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Coronavirus: l’impatto sul calendario elettorale dei principali Stati europei

Coronavirus: l’impatto sul calendario elettorale dei principali Stati europei

Il Covid-19 ha imposto il rinvio di una serie di elezioni locali che avrebbero dovuto tenersi in Francia, Regno Unito, Spagna e Germania.

Il coronavirus ha costretto diversi Paesi a rinunciare, almeno temporaneamente, allo strumento democratico per eccellenza: le elezioni. Abbiamo già analizzato, in un precedente articolo, tutti gli appuntamenti con le urne rimandati in Italia: analizziamo ora l’impatto della pandemia sulle elezioni locali che avrebbero dovuto tenersi in Francia, Regno Unito, Spagna e Germania, ovvero quei Paesi europei che, insieme al nostro, registrano un numero molto elevato di contagi.

 

Francia

Il 12 marzo il Presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato in diretta televisiva la chiusura di scuole e università per limitare i contagi da coronavirus, senza però cancellare il primo turno delle elezioni municipali previsto per il 15 marzo. Il secondo turno, inizialmente fissato il 22 dello stesso mese, è stato rimandato al 21 giugno, con possibilità di proroga in autunno qualora la situazione sanitaria non lo dovesse ancora permettere.

In vista del 15 marzo, l’appello al voto del governo ha avuto scarso seguito tra i cittadini francesi: al primo turno l’astensionismo è schizzato al 55,3%, il più alto mai registrato alle elezioni municipali dal 1959. In effetti, nonostante negli ultimi decenni si sia consolidato un trend negativo nella partecipazione elettorale, l’effetto coronavirus sulle municipali 2020 è indubbio: stando ad un sondaggio condotto il giorno delle elezioni, circa il 40% degli astenuti non è andato a votare per ragioni legate alla pandemia. I Paesi della Loira, il Grand Est e la Corsica hanno registrato l’astensione più alta, perdendo fra i 30 e i 40 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni, e non sorprende che Nizza, città vicinissima al confine italiano, abbia raggiunto un record di astensione pari al 71,5%. 

I sondaggi della vigilia, che vedevano La République En Marche in netto svantaggio, sono stati confermati dai risultati del primo turno. I candidati di Macron sono arrivati al terzo posto a Parigi e Lione, mentre a Marsiglia non sono nemmeno riusciti ad accedere al ballottaggio. Questa disfatta, tuttavia, potrebbe essere ridimensionata nel secondo turno se, come in altri paesi, aumenterà il consenso verso le forze di governo alle prese con l’emergenza sanitaria. In effetti, stando ai sondaggi più recenti, la popolarità di Macron è aumentata di tredici punti rispetto al mese di febbraio, e il 51% dei francesi si dice soddisfatto dell’operato del Presidente.

 

Regno Unito 

Le elezioni locali nel Regno Unito, inizialmente previste per il 7 maggio, sono state posticipate di un anno a causa della pandemia. I cittadini britannici sarebbero stati chiamati alle urne per l’elezione di unitary authorities, metropolitan boroughs, district councils e sindaci (mayors). Il sistema degli enti locali nel Regno Unito è infatti piuttosto complesso e presenta delle variazioni tra Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Sicuramente l’elezione più importante sarebbe stata quella per il sindaco di Londra, anch’essa rinviata al 2021 come le altre tornate.

L’unico precedente di un rinvio elettorale nel Regno Unito risale al 2001, quando le elezioni locali furono posticipate di un mese a causa della diffusione del foot and mouth disease, un’altra epidemia che allora si stava diffondendo oltremanica. Questa volta, il Governo ha formalizzato il rinvio nel Coronavirus Act 2020, in cui si sancisce peraltro che, per preservare il ciclo elettorale di quattro anni, gli organi la cui elezione è posticipata al 2021 resteranno in carica solo per tre anni.

In ogni caso, un documento interno al Labour, reso noto a inizio marzo dalla BBC, mostrava come il rischio di perdere il controllo di numerose città e contee fosse concreto (ma il coronavirus ha, per l’appunto, rinviato tutto). I laburisti avrebbero però potuto guardare con ottimismo a Londra: nella capitale, infatti, in base agli ultimi sondaggi pre-coronavirus il sindaco laburista uscente Sadiq Khan (succeduto nel 2016 a Boris Johnson) non avrebbe avuto problemi a mantenere la carica. Una rilevazione YouGov condotta dal 2 al 6 marzo 2020 attribuiva a Khan il 49% dei voti al primo turno, contro il 24% del candidato dei conservatori Shaun Bailey.

Recentemente, il candidato indipendente Rory Stewart si è ritirato dalla corsa elettorale proprio a causa del rinvio delle elezioni: l’ex parlamentare dei Tories ha dichiarato che non poteva chiedere al suo esercito di volontari non retribuiti di continuare a fare campagna per un altro anno. Sarà interessante capire quali saranno gli effetti di questo ritiro: infatti, secondo i sondaggi, Stewart era al terzo posto nel sondaggio YouGov con il 15%, ed attirava il 19% degli elettori libdem ed il 15% di quelli conservatori.

 

Spagna 

Così come in Francia ed in Inghilterra, anche la Spagna è stata costretta a rinviare le elezioni regionali nei Paesi Baschi, in Catalogna e in Galizia, 3 delle 17 comunità autonome in cui è diviso il Paese iberico.

Non è ancora stata fissata una nuova data per le elezioni, che in Galizia e Paesi Baschi avrebbero dovuto tenersi il 5 aprile. In effetti, quella che sta vivendo la Spagna è una situazione mai verificatasi prima d’oggi: non esistono precedenti giuridici di rinvio delle elezioni regionali e all’interno dell’ordinamento spagnolo non esiste nemmeno una legge atta a regolare tale procedimento. Secondo il giurista Javier Tajadura, la decisione sulla nuova data dovrebbe essere presa dalla Junta Electoral Central, dato che è un organo inter partes: il vuoto legislativo verrebbe così superato tramite un decreto legge del governo, che permetterebbe il rinvio delle elezioni giustificandolo per motivi di salute e di pubblica sicurezza. 

Le elezioni autonomiche sono vissute molto intensamente in Spagna, specie in quelle comunità autonome dove le spinte indipendentiste sono molto forti: lo stesso Pedro Sánchez, per poter varare il suo ultimo governo, ha dovuto aprire dei negoziati con gli indipendentisti catalani. Ed è proprio in Catalogna che la situazione è più delicata: l’attuale Presidente della Generalitat, Quim Torra, dopo aver indetto elezioni anticipate a gennaio in seguito a delle tensioni in seno alla sua maggioranza indipendentista, è tornato sui suoi passi e ha rimandato a data da destinarsi il voto, dichiarando che ora tutte le energie e le risorse devono essere impiegate nell’emergenza sanitaria. In Catalogna, comunque, non sono stati effettuati sondaggi durante l’emergenza coronavirus, ma comunque nelle rilevazioni precedenti la prima forza politica era saldamente la sinistra indipendentista di Esquerra Republicana de Catalunya, guidata da Oriol Junqueras.

Nei Paesi Baschi, a farla da padrona sarebbe un’altra forza indipdentista, e cioè il Partito Nazionalista Basco, con quasi il 40% dei consensi stando all’ultima rilevazione disponibile. Sarebbe quindi distaccata notevolmente la formazione di sinistra di EH Bildu, ferma al 23,1 %, mentre tutti i partiti nazionali sarebbero al di sotto dei 15 punti percentuali.

Appare invece diversa la situazione nel nord-ovest della Spagna, dove in Galizia l’elettorato sembra più propenso a confermare il governatore uscente Alberto Núñez Feijóo, esponente del Partido Popular e quindi del centrodestra. Interessante sottolineare come in questa regione il blocco di sinistra, composto da En Marea, Galicia En Común, Podemos e Izquierda Unida, stando all’ultimo sondaggio raggiungerebbe appena il 7,4% dei consensi, segnando un calo di oltre 12 punti rispetto alla scorsa elezione regionale in Galizia.

 

Germania

In Germania, al momento, sono state rimandate alla primavera del prossimo anno solo le elezioni municipali nel Land dell’Assia: in questo periodo non erano infatti previste altre elezioni nel Paese, tranne le municipali in Baviera a marzo che però si sono tenute lo stesso nonostante il coronavirus.

Orizzonti Politici

Orizzonti Politici è un Think Tank di giovani studenti nel campo della politica e dell’economia. Nato nel 2018 dall’idea di quattro studenti dell’Università Bocconi, oggi conta più di 40 collaboratori da tutta Italia. Il Think Tank produce principalmente analisi politico-economiche per contribuire al processo di costruzione dell’opinione pubblica in Italia. Inoltre, organizza eventi e progetti con policy-makers nazionali per affrontare nella maniera più imparziale, costruttiva e accessibile temi di attualità.

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