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Le chiamate al numero anti-violenza sulle donne nei primi sei mesi del 2021

Il numero delle chiamate nel 2021 è simile al 2020, ma in crescita rispetto a 2018 e 2019

L’Istat questa estate ha iniziato a rilasciare i dati trimestrali sulle chiamate al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking. Si tratta di un numero promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Nei primi due trimestri del 2021 ci sono state in totale 25.570 chiamate, un numero quasi identico agli stessi trimestri del 2020 ma di 5-6000 unità più alto del 2019 e del 2018.

 

 

Una chiamata su tre nei primi sei mesi del 2021 ha riguardato la richiesta di aiuto da parte della vittima di violenza, mentre una chiamata su cinque serviva ad avere informazioni sul servizio offerto. Il 10% delle chiamate ha invece riguardato la segnalazione di un caso di violenza e il 5% è servito per chiedere aiuto in casi di stalking. 

Delle chiamate valide, il 16% è avvenuto via chat e non via telefono. Si scende al 10% per chi chiede informazioni sui centri antiviolenza nazionali e si arriva al 19% per le richieste di aiuto da parte delle vittime di violenza e al 22% per le richieste di aiuto da chi è vittima di stalking. 

Il 6% delle chiamate avviene durante la notte (tra mezzanotte e le 6:00), il 26% durante il mattino (dalle 6:00 alle 12:00), il 40% nel pomeriggio (dalle 12:00 alle 18:00) e il 28% la sera (dalle 18:00 a mezzanotte). Guardando le sole chiamate effettuate da vittime di stalking o violenza si ha una dinamica sostanzialmente identica.

 

 

Nel 4% dei casi a chiamare sono soggetti minorenni, nel 30% persone tra i 18 e i 34 anni, nel 53% persone tra i 35 e i 64 anni e nel 13% persone con più di 65 anni.  Il 40% delle chiamate arriva da donne nubili, il 36% da donne sposate, il 3% da divorziate, l’8% da saperate e il 3% da vedove. Il 36% ha un lavoro, il 10% fa la casalinga, il 20% è disoccupato, il 14% è in pensione e le altre sono studentesse, inoccupate o lavoratrici in nero. 

 

 

Il 50% delle donne chiama per violenze che durano da anni, il 23% per violenze che vanno avanti da mesi, il 6% per pochi episodi, il 5% per un unico episodio e il 5% non l’ha voluto dire. Inoltre, nove violenze su dieci avvengono nella propria abitazione, mentre le altre si dividono tra strada, posti di lavoro e locali pubblici. Il 32% delle violenze è commesso dal marito, il 15% dal convivente, l’8% da partner, l’8% dai genitori e i restanti da figli, conoscenti, fratelli, vicini, eccetera. 

Infine, a non denunciare è quasi l’80% delle vittime, mentre il 3% lo fa ma poi ritira la denuncia. Tra chi non denuncia il 22% lo fa per non compromettere la famiglia, il 21% perché ha paura di chi ha commesso la violenza, l’11% perché ha paura in generale, il 7% perché non ha un posto sicuro dove andare e il 20% per altri motivi. 

 

 

Lorenzo Ruffino

2 commenti

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  • Grazie per questi dati. Una curiositá: perché ogni anno, indipendentemente dalla pandemia, c’é un picco di chiamate centrato molto precisamente attorno agli ultimi giorni di novembre?
    Grazie

    • Quasi sicuramente è dovuto al fatto che il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

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