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Presidential transition: i momenti chiave fra l’elezione del Presidente e l’insediamento

Presidential transition: i momenti chiave fra l’elezione del Presidente e l’insediamento

Il passaggio di consegne tra un Presidente uscente e il suo successore costituisce sempre un periodo delicato negli Stati Uniti.

Il trasferimento del potere da un’Amministrazione ad un’altra è un momento fondamentale della vita politica e istituzionale degli Stati Uniti. Nel periodo tra le elezioni e il giorno dell’insediamento, il 20 gennaio, “ogni giorno conta e ogni giorno perso è più importante del precedente”, spiega David Marchick, direttore del Center for Presidential Transition, un’organizzazione apartitica che fornisce informazioni e risorse per aiutare i candidati alla presidenza a prepararsi alla transizione.

In questo periodo, infatti, il Presidente eletto deve iniziare a pianificare la propria azione di governo, organizzare il suo staff, entrare in contatto con la complessa macchina burocratica che dovrà tradurre in azione governativa il suo programma elettorale. Un momento delicato, in cui è importante assicurare la continuità della leadership degli Stati Uniti: il nuovo Presidente deve infatti essere in grado di governare nel pieno esercizio dei suoi poteri dal momento successivo la fine del suo giuramento. Per questo il periodo di transizione è regolato dal Presidential Transition Act (PTA) del 1963 (emendato varie volte nell’ultimo decennio), che fornisce il quadro legale per “promuovere il trasferimento ordinato del potere esecutivo”.

 

Migliaia di incarichi da assegnare

Durante la transizione si svolgono attività fondamentali per la vita della nuova Amministrazione. In primo luogo, si inizia la procedura che porta alle nomine politiche. Il Presidente eletto deve infatti nominare circa 4000 persone a capo degli uffici del suo gabinetto: segretari, vicesegretari, sottosegretari, assistenti segretari, membri dello staff, capi delle agenzie federali, e via dicendo. Di questi, circa 1200 devono passare il vaglio del Senato. Il transition team del Presidente eletto, già nel periodo pre-elettorale, compie il processo di esame delle candidature e di preparazione dello staff che comporrà la nuova Amministrazione. Una procedura che riguarda in modo particolare gli incarichi relativi alla sicurezza nazionale, per i quali la legge prevede che l’FBI e le altre agenzie responsabili portino avanti, dopo le elezioni, le loro indagini sui candidati il più in fretta possibile, in modo da fornire il nullaosta prima dell’insediamento del nuovo Presidente.

Una prova dell’importanza di questo passaggio la si trova nelle conclusioni della commissione sull’11 settembre, secondo cui il ritardo nella transizione del 2000 fu un fattore che contribuì all’impreparazione dell’apparato di sicurezza statunitense. Le difficoltà che riscontrò l’Amministrazione Bush nel mettere in campo il proprio team per la sicurezza nazionale possono essere spiegate con il poco tempo a disposizione che si ebbe per la transizione.

Ma chi farà parte dell’Amministrazione Biden? Al momento il Presidente uscente ha reso noti i nomi delle personalità che intende nominare per alcune posizioni chiave: vediamo quali.

 

 

 

Informazioni riservate ed esercitazioni

Inoltre, avvengono contatti diretti tra le agenzie federali e i membri dello staff del Presidente eletto, con il conseguente accesso ai dossier e al materiale su cui l’Amministrazione uscente lavora. Per legge, al Presidente eletto viene presentato un resoconto riservato sulle minacce alla sicurezza nazionale, sulle operazioni militari pubbliche e segrete e sulle decisioni in sospeso per il possibile uso della forza militare. Ma si è stabilita anche la consuetudine di fornire al Presidente eletto il President’s Daily Brief, il briefing quotidiano dell’intelligence riservato al Presidente in carica. Questi contatti coinvolgono l’Amministrazione uscente e quella entrante quasi a ogni livello: il PTA prevede che si svolgano attività di orientamento all’attività governativa ed esercitazioni per “le persone che il Presidente eletto intende nominare come capi-dipartimento o per posizioni chiave nell’Ufficio esecutivo del Presidente o in agenzie esecutive”, con l’obiettivo che prendano conoscenza dei problemi e delle sfide che si incontrano quando si assume la responsabilità di governo. Ad esempio, durante la transizione da Obama a Trump, una delle esercitazioni per formare i funzionari entranti consisteva in una situazione di emergenza dove veniva simulato uno scenario di pandemia globale con un virus che dall’Asia si sarebbe diffuso negli States.

Particolarmente importante per la buona riuscita della transizione risulta il coordinamento tra le due Amministrazioni. In questo senso, l’avvicendamento tra Bush e Obama è indicato come il gold standard, in quanto la stretta collaborazione tra i due leader e i loro staff portò a una gestione efficace della crisi finanziaria nelle ultime settimane del 2008. Bush e Obama si incontrarono nello Studio Ovale appena sei giorni dopo le elezioni, mentre alti funzionari dell’Amministrazione Bush, come il segretario al Tesoro Hank Paulson, stabilirono comunicazioni regolari con il Presidente eletto per tenerlo sempre al corrente degli sviluppi della crisi e delle misure adottate. Questo spirito collaborativo portò anche a incontri per definire politiche condivise per il settore dell’auto e addirittura, nel novembre del 2008, Bush estese l’invito ad un meeting del G20 al Presidente Obama, che tuttavia rifiutò.

 

Il valore simbolico della transizione

Infine, oltre ad un’importanza amministrativa, la transizione ha anche una forte valenza simbolica, come sottolinea Daniel Weiner del Brennan Center: “Il rituale di un Presidente che si prepara a cedere il potere ad un altro significa che siamo una società rispettosa del diritto, nella quale governa la volontà dei votanti”. Una dimensione che è rilevante soprattutto agli occhi del resto del mondo, in quanto influenza la credibilità dell’America, ma che rafforza anche la fiducia del popolo statunitense nel proprio governo.

Vladimiro Labate

Sono uno studente universitario tra l'Italia e la Francia, torinese, appassionato di politica internazionale.

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