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Come si vince con il Rosatellum?

Come si vince con il Rosatellum?

Dopo un passaggio “lampo” in Commissione, il Rosatellum bis è già approdato in Aula al Senato. Si prevede un’approvazione in tempi molto rapidi, con la fiducia, del testo già approvato alla Camera lo scorso 12 ottobre. Entro pochi giorni quindi – salvo clamorosi colpi di scena – il Parlamento approverà la nuova legge elettorale.

Di questo nuovo sistema (chiamato Rosatellum bis per distinguerlo dal “primo” Rosatellum, proposto a inizio anno e piuttosto differente) abbiamo già diffusamente parlato qui e qui (e anche qui, in un lungo approfondimento per Valigia Blu).

Oggi facciamo un passo ulteriore, presentandovi in anteprima delle simulazioni che potremmo definire le più dettagliate finora pubblicate. A differenza di quelle già uscite, infatti (tra cui la nostra), queste simulazioni includono un livello di dettaglio superiore: abbiamo infatti simulato la distribuzione territoriale del voto in diversi scenari applicandola agli effettivi collegi uninominali ritagliati per il Senato dalla legge Mattarella – e che, salvo prevedibili variazioni, saranno utilizzate per la Camera dei Deputati secondo quanto previsto dal nuovo Rosatellum.

La novità non è di poco conto: la nuova legge, infatti, prevede che una quota significativa di seggi (per la precisione il 36%) venga assegnata in collegi uninominali maggioritari. Nella nostra precedente simulazione, per stimare il risultato in questi collegi avevamo utilizzato quelli appositamente ritagliati dal nostro Matteo Cavallaro per la nostra proposta di legge elettorale, presentata a febbraio: che, però, prevedeva un numero di collegi superiore, pari al 50% del totale dei seggi. Una volta applicato lo swing per quei collegi, avevamo simulato quelli del Rosatellum mediante una proporzione [1].

Non possiamo parlare per le altre simulazioni che nel frattempo sono state pubblicate da altri istituti, perché non è stata diffusa la metodologia precisa con cui sono stati stimati i risultati nei collegi. Possiamo però affermare con ragionevole certezza che nessuno finora abbia prodotto una stima basata sul risultato puntuale di ciascun comune che compone i diversi collegi uninominali in numero pari a quanti ne prevede il Rosatellum per la Camera dei Deputati (231).

Questo è esattamente ciò che pubblichiamo oggi, e che costituisce un’anteprima rispetto ad un dossier molto più ricco e dettagliato, attualmente in preparazione e di cui potete leggere qui.

Clicca qui per saperne di più sul Dossier Rosatellum

Se si votasse oggi

Utilizzando i dati della nostra ultima Supermedia dei sondaggi (pubblicata su Agi venerdì scorso), ecco come si ripartirebbero i 618 seggi della Camera dei Deputati – escludendo quindi i 12 seggi della circoscrizione Estero. L’ipotesi da cui siamo partiti è che con il Rosatellum si fronteggino le seguenti coalizioni: A) Centrodestra (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia: nei sondaggi questi tre partiti hanno complessivamente il 32,9%); B) Centrosinistra (PD, Alternativa Popolare: secondo i sondaggi avrebbero il 29,5%); C) Movimento 5 Stelle (27,6%); D) Sinistra (MDP, Sinistra Italiana, ad oggi stimati al 5,2%).

Il grafico dei risultati fornisce uno scenario prevedibile: a fronte di un tripolarismo così equilibrato, nessuna coalizione si avvicinerebbe alla maggioranza dei seggi (320). Un’ipotetica grande coalizione tra PD, AP e Forza Italia (comprendente anche i 4 seggi degli autonomisti di Val d’Aosta e Trentino-Alto Adige) si fermerebbe a 242 seggi: per arrivare a quota 320, bisognerebbe che la quasi totalità dei candidati di centrodestra vincenti collegi uninominali (78 su 85) appartenessero a Forza Italia. Uno scenario alquanto improbabile, e il perché ce lo dice la mappa dei collegi uninominali:

La mappa ci dice che la stragrande maggioranza dei collegi in cui la vittoria del centrodestra è più probabile (quelli in blu scuro) sono concentrati al nord: in Piemonte, Lombardia e Veneto. Appare davvero molto inverosimile che in una parte rilevante (se non maggioritaria) di questi collegi i candidati non appartengano alla Lega Nord.

E se invece una coalizione vincesse le elezioni?

La storia ci insegna che i sondaggi non sono strumenti di previsione: ci dicono come stanno probabilmente le cose al giorno d’oggi, ma difficilmente possono essere usati per dire con certezza quale sarà il risultato di un’elezione che si terrà diversi mesi dopo. Per questo motivo, non possiamo escludere del tutto che un partito o coalizione vinca le prossime elezioni con un ampio margine sugli avversari. Ma per sapere quale sarebbe in questo caso l’esito delle elezioni, non abbiamo bisogno di ipotizzare dati di fantasia. Possiamo ricorrere a dati reali, e neanche troppo lontani nel tempo: quelli delle Europee 2014. In quell’occasione, la coalizione di centrosinistra che stiamo ipotizzando (PD e AP/NCD, allargata in questo caso ai Verdi e agli europeisti di Scelta Europea) ottenne oltre il 46% dei voti. Ma una percentuale di voti superiore al 40% non è sufficiente a vincere le elezioni, nemmeno in un sistema con i collegi uninominali: c’è bisogno anche che gli avversari ne ottengano molti di meno. In questo caso, alle Europee 2014 la coalizione di centrodestra ottenne solo il 26,7% e il Movimento 5 Stelle il 21,6%. E i risultati, in termini di seggi, sono eloquenti:

La mappa dei collegi è altrettanto eloquente: se le prossime elezioni dovessero regalare gli stessi risultati delle Europee 2014, avremmo quella che in inglese si definisce una landslide del PD e dei suoi alleati minori: pochissimi collegi sarebbero vinti (peraltro con un margine ridotto, nella quasi totalità dei casi) dalle coalizioni avversarie.

Quelle che abbiamo visto sono solo alcune delle possibilità: a differenza di quanto abbiamo letto nelle scorse settimane, il Rosatellum non è “destinato” a generare un esito predeterminato. Tanti scenari sono possibili, e una identica distribuzione del voto può dare luogo a distribuzioni di seggi molto diverse. Come mostreremo, in dettaglio, nel dossier di prossima pubblicazione…

 


[1] X : 36 = N : 50 dove N era il numero di collegi conquistati – nella nostra simulazione – da ciascun partito/coalizione.

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Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

19 commenti

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  • Era così bello l,’Italicum di Renzi.A fine serata c’era il vincitore.Si mandava a casa il Senato, si risparmiavano tanti soldi e si governava. Bene o male si governava.

    • Già…e inoltre alla fine della legislatura si sarebbero identificati facilmente meriti e demeriti del gruppo politico che era al Governo, il quale non poteva incolpare altri per i propri eventuali demeriti: sarebbe nata una sana alternanza ecc…:-(

      • Premetto che quella riforma sarebbe stata utile e avrebbe tolto inutili doppioni come il bicameralismo perfetto e contenuto certe spese (io ho votato sì):
        bisogna però anche avere il coraggio di ammettere che era una riforma estremamente incompleta. In particolare, non è vero che il partito di governo avrebbe potuto governare stabilmente per 5 anni: sarebbe bastato il voto contrario di appena 24 parlamentari della maggioranza (340-316) per farlo ballare. Verosimilmente si sarebbero avuti diversi governi monocolore ogni legislatura, una volta che il primo ministro di turno fosse stato da ritenere politicamente bruciato.
        Tra l’altro, l’Italicum è stato bocciato e ciò indipendentemente dal fatto che vigesse solo per la Camera (nella sentenza che lo cassa non c’è una sola riga che si rifà a questa argomentazione). Si sarebbe dovuto comunque varare una nuova legge elettorale, anche se la riforma fosse andata in porto.
        Ne valeva la pena? Sì, questo è indubbio.
        Sarebbe cambiato radicalmente qualcosa una volta adottata? No, il cammino verso la vera stabilità sarebbe stato ancora lungo e complicato.

  • Nessuna delle coalizioni riuscirà ad avere una maggioranza quindi si farà un’inciucio di solidarietà nazionale.

  • RIESCE A CHIARIRMI UN PUNTO DEL ROSATELLUM?

    Se un candidato di collegio uninominale ha una coalizione dietro, praticamente con l’eccezione di 5S, la regola, e indichiamo solo il candidato senza scegliere un partito della coalizione nella scheda elettorale, i voti verran redistribuiti ai singoli partiti che la compongono in base al peso degli stessi, in sostanza andran tendenzialmente al partito più grosso od al secondo e cosi via, senza un effettivo controllo dell’elettore.

    SO CHE SE INDICO OLTRE AL CANDIDATO DI COLLEGIO ANCHE IL PARTITO PRESCELTO NELLA COALIZIONE CHE LO APPOGGIA, LA SCHEDA NON RISULTA INVALIDATA,

    QUELLO CHE NON VIENE CHIARITO È:

    SE VIENE RISPETTATA L’INDICAZIONE DATA NELL’ESPRESSIONE DI SCELTA DI QUEL PARTITO NELLA COALIZIONE, OLTRE AL CANDIDATO DI COLLEGIO, PERCHE A QUEL PUNTO VA CONSIGLIATO DI FARLO E VIENE MENO OGNI PRESUNTA COERCIZIONE DELLA LIBERTÀ DI SCELTA DELL’ELETTORE, MILLANTATA DALLE OPPOSIZIONI ALLA LEGGE ROSATO.
    Oppure se sarà conteggiato il voto al candidato di collegio ed ignorato quello dato al preciso partito nella coalizione.

    Considerazione sulle soglie. Se un partito, o nel caso di una coalizione delle sinistre radicali, non si supera il 3% e 10% rispettivamente, i voti dispersi in qualche modo andranno a dare una sorta di sovradimensionamento (entro il 3% ovviamente, od anche il 10 se la coalizione delle sinistre stesse sotto il 10% e nessun dei suoi partiti ottenesse il 3,01%) in termini di seggi ottenuti.
    O MI SBAGLIO?

    • Ciao Rosario, provo a risponderti. Se ho capito bene, il tuo primo dubbio è su come vengono conteggiati i voti dati alle liste. Candidati di collegio e liste concorrono in due “arene” distinte e separate, quella maggioritaria e quella proporzionale. Detto questo, e fermo restando che il voto disgiunto come sai è vietato, se voti una lista (oppure sia la lista che il candidato di collegio) il tuo voto va sia al candidato di collegio sia alla lista. Se voti solo il candidato di collegio, il voto va ovviamente al suo bottino nel maggioritario, ma va anche a “gonfiare” il bottino della coalizione: in questo modo, quando si andranno ad assegnare i seggi nel proporzionale, il bottino di ciascuna coalizione sarà dato dai voti alle liste + i voti dati ai soli candidati di collegio. Ad esempio, se a una coalizione composta di due partiti sopra il 3%, e che valgono rispettivamente il 15 e il 5 per cento, vanno 100 seggi, al primo ne andranno 75 e al secondo 25.

      Sulla seconda domanda: se una lista non arriva al 3% non prende seggi nel proporzionale, questo sempre e comunque. Per cui se anche hai una coalizione di liste che supera il 10% ma composta da tante liste del 2,99% ciascuna, nessuna di queste prenderà seggi; se fai una coalizione in cui una o più liste fanno più del 3% ma che complessivamente non arriva al 10%, le liste prenderanno solo i seggi che gli derivano dal loro 3%, senza alcun sovradimensionamento dalle liste sotto la soglia, i cui voti andrebbero completamente dispersi. Quindi a un’area politica non certa al 100% di arrivare al 10% conviene fare più una lista unica che disperdere il voto in varie liste di cui magari solo una sopra il 3% (nella migliore delle ipotesi, disperdendo i voti delle altre) o addirittura nessuna.

      Spero di aver risolto i tuoi dubbi. Buona domenica!

      • Ho una domanda da fare:la simulazione è stata fatta partendo dal presupposto che si mantengano i collegi del Mattarellum,ma non c’è la possibilità che il PD riscriva i collegi per avvantaggiarsi o non ci sono i tempi tecnici?

        • I collegi verranno certamente modificati per ovvie ragioni (la demografia è leggermente cambiata rispetto a quella del 1991 su cui si basò il ritaglio dei collegi della legge Mattarella). Il Governo – non il PD – nominerà a breve una commissione di esperti presieduta dal presidente dell’ISTAT per ridisegnare i collegi, secondo i criteri fissati dal testo della legge. Ovviamente la simulazione si basa sui collegi della Mattarella, ma aggiorneremo il tutto quando sarà pubblicato il decreto con i nuovi collegi 😉

  • Secondo me il cdx potrebbe riuscire a vincere in 120 collegi circa (nella vostra simulazione sembrerebbe riuscire a prendere 6 in Sicilia, ma dopo le elezioni regionali secondo me ne riesce a vincere 6 o 7 in più; in Sardegna potrebbe vincere al nord 3 o 4 collegi e a Cagliari vincere il csn; il cdx potrebbe dare cappotto in Liguria, vincere 2 seggi in Emilia verso Piacenza, uno in Toscana, due in fvg e forse anche a Bolzano a Venezia e dintorni… ). Nella vostra simulazione iniziale col 50 e 50 il cdx era al 30% ora al 35, e in un maggioritario fa tanto.

  • Buongiorno, sto leggendo con interesse tutti gli articoli del sito perché sono gli unici che fanno un po’ di chiarezza e propongono simulazioni interessanti.
    I miei dubbi su questa legge riguardano le quote proporzionali: il calcolo dei seggi proporzionali viene effettuato su base nazionale, dopodiché vengono ripartiti. Però, come vengono ripartiti?
    Per esempio, ogni collegio plurinominale “promuove” da 2 a 8 candidati, e questo numero viene determinato in anticipo se ho ben capito: quindi solo i primi 8 partiti possono ottenere seggi dal proporzionale?
    Inoltre, un collegio plurinominale che metta a disposizione 5 candidati può dare seggi solo ai primi 5 partiti?
    Non trovo dettagli online su questi aspetti.

    • Ciao Daniele, l’assegnazione dei seggi proporzionali viene effettuata “a cascata”: prima si assegna il totale dei seggi spettanti a ciascuna lista sul piano nazionale; poi si assegnano nelle singole circoscrizioni, facendo in modo che alla fine il totale dei seggi di ciascuna lista, così ottenuto, equivalga al numero di seggi individuato con la ripartizione nazionale. È un procedimento un po’ macchinoso, ma sostanzialmente semplice, ed è spiegato nel dettaglio nel testo della legge (qui, da pag. 27 in poi) http://www.youtrend.it/wp-content/uploads/2017/09/Rosatellum-bis-aula.pdf

        • Se il meccanismo mi è chiaro, al primo giro di ripartizione dei seggi sui plurinominali i partiti più grossi prenderanno seggi in eccesso, dopodiché si inizierà con le riassegnazioni basandosi sulla regola del resto, fino ad avere una corrispondenza totale tra il calcolo fatto a livello nazionale e i seggi assegnati circoscrizione per circoscrizione. Macchinoso, ma credo di aver capito.

  • Ciao, non mi è chiaro come avete fatto a stimare il diverso risultato in 231 collegi uninominali. I campioni demoscopici utilizzati normalmente nei sondaggi sono a base nazionale, per definire il risultato dei collegi sarebbe necessario prevedere il risultato attraverso un singolo sondaggio con campione rappresentativo della popolazione collegio per collegio. Anche utilizzando la supermedia, difficilmente si dispone dei risultati comune per comune di tutti i sondaggi pubblicati. Come avete risolto?

    • Ciao Matteo, naturalmente non ci sono (e non ci saranno) dei sondaggi per TUTTI i collegi uninominali su cui basare le proprie stime. Come abbiamo scritto nell’articolo, il risultato in ciascun collegio uninominale è stato stimato utilizzando un coefficiente di distribuzione comune per comune ottenuto sulla base delle due precedenti elezioni nazionali (Politiche 2013 ed Europee 2014).

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