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Nuove elezioni: un’alleanza “sovranista” potrebbe stravincere

Il braccio di ferro tra il Quirinale da una parte e dall’altra Lega e Movimento 5 Stelle ha decretato la fine (prematura) del Governo Conte e il probabile inizio di quello (nato “morto”, cioè senza possibilità di ottenere la fiducia) guidato da Carlo Cottarelli. Le conseguenze di questo scontro potrebbero avere un impatto più forte di quello che l’evidenza oggi mostra, visti i toni accesi dei protagonisti. Perfino un’istituzione in genere sobria come quella della Presidenza della Repubblica, infatti, non ha nascosto tutta la sua irritazione, con dichiarazioni a tratti inusuali.

Tutto ciò sta portando il nostro sistema democratico a un elevato livello di esasperazione, con un palpabile scontro frontale tra partiti e istituzioni. E in uno scenario instabile come quello italiano, immobile da mesi e in campagna permanente da anni, la fiducia della cittadinanza verso i propri rappresentanti potrebbe ulteriormente erodersi.

Le reazioni del duo Salvini-Di Maio non si sono così fatte attendere, anche se con qualche distinguo. Se il primo, infatti, ha accusato Mattarella di censure ideologiche e ha invocato nuove elezioni, il secondo è stato se possibile ancora più drastico arrivando a chiedere la messa in stato d’accusa per il Presidente.

In questo quadro, le opposizioni di certo non stanno marciando unite. Se da un lato il centrosinistra si esprime in difesa della scelta di Mattarella, dall’altro Fratelli d’Italia è stato il primo partito a chiedere, con Giorgia Meloni, l’impeachment della prima carica dello Stato, mentre in Forza Italia sono stati molto più cauti, dando addirittura l’impressione di apprezzare la mossa presidenziale.

La nomina di Cottarelli, infine, porta con sé una duplice strada per le sorti di questa sfortunata legislatura: se riuscisse ad ottenere la fiducia parlamentare egli resterebbe in carica fino all’approvazione della legge di Bilancio (dicembre), per poi dimettersi e portare il Paese alle urne a inizio 2019; in caso contrario, si andrebbe direttamente ad elezioni dopo l’estate (a ottobre, o addirittura a settembre).

Quest’ultimo scenario è quello che oggi sembra più realistico, visto che in queste condizioni il “Governo del Presidente” verrebbe bocciato sicuramente da M5S, Lega, FDI e probabilmente anche da FI. Risulterebbe quindi inutile l’eventuale fiducia da parte di PD, LeU e pochi altri.

Quali coalizioni?

Elezioni, quindi. Ma con quale schema? Avremmo nuovamente il tripolarismo come lo abbiamo visto il 4 marzo, formato da centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 Stelle? O le forze che hanno sottoscritto il contratto di governo decideranno di allearsi e portare nelle urne lo scontro con Mattarella? E, se questo scenario si realizzasse, si andrebbe verso un bipolarismo tra euroscettici versus eurofili, con il PD alleato di Forza Italia?

Sono sostanzialmente tre le ipotesi di coalizioni possibili. Il primo (Scenario 1) è lo schema del 4 marzo, ossia dei tre poli; il secondo (Scenario 2) è anch’esso tripolare, ma basato su alleanze differenti: in questo caso, infatti, Lega e Movimento 5 Stelle si presenterebbero agli elettori in coalizione, contro quello che rimane del centrodestra e con un centrosinistra allargato a Liberi e Uguali; infine (Scenario 3), l’opzione che porterebbe ad un nuovo bipolarismo: da una parte gli “euroscettici” Salvini e Di Maio, con l’appoggio di Fratelli d’Italia; dall’altra i filo UE, con una alleanza tra PD, centristi e Forza Italia. In quest’ultimo caso, escludiamo LeU dalla coalizione, per la distanza ideologica con il partito di Berlusconi.

Quale risultato avremmo? Proviamo ad ipotizzare questi scenari facendo due diverse ipotesi, sapendo che è impossibile sapere ad oggi quale sarà quella che si realizzerà – e soprattutto come reagiranno gli elettori ad un’offerta politica così diversa.

I risultati del 4 marzo

Partiamo simulando i risultati delle Politiche del 4 marzo. All’epoca la coalizione di centrodestra si era imposta con il 37% dei voti, conquistando 262 seggi alla Camera (111 nei collegi uninominali e 151 nella parte proporzionale): 123 alla Lega, 103 a Forza Italia, 32 a Fratelli d’Italia e 4 a Noi con l’Italia. Secondo si è classificato il Movimento 5 Stelle con il 32,7% dei voti, che corrispondono a 226 seggi (93 uninominali e 133 proporzionali). Infine il centrosinistra con il 22,9% e 116 seggi (28 e 88). Pressoché identici i risultati al Senato.

Usando questi risultati, proviamo a testare lo Scenario 2 e lo Scenario 3.

Alleanza M5S-Lega vs PD-Leu vs FI-FDI

Nello Scenario 2 non ci sarebbe partita: l’alleanza M5S-Lega vincerebbe senza alcun problema, conquistando ben 418 seggi alla Camera (218 collegi uninominali su 232 e 200 seggi proporzionali: 131 del Movimento 5 Stelle e 69 della Lega), pari al 65% dei 630 seggi totali. Il resto del centrodestra, per intenderci, non vincerebbe alcun collegio uninominale, conquistando solo 76 seggi nel proporzionale. Il centrosinistra si fermerebbe infine a 122 seggi (14 uninominali – di cui due dell’SVP – e 108 proporzionali)

Situazione simile al Senato, con la coppia Salvini-Di Maio a quota 210 seggi totali (il 65,6%), contro i 58 del centrosinistra e i 41 del centrodestra.

La nostra mappa dei collegi della Camera mostra un’Italia interamente verde (il colore che abbiamo scelto per identificare l’alleanza M5S-Lega), con poche eccezioni: in Toscana e alcune zone dell’Emilia, tradizionali – seppur residuali – zone di forza del centrosinistra in cui M5S e Lega non sono andati troppo bene, e soprattutto i collegi urbani di Torino, Milano, Bologna e Roma. Qui si accentuerebbe ulteriormente la frattura tra grandi centri urbani e piccoli comuni, emersa già alle Politiche del 4 marzo. Anche i due collegi altoatesini reggerebbero, se si ipotizza che la SVP resti alleata col PD.

Alleanza M5S-Lega-FDI vs PD-FI

Nello Scenario 3, in cui il fronte euroscettico si allarga anche a Fratelli d’Italia la maggioranza risulterebbe ancor più schiacciante. Sarebbero 435 (il 69%) i seggi vinti alla Camera, con 211 collegi uninominali vinti su 232. La coalizione di PD, centristi e Forza Italia, invece, potrebbe contare solo su 159 seggi. LeU avrebbe (come oggi) solo i 14 deputati del proporzionale.

Anche al Senato ci sarebbe un incremento per la maggioranza considerata, che arriverebbe a 220 seggi (68,75%): per intenderci, con questi numeri potrebbero agevolmente cambiare la Costituzione senza passare per un referendum confermativo.

In questo scenario la mappa dei collegi (sempre della Camera) mostra qualche spazio in più per l’opposizione “europeista”. Infatti, grazie alla competitività mostrata da Forza Italia in alcuni collegi del Sud, questa riuscirebbe a vincere in un collegio della Campania e in due della Calabria, anche se non di molto. L’intensità del colore infatti evidenzia il margine di vittoria: solo l’Alto Adige e i centri urbani sono di colore “rosso scuro”, tutti gli altri collegi sarebbero comunque contendibili (cioè con distacchi entro i 5 o 10 punti percentuali).

I dati degli ultimi sondaggi

Facciamo un passo in più, e proviamo invece a simulare una diversa ipotesi basata sulle intenzioni di voto quello per come emergono dalla nostra Supermedia dei sondaggi. Qui vediamo tutti e 3 i diversi scenari.

Nello Scenario 1 (le coalizioni che si sono presentate il 4 marzo), avremmo una Camera dei Deputati così composta: centrodestra 291 seggi, 25 in meno della maggioranza assoluta, con un dominio della Lega nel proporzionale (98 seggi contro i 50 di Forza Italia); Movimento 5 Stelle 217 seggi; centrosinistra 108 seggi. Come si vede, nessuno dei tre poli otterrebbe la maggioranza (niente di nuovo, quindi, rispetto a qualche settimana fa).

Al Senato il centrodestra si fermerebbe a 136 seggi, contro i 107 del Movimento 5 Stelle e i 53 del centrosinistra.

Qui la mappa torna ad assumere i colori “tradizionali” delle 3 coalizioni del 4 marzo. E, come avvenuto il 4 marzo, avremmo un’Italia spaccata a metà, con un Centro-Nord dominato dal centrodestra, un Sud quasi interamente conquistato dal M5S e il centrosinistra “rimpicciolito”, forte solo in Toscana, Emilia-Romagna e nelle grandi città.

Vediamo invece che succede se adattiamo la nostra Supermedia ai due scenari “alternativi”: quanto sarebbe ampia la maggioranza “sovranista”?

Alleanza M5S-Lega vs PD-Leu vs FI-FDI

Nello Scenario 2, l’alleanza Salvini-Di Maio arriverebbe a 452 seggi alla Camera, con il Movimento 5 Stelle che raccoglierebbe 133 seggi nel proporzionale e la Lega 98, ma con un dominio assoluto nei collegi uninominali (221 collegi vinti su 232). Nessun collegio vinto, invece, per il “centrodestra non leghista”, che potrebbe contare solo sui 67 seggi nel proporzionale. 97 sono infine i seggi del centrosinistra, che riesce a strappare appena 11 collegi (di cui i 2 SVP).

Anche al Senato la maggioranza risulterebbe solida, con 219 seggi totali alla coalizione gialloverde. 54 sono invece i seggi che spetterebbero all’opposizione di centrosinistra, mentre solo 36 quelli del centrodestra.

Come mostra la mappa, questo è lo scenario in cui il dominio sovranista è più schiacciante: l’alleanza “penta-leghista” vincerebbe in molti collegi con più di 30 punti di margine sul secondo classificato (il colore verde più scuro), il centrosinistra sarebbe quasi scomparso.

Alleanza M5S-Lega-FDI vs PD-FI

Nello Scenario 3, invece, i risultati delle due coalizioni sono più ravvicinati. Eppure, i “sovranisti” potrebbero contare su una maggioranza persino più ampia, pari a 465 deputati, grazie all’ingresso in coalizione di Fratelli d’Italia (che porta con sé 17 seggi nel proporzionale). L’opposizione filo europea o “repubblicana”, invece, si dovrebbe accontentare di 151 seggi, di cui appena 13 nell’uninominale e 140 nel proporzionale (84 Pd e 56 Forza Italia).

Al Senato sarebbero 226 i seggi della maggioranza composta da Salvini, Di Maio e Meloni, mentre appena 83 senatori spetterebbero all’opposizione.

I colori più chiari, rispetto alla mappa precedente, mostrano sì un dominio dei sovranisti, ma anche un maggior numero di collegi contendibili dagli europeisti.

Se quella del “contratto di governo” diventasse un’alleanza elettorale, e le preferenze di voti degli elettori non ne risultassero stravolte (ed è un “se” bello grosso), questa alleanza avrebbe buone probabilità di ottenere una maggioranza parlamentare schiacciante.

Naturalmente, questi scenari che abbiamo ipotizzato causerebbero un vero e proprio “terremoto politico”. È ben facile immaginare che a quel punto molti elettori cambierebbero la propria scelta. Nel prossimo articolo proveremo a ipotizzare cosa potrebbe cambiare, in termini di voti e quindi di seggi.

 

(Hanno contribuito: Salvatore Borghese, Matteo Cavallaro e Davide Policastro)


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Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

7 commenti

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  • La rigidità della Costituzione repubblicana fa in modo che essa non possa restare facilmente esposta al volere di maggioranze occasionali e mutevoli nel tempo. La lunga “riflessione” voluta dai Padri costituenti del 1946-’47 è dovuta alla necessità di ottenere quattro sì parlamentari su un testo identico in tempi sufficientemente lunghi, e con un voto finale che richiede maggioranze particolari (assoluta o qualificata) ed eventualmente anche il referendum. Tale riflessione permette di valutare appieno la portata della modifica – per integrazione, sostituzione o abrogazione – che s’intende introdurre, ed è stata voluta per spingere le forze politiche a ricercare intese sovente numericamente molto più ampie rispetto alle maggioranze di governo.

  • Alla base degli scenari credo (e spero) ci sia l’errore di fondo di non considerare il fatto che molti elettori non voterebbero allo stesso modo per il Movimento5stelle se questo si dovesse alleare con la Lega.
    Questo vale sicuramente per gli scenari basati sul voto del 4 marzo, ma anche per quanto riguarda gli scenari basati sui sondaggi non è molto chiaro se questi siano stati effettuati proponendo chiaramente un’alleanza giallo-blu. (la Lega ormai è blu e non più verde, per fortuna dato che il verde andrebbe associato ad istanze ben diverse: https://www.agi.it/politica/governo_lega_m5s_conte_giallo_blu_verde_legastellato-3949355/news/2018-05-25/).

    • Non è un errore Maurizio, è un caveat espressamente menzionato nell’articolo e di cui si propone anche una soluzione rinviando ad un articolo di prossima pubblicazione. La Lega non è verde ma blu, ed è infatti per questo che “mischiato” con il giallo M5S dà luogo al…verde.

      Ciao!

      • Per caveat intendi avvertimento giusto!? (ho dovuto cercarne il significato..)
        Speriamo non diventi un suggerimento però!

        Per il verde come mescolamento di giallo e blu non c’avevo proprio pensato.. divertente!
        Dato il bipolarismo dei 5 stelle, suggerirei però di aggiungere anche del rosso: così viene un bel marrone!

        (comunque nei diagrammi a torta continuate ad usare il verde per la Lega.. eh eh)

  • Se Lega e M5S volessero stravincere prima di andare al voto alleati potrebbero modificare la legge elettorale aumentando la parte di collegi uninominali. P.es. ripristinando il Mattarellum, potrebbero superare il 75% dei seggi alla Camera e al Senato. Con buona pace della Corte Costituzionale che non gradisce premi di maggioranza e doppi turni (con il Porcellum o l’Italicum al vincitore era riservato circa il 55% dei seggi, salvo che avesse più voti di tale percentuale, ma non mi sembra che Lega+M5S nei sondaggi superino il 55%).