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USA: Cosa succede tra le elezioni e l’insediamento?

USA: Cosa succede tra le elezioni e l’insediamento?

Dalla chiusura dei seggi negli stati USA inizia un complesso percorso che porta fino all’insediamento del 20 gennaio. Ripercorriamolo insieme

Il ticket composto da Joe Biden e Kamala Harris ha superato la soglia dei 270 grandi elettori e guiderà gli Stati Uniti a partire dal 20 gennaio 2021. Ma quali sono i passaggi precedenti l’insediamento?

 

Le tappe fondamentali fino al voto dei Grandi Elettori

A partire dalla chiusura dei seggi, gli Stati devono contare e certificare i risultati secondo i propri statuti: nel momento in cui gli Stati avranno completato il conteggio di ogni contea e accertato il risultato ufficiale, il Governatore dovrà preparare e inviare i documenti il prima possibile. Una copia viene inviata all’Archivist of the United States, mentre sei duplicati devono essere forniti ai Grandi Elettori per la votazione del 14 dicembre.

 

Cosa succede se i risultati sono contestati?

La raccolta delle leggi degli USA che regola anche le elezioni, lo U.S. Code, prevede che gli Stati debbano risolvere le eventuali controversie sui voti almeno 6 giorni prima della riunione dei Grandi Elettori. La scadenza del “Safe Harbor” quest’anno è l’8 dicembre e la risoluzione delle controversie avviene per ogni Stato in base alle leggi emanate fino al giorno prima delle elezioni in quel territorio. Su queste basi, il Tribunale elettorale valuta i ricorsi: questo è un fattore da non sottovalutare, come ci ha dimostrato l’elezione del 2000, in particolare in Florida.

 

I Grandi Elettori votano

Il primo lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre, i Grandi Elettori si riuniscono per votare. In questa tornata elettorale, la data cade il 14 dicembre. Le delegazioni del Collegio Elettorale si incontrano divise nei vari Stati – e nel Distretto di Columbia – e votano attraverso due schede, una per scegliere il presidente e l’altra per scegliere il vicepresidente.

Come detto in precedenza, in passato non esisteva un vero e proprio obbligo e, di conseguenza, il voto non era necessariamente coerente con il candidato vincente nello stato. Dopo aver votato, i Grandi Elettori firmano sei schede che riportano i risultati e le inviano a diversi funzionari in modo che le registrino. In particolare, queste devono pervenire al Presidente facente funzioni del Senato e all’Archivist of the United States entro e non oltre nove giorni dopo l’incontro tra i Grandi Elettori, ma in caso di ritardo o di perdita si possono adottare misure speciali per richiedere il duplicato degli originali. Nel 2020 la data cade il 23 dicembre.

 

Il ruolo del Congresso nelle elezioni USA

Il 6 gennaio il Congresso si riunirà per ricontare i voti. Il vicepresidente, in qualità di presidente del Senato, dichiarerà quale ticket è risultato vincitore dal voto dei Grandi Elettori. Eventuali obiezioni dovranno essere presentate per iscritto e firmate da almeno un membro della Camera e uno del Senato. Su di esse, poi, è chiamato a esprimersi il Congresso.

Nel caso in cui il riconteggio dei voti dovesse portare a una parità nell’Electoral College, ovvero se nessun candidato dovesse raggiungere i 270 voti dei Grandi Elettori necessari, sarà la Camera dei Rappresentanti a doversi esprimere sul futuro presidente, in base al XXII Emendamento della Costituzione. L’evento, verificatosi solo una volta nel 1825, difficilmente si concretizzerà in questa tornata viste le path to victory attualmente in campo. 

 

La fine delle elezioni USA: l’Inauguration day

Infine, dopo aver risolto tutte le controversie e ricontato i voti, il 20 gennaio il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti entreranno ufficialmente in carica. A differenza di altre scadenze come la data delle elezioni, il giorno del 20 gennaio è sancito ufficialmente dalla Costituzione. Tutti i conflitti, quindi, devono essere composti entro questa data, quando il nuovo presidente presta il suo giuramento.

 

Francesco Betrò

“Romano de Roma”, ma giramondo per vocazione. Laureato triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a “La Sapienza” di Roma, ho svolto una magistrale in Mass Media e Politica presso l’Università di Bologna e un Master di primo livello in Editoria e Giornalismo. Precedentemente stagista presso Radio Deejay, ho preso parte al Servizio Civile in Argentina, presso la sede di Lanús.
Appassionato di America latina e di populismo, credo fortemente nella comunicazione. Non toglietemi la musica rap, quella buona chiaramente.

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