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L’Italia sarà sempre meno popolosa e più anziana

Secondo l’Istat nel 2070 l’Italia avrà perso 12,1 milioni di abitanti e l’età media sarà di 50,7 anni contro gli attuali 45,7

A novembre l’Istat ha pubblicato le nuove previsioni sul futuro demografico dell’Italia. Il quadro che ne emerge vede il nostro Paese avere una popolazione ridotta, con tanti anziani e con famiglie meno numerose. 

 

Il calo della popolazione

Lo scenario mediano di Istat prevede una decrescita della popolazione residente continua passando così dai 59,6 milioni di abitanti nel 2020 (punto base delle previsioni) ai 58 milioni nel 2030, fino ai 54,1 milioni nel 2050 e ai 47,6 milioni nel 2070. Si tratta di una perdita complessiva di 12,1 milioni di residenti in cinquant’anni, anche se più ci si allontano da oggi e più aumenta l’incertezza della stima: se nel 2050 il valore previsto oscilla tra 51 e 57,5 milioni, nel 2070 si è tra 41,1 e 54,9 milioni.

Il problema colpisce l’intero Paese, ma come sempre con differenze. Il Nord è destinato a perdere lo 0,13% della popolazione all’anno fino al 2030, il Centro lo 0,22% e il Mezzogiorno lo 0,54%. La tendenza si rafforza nei successivi periodi: nel Nord la riduzione media annua sarà dello 0,14% nel 2030-2050 e dello 0,43% nel 2050-2070, contro lo 0,69% e l’1,03% nel Mezzogiorno. Complessivamente il Nord dovrebbe quindi passare dagli attuali 27,6 milioni di abitanti ai 24,3 milioni del 2070, il Centro da 11,8 a 9,7 milioni e il Mezzogiorno da 20,2 a 13,6 milioni.

Il problema principale è che le nascite non riusciranno a compensare i decessi: Istat stima che le nascite dovrebbero intraprendere un trend di lieve recupero, fino alle 414 mila unità nel 2030 e a un massimo di 422 mila unità entro il 2038, ma i decessi passeranno da circa 680 mila intorno al 2025 a 800mila nel 2050 in modo pressoché lineare, con un picco di 835 mila nel 2058. Questo accadrà mentre la speranza di vita alla nascita dovrebbe salire a 86,5 anni per gli uomini e a 89,5 per le donne. 

Neanche le migrazioni verso l’Italia riusciranno a bilanciare la popolazione: Istat prevede che si passi da una quota di 280 mila immigrati all’anno nel 2023 a 244 mila nel 2070. Lo scenario mediano prevede quindi l’insediamento a carattere permanente di 13,3 milioni di immigrati.

 

 

L’invecchiamento della popolazione

Attualmente la popolazione over 65 rappresenta il 23,2% del totale, quella fino a 14 anni di età il 13%, quella nella fascia 15-64 anni il 63,8%, mentre l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni.

Entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 35% del totale, con un intervallo di confidenza al 90% che presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33,1% e un massimo del 36,9%. I giovani fino a 14 anni di età potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,7% del totale, registrando quindi una lieve flessione: a quella data il rapporto tra over 65 e under 14 sarà 3 a 1.

Uno dei problemi di questa situazione è la popolazione in età lavorativa. Nei prossimi trent’anni, infatti, la popolazione nella fascia 15-64 anni sarà la componente più soggetta a una repentina variazione, scendendo dal 63,8% al 53,3%. Un parziale riequilibrio nella struttura della popolazione, anche se nel lungo termine, potrebbe aversi via via che le generazioni nate negli anni del baby boom tenderanno a estinguersi. Secondo lo scenario mediano i 15-64enni potrebbero tornare al 54,1% entro il 2070, mentre gli ultrasessantacinquenni potrebbero ridiscendere al 34,3%. Stabile, invece, la popolazione giovanile con un livello dell’11,6%.

Il Mezzogiorno sarà la parte del Paese ad invecchiare di più. L’età media nel Nord passerà dai 46,3 anni del 2020 ai 49,7 del 2070, nel Centro si passerà da 46,4 anni a 51,1 e nel Mezzogiorno da 44,6 a 52,1 anni. 

Entro 10 anni l’81% dei comuni italiani si troverà pertanto a vivere un calo demografico. Ciò si deve alla bassa fecondità, che colpisce uniformemente alla base la struttura per età delle popolazioni, ma anche a livelli migratori sfavorevoli per alcune realtà territoriali.

Tra il 2020 e il 2030 i comuni delle zone rurali avranno una riduzione della popolazione pari al 6%, passando da 10,2 a 9,6 milioni di residenti. I comuni che ricadono nelle aree interne, ossia in particolari zone del territorio nazionale che si contraddistinguono per la distanza fisica dall’offerta di servizi essenziali, registreranno una riduzione della popolazione pari al 9,6%. I comuni a densità intermedia (piccole città e sobborghi) avranno invece un calo demografico atteso del 2,2%, mentre tra le città e le zone densamente popolate il calo atteso è del 2,1%.

Complessivamente, l’Italia fra cinquant’anni sarà quindi un paese più piccolo, anziano e maggiormente sbilanciato dal punto di vista territoriale. 

 

Lorenzo Ruffino

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