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Amministrative, il gioco degli attacchi reciproci

Dalle critiche di Calenda contro tutti al “fair play” nella campagna di Torino, alcuni numeri per capire chi attacca chi in campagna elettorale

Le campagne elettorali sono fatte di proposte, ma anche di attacchi reciproci fra i candidati. Candidati che puntano a elettorati simili o che vogliono rendere più chiaro il proprio posizionamento si punzecchiano da sempre sui giornali, nei dibattiti, e da qualche anno anche su Twitter. Se la campagna per diventare sindaco di Roma è stata particolarmente vivace, complice una corsa a quattro dall’esito ancora incerto e di candidati che da sempre non scappano dalla polemica, in altre città però ha dominato il “fair play” fra i candidati, almeno sui social network.

Per avere un’idea più precisa di come i candidati sindaco si siano attaccati a vicenda – un’informazione utile anche a comprendere le loro strategie elettorali – abbiamo analizzato i loro tweet degli ultimi due mesi e mezzo di campagna elettorale.

 

Roma

Nella Capitale Virginia Raggi è uno dei bersagli preferiti dai rivali, che cercano di prendere le distanze dall’attuale amministrazione. Ma la sindaca non si tira indietro, ed è anzi la più aggressiva su Twitter nei confronti dei rivali. A fronte di una minore costanza su Twitter (204 tweet nel periodo preso in esame), Virginia Raggi attacca i rivali 36 volte, con una particolare predilezione per Enrico Michetti – accusato di fuggire dai confronti – ma soprattutto di Roberto Gualtieri. Nel mese di settembre la sindaca ha iniziato una vera a propria campagna contro il candidato del PD, accusandolo ogni giorno di avere idee vaghe sul tema della gestione dei rifiuti.

 

 

L’attenzione di Virginia Raggi per Gualtieri è totalmente ricambiata dal candidato del PD. L’ex ministro dell’Economia punta la sindaca in carica più di qualsiasi altro candidato, concentrandosi sulle carenze della sua amministrazione. Poco considerato da Gualtieri, invece, Carlo Calenda, nominato solo tre volte.

Tuttavia, se Gualtieri ignora Calenda, Calenda non ignora affatto Gualtieri, anzi lo attacca ripetutamente su diversi temi, dalla solidità del programma alla prospettiva di un’alleanza fra centrosinistra e Movimento 5 Stelle in caso di vittoria dell’ex ministro dell’Economia. Gualtieri risulta quindi il candidato più attaccato da Calenda. Il suo secondo bersaglio preferito è Virginia Raggi, attaccata sugli scarsi risultati della sua amministrazione, a partire dalla gestione dell’emergenza rifiuti. Solo in una fase più avanzata della campagna elettorale aumentano gli attacchi al candidato del centrodestra Michetti, criticato su carenze più personali che politiche, a partire dalla sua scarsa preparazione anche su argomenti che utilizza spesso – come la storia di Roma.

 

Michetti si tiene fuori dal confronto, ricorrendo in rarissime occasioni agli attacchi personali, pur criticando la situazione in cui si trova la Capitale. A conti fatti, malgrado il suo ruolo di frontrunner al primo turno, gli altri candidati preferiscono ignorarlo, concentrando i loro attacchi su Gualtieri – favorito per il secondo posto valido per accedere al ballottaggio – e Raggi – l’amministrazione da cui prendere le distanze. Poco considerato, invece, Calenda, sollecitato raramente sia dai due rivali per il ballottaggio, sia da Michetti, che su Twitter non lo nomina mai.

 

 

Milano, Napoli e Torino

Se la campagna di Roma è vivacissima, lo stesso non si può dire delle altre tre campagne elettorali principali, a Milano, Napoli e Torino.

A Milano il sindaco Beppe Sala è molto poco attivo su Twitter e non nomina mai i rivali. La stessa filosofia viene adottata dalla candidata del Movimento 5 Stelle Layla Pavone. Solo Luca Bernardo, candidato del centrodestra, tenta in qualche occasione di provocare Sala sul suo rifiuto di confrontarsi in pubblico e sulla condizione delle periferie.

A Torino domina il totale fair play: i candidati twittano ignorandosi a vicenda, senza nessuna provocazione reciproca. Né Damilano, né Lo Russo, né Sganga attaccano mai i rivali su Twitter.

Anche a Napoli, dove come a Milano c’è un favorito – in questo caso Gaetano Manfredi – lo stesso ex Ministro dell’Università non parla mai degli altri candidati. La stessa strategia è adottata anche dall’outsider Antonio Bassolino. Solo la candidata della sinistra Alessandra Clemente e, soprattutto, Catello Maresca (centrodestra) sollecitano in alcune occasioni Manfredi, accusato rispettivamente dai due rivali di avere creato una coalizione che porterà all’ingovernabilità e di avere un programma troppo vago.

Francesco Cianfanelli

Collaboro con YouTrend dal 2018 e con Agenzia Quorum dal 2019, occupandomi di strategia, messaggio e social media per soggetti politici e candidati. Nel tempo libero amo la corsa, la bicicletta, i podcast e altre attività da asociali.

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