Recenti studi dell’American Psychological Association, la più vasta organizzazione di psicologi negli Stati Uniti, indicano come i livelli di stress della popolazione americana siano aumentati significativamente nell’ultimo anno: questo aumento è in larga parte dovuto alla pandemia di COVID-19, alle maggiori tensioni sul tema razzismo e alle elezioni presidenziali.
Dal 2007, per conto dell’APA, The Harris Poll si occupa di stress in America e annualmente intervista migliaia di persone per monitorare i livelli di stress nel Paese, indagandone le fonti e l’intensità.
La metodologia delle indagini cerca di essere quanto più attendibile possibile selezionando un campione che rifletta in modo accurato e realistico l’attuale situazione demografica in America, sulla base del più aggiornato Current Population Survey redatto dallo U.S. Census Bureau.
Stress in America 2019
Lo studio Stress in America 2019 condotto tra agosto e novembre dello scorso anno dall’APA su un campione di 3.617 adulti residenti negli USA ha rivelato che la più importante fonte di stress nel 2019 in America è rappresentata dalle sparatorie di massa, seguita dalle preoccupazioni causate dal sistema sanitario, da cambiamenti climatici e surriscaldamento globale, dall’immigrazione, dalle molestie sessuali e dalla discriminazione.
Entra in classifica anche lo stress legato alle elezioni presidenziali del 2020: il 56% degli americani ha infatti indicato l’avvicinarsi del voto come significativa causa di stress, registrando un discreto incremento in rapporto al 52% degli intervistati nel 2016.
Stress in America 2020
L’analisi Stress in America 2020 descrive una situazione allarmante e sostiene che sia in atto una crisi di salute mentale a livello nazionale che negli anni a venire potrebbe avere serie conseguenze sanitarie e sociali. La pandemia di COVID-19 è risultata essere una delle principali cause di preoccupazione per quasi otto americani su dieci (78%). Al contempo, altre tematiche da sempre indicate come fonti di notevole stress sono risultate ancora più problematiche nell’attuale contesto, mentre emerge sempre più un nuovo tipo di stress: quello da elezioni. Con l’avvicinarsi delle presidenziali, gli americani che hanno considerato tale evento una fonte di notevole stress sono infatti aumentati fino al 68%, raggiungendo così i più alti livelli mai registrati. Nello specifico, le presidenziali del 2020 sono state classificate come significativamente stressanti dal 76% degli elettori democratici, dal 67% di quelli repubblicani e dal 64% di quelli indipendenti.
Lo studio ha poi esaminato la propensione al voto degli americani, dimostrando come i più anziani fossero anche i più attivi politicamente. Il 90% di essi ha infatti manifestato la propria intenzione di votare, seguiti dall’86% dei boomers, dal 79% della generazione X, dal 71% dei millennials e infine dal 64% della generazione Z. Per garantire una maggiore precisione, lo studio ha poi suddiviso tale generazione in tre sottogruppi: teenager dai 13 ai 17 anni, ragazzi dai 18 ai 23 anni (perlopiù studenti universitari ) e anziani dai 24 ai 27 anni.
Gli adulti della generazione Z (nati nella seconda metà degli anni ’90) sono stati particolarmente colpiti dagli effetti negativi della pandemia e il loro ottimismo ne ha risentito profondamente, tant’è che il 79% di loro ha affermato che il futuro della propria nazione rappresenta una causa di notevole stress e il 67% ha indicato le elezioni presidenziali come causa di significativo stress. Non sorprende quindi che la GenZ sia la più riluttante nell’esprimere le proprie preferenze alle presidenziali.
Le elezioni del 2020 sono state da molti definite le più stressanti di sempre fino ad arrivare a parlare di “election stress disorder” ed “election anxiety”. Lo Psychiatric Times ha esaminato questa nuova tipologia di ansia e stress e ha spiegato come le presidenziali rappresentino un punto di svolta per il popolo americano.
Ad ogni modo, nonostante il considerevole impatto della pandemia e i critici livelli di stress rilevati in svariati ambiti, sette americani su dieci hanno asserito di essere ottimisti sul futuro della propria nazione, descrivendo la speranza come la chiave per mantenere stabilità e salute mentale. Inoltre, il 54% ha affermato di credere nella possibilità di far sentire la propria voce per fare la differenza nel mondo. Scendendo nei dettagli di queste affermazioni, rileva come la generazione più ottimista sia quella dei millennials, seguita dai boomers, dalla generazione X, dagli anziani e infine dagli adulti della generazione Z.
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