A marzo in diversi paesi europei, tra cui l’Italia, c’è stata una ripresa dei contagi giornalieri di coronavirus. Questa ondata, tuttavia, sembra essere durata poco: nella maggior parte dei paesi europei, infatti, la curva dell’epidemia è già in discesa.
L’aumento dell’epidemia è stato causato dalla diffusione della variante BA.2, che appartiene alla famiglia di Omicron. Questo sotto-lignaggio è ancora più trasmissibile di BA.1, la variante che ha causato l’ondata di casi tra dicembre e gennaio è che è stata predominante fino alla fine di febbraio. BA.2 non sembra comportare un rischio maggiore di sviluppare forme gravi di Covid-19.
Se guardiamo il numero di casi in relazione a quello di sette giorni fa, vediamo che i casi stanno diminuendo in media del 3% in Italia, del 21% in Spagna, del 7% in Portogallo, del 12% nel Regno Unito, tra il 20 e il 40% nell’Europa settentrionale e orientale. Gli unici paesi a registrare ancora una crescita dei casi sono la Grecia, la Francia e la Germania – anche se in questi ultimi due la crescita settimanale sta diminuendo velocemente.
Tra le possibili spiegazioni per cui l’ondata si è rapidamente esaurita c’è il fatto che vi erano poche persone suscettibili. I vaccini prevengono infatti parzialmente l’infezione e l’alto numero di persone che si sono contagiate tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 non ha lasciato molto spazio a questa variante per diffondersi. Del resto, infettarsi con Omicron e poi essere contagiati poco dopo da BA.2 è possibile, ma raro.
Se guardiamo l’incidenza giornaliera media in Europa, osserviamo che Cipro è lo Stato che sta registrando i numeri più elevati, con 500 nuovi casi ogni 100 mila abitanti al giorno. L’Italia ha un’incidenza media di 115 casi, il Regno Unito di 111, la Francia di 206, la Germania di 306 e la Spagna di 31. Il paese che in questa ondata ha avuto il maggior numero di casi è l’Islanda, dove a metà marzo si è arrivati a 7000 casi ogni 100 mila abitanti al giorno.
La riduzione dei casi giornalieri può però nascondere differenze su altri aspetti. Il Regno Unito sta infatti registrando un importante aumento dei pazienti ospedalizzati, nonostante abbia raggiunto il picco il 24 marzo e quest’ultimo sia stato minore di altri paesi come la Francia. In Italia al momento ci sono 17 pazienti ogni 100 mila abitanti ospedalizzati, in Spagna 8, in Francia 33 e nel Regno Unito 29. In Francia hanno iniziato a crescere solo negli ultimi giorni, mentre nel Regno Unito crescono da ormai un mese.
Tuttavia, se si guardano i letti nelle terapie intensive occupati da pazienti Covid-19, si vede come nel Regno Unito essi non siano praticamente cresciuti. Ora ci sono 0,52 pazienti per centomila abitanti in rianimazione contro gli 0,8 in Italia, gli 0,9 in Spagna, i 2,3 in Francia e i 2,6 in Germania. Va comunque anche tenuto conto che è possibile che ci siano standard diversi di ammissione alle terapie intensive tra paesi diversi.
Infine, guardando il tasso di positività, cioè il numero di casi in relazione al numero di test condotti, si vede come questo abbia raggiunto il picco nei principali cinque paesi europei. In Italia è ora al 15%, nel Regno Unito all’11%, in Spagna al 18%, in Francia al 31% e in Germania al 55%. Bisogna comunque tenere conto che in Germania vengono contati solo i risultati dei test molecolari, mentre in Spagna, Francia, Italia e Regno Unito si contano sia i test molecolari che i test antigenici.
In conclusione, questa ondata di casi in Europa sembra avviarsi alla conclusione: grazie all’alta copertura vaccinale e alla diffusione di una variante più lieve, l’impatto ospedaliero è stato minore che in passato.
Commenta