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Il punto sul Regno Unito: sorpasso Labour sui Conservatori

Il punto sul Regno Unito: sorpasso Labour sui Conservatori

A un anno dalle elezioni che hanno visto l’ampia vittoria di Boris Johnson, il premier e il suo partito appaiono in calo nei consensi.

Il 12 dicembre 2019 le elezioni nel Regno Unito consegnarono per la quarta volta consecutiva il Paese al Partito Conservatore, che con il popolare premier in carica Boris Johnson aveva sconfitto di oltre 11 punti il Labour, costringendo il suo leader Jeremy Corbyn alle dimissioni.

Dopo quasi un anno, molto intenso dal punto di vista politico e non solo, i Laburisti sembrano aver ricucito quella distanza che li separava dai Conservatori. Per la prima volta dal maggio 2019, infatti, il Labour è il primo partito secondo gli istituti demoscopici britannici, con il nuovo segretario Keir Starmer che vanta una popolarità che il suo predecessore non sfiorava da tempo, e la stella di Boris Johnson che si è decisamente offuscata.

L’inizio di questo trend si può identificare facilmente nell’inizio della pandemia, la cui difficile gestione ha segnato questi nove mesi: basti pensare che a fine marzo il vantaggio dei Conservatori sul Labour era di 21,5 punti, mentre oggi il partito di Starmer è due punti davanti a quello di Johnson.

 

Il sorpasso

Nella media elaborata con i sondaggi di YouGov e Opinium di questo mese, i Laburisti sono al 40%, il risultato migliore dalla primavera del 2018. È la prima volta che il Labour è in testa ai sondaggi dal periodo pre-europee (maggio 2019), quando i Tories di Theresa May erano in grande crisi, la premier aveva annunciato le dimissioni, e il Brexit Party stava per diventare il primo partito (oggi è sotto al 4%).

I Conservatori sono scesi al 38%, proseguendo un calo che dura ininterrotto mese dopo mese dall’aprile 2020. Fra gli altri partiti, sono in leggera crescita i Liberal Democratici (6,8%), mentre il Green Party è sceso al 4%.

 

Curiosamente, il Labour diventa primo partito proprio mentre il suo leader Keir Starmer incontra invece delle difficoltà nel consenso personale. Secondo l’ultimo sondaggio di Opinium, Starmer ha oggi un gradimento del 36%, 3 punti in meno rispetto al mese scorso. Boris Johnson invece risale dal 33 al 35%.

Dovendo scegliere uno dei due come premier, vincerebbe Johnson 31% a 30%: un dato che non deve ingannare (il sondaggio di Opinium da cui è estratto questo dato stima i Conservatori 3 punti sopra i Laburisti, quindi con un margine maggiore rispetto al proprio leader), ma che segnala una tendenza interessante.

A Johnson gli elettori riconosco soprattutto la capacità di difendere gli interessi nazionali all’estero (41%) e di avere a cuore l’interesse del Paese (39%), mentre di Starmer gli elettori apprezzano la competenza (43%) e il suo essere fedele ai propri principi (42%).

 

Il coronavirus e il “vaccine bounce”

A decretare la crisi di Boris Johnson è stata soprattutto la criticata gestione della crisi del coronavirus. A oltre otto mesi dall’inizio della pandemia, il giudizio sul lavoro che sta facendo il governo per contenerla è sempre negativo, con solo il 32% dei britannici che ha un parere positivo a fronte di un 47% di insoddisfatti. Si nota però un leggero miglioramento rispetto alle ultime settimane, che Opinium ipotizza possa derivare anche dall’ottimismo per il possibile arrivo imminente nel Regno Unito di un vaccino (per questo l’hanno chiamato “vaccine bounce”, rimbalzo del vaccino).

 

Sul dibattito riguardo al possibile alleggerimento del lockdown per i giorni di Natale, i cittadini del Regno Unito bocciano l’idea, se la conseguenza deve essere un gennaio con maggiori restrizioni. Fra questa prospettiva e quella di un Natale in lockdown con meno restrizioni a gennaio, gli intervistati preferiscono questa seconda opzione (54% a 33%).

 

Brexit alle battute finali

Nonostante il Regno Unito sia formalmente fuori dall’Unione Europea dal gennaio 2020, continuano le trattative sui futuri rapporti e persiste negli intervistati la paura di un “no deal”.

L’uscita definitiva senza alcun accordo con l’Europa è quella meno apprezzata dall’elettorato (il 41% la riterrebbe accettabile, il 49% no), che preferirebbe si raggiungesse invece un compromesso, anche se c’è divisione fra chi vorrebbe comunque mantenere relazioni strette con l’Europa e chi vorrebbe una rottura più netta. La prospettiva di un passo indietro sulla Brexit, cioè di un ritorno di Londra nell’UE, sarebbe invece uno scenario quantomeno accettabile per il 47% dei britannici, mentre il 45% lo riterrebbe inaccettabile.

 

Il 45% degli elettori, infine, ritiene la “no deal” Brexit uno scenario probabile, e fra questi la maggioranza (53%) darebbe la responsabilità al Regno Unito (il 27% a Boris Johnson, il 26% al governo nel suo complesso). Parzialmente assolto invece il lato europeo del negoziato (33%, suddiviso nel 28% dell’Unione Europea e nel 5% del capo negoziatore per l’UE Michel Barnier).

 

Francesco Cianfanelli

Collaboro con YouTrend dal 2018 e con Agenzia Quorum dal 2019, occupandomi di strategia, messaggio e social media per soggetti politici e candidati. Nel tempo libero amo la corsa, la bicicletta, i podcast e altre attività da asociali.

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