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Le imprevedibili primarie Dem per il prossimo sindaco di New York

Oggi nella Grande Mela si tengono le primarie del Partito Democratico. Chi vincerà sfiderà il candidato del GOP il 2 novembre.

Oggi a New York City si tengono le primarie del Partito Democratico e del Partito Repubblicano per decidere i due candidati che si affronteranno poi il 2 novembre. L’attuale sindaco Bill De Blasio, Democratico, non può ricandidarsi in quanto vige un limite di due mandati consecutivi. 

Nella pratica, comunque, il sindaco di New York si decide oggi. Il vincitore di queste primarie sarà infatti quasi di sicuro il prossimo sindaco, visto che la città è ormai una roccaforte Dem: De Blasio nel 2017 ha vinto con il 66% dei voti e Joe Biden ha ottenuto il 77% alle presidenziali del 2020.

 

Il nuovo sistema di voto

Quest’anno alle primarie di New York si voterà per la prima volta con un nuovo sistema di voto: il ranked-choice o instant-runoff voting. Si tratta di un sistema utilizzato già in altri Stati americani (ad esempio nel Maine) e anche fuori dagli Stati Uniti (come in Australia).

In sintesi, al posto di votare per un solo candidato se ne scelgono di più (nel caso di New York, fino a cinque) e li si ordina in base alla propria preferenza. Quando è ora di scrutinare si guardano le prime preferenze e se un candidato è arrivato al 50% ha vinto le elezioni. Se invece nessuno raggiunge il 50% di prime preferenze, il candidato all’ultimo posto viene eliminato e tutti gli altri candidati passano al turno successivo, nel quale tutti i voti per il candidato eliminato vengono ridistribuiti ai candidati messi come seconde preferenze proprio da chi aveva messo il candidato eliminato come prima preferenza. Si procede con questo sistema di eliminazione e riassegnazione dei voti finché non restano due soli candidati, tra cui vince chi ottiene almeno la metà più uno dei voti.

In generale non è obbligatorio esprimere tutte e cinque le preferenze. Se ne può esprimere anche una, ma in questo modo si avrà minore influenza sul risultato finale. 

Chi sono i candidati

Tra i Dem ci sono più di dieci candidati, ma quelli importanti sono solo quattro: Eric Adams, Kathryn Garcia, Maya Wiley e Andrew Yang. 

Eric Adams, 60 anni, è il presidente del distretto di Brooklyn e prima era stato un ufficiale della polizia. Sostiene che sia necessario riformare la polizia, ma non sostiene il “defund the police”, lo slogan adottato dall’ala Dem più radicale. Una sua importante proposta è quella di tenere aperte le scuole tutto l’anno.

Maya Wiley, 57 anni, si presenta come una outsider nonostante abbia lavorato per il sindaco De Blasio. È un’esperta di questioni di giustizia penale e ha lavorato come analista sulla tv via cavo MSNBC, un canale guardato soprattutto da Democratici. Ha proposto un “New Deal” per New York che creerebbe 100.000 posti di lavoro.

Kathryn Garcia, 51 anni, ha guidato per sei anni il Dipartimento di Igiene di New York, l’ente che si occupa della raccolta differenziata, della pulizia delle strade e della rimozione della neve in inverno. 

Andrew Yang, 46 anni, è un imprenditore che si è candidato nel 2020 alle primarie per diventare presidente. Non ha avuto molto successo, ma si è fatto conoscere per la sua idea di un reddito di base universale. A queste elezioni ha proposto di dare a 500.000 newyorkesi a basso reddito $2.000 all’anno e di costruire un casinò a Governors Island. È molto conosciuto, ma è finito in mezzo a molte polemiche durante la campagna elettorale.

Sabato Garcia e Yang hanno formato una sorta di alleanza: si sono incontrati nel Queens dove hanno tenuto un comizio insieme e hanno distribuito volantini con le foto di entrambi. Yang ha esortato gli elettori a mettere Garcia al secondo posto nelle preferenze, ma Garcia si è astenuta dal fare lo stesso per lui. 

La sinistra del partito sostiene Maya Wiley: ha ricevuto l’endorsement della senatrice Elizabeth Warren, dei deputati Jamaal Bowman e Alexandria Ocasio-Cortez e anche del New York Working Families (un piccolo partito progressista che sostiene i Democratici), di Our Revolution (un gruppo fondato da Sanders) e da EMILY’s List (un gruppo che sostiene le candidate donne). Il New York Times si è schierato invece per Kathryn Garcia.

 

Cosa dicono i sondaggi

Condurre i sondaggi a questo giro è stato più complesso per via del nuovo sistema elettorale. Nonostante questo, diversi istituti hanno sondato la città e c’è stato molto movimento. 

Guardando solo le prime preferenze, Adams è davanti con circa il 20-25% dei voti, Wiley e Garcia al secondo e terzo posto con circa il 15-20% e al quarto posto c’è Yang poco sotto il 15%. L’ex candidato a presidente nei mesi scorsi era ampiamente davanti tra il 20% e il 25%, ma a partire da aprile è iniziato un calo più o meno costante.

Come abbiamo visto, però, a contare non sono solo le prime preferenze. Dopo aver assegnato i voti degli esclusi, i sondaggisti sono concordi che Adams e Garcia arriveranno all’ultimo round di conteggi, ma non è chiaro chi dei due vincerà.

Guardando i sondaggi di giugno si vede che Adams è dato vincente da Emerson College, Schoen Cooperman Research, Honan Strategy Group e Marist College, mentre per Change Research e Public Opinion Strategies vincerà Garcia. Si parla comunque per entrambi di un risultato al massimo tra il 50 e il 55%. Le primarie sono quindi da considerarsi toss-up, un’elezione in cui non possiamo prevedere il vincitore.

Adams va particolarmente bene con i neri, gli elettori con più di 45 anni e i Dem moderati o conservatori. Garcia prende invece i voti dei liberal e Wiley dei molto liberal (l’ala più di sinistra). Va considerato però che gli elettori moderati o conservatori, secondo un sondaggio di Marist, sono il 45% degli elettori, i liberal il 36% e i molto liberal il 19%. L’elettorato Democratico è infatti molto più moderato di quanto comunemente si pensa e il crimine e la sicurezza pubblica sono tra le principali preoccupazioni degli elettori newyorkesi. Adams, essendo il candidato della legge e dell’ordine, parte quindi con un grande vantaggio. 

L’analista di sondaggi della CNN Harry Enten ha scritto che il nuovo sistema elettorale, i molti candidati e una probabile bassa affluenza rendono l’elezione la “più imprevedibile corsa a sindaco di New York degli ultimi 50 anni”. 

 

Lorenzo Ruffino

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