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Nel 2020 sono morti 100.000 italiani in più degli anni passati

Nel 2020 sono morti 100.000 italiani in più degli anni passati

L’eccesso nei decessi registrato lo scorso anno ha riguardato soprattutto i residenti al Nord e gli anziani.

Il 2020 è stato l’anno della pandemia di Sars-Cov-2: ad oggi in Italia si sono registrati oltre 3 milioni di casi e 99 mila decessi.

La pandemia ha avuto un importante effetto sulla mortalità in Italia, motivo per cui già ad aprile dell’anno scorso l’Istat aveva iniziato a rilasciare con grande anticipo rispetto al normale i dati dei decessi a livello comunale. Venerdì 5 marzo, inoltre, l’Istat ha pubblicato i dati preliminari dei decessi in Italia nel corso del 2020.

Prima di procedere, due considerazioni: in primo luogo, i dati di venerdì non sono ancora del tutto consolidati a causa dei ritardi delle anagrafi a registrare i decessi; in secondo luogo, l’aumento dei decessi che si è verificato non può essere ricondotto interamente al coronavirus, anche perché dai dati non è possibile conoscere la causa dichiarata del decesso (questi dati ci saranno solo fra due anni). Ma quel che è più importante sottolineare è che una pandemia può causare morti dirette ma anche indirette, provocate ad esempio dall’enorme pressione che subisce il sistema sanitario e che impedisce ad alcuni di essere curati tempestivamente per altre patologie.

 

I decessi nel 2020

Nel corso del 2020 in Italia ci sono stati 746.146 decessi, 100.526 in più della media del quinquennio 2015-2019: un incremento dunque del 15,6%. Tra gennaio e febbraio dell’anno scorso, in realtà, la mortalità si è ridotta per via di un periodo influenzale meno grave degli anni passati, ma se si isola il periodo che va da marzo a dicembre, cioè da quando c’è il coronavirus in Italia, si vede che l’eccesso di mortalità sale a quota 108.178, una crescita del 21% rispetto alla media dei 5 anni precedenti.

L’eccesso di mortalità è maggiormente concentrato tra gli uomini. Sappiamo infatti che la Covid-19, la malattia provocata dal coronavirus, è maggiormente pericolosa per gli uomini rispetto alle donne. L’eccesso di mortalità tra i maschi è di 54.007 decessi, pari al 17,5% in più, e tra le donne di 46.520, pari al 13,8% in più.

L’eccesso di decessi si concentra in particolar su marzo e aprile e su novembre e dicembre. Nella prima ondata ci sono stati 28.200 decessi in eccesso a marzo e 21.000 ad aprile, mentre nella seconda 27.000 a novembre a 16.700 a dicembre. Inoltre novembre è stato il mese con il maggiore aumento dei decessi (+52%), seguito da marzo (+48%).

La peggior settimana come decessi in Italia è invece stata l’ultima di marzo, dove sono morte 23 mila persone, quasi il doppio della media degli anni 2015-2019.

 

I decessi per età

L’eccesso di mortalità del 2020 è concentrato completamente tra le persone più anziane: il coronavirus è infatti particolarmente letale per loro, dal momento che sotto i 50 anni si registra un calo dei decessi rispetto alla media 2015-2019.

Tra i 50 e 59 anni sono morte 2.200 persone in più del lustro precedente (+8%), tra i 60 e i 69 anni 5.231 persone (+8,8%), tra i 70 e i 79 anni 18.000 (+14%), tra gli 80 e gli 89 anni 40.800 (+16,3%) e tra gli over 90 35.800 (+22,6%).

Nell’ultima settimana di marzo i decessi tra gli over 90 sono saliti del 90% e nella prima di aprile di quasi l’80%. Tra la terza e la quarta settimana di marzo invece i decessi nella fascia 80-89 anni sono arrivati a essere più del doppio di quello che ci si sarebbe attesi in base ai dati dei 5 anni precedenti.

Guardando i dati normalizzati su 100.000 residenti per fascia di età, si osserva come sotto i 50 anni non ci siano state variazioni della mortalità particolari e come queste siano invece concentrate tra i più anziani.

 

La distribuzione geografica

L’aumento dei decessi è concentrato nell’Italia settentrionale, dove la pandemia di coronavirus ha colpito maggiormente, in particolar modo nel corso della prima ondata.

La Lombardia ha registrato un aumento dei decessi del 37% rispetto al 2015-2019, il Trentino-Alto Adige del 27% e la Valle d’Aosta del 25%. Ci sono poi il Piemonte con un aumento del 23%, l’Emilia Romagna, la Liguria e il Veneto con un +17% e la Sardegna, le Marche e il Friuli-Venezia Giulia con un +13%. Nessuna regione ha avuto meno decessi della media del 2015-2019, ma diverse regioni, come Basilicata, Lazio o Umbria, hanno registrato variazioni contenute.

Isolando il periodo tra marzo e aprile, si osserva che la Lombardia ha registrato un eccesso di decessi del 158%, la Valle d’Aosta del 75%, il Trentino-Alto Adige e il Piemonte tra il 61% e il 65% e la Liguria del 58%. Se invece si guarda il periodo tra novembre e dicembre, la regione con il maggior aumento di decessi è la Valle d’Aosta, dove sono cresciuti del 90%. Ci sono poi Piemonte e Trentino-Alto Adige con circa il 70% di decessi in più, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto con il 63% e la Lombardia con il 47%. La Calabria è la regione con la variazione più bassa (+13%).

 

Analizzando i decessi su base provinciale, nel corso del 2020 la provincia di Bergamo ha avuto un aumento record del 60% dei decessi. Nessuna provincia ha visto i decessi scendere rispetto alla media del 2015-2019, ma in diverse province la variazione è quasi nulla e non significativa: a Catanzaro, Salerno, Caltanissetta, Siena, Messina i decessi sono cresciuti meno del 2%; in 15 province la variazione è minore del 5%.

Tra marzo e aprile Bergamo ha registrato un eccesso del 371%, Cremona del 294%, Lodi del 238%, Brescia del 226%, Piacenza del 212%. Tra novembre e dicembre, mesi della seconda ondata, le province di Vercelli, Barletta-Andria-Trani e Aosta hanno registrato il 90% in più dei decessi attesi.

 

Infine, in questo grafico si può vedere a livello provinciale e per mese i decessi in eccesso del 2020 rispetto alla media 2015-2019 e i decessi accertati per Covid-19. In alcuni casi, come Bergamo a marzo, è molto probabile che un numero consistente di decessi per coronavirus non sia stato rilevato.

 

Lorenzo Ruffino

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