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Ridurre l’astensionismo: quali strategie si adottano all’estero?

Tra le modalità più usate fuori dall’Italia ci sono il voto anticipato, elettronico o in posti diversi da quello di residenza

Alle elezioni comunali del 12 giugno ha partecipato il 55% degli elettori contro il 60% della precedente tornata. Più in generale, il trend in calo dell’affluenza riguarda l’Italia da ormai molti anni.

Come si potrebbe quindi ridurre l’astensionismo e favorire la partecipazione elettorale? Un libro bianco sulle strategie adottate negli altri paesi è stato pubblicato da una Commissione di esperti, istituita dal Ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, con compiti di studio, analisi ed elaborazione di proposte e iniziative idonee a favorire la partecipazione dei cittadini al voto. Gli esperti hanno considerato 19 democrazie occidentali.

 

Le diverse modalità di voto

Uno dei modi principali con cui si incentiva la partecipazione all’estero è la possibilità di votare anche fuori dal luogo di residenza. In Italia, infatti, per votare è necessario recarsi in una sezione del proprio comune di residenza, cosa che impedisce per esempio agli studenti fuori sede di accedere facilmente al voto. Dei paesi analizzati, sono otto (Australia, Austria, Estonia, Germania, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia e Svezia) a prevedere il voto fuori dal proprio comune: nella maggior parte dei casi è necessario presentare una apposita richiesta alle autorità competenti, salvo che in Estonia, Svezia e Australia.

Un altro modo consiste nel permettere il voto anticipato nel luogo di residenza o in altro luogo, come previsto in nove di questi paesi (Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Norvegia, Portogallo, Stati Uniti, Svezia): questa possibilità è riconosciuta alla generalità degli elettori − in alcuni casi previa richiesta o comunicazione − ad eccezione dell’Australia, dove invece è permesso solo in determinate circostanze.

Un altro modo ancora per favorire la partecipazione elettorale è il voto per corrispondenza, previsto in quindici dei paesi analizzati. In dieci paesi riguarda sia gli elettori residenti sul territorio nazionale sia quelli residenti all’estero, mentre in cinque è riconosciuto esclusivamente ai residenti all’estero (Belgio, Francia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo), proprio come in Italia. Ci sono però alcune differenze: in alcuni paesi, come Canada, Germania o Regno Unito, è previsto per tutti gli elettori, mentre in altri, come Austria, Irlanda, Spagna e Svezia, riguarda solo specifiche categorie e, in particolare, gli elettori che non possono recarsi di persona al seggio nel giorno delle elezioni. Nella maggior parte dei casi è inoltre necessario presentare una richiesta anticipata per votare per corrispondenza.

Un’altra modalità, che genera ogni volta molta discussione, è quella del voto elettronico espresso via internet. Tra i paesi considerati, l’unico a prevederlo è l’Estonia, dove gli elettori possono farvi ricorso per qualsiasi livello istituzionale. Anche in Canada l’e-voting è diffuso, ma solo per le elezioni municipali. In altri paesi, come Francia, Norvegia, Portogallo e Svizzera, ci sono stati dei test, ma per ora non hanno portato a molto.

Alcuni paesi, come Estonia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti, hanno ampliato la possibilità di avere seggi elettorali anche in centri commerciali e luoghi di ristorazione, con l’obiettivo di ottenere la massima flessibilità nel raggiungimento della sede di votazione da parte degli elettori.

È inoltre interessante osservare come durante il giorno delle elezioni tendenzialmente i seggi rimangano meno aperti negli altri paesi che in Italia. Attualmente, infatti, nel nostro Paese i seggi aprono alle 7.00 e chiudono alle 23.00 – e in passato aprivano anche il lunedì dalle 7.00 alle 15.00. In Australia e Germania, invece, i seggi sono aperti per dieci ore, in Belgio per sei-otto ore, in Canada, Spagna e Danimarca per dodici ore, in Estonia, Portogallo, Francia per undici ore, in Svezia per dodici o tredici ore, in Irlanda e Regno Unito per quindici ore e nei Paesi Bassi per quattordici ore. Ad avere i seggi aperti per due giorni sono Repubblica Ceca (venerdì e sabato) e Norvegia (domenica e lunedì, ma non in tutti i comuni). In Svizzera, invece, i seggi rimangono aperti solo la mattina, in quanto gli elettori hanno già avuto altre modalità di voto con cui esprimersi.

Lorenzo Ruffino

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