo una maggioranza relativa, scelta dall’elettore tra i due poli maggiori, non riuscirei a spiegarmi per quale ragione io debba considerare più democratica l’arbitraria creazione, all’interno di palazzi, di una maggioranza parlamentare tra gruppi politici disomogenei e già distorta da soglie di sbarramento e premi di maggioranza, semplicemente perché indirizzata nella sua formazione dal richiamo ad un “senso di responsabilità”.
    L’approvazione di una legge elettorale è di per sé una scelta e la scelta è se volere o meno una maggioranza per permettere la governabilità o meno. E fino a che costo.
    Se questo non fosse realmente la priorità, la rappresentazione elettorale dovrebbe essere totale e non su arbitraria scelta del legislatore (di certo non della Costituzione Italiana)!

  • Questo articolo ha un nome preciso: propaganda che si basa su numeri da pseudo-scienza. Come mai? Perche’ questo articolo parte da presupposto che la legge elettorale sia stata costruita sulla luna e non in Italia. In Italia la situazione a tre poli e’ evidente dal 2013, quindi i correttivi da inserire in legge elettorale per garantire un governo DOVEVANO ANDARE SULLA SCIA DEL PROPORZIONALE TEDESCO, all’epoca la commissione parlamentare infatti stava lavorando sul cosiddetto TEDESCHELLUM. Perche’ non ci sono in questo articolo simulazioni che riguardano quella legge elettorale? Forse perche’ tutta la tua obiettivita’ si scioglie come neve al sole di fronte a interessi di partito/bottega rispetto ad interessi di avere un governo in Italia?

  • Interessante spunto. Grazie.
    Io da cultore dell’argomento ritengo che tramite un sistema elettorale non si debba ricercare la governabilità in quanto esso determina il legislativo e non l’esecutivo; ed anzi quest’ultimo è solo accidentale rispetti al primo e da quest’ultimo subordinato e modificabile (per esempio tramite i cambi di maggioranza durante le legislature). La ricerca della stabilità tramite l’elezione del legislativo non è altro che l’applicazione dei dettami del mercato sulla politica, dell’appiattimento e della perdita di potere del legislativo a scapito dell’esecutivo. In poche parole della perdita di peso politico del popolo rispetto a quello delle élites che influiscono sulla formazione dei governi. Tutto ciò chiaramente nei sistemi in cui non si elegga direttamente anche il capo dell’esecutivo (come de facto in francia) nelle quali situazioni allora ha importanza e cogenza la ricerca della stabilità.
    In ogni caso, come gusto e caso di scuola un sistema che può dare una certa stabilità è quello turco: proporzionale con sbarramento al 10%. In questo caso in italia con.i risultati del 4 marzo avremmo con Hondt il seguente risultato: m5s 239, pd 142, lega 131, fi 107; mentre con Imperiali: m5s 202, pd 160, lega 135, fi 122.
    In entrambi i casi sarebbe necessaria ancora una coalizione per determinare una.maggioranza

  • Non è vero che non è colpa di chi ha approvato il rosatellum bischero. C’era l’intento di non mettere in condizione il m5s di governare. Si poteva approvare la legge con il criterio delle elezioni comunali con il balottaggio ed il premio al partito più forte. quanto bastava per raggiungere la maggioranza nelle due camere. volendo si poteva. ma NON si è voluto. PERCHE’? la perfidia l’incapacità o la cattiveria.

  • L’autore di questo articolo considera di una superficialità sconcertante chi pensa che lo stallo prodotto dalle elezioni di domenica scorsa sia dovuto al Rosatellum, anzi questa secondo lui è una vera e propria bufala.
    Perché? Semplice. Secondo l’autore “nessuna legge elettorale può prescindere dai risultati elettorali. Il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi (una legge elettorale è essenzialmente questo) non può intervenire sui voti espressi dagli elettori: può soltanto usare metodi diversi per convertirli in seggi.”
    Cioè? In realtà questa sua frase è l’unica cosa di una superficialmente sconcertante. Infatti come Grofman e Lijphart spiegano nel testo Electoral laws and their political consequences:
    I sistemi elettorali sono “lo strumento manipolativo più specifico della politica”; e tra gli elementi più importanti di una corretta analisi delle leggi elettorali e delle loro conseguenze politiche indicano (non traduco dall’inglese perché confido che la maggioranza lo conosca e lo parli
    meglio di Renzi) :
    1 Electoral formulas proportional representation (PR) vs. majoritarian systems;
    2 Ballot structure
    3 District magnitude
    4 Size of legislature
    5 Number of candidates/parties
    6 Suffrage and registration requirements
    7 Ease of voter access to the electoral process
    8 Ease of party/candidate access to the political process
    9 Structure of political competition 10 Special features of ballot format
    11 Special features for transforming votes into outcomes 12 Districting procedures
    13 Campaign financing rules
    14 Campaign timing rules
    15 Other features of campaigning rules (media access, rules prohibiting “unfair” advertising, rules on sites where campaigning is forbidden, and restrictions on the period during which a campaign can be conducted)
    16 Number and type of offices which are subject to electoral choice
    17 Degree of “bundling” of elections
    18 Mechanisms for voter intervention
    Similarly, while the degree of seats-votes proportionality and facilitation of majority legislative control are among the most important political consequences of electoral laws, also are
    1 the effects on ideological polarization of the electorate;
    2 the structure of party organization;
    3 intraparty versus interparty competition;
    4 regional and national integration;
    5 the interaction of political and economic “cycles”;
    6 voter participation and sense of voter efficacy;
    7 incentives to strategic voting;
    8 perceived regime legitimacy;
    9 representation of racial, ethnic, and other group interests.
    Quindi, per tutte queste ragioni è di una superficialità sconcertante considerare una legge elettorale banalmente un “meccanismo di trasformazione dei voti in seggi”.
    Per tutti i dettagli: Grofman, Bernard, and Arend Lijphart, eds. Electoral laws and their political consequences.

    • Citare alti esempi di politologia non esime dal dimostrare perché, e in che modo, altri sistemi elettorali avrebbero dovuto modificare il voto degli italiani in misura tale da garantire una maggioranza, rispetto al voto espresso il 4 marzo. A citare siamo bravi tutti, ma ancora nessuno ha saputo rispondere a questa banale, semplice domanda.

      • Non è banale, ma è necessaria l’eliminazione del bicameralismo e adottare il sistema a doppio turno. L’esito del referendum è stato deleterio, purtroppo la maggioranza che ha votato il no, si è espressa pensando a Renzi, piuttosto all’oggetto del quesito referendario. Il sistema proporzionale emancipa l’arte del compromesso politico, ma manca il senso pragmatico dei politici che tutto sommato, non sono tanto peggio di chi li vota.

      • Può essere che a citare siano bravi tutti, anche se in realtà non è proprio così dato l’alto livello di plagio presente in accademia. Citare permette di verificare fonti e argomenti; citare è alla base della ricerca scientifica. A leggere comunque sembra evidente che non siano bravi tutti: nel testo da me citato ci sono diverse cases study che spiegano in dettaglio ciò che i due autori annunciano nella loro introduzione, vale a dire che le leggi elettorali non sono semplici meccanismi di assegnazione dei seggi ma hanno profonde e complesse implicazioni politiche. Al contrario, la logica del tuo articolo non solo è contraddittoria ma slega anche la legge elettore da ogni relazione con il voto degli elettori e con altre variabili messe in risalto invece in numerosi studi, come appunto quello da me citato. Se così fosse ogni legge elettorale andrebbe si equivarrebbe e non ci sarebbero lunghe ed estenuanti trattazioni su di esse.

  • Articolo interessante. Ritengo, però, eccessivamente spinto dire, sulla base di questi dati, che non ci sarebbe stata un alternativa. Quello che intendo dire è che gli elettori e i partiti si comportano in modo diverso in relazione al sistema elettorale* ed è quindi scorretto prendere i numeri delle simulazioni come numeri esatti, ma è necessario accompagnarli da una fluttuazione. Certamente la fluttuazione è difficile da determinare, ma riconoscere che ci possa essere apre le porte a diverse interpretazioni. Ad esempio con un sistema “first past the post” i partiti si sarebbero mossi con strategie diverse e chi sa se il cdx avrebbe potuto strappare quei 15 seggi in più. Se posso dare un consiglio per migliorare il già ottimo lavoro, si potrebbe fare un analisi sui seggi a rischio e stimare la probabilità di una possibile maggioranza. Perché solo di probabilità si può parlare, non di numeri esatti e per l’idea che mi sono fatto personalmente è che con il Rosatellum l’ingovernabilità era già scritta, con altri sistemi ci sarebbe stata più chance(in particolare con il sistema inglese)

    *Per fare un esempio, se avessimo avuto un sistema inglese avremmo perso la logica nazionale del proporzionale, ma molti elettori si sarebbero concertati sulle persone del territorio. Forse il PD non avrebbe candidato Casini a Bologna e se lo avesse fatto, magari Errani avrebbe portato via più voti

  • E se il primo partito prendesse il 51% dei seggi, il secondo il 25% e il restante il 24%, con una legge in cui sia impossibile cambiare di partito dopo le elezioni, salvo ritirarsi completamente e ricandidarsi alla successiva legislatura, non andrebbe bene? Così sarebbe garantita la governabilità al 100%

  • Complimenti. Apprezzo molto la equidistanza dell’analisi. Rimarco che la Consulta ha bocciato il modo in cui il ballottaggio veniva applicato ma non il ballottaggio come metodo. Infatti Amato, in un intervista al CdSera, rimarcò come le comunali o il sistema francese non sarebbero incostituzionali. Azzardo, come vedreste un italicum con secondo turno di ballottaggio di coalizione? In più con un programma di coalizione? Magari da tenersi a due o tre mesi dal primo turno proprio per dar vita ad un programma condiviso? Sarebbero superati i punti che hanno spinto la Consulta a bocciare il ballottaggio previsto dal l’italicum.

  • E’ sempre interessante fare questi esercizi di stile. Applicare in modo freddo ed asettico i dati di una tornata elettorale ai diversi modelli presenti o presunti.
    Mi sembra più un pretesto per scrivere qualcosa. Anche se ben fatto.

    La realtà penso sia molto più liquida e difficilmente inquadrabile rispetto a quanto da lei proposto.

    Gli elettori votano in modo differente in base ai sistemi elettorali presenti e si comportano in modo differente. E questo accade perchè i partiti formano coalizioni (oppure no) e fondano intere campagne elettorali (e relative strategie) proprio su questo.
    E penso a quella fetta di eterni indecisi o che non hanno un DNA politico da tifosi… che ormai hanno superato il 30%.

    Insomma, data la forte premessa (nona riga-superficialità disarmante), trovo il suo articolo un pò forzato.

  • Spett.le Sig. Salvatore Borghese….la ringrazio per l’ottimo lavoro svolto, molto esaudiente e di facile lettura. Vorrei una Sua opinione… i sistemi elettorali (qualsiasi sistema) non hanno la finalità principale di “creare maggioranze”; anche perchè, non scordiamo, che siamo in una Repubblica Parlamentare. A mio parere il Parlamento dovrebbe perciò rappresentare il più possibile i cittadini. Poi, a Parlamento eletto, stà ai parlamentari eletti cercare convergenze su un programma comune e poi ottenerne la fiducia. A fiducia ottenuta si governa per l’intera legislatura, o fino a quando nel Parlamento non si presenti una nuova maggioranza (sfiducia costruttiva). Un po’ quello che succede nella vicina Germania, dove la Cancelliera Merkel, ottenuta da poco una nuova fiducia, può ora governare tranquillamente per l’intera legislatura. Grazie

  • non si potrebbe andare al ballottaggio solo con i primi due partiti…? sarebbero comunque gli elettori a scegliere il vincitore garantendo sicuramente la maggioranza

  • Sono rimasto colpito dalla analisi che fai, e ritengo che tu sia la persona adatta cui raccontare una ipotesi di sistema elettorale. Magari conoscendoci di persona davanti a un caffè.

  • Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo, ha sottolineato che “sono simulazioni da prendere con molte cautele: le leggi elettorali, infatti, condizionano moltissimo sia il modo in cui gli elettori fanno le loro scelte sia le proposte politiche dei partiti, in termini di alleanze e di messaggi con cui presentarsi all’elettorato”.

    • Condivido e sottoscrivo pienamente la cautela del prof. Valbruzzi. Aggiungo: simulare scenari con sistemi alternativi con dati certi richiede accortezza e senso del dubbio. Affermare che sistemi alternativi, a differenza di questo, avrebbero prodotto altri dati (quali? con che esito in termini di seggi?) è un’affermazione totalmente campata per aria.

      • Anche sostenere con forza, attraverso queste simulazioni, che con altri sistemi elettorali non si sarebbe raggiunta una maggioranza è un’affermazione campata per aria. I dati sono stati ottenuto sotto un ipotesi molto restringente (ossia che l’elettorato e l’organizzazione delle forze politiche sono indifferenti al sistema elettorale). Siamo in un campo in cui non ci si può muovere con estremo rigore scientifico e dunque sarebbe cauto evidenziare perlomeno gli aspetti critici di un opinione e non solo mostrarne gli aspetti che la confermano. È chiaro che nessuno dei commentatori ha il tempo di mettersi ad elaborare dati per smontare la sua tesi. Se vengono poste delle domande e dei dubbi sull’eventuale scenario lo si fa solo per curiosità, per provocazione e con leggerezza . Starà poi agli addetti ai lavori spiegare con i dati(non con le domande) l’impossibilità di eventuali scenari.

  • confesso di aver guardato solo le figure: sono un contadino quindi senza saper né leggere né scrivere vorrei solo dire che la zappa sui piedi ce la siamo data da soli, votando male, restando divisi… non siamo stati in grado di metterci d’accordo fra noi elettori eppoi ce la prendiamo con una legge elettorale che, per quanto assolutamente ingiusta, poteva non causarci alcun problema se solo avessimo espresso una volontà meno equivoca… sulla quale chi di potere ci marcia e ci va a nozze………. e il peggio è che avevamo sbagliato già 5 anni fa… stavolta abbiamo sbagliato un pochino di meno ma col 4 o col 2 la bocciatura non ce la toglie nessuno… se vogliamo la promozione serve almeno un 6, ossia una maggioranza netta per chi se la merita… e adesso abbiamo un altro lustro per accordarci su chi la meriti… ma riusciremo prima o poi a farla noi elettori una bella coalizione di larga intesa o continueremo stoicamente a rosolarci nel divide et impera?

    • la realtà è dura, ma va digerita. Ho apprezzato le simulazioni che -proeizioni alla mano su dati reali- dimostrano il contrario della vulgata corrente “tutta causa del rosatellum”. Bene, si prenda atto che in Italia :
      a) il bipolarismo è morto e sepolto,
      b) non si può tornare ad un proprozionale puro (tra l’altro allo stato non esiste un partito federatore, com’era la DC per vocazione)
      c) l’elettorato è diviso in 4 parti: una non va comunque a votare circa il 25%-30% a seconda delle circostanze , il restante del corpo elettorale si riparte i tre sottoinsiemi.
      Prospettiva:
      a) de minimis , si corregga la legge esistente su un punto sostanziale , ovvero chi raggiunge il 30 % dei voti espressi e batte gli altri due concorrenti prende tanti seggi alla Camera quanto al Senato in una misura utile per avere il quorum di maggioranza, gli altri due poli/partiti vanno all’opposizione e scrutinate le schede resta uno ed un unico vincitore,
      b) si ripensa il sistema copiandolo, in toto, dalla Francia ovvero il semipresidenziale con il Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo e collegi uninominali a doppio turno con soglia di sbarramento al 12,5 (importante è copiare in toto, non solo importare la legge elettorale con Presidente non eletto dal popolo). La mia preferenza, va a questo seconda opzione, in assenza va bene anche la prima perchè la rappresentanza senza governabilità è perniciosa.

      • “de minimis , si corregga la legge esistente su un punto sostanziale , ovvero chi raggiunge il 30 % dei voti espressi e batte gli altri” e poi la Corte Costituzionale la boccia come ha fatto in precedenza. Predi il 30% e porti a casa il 50? Bocciato due volte dalla Corte.

        La Francia ha la sua storia, la sua società e la sua legge elettorale. Noi non siamo la Francia.

  • Analisi giusta e corretta. Complimenti al lavoro ben supportato da dati e spiegazioni chiare.
    Che in Italia ormai si sia cristallizzato un sistema tri-polare è indubbio. Resta da capire quanto questa situazione potrà durare e con quali risultati in futuro. Dal mio punto di vista ho sempre preferito una legge elettorale simile quella britannica. Ovviamente mi auspico anche l’abolizione del bicameralismo perfetto e la fine del parlamentarismo, retaggio di un’epoca in cui l’Italia era un paese completamente diverso. Purtroppo il referendum del 4 dicembre era una soluzione al ribasso di tutto questo e anche per tale motivo è stato giustamente respinto dal popolo sovrano.

  • Paghiamo profumatamente delle persone per fare delle leggi efficaci, a mio avviso il Rosatelleum non lo è.

    Qual è allora la legge da adottare? Non ne ho idea, il mio dovere è quello di votare e il loro è quello di fare leggi idonee e di risolvere problemi, non di complicarli ulteriormente.

    Quindi, si è colpa della legge se non c’è un risultato chiaro, mica della tripolarità degli Italiani.

    Il risultato attuale era già previsto 5 minuti dopo l’approvazione del Rosatellum e ad oggi a 20 giorni di distanza dal voto, se chiedi a qualcuno chi ha vinto, ognuno darà la sua versione dei fatti.

    A me non interessa con quale legge, Porcellum, Italicum, Mattarellum, alla Francese ecc.. a me interessa vedere una legge che rispetti la costituzione e un risultato chiaro 1 minuto dopo lo spoglio … non ci hanno forse sempre promesso questo?

  • Il problema e’ che l’autore pone l’articolo da un punto di vista ‘a posteriori’. Quando il governo ha posto la fiducia sul Rosatellum i sondaggi davano il PD in una forbice dal 26% al 28%, molto simile a quella dei 5 stelle (dal 27% al 29%). Lega e FI erano piu’ o meno appaiate. Si guardi per esempio i sondaggi LA7 (http://tg.la7.it/sondaggi/il-sondaggio-politico-di-luned%C3%AC-20-ottobre-30-10-2017-121360). In questo contesto e’ stato scritto il Rosatellum. In un contesto in cui un Nazareno bis a maggioranza Renzi-Berlusconi era ancora possibile grazie ad un PD ancora forte e ad una Lega che per contare doveva accodarsi a Berlusconi. Il Rosatellum era stato progettato esattamente per quel contesto e per ottenere quel risultato. A posteriori una analisi come quella dell’autore non significa nulla, e’ una simulazione buona per gli statistici.

  • Complimenti per l’analisi che obbliga a ragionare, esercizio non molto diffuso purtroppo in Italia. Desidererei tuttavia sottolineare che nel caso ” sistema francese ” che a me piace molto La sera dell’elezioni dopo il ballottaggio già sapremo chi governerà Poi penseremo al parlamento Inoltre un punto da sottolineare Con un’elezione diretta tipo francese potrebbe cambiare la variabile astensionismo Ad ogni modo GRAZIE

  • Ma basta ripescare la legge 2444/23, di un tale, come si chiamava Arcivio? Acessa? Acerebro? Così si rispetta “la volontà popolare” <3
    /trolloLOL

  • Dr Borghese, mi permetto di dissentire la sua analisi non perché non la ritengo giusta, ma perché manca di un presupposto. L’attuale tripolarismo era prevedibile quando fu approvata il Rosatellum, pertanto il solo fatto di averla così fortemente voluta mi fa pensare che sia stata fatta con il preciso scopo di non determinare una maggioranza. Inoltre, ritengo che essa sia stata approvata a proprio interesse perché sebbene fosse prevedibile una flessione dei consensi, nessuno poteva immaginare un PD al di sotto del 20%. Se avessero avuto intorno al 30 oggi avremmo un governo per le innate capacità di mediazione caratteristica dei componenti Dem
    Così come da lei evidenziato in un altro articolo, un’altra legge era possibile, una legge capace di garantire un governo in sistema politico tripolare. Per cui la domanda che mi pongo è questa. Chi ha fatto questa legge perché non ha tenuto conto del tripolarismo?

  • Non sarà colpa del rosatellum ma, come si dice, “excusatio non petita”. Se non è colpa, se la situazione è indifferente, mi chiedo perché quella grande fretta di cambiare la legge elettorale e l’esultanza scomposta di Rosato.
    Per ritornare ai detti popolari, a pensar male si fa peccato……….

      • Ed è molto probabile che questa possa seguirle. Ripeto, perché per me contano molto gli atteggiamenti, non si va a cambiare una legge elettorale con quell’ardore e quella contentezza se non si pensa di ottenerne un vantaggio. Mi dirà, caro Borghese (di cui ci tengo a dirle, apprezzo l’analisi), che forse si sono dimostrati persino più incompetenti di quello che pensiamo se, pensando di ottenerne un vantaggio, hanno prodotto invece una legge tutto sommato “neutra”

  • E’ evidente che se in un sistema tripolare (anzi, secondo me, anche più-che-tripolare) si pretende il raggiungimento di una maggioranza assoluta di governo con il solo proporzionale, si porta il Paese alla ingovernabilità, per il semplice fatto che se decine di milioni di cittadini devono distribuire il loro voto tra molti poli, per evidenti ragioni statistiche non ci sarà nessuno che avrà il 51% (a meno di un miracolo)!…Ma proprio perchè questo è evidente, è altrettanto evidente che vhi ha voluto questa legge lo ha fatto con il PROPOSITO di giungere alla ingovernabilità. Inutile girarci intorno. Bisognava superare l’ostacolo con un “sano” premio di maggioranza, oppure con un doppio turno…Anzi, chi ha introdotto il Rosatellum ha fatto qualcosa di ancora più subdolo, perchè ha consentito la formazione di coalizioni “fantasma”, generate soltato per racimolare voti. Il risultato è che chi ha votato per un partito ha regalato il suo voto anche a qualcun altro, che magari proprio gli stava sullo stomaco! In sostanza: il voto dei cittadini non ha alcun valore!

  • Legge Calderoli scusate… 1)ma chissenefrega dei sistemi esteri 2) con la camera governabile il governo sarebbe stato fatto in 10 giorni
    morale .. La legge Calderoli era molto meglio della legge attuale . Punto.
    E alla corte costituzionale non interessa minimamente di avere un paese senza governo o con governi tecnici

  • Ma mi scusi perché nel computo fatto con il doppio turno alla francese ci dovrebbero essere ancora incertezze?

  • Le ipotesi contemplate sono ovviamente fatte “a bocce ferme”. E’ evidente che una legge elettorale contribuisce ad orientare il voto.. se si vota col maggioritario ed io so che c’è una forza che è più forte di altre, potrei orientarmi in quella direzione cosi da farle raggiungere il premio oppure, al contrario per ostacolare l’obbiettivo. Col proporzionale si tende ad essere più sinceri e coerenti col proprio convincimento ma forse è più difficile raggiungere la governabilità

  • Non so se sia più ingenuo o frutto di malafede non considerare che le motivazione per cui il Rosatellum genera stallo non sono legate alla composizione parlamentare che restituisce termini numerici, ma al vincolo aggiuntivo che la possibilità di formare coalizioni per ottenere più seggi ha generato dopo le elezioni, togliendo, di fatto, un “grado di libertà” al sistema per comporre una maggioranza.
    E’ una questione politica e non di numeri.
    Cosa succederebbe se il Rosatellum non avesse le coalizioni?
    Già a livello numerico avremmo uno scenario un pelo diverso. Alla camera avremmo ad esempio:
    -M5S +50 seggi
    -PD +8 seggi
    -Lega +7 seggi
    -FI -44 seggi
    -FdI -13 seggi
    -partiti minori -8 seggi complessivi.
    D’accordo che anche questo scenario non genera una maggioranza, ma la Lega, per lo meno in termini di correttezza rispetto agli alleati, sarebbe libera di gestire i suoi voti a piacimento senza essere accusata di “tradimento”.
    E questo, al netto dei legami tra Lega e Berlusconi di cui si è parlato negli ultimi tempi, farebbe la differenza.

    • Se il Rosatellum non avesse le coalizioni, i partiti di centrodestra (che governano insieme in pressoché tutte amministrazioni comunali/regionali guidate dal centrodestra) avrebbero formato una lista unica e avrebbero preso molti più voti. Magari non il 37%, ma il 35%, per dire. Non sarebbe cambiato granché. Altro è dire che in un sistema unicamente e pienamente proporzionale (dove invece conviene presentarsi divisi) Salvini non si sarebbe sentito “moralmente” obbligato a fare un governo senza Berlusconi. Ma è appena il caso di ricordare che il Rosatellum non impedisce né a Salvini né ai singoli parlamentari della Lega di appoggiare chi vogliono, in virtù di una cosa chiamata “divieto di mandato imperativo”…

  • Analisi molto interessante! Sono d’accordo anche io che il problema principale non sia il Rosatellum ma le coalizioni pre elettorali, cosa di cui possiamo “vantarci” di essere gli unici in Europa, come evidenzia un articolo della vostra testata del 2012 di cui allego il link.
    http://www.youtrend.it/2012/04/05/come-funzionano-coalizioni-in-europa-legge-sistema-elettorale/

    Sarebbe interessante una simulazione del risultati del 4 marzo con il Rosatellum ma senza coalizioni pre elettorali come in tutte le democrazie europee. Grazie mille!!

  • Quasi in disaccordo su tutto
    1- Intanto la ripartizione tripolare del sistema politico così come lei la definisce, non mi sembra c’entri molto: abbiamo avuto per 50 anni un sistema di pluralismo polarizzato e c’è sempre stata una maggioranza.
    2 – Proprio la causa della polarizzazione politica tipica dei paesi non Anglosassoni ogni sistema elettorale maggioritario a un turno favorisce la moltiplicazione dei partiti invece della loro riduzione. E qui il Rosatellum ha pesanti responsabilità (Non parliamo del Mattarellum che è addirittura peggiore).
    3- Lei chiama doppio turno di collegio alla francese un sistema che invece, in analisi, è di fatto un doppio turno di coalizione. (che ovviamente in Italia produce tre poli e nessuna maggioranza).
    La tabella di chi passa al secondo turno, quella sì è invece corretta e descrive un doppio turno alla francese.
    Con un doppio turno di COLLEGIO alla francese non esisterebbe alcun centrodestra o centrosinistra, bensì i singoli partiti di centrodestra e centrosinistra
    Risultato: avremmo avuto un secondo turno con M5S in tutti i collegi e gli altri partiti come descritto in tabella (I cespugli a casa).
    Al secondo turno, salvo rarissime eccezioni, per battere il M5S, Pd, FI e Lega avrebbero dovuto unire i voti (Cioè, tecnicamente ritirarsi a seconda del collegio e avviare dei patti di desistenza). Ma questo è impossibile in un sistema fortemente polarizzato come quello italiano.
    Con il sistema francese probabilmente il M5S non avrebbe avuto una maggioranza assoluta, ma addirittura qualificata.
    Il sistema francese porta praticamente SEMPRE ad una maggioranza. E’ l’unico sistema che funziona. Il problema è se sia o no opportuno applicare questo sistema alla particolare cultura politica italiana.
    Personalmente opterei per un sistema francese corretto da una soglia “di rappresentanza” (diciamo un 10% dei seggi da assegnare con un sistema proporzionale puro con sbarramento al 3%) che garantisce rappresentatività e governabilità.

  • Credo che l’assunzione di fondo, cioè che il voto degli elettori debba determinare il Governo sia errato.
    Gli elettori in Italia eleggono i rappresentanti in Parlamento, il Governo lo nomina il PdR ed il Parlamento lo approva.
    L’idea che i rappresentanti siano giudicati sulla base di specifiche promesse elettorali di estremo dettaglio (leggi specifiche, opere pubbliche, etc.) non è adeguata alla nostra forma dello Stato.
    Se si vuole far eleggere un Governo direttamente dai Cittadini, occorre cambiare molti aspetti della Costituzione e prevedere elezioni separate, meglio se sfasate nel tempo, per Parlamento e Governo, allora la legge elettorale del Parlamento pivilegerebbe la rappresentanza mentre quella del Governo, magari doppio turno, la governabilità.
    L’idea di risolvere questi problemi cambiando la legge elettorale, solo perché legge ordinaria, rivela la pochezza dei nostri governanti che meglio farebbero a non toccare quello che non capiscono.