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Perché il voto in Ungheria è fondamentale per gli equilibri europei

Il prossimo 3 aprile si terranno le elezioni parlamentari in Ungheria: vincerà ancora Orbán o trionferà la coalizione “Uniti per l’Ungheria”?

Il 3 aprile il premier ungherese Viktor Orbán, al potere dal 2010, si troverà ad affrontare alle urne la coalizione “Uniti per l’Ungheria”, che schiera l’attuale sindaco della città di Hódmezővásárhely Péter Márki-Zay. La coalizione dell’opposizione, però, è molto eterogenea, essendo composta da sei partiti che coprono posizioni socialiste, ecologiste, liberali e nazionaliste: le forze che formano questa coalizione, insomma, sono accomunate solo dalla loro opposizione a Viktor Orbán e al suo sistema di potere, ma differiscono su molte tematiche, come i diritti civili e le relazioni con l’Unione Europea.

L’opposizione ungherese si troverà in ogni caso a scontrarsi non solo con il partito di Orbán, Fidesz, ma con un autentico sistema di potere che in questi anni il premier e i suoi fedelissimi hanno costruito. Ed è questo sistema di interessi e clientelismo con oligarchi vicini a Orbán che controlla i settori strategici dell’economia magiara. Inoltre, controverse leggi su media, magistratura e diritti civili hanno contribuito a peggiorare lo stato di salute della democrazia di Budapest, ed è per questo che Márki-Zay e la sua coalizione puntano a prendere i voti degli scontenti di Fidesz.

Ma come si elegge l’Assemblea Nazionale ungherese, chiamata Országgyűlés? Essa consta di una sola camera composta da 199 deputati, le cui elezioni si svolgono ogni 4 anni con un sistema elettorale misto: la maggioranza dei parlamentari, 106, sono eletti con un maggioritario secco (il first-past-the-post inglese, per capirci), mentre i restanti 93 sono eletti in un collegio unico nazionale con un sistema proporzionale e uno sbarramento al 5%, che si alza al 10% per le coalizioni con due partiti e al 15% per quelle con tre o più partiti.

Dall’esterno si teme che in queste elezioni possano verificarsi frodi, anomalie e pressioni sui media. Per questo motivo l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) invierà più di 200 osservatori elettorali al fine di verificare la regolarità delle votazioni. Del resto, la partita è aperta: stando ai sondaggi, solamente 4 punti percentuali dividerebbero Fidesz dalla coalizione “Uniti per l’Ungheria” – una differenza molto sottile considerando che il 23% del totale degli aventi diritto è ancora indeciso su chi votare.

Fonte: media dei sondaggi elaborata da Politico

Nelle precedenti elezioni del 2018 – come mostra l’immagine in basso – Fidesz e gli alleati del Partito Popolare Cristiano Democratico (KDNP) avevano ottenuto un’ampia maggioranza di consensi, mentre i partiti di opposizione non erano riusciti a fare fronte comune risultando così poco decisivi nel corso dell’attuale legislatura. In questi ultimi anni, però, il partito di Orbán ha attraversato una fase di flessione dei consensi.

Fonte: Ufficio elettorale nazionale

 

Le complesse relazioni con l’Unione Europea

Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, con cui l’Ungheria peraltro confina, la delicata questione delle relazioni tra Ungheria e Unione Europea è passata in secondo piano nel dibattito politico.

I rapporti tra Budapest e Bruxelles restano comunque una questione spinosa. A partire dalla crisi dei migranti del 2015 fino alla recente decisione della Corte di Giustizia UE di porre come condizione il rispetto dello stato di diritto per l’ottenimento dei fondi europei, le relazioni tra l’Ungheria e l’UE sono andate via via deteriorandosi. L’anno scorso Fidesz ha anche lasciato il Partito Popolare Europeo – che questa volta, a differenza del 2018, non appoggerà Orbán, dal momento che i dirigenti del PPE hanno aperto alla possibilità di incontrarsi con Márki-Zay.

L’Ungheria resta quindi un’osservata speciale: un’eventuale affermazione di Fidesz con la conferma di Orbán alla premiership rappresenterebbe una continuità nei rapporti tesi tra Budapest e Bruxelles, mentre una vittoria dell’opposizione aprirebbe una nuova fase per il ruolo ungherese all’interno dell’Unione Europea.

Luca Rosati

Laurea magistrale in scienze politiche e relazioni internazionali con specializzazione in affari europei.
Esperienze di studio e lavoro in Francia.
Appassionato al processo d'integrazione europea, ai rapporti tra Stati membri e ai processi elettorali.

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