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Regno Unito e Covid-19: l’incognita del debito inglese

Il Cancelliere dello Scacchiere Sunak ha annunciato un innalzamento delle tasse per ripagare in futuro questo debito.

Protagonista di una campagna vaccinale imponente che lo ha portato ad “aprire” la sua economia prima di altri paesi, il Regno Unito ora ha un altro importante fardello da gestire: il debito pubblico. Ma senza l’Unione Europea alle spalle, la gestione dovrà essere mirata, con anche manovre “dolorose”. 

 

La crescita inevitabile del debito

Nell’audizione dello scorso marzo alla Camera dei Comuni, il Cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak ha presentato la manovra finanziaria valida per quest’anno, la quale comprende stanziamenti importanti come oltre 100 miliardi di sterline per l’estensione della cassa integrazione britannica fino a settembre equivalente all’80% dello stipendio, sostegni per bar, pub, musei, cinema e gallerie, riduzione della Vat (Iva in Italia) al 5% sui settori turistici fino a settembre (il ritorno al 20% normale non è previsto fino ad aprile 2022), fondi per potenziare il sistema scolastico (2 miliardi) e sanitario (29 miliardi).

In totale, tra aprile 2020 e aprile 2021 il governo inglese si è indebitato per 299 miliardi di sterline, la cifra più alta dal 1946, portando il rapporto debito/PIL oltre il 100 %; mentre è prevista una cifra intorno ai 200 miliardi tra aprile 2021 e aprile 2022. 

 

 

Come si ripaga?

Un passaggio importante dell’audizione è stato senza ombra di dubbio il metodo illustrato dal Cancelliere Sunak per ripagare in futuro questo debito, ovvero l’innalzamento delle tasse.

Secondo le stesse parole di Sunak, riportate anche dal Financial Times, in un momento così delicato l’essere sinceri coi propri concittadini è fondamentale per far sì che anche le manovre profondamente impopolari possano essere capite e accettate dato il momento di emergenza. 

La decisione sul futuro rialzo riguarda prima di tutto l’imposta sulle società, la quale passerà dal 19% attuale al 25% nel 2023, portando un ipotetico gettito di 17 miliardi di sterline.

Un altro provvedimento chiave riguarda il congelamento fino al 2026 della soglia minima e massima che determina il pagamento delle aliquote sul reddito. Oggi chi detiene un reddito oltre le 12.500 sterline annue paga il 20 %, mentre coloro che presentano cifre superiori le 50.000 sterline si vedono posti un’aliquota al 40%. Queste soglie rimarranno ferme e, secondo stime del Times, si calcola che per le elezioni del 2024 800 mila persone  oggi non paganti alcuna tassa sul reddito (poiché sotto 12.500 sterline annue) saranno soggette a quella base del 20%, mentre altre 800 mila passeranno dalla tariffa base a quella del 40%, pagata oggi da circa 4.2 milioni di persone. In sostanza, fra tre anni, 1,6 milioni di persone saranno spinte nelle fasce fiscali più alte rispetto alla posizione attuale. 

 

Mosse per mantenere la fiducia nei mercati?

Nella sua lunga storia il Regno Unito non ha mai rischiato davvero default sul debito pubblico, neppure dopo i due conflitti mondiali. Detto ciò, un compito importante per il Cancelliere Sunak è quello di conservare la fiducia dell’Ufficio per la responsabilità di bilancio e dei mercati finanziari, dimostrando la credibilità e l’efficacia del piano per risanare i conti pubblici negli anni a venire. Gli ultimi dati sulla crescita economica sono incoraggianti, ma la ripresa potrebbe essere accompagnata dalla risalita dell’inflazione, elemento che obbligherebbe la Bank of England a ritirare i sostegni monetari alzando i tassi d’interesse con la diretta conseguenza di un aumento dei tassi sui titoli di stato inglesi, oggi collocati sullo 0,7 %. 

 

 

Scelte difficili e impopolari 

Era dal 1974 che il Regno Unito non vedeva un rialzo del prelievo ai contribuenti, effettuato ai tempi dal Cancelliere laburista Healey, ma l’inaspettato arrivo della pandemia e della conseguente crisi economica ha portato i Conservatori ad infrangere la promessa di non alzare le tasse durante il loro governo, annunciata nella campagna elettorale del 2019. Alla domanda se queste tasse non siano un segnale anti-impresa e impopolari, Sunak ha risposto “esse non verranno applicate fino al 2023, e quando avverrà saranno comunque più basse rispetto ai Paesi del G7”. Solo i prossimi mesi diranno se le mosse decise da Sunak avranno avuto l’effetto sperato.

Riccardo Boiani

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