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Coronavirus: perché non è vero che oggi testiamo solo asintomatici

Coronavirus: perché non è vero che oggi testiamo solo asintomatici

Ecco cosa ci dicono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità

Nelle ultime settimane si è sentito spesso dire che l’attuale situazione sarebbe meno grave di quella di qualche mese fa, perché a differenza dei mesi di lockdown oggi i contagi riguarderebbero solo persone giovani e asintomatiche. Ma è davvero così?

L’Istituto Superiore di Sanità, nei suoi report settimanali, rilascia alcune informazioni utili per comprendere il fenomeno. In particolare, questo grafico tratto dal report del 18 agosto (pubblicato 4 giorni dopo) mostra qual è lo stato dei pazienti positivi al momento della diagnosi, nelle varie settimane in cui l’Italia è stata colpita dalla pandemia.

Il grafico divide i pazienti in guariti, deceduti, asintomatici, paucisintomatici, lievi, severi, critici e deceduti. Nella maggior parte dei casi i “guariti clinici” sono persone testate o successivamente al risultato di un test sierologico, o così tardi dall’inizio della malattia che nel frattempo erano già guarite, come suggerito da un ricercatore dell’ISS. Per le persone decedute invece si tratta di tamponi post mortem. Nel complesso, dall’inizio dell’epidemia le persone trovate positive ma già guarite sono state in totale circa 40.000 e quelle decedute 7.000.

Osservando il grafico si può notare che nelle prime settimane l’andamento era estremamente variabile, mentre successivamente, a partire a maggio, c’è stata una tendenza alla stabilità. Nei primi due mesi le persone con sintomi severi e lievi erano la maggioranza, ma già dalla seconda metà di aprile non lo erano più. Con il rafforzamento della capacità di testing, infatti, le regioni si sono potute concentrare anche su altre categorie di persone. Questo ha contribuito anche ad un abbassamento dell’età mediana nel tempo.

Considerando però che i guariti clinici e i decessi rappresentano delle vecchie infezioni, in quanto il Covid-19 ha fatto il suo corso (portando al decesso in un caso e alla guarigione nell’altro), si possono isolare le altre categorie per analizzare chi sono le persone positive “reali” che si sono trovate in Italia. Inoltre, si può isolare il periodo da maggio ad agosto, quando la capacità di testing si è stabilizzata.

In questo secondo grafico, ottenuto escludendo i decessi e i guariti, emerge come i casi sintomatici, categoria che comprende i lievi, i severi e i critici, siano rimasti costanti a maggio, per poi calare a giugno e da lì rimanere tendenzialmente stabili. I paucisintomatici, invece, sono rimasti più o meno stabili nel periodo considerato, mentre gli asintomatici sono saliti toccando un picco massimo a luglio, per poi tornare progressivamente a calare.

Nell’ultima settimana di cui abbiamo i dati, quella che va dal 10 al 16 agosto, emerge che dei casi “reali” il 28% ha sintomi, il 15% è paucisintomatico e il 57% è asintomatico. Se si guarda per esempio a due mesi prima (la settimana che va dall’8 al 14 giugno) si ha invece che i sintomatici sono il 34%, i paucisintomatici l’8% e gli asintomatici il 59%.

La crescita dei sintomatici dell’ultima settimana può essere dovuta alla “maggiore tempestività della segnalazione di tali casi rispetto a quelli asintomatici”, secondo l’ISS. Bisogna inoltre considerare che questo è lo stato iniziale di analisi, ma è possibile che pazienti inizialmente con sintomi lievi si aggravino richiedendo il ricovero, oppure che chi era già grave migliori e possa uscire dall’ospedale.

Focalizziamoci sulla curva epidemica per data di diagnosi e non di notifica, estratta dal sito dell’ISS dall’associazione OnData: confrontandola con le percentuali ottenute, si scopre che tra giugno e la prima metà di agosto le persone testate positivamente ma asintomatiche sono circa 12.000, i paucisintomatici 2.100 e i sintomatici 5.700.

A sviluppare i sintomi, inoltre, non sono solo le persone anziane: dai dati dell’ISS, che rilascia lo stato clinico dei casi degli ultimi 30 giorni divisi per fascia di età, emerge che i sintomi severi salgono sì al salire della classe di età, ma comunque anche i più giovani possono presentare una sintomatologia. I sintomatici tra i 7 e i 19 anni per esempio sono circa il 17% e tra i 20 e i 39 anni il 23%.

Complessivamente, quindi, non è vero che per tutto il periodo precedente testavamo solo persone già in una difficile situazione clinica, non è vero che ora i nuovi contagiati sono tutti asintomatici e non è quindi vero che non c’è motivo per preoccuparsi. Del resto, seppur per ora non così intensamente, si sta assistendo a un aumento delle persone ospedalizzate: al 1° agosto c’erano 757 persone in ospedale, al 24 agosto 1.110.

Lorenzo Ruffino

2 commenti

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  • buongiorno Lorenzo,
    ti scrivo perche’ ho notato che dai primi dati diffusi a fine aprile il governo e iss non hanno piu’ diffuso dati quasi a rendere ciechi coloro interessati ad analizzarli.

    mi spiego meglio: non e’ piu’ stato diffuso ne i contagiati/guariti/ospedalizzati/morti per fascia di età ne il tempo medio di ricovero in alta intensità/terapia intensiva prime della guarigione o purtroppo dipartita.

    tramite la stampa vengono dati in mano a persone, dati che non riescono capire.

    le regole fino ad oggi le ha scelte il governo; non pubblicando i dati ognuno puo’ marciare su paura; ma dobbiamo pensare che il livelllo sucessivo e’ il panico…

    oltre ad un vero aggiornamento chiesto sopra, puoi aiutarmi a reperire dati sulle scuole? Io non ho evidenza alcuna che di fronte ad un bambino positivo (che ha preso il virus da un genitore adulto) lo stesso bambino lo abbia trasmesso ad un altro bambino. Sono a tua disposizione per fornirti alcuni dati che avevo trovato all’estero. Mauro