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Come procede la somministrazione della terza dose

L’ha ricevuta un quarto degli over 60 che ne ha diritto, sebbene ci siano enormi differenze tra le regioni. 

L’Italia a metà settembre ha iniziato a somministrare la terza dose del vaccino, al fine di garantire che permanga un’alta protezione contro la Covid-19 dopo che si erano visti segnali che indicavano un calo dell’efficacia con il passare del tempo.

Ma dopo un mese e mezzo a che punto siamo?

 

Un quarto dei 60+ che ne ha diritto l’ha ricevuta

Bisogna precisare che ad avere diritto alla terza dose sono gli immunocompromessi, gli operatori sanitari e le persone sopra i 60 anni. Agli immunocompromessi viene somministrata una “dose aggiuntiva” a completamento del ciclo vaccinale 28 giorni dopo la seconda dose, mentre a operatori sanitari e over 60 una “dose booster” 180 giorni dopo aver completato il ciclo vaccinale. In tutti i casi si somministra Pfizer o Moderna.

Per valutare l’andamento della somministrazione della dose aggiuntiva noi ci concentreremo solo sugli over 60. Non possiamo infatti isolare nei dati gli operatori sanitari, in quanto non ci sono distinzioni per categoria e valutare la vaccinazione degli immunocompromessi è problematico per la scarsa qualità dei dati.

Al 2 novembre compreso, ad aver diritto alla dose addizionale di vaccino sono 5,1 milioni di persone sopra i 60 anni e ad averla ricevuta è il 26,4% di essi. Disaggregando i dati per le quattro fasce di età over 60, vediamo che l’ha ricevuto il 28,8% degli over 90, il 29,2% di chi ha tra gli 80 e gli 89 anni, il 18,7% di chi ha tra i 70 e i 79 anni e il 23,7% di chi ha tra i 60 e i 69 anni. 

 

 

A livello regionale ci sono forti differenze

Se a livello nazionale siamo al 26%, a livello regionale ci sono enormi differenze. In Calabria solo il 9,9% degli over 60 che ne ha attualmente diritto ha ricevuto la dose addizionale, mentre in Molise siamo al 60% e in Piemonte al 52%

Guardando i dati delle altre regioni, tra il 40% e il 50% c’è l’Umbria, tra il 30 e il 40% ci sono Trentino, Toscana e Campania, tra il 20 e il 30% ci sono Lazio, Emilia-Romagna, Lombardia, Alto Adige, Marche, Abruzzo, Valle d’Aosta e Sardegna, e tra il 10 e il 20% ci sono Puglia, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Sicilia.

Guardando solo agli over 80, dove la letalità senza vaccino arriva a essere superiore al 10% ed è quindi fondamentale mantenere un’elevata protezione contro le forme gravi della Covid-19, si vede che il Molise è al 71% e il Piemonte al 53%, mentre Umbria e Trentino sono tra il 40 e il 50%, Campania, Valle d’Aosta, Lazio e Emilia Romagna sono tra il 30% e il 40% e le altre regioni sono sotto il 30% (con la Calabria addirittura sotto il 10%). 

 

Lorenzo Ruffino

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