YouTrend
Coronavirus: i dati Apple sugli spostamenti in Europa e USA

Coronavirus: i dati Apple sugli spostamenti in Europa e USA

L’emergenza coronavirus ha ridotto drasticamente la mobilità dei cittadini, ma in maniera non omogenea negli Stati e nelle metropoli dell’Occidente.

 

Francia

In Francia, diversamente dalla Spagna, già da inizio marzo si nota un lieve calo rispetto alle settimane precedenti. Il crollo degli spostamenti si vede però solo a partire dal 13 aprile, quando il Presidente Macron decide di chiudere le scuole. Quindi, il 17 marzo, inizia il lockdown: cinque giorni dopo gli indici toccheranno il loro minimo, con un dato al 10,3 per i mezzi pubblici, il 10,7 per la mobilità pedonale e il 14,3 per le auto. Risulta anche qui interessante notare come la paura per il contagio porti a cambiare radicalmente le abitudini di chi deve muoversi: se in Francia si utilizzava, nel periodo di normalità, soprattutto la mobilità pubblica, seguita da quella in auto, con l’inizio dell’epidemia la situazione è andata capovolgendosi, con i mezzi pubblici che hanno registrato dati inferiori anche a quelli della mobilità pedonale.

Anche in Francia, come in Spagna e in Italia, a partire dall’inizio del lockdown si è assistito a un lento ma costante aumento dei tre indici, soprattutto di quello riguardante la mobilità automobilistica. A partire dal 19 aprile, quindi, con la riapertura di alcune fabbriche e di ristoranti e bar con servizio take-away o consegna a domicilio, notiamo come aumentino nettamente coloro che utilizzano la macchina, passando dal 32,8% del 20 aprile al 46,1% del 6 maggio, mentre più contenuto è l’incremento degli indici della mobilità pedonale e automobilistica, che passano rispettivamente dal 13,9 al 24,8% e dal 12,9 al 22,8%.

 

Germania

Angela Merkel, il 22 marzo, ha annunciato sostanziali restrizioni di movimento in Germania. Tuttavia, già a partire da inizio marzo gli spostamenti iniziano a ridursi, visti i primi casi in Baviera, il Land più popoloso della Germania. Nonostante i casi aumentino nella regione tedesca, il 15 marzo si tengono le elezioni municipali a Monaco e in tutta la Baviera, con addirittura un aumento dell’affluenza (al 58.5% contro il 55% del 2014), al contrario di quanto era avvenuto in Francia con le elezioni municipali pochi giorni prima.

Se in Spagna e Italia il calo parte dagli spostamenti a piedi, nel caso tedesco la riduzione più netta la registrano, in una prima fase, i mezzi pubblici, che crollano dal 134% del 7 marzo al 29,1% del 21 marzo, mentre la mobilità con auto scende dal 112,9 al 37,9% e quella a piedi dal 140 al 36,4%.

Nonostante i numeri dei positivi aumentino, la Merkel non dichiara ufficialmente il lockdown del Paese, ma chiude la maggior parte delle attività, consentendo però ai propri cittadini libertà di movimento a piedi mantenendo le dovute distanze, permettendo anche l’uscita in coppia. La differenza con gli altri paesi è evidente: l’indice che scenderà di più è proprio quello dei mezzi pubblici, che però, dal 29,1 del 20 marzo, ricomincerà, lentamente, ad aumentare, fino a raggiungere il 55,6% del 6 maggio: gli indici tedeschi minimi, insomma, sono stati di molto superiori a quelli registrati negli altri paesi. Ciò si conferma anche oggi, con i tre indici al 55,4 (mezzi pubblici), 76,5 (mobilità pedonale) e 79,3 (mobilità automobilistica).

 

Continua a pagina 3

Giada Pasquettaz

1 commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

  • “Tuttavia, molti Stati hanno conosciuto una riduzione degli spostamenti ancora prima dell’entrata in vigore del lockdown. Per esempio in Italia, prima ancora del 9 marzo, gli spostamenti a piedi erano già notevolmente calati, probabilmente per via del focolaio di Codogno e dell’aumento repentino dei casi in Lombardia: le notizie sull’aumento dei casi positivi, insomma, sono state senz’ombra di dubbio un deterrente psicologico alla mobilità dei cittadini.”

    Vero, ma dobbiamo anche considerare che la chiusura delle scuole e la limitazione di alcuni eventi hanno anticipato il 9 marzo. Di conseguenza, molte aziende avevano già deciso di far lavorare i dipendenti in smart-working o comunque di lasciarli a casa.