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Il complicato rapporto tra gli americani e le armi

Storia, motivazioni e possibili sviluppi futuri di una relazione che a noi europei a volte pare inspiegabile

A guardarlo da fuori, il rapporto tra le armi e gli americani è incomprensibile. Si stima che nel 2020, l’anno della pandemia, ci siano state 578 vittime di stragi di massa. Con stragi di massa si intendono le sparatorie in cui muoiono almeno tre persone, escluso l’autore.
Allora la domanda sorge spontanea: perché nessuno fa nulla per diminuire questi numeri? Perché è così facile comprare le armi negli Stati Uniti?
A ogni quesito segue una risposta, da sviscerare senza superficialità o preconcetti. Procediamo quindi con ordine e partiamo dall’inizio.

 

Come si acquistano le armi negli Usa?

Essendo una repubblica federale, negli Usa i 50 Stati mantengono in parte la propria sovranità, e quindi in materia di armi non esistono regole che uniformino i parametri d’acquisto. Ci sono però delle caratteristiche comuni che permettono di avere un quadro della situazione.

Le armi possono essere acquistate da privati cittadini nelle armerie, alcune aree di grandi supermercati (in genere nella sezione “sport”), online e in alcune fiere che vengono organizzate ogni settimana in tutto il Paese.

“controlli preventivi” (backgounds checks), vengono fatti solo in caso di acquisto in negozio. Questi controlli consistono nella compilazione di un modulo con i dati anagrafici dell’acquirente e un questionario che ne fa una panoramica su stato mentale, precedenti penali, uso di farmaci e altro. A quel punto il venditore invia i documenti all’FBI che fa un controllo incrociato ed entro 3 giorni deve esprimersi.

Una stima dice che solo all’1% degli acquirenti viene vietato l’acquisto di armi. Le leggi federali, del resto, si limitano a vietare il possesso di armi da fuoco ai minori di 18 anni, limite che sale a 21 per l’acquisto di pistole e fucili. Le long guns, invece – le armi da tenere con entrambe le mani – possono essere acquistate a partire dai 18 anni, anche se alcuni Stati hanno cambiato un po’ le regole, soprattutto quelli rurali in cui c’è la tradizione della caccia (in Vermont, ad esempio, si può vendere una pistola a chi ha 16 anni).

Un’indagine del Pew Research Center di aprile 2021 afferma che il 53% degli americani sarebbe a favore dell’introduzione di nuove regole più ferree per acquistare armi. Il 32% considera “giuste” quelle attualmente in vigore e il 14% sostiene che dovrebbero essere più flessibili. Ma per capire perché negli USA ci siano 357 milioni di armi e 328 milioni di persone bisogna fare riferimento anche alla Costituzione, in particolare al Secondo emendamento.

 

Il secondo emendamento

La storia della ratifica della Costituzione americana è lunga e densa di spunti utili per capire comportamenti e relazioni che tutt’ora animano gli Stati Uniti. Il secondo emendamento è quello che riguarda le armi.

“Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia ben organizzata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere infranto”.

L’idea alla base del secondo emendamento è che la nazione è libera solo quando riesce a difendersi da sola. Dopo l’unione degli Stati, c’era il timore che indiani pellerossa, banditi e coloni europei potessero minacciare gli Stati Uniti. Veniva così instillata l’esigenza di difendersi e di essere sempre pronti a far valere il principio dello “Stand Your Ground, che vuol dire “difendi la tua terra”, dal nome che ha assunto nel 2005 la legge che in Florida stabilisce che non si possa iniziare un’azione penale nei confronti di chi utilizza un’arma contro qualcuno che lo attacca, anche in caso di possibilità di fuga.

Quindi, le cose come stanno ora, vanno bene a tutti? La risposta è un “no” dai risvolti sorprendenti. Come testimonia una ricerca condotta sempre dal Pew Research Center, il 48% degli americani vede quello delle armi come un grande problema. Il 24% lo vede come un problema moderato, il 22% come piccolo e il 6% non lo considera neppure un problema.

Il problema viene percepito dalla popolazione con la stessa gravità dell’immigrazione illegale (48%), dei crimini violenti (48%), del deficit economico (49%) e del coronavirus (47%), secondo un sondaggio dello scorso aprile.

 

Più armi, più sicurezza

Il paradosso più grande è proprio questo: molti cittadini americani credono che aumentare il numero di armi sia il modo migliore per diminuire la violenza. Insomma: più armi, più sicurezza.

Anche se i numeri dicono esattamente il contrario – più armi sono presenti, più avvengono sparatorie e stragi di massa – il diritto stabilito dal secondo emendamento è percepito come sacro tanto quanto i diritti di espressione e di voto: per questo motivo 1 americano su 3 è armato. Ed è sempre per questo motivo che tra il 1966 e il 2012 un terzo delle stragi mondiali sono avvenute negli Stati Uniti. La diretta conseguenza di tali numeri è che gli Usa costituiscono il 4,4% della popolazione terrestre, ma hanno il 42% dei civili armati nel mondo.

 

L’influenza della National Rifle Association

L’ultimo tassello per capire la cultura americana delle armi è la National Rifle Association (NRA), fondata nel 1871 poco dopo la secessione. Si tratta di un’associazione sportiva e venatoria che nel tempo si è evoluta sino a diventare parte integrante della politica americana. Non è sempre stata l’entità che abbiamo davanti agli occhi oggi, tanto che nel 1934 appoggiò il “National Firearms Act”, uno dei provvedimenti più importanti per il controllo delle armi negli Stati Uniti.

La svolta è avvenuta nel 1975, quando fu creato l’”Institute for Legislative Action” che esiste ancora oggi: si tratta di un istituto nato con il fine di influenzare le decisioni politiche. “Non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi”: con questo motto l’NRA è diventata un sinonimo della rappresentanza conservatrice americana che vuole mantenere il diritto al possesso delle armi, costi quel che costi.

Ronald Reagan nel 1981 fu il primo presidente ad essere eletto col sostegno dell’NRA e da quel momento è iniziato il climax ascendente che ha portato un civile su tre ad armarsi. Ed è sempre l’enorme potere dell’NRA che ha impedito ad Obama di depotenziare il sistema delle armi e che durante ogni elezione presidenziale finanzia con centinaia di milioni di dollari il candidato meno avverso alle armi, e quindi di norma quello repubblicano.
Pur essendo apartitico, infatti, l’ideologia dell’NRA è di stampo filo-repubblicano, la cui base elettiva approva convintamente le armi.

Ecco perché negli Stati Uniti non è facile parlare di “rimozione delle armi” come soluzione per evitare stragi di massa: le armi sono un elemento culturale radicato in un contesto troppo profondo per gli americani, abbracciando storia, tradizione, patriottismo, sicurezza, con un’importante influenza non solo sulla società, ma anche anche sulla sfera politica statunitense. Fino a quando la situazione resterà tale, sarà difficile immaginare un cambiamento netto nel modo in cui gli Stati Uniti vivono la questione delle armi – malgrado, tra i cittadini, siano in aumento le voci in dissenso che coltivano l’ambizione di poter cambiare, una volta per tutte, lo status quo.

Federico Roberti

Nato nel 2001 con la penna in mano e la curiosità negli occhi. Da ottobre 2020 ho creato e sono direttore di Zeta, un giornale online che comunica ai giovani. Ogni giorno in cerca di nuove esperienze, nuove emozioni e nuovi spunti per scrivere.

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