YouTrend
Coronavirus NYT

Perché si parla di quarta dose

Per l’Ema una quarta dose è utile per gli immunocompromessi, ma almeno per ora non per la popolazione generale.

A settembre in Italia sono iniziate le somministrazioni delle terze dosi e ora è coperto quasi il 60% della popolazione italiana, a fronte dell’82% che ha concluso il ciclo vaccinale primario. 

All’inizio di gennaio Israele ha iniziato a somministrare la quarta dose alle persone anziane e immunocompromesse e agli operatori sanitari: l’idea alla base è quella di proteggere i gruppi più vulnerabili dalla nuova ondata di infezioni causate dalla diffusione della variante Omicron. I dati preliminari su 400 mila persone provenienti da Israele, del resto, mostrano che una quarta dose riduce il rischio di infezioni e malattie gravi: rispetto a chi ha “solo” tre dosi, la protezione sale di due volte contro le infezioni e di tre volte contro le forme gravi. 

Anche in Germania a breve inizieranno le somministrazioni della quarta dose. Il Comitato permanente per la vaccinazione (STIKO) si è infatti detto a favore per le persone appartenenti a gruppi particolarmente a rischio. La commissione ha raccomandato la quarta dose alle persone di età pari o superiore a 70 anni, alle persone con immunodeficienza e alle persone che vivono in strutture di cura, nonché ai dipendenti delle strutture sanitarie. Il ministro della salute tedesco Karl Lauterbach, pur dicendosi d’accordo, ha detto che la terza dose rimane attualmente la priorità.

Israele sta ora valutando di estendere la quarta dose a tutti gli adulti. Ma è davvero necessario? Attualmente gli esperti ritengono che serva solo alle persone immunocompromesse: il Centro per il controllo delle malattie (Cdc), il più importante organismo di salute pubblica negli Stati Uniti, e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) raccomandano già di somministrare una quarta dose alle persone immunocompromesse. Per questi ultimi soggetti la terza dose è considerata come il completamento del ciclo vaccinale primario e la quarta dose sarebbe quindi il primo richiamo. Alcuni studi preliminari hanno infatti evidenziato che circa la metà delle persone immunocompromesse che non hanno avuto alcuna risposta immunitaria dopo due dosi hanno invece avuto una risposta dopo la terza dose e ora sono in corso gli studi sulla quarta.

 

 

Come ha evidenziato la rivista scientifica Nature, la decisione se somministrare la quarta dose dipende dall’obiettivo: i richiami servono a prevenire le infezioni o ridurre la gravità della malattia? Attualmente i dati sull’efficacia dei vaccini mostrano che tre dosi proteggono molto bene dalle forme gravi della Covid-19, mentre la protezione contro l’infezione è molto bassa. 

Se l’obiettivo è solo la protezione dalle forme più gravi della malattia, dunque, la quarta dose potrebbe non essere necessaria a breve. Allo stesso tempo i dati dal Regno Unito suggeriscono che l’immunità data dai richiami potrebbe diminuire ancora più velocemente contro Omicron che contro Delta.

In conclusione, al momento una quarta dose per tutta la popolazione non sembra essere necessaria – ma aspettiamo ulteriori dati – mentre per gli immunocompromessi è già raccomandata. 

 

Lorenzo Ruffino

Commenta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.