Tra i tanti settori che hanno inevitabilmente risentito della crisi globale determinata dal Covid-19, quello del trasporto aereo risulta essere tra i più colpiti. Il lockdown ha infatti causato inevitabilmente un crollo verticale e improvviso, che ha messo in ginocchio l’intero comparto aereo.
Secondo le previsioni, il 2020 avrebbe dovuto registrare un ulteriore aumento della mobilità aerea in Italia, dopo anni caratterizzati peraltro da una crescita costante: come conferma il rapporto Istat “Trasporto aereo: andamenti e scenari”, tra il 2010 e il 2018 il numero dei passeggeri sugli aerei transitati in Italia è cresciuto del 33%, con un aumento del 53% sui voli internazionali e del 7,2% per quanto riguarda le tratte nazionali.
Al contrario, però, le misure di contenimento per far fronte all’emergenza Coronavirus hanno causato una battuta d’arresto senza precedenti. Per avere un’idea basti pensare che nel solo mese di marzo sono stati cancellati due voli su tre rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Inoltre, secondo le prime stime, tra marzo e maggio i passeggeri transitati per gli scali italiani sono stati ben 45 milioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Questa dinamica si è accentuata ad aprile, mentre a maggio – nonostante l’avvio della cosiddetta “Fase 2” – la situazione non è assolutamente ritornata alla normalità. Le statistiche mensili prodotte da Assaeroporti ci consegnano infatti una fotografia drammatica del settore, con un confronto impietoso rispetto al 2019.
I movimenti totali
In Italia, le prime notizie di gennaio sul Coronavirus non paiono influenzare significativamente i movimenti aerei (intesi come numero totale degli aeromobili in arrivo e partenza), che infatti nel primo mese dell’anno registrano una piccola crescita (+0,6%) rispetto al gennaio 2019. Anche a febbraio, sebbene il Covid-19 inizi a occupare uno spazio crescente in tutti i media – specie dopo l’individuazione del focolaio di Codogno – i movimenti aerei rispetto ad un anno prima sono in lieve crescita (+0,6%).
La picchiata, inesorabile, arriva infatti solo nei mesi successivi, con il lockdown su tutto il territorio nazionale: i movimenti aerei di marzo segnano un -66,6%, e il dato peggiora ad aprile, quando i movimenti aerei sono il 92,4% in meno rispetto allo stesso mese del 2019. Il dato che potrebbe stupire è quello relativo al mese di maggio: nonostante l’avvio della cosiddetta “Fase 2”, il calo è comunque del 90,6%, a indicare che molti scali sono rimasti chiusi o che, comunque, la maggior parte delle linee non ha ripreso la propria attività. Complessivamente, nei primi cinque mesi del 2020, Assaeroporti stima un calo del 54,3% dei movimenti aerei rispetto allo stesso periodo del 2019.
Il crollo drastico del numero di passeggeri
È il traffico passeggeri a pagare il prezzo più alto: se gennaio segnava un trend positivo (+4,1% su gennaio 2019), già a febbraio si registrava una prima flessione (-4,5% rispetto a febbraio 2019) che si accentua nei mesi successivi, quando le possibilità di viaggiare erano ridotte al minimo, potendosi spostare solo per lavoro, salute o necessità. In particolare, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, il calo dei passeggeri transitati negli aeroporti italiani è dell’85,1% a marzo e addirittura del 99,3% ad aprile, che con appena 118mila passeggeri segna un record negativo. A maggio la situazione migliora solo lievemente (-98,7%).
Questa tendenza interessa in maniera sostanzialmente omogenea l’intero territorio italiano: nonostante il virus si sia diffuso soprattutto nelle regioni settentrionali del nostro Paese, guardando i dati scalo per scalo non si notano differenze significative tra gli aeroporti delle varie regioni.
A marzo, quando è iniziato il lockdown, il calo delle regioni italiane rispetto allo stesso mese del 2019 è compreso tra l’80 e il 90%. Fa eccezione l’Umbria (che ospita comunque un solo piccolo aeroporto), dove la variazione si ferma al -75,4%. Ad aprile, poi, il numero di passeggeri è sostanzialmente prossimo allo zero ovunque, con variazioni che sfiorano il -100%. A maggio la situazione cambia poco: con l’eccezione del Trentino-Alto Adige (dove anche qui c’è comunque un solo aeroporto di piccole dimensioni), ovunque il dato si muove tra il -97,5% (Lazio) e il -100%.
Nella mappa animata si nota questa omogeneità: per ognuno dei primi 5 mesi del 2020 è riportata la differenza percentuale di passeggeri in transito negli aeroporti di ogni regione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In volo solo le merci
Il quadro migliora considerando i numeri relativi ai voli cargo, sostanzialmente gli unici a solcare i cieli in questi mesi: i numeri, che considerano il peso totale in tonnellate del traffico mercantile e postale, mostrano una sostanziale equivalenza nel confronto gennaio 2020 – gennaio 2019 (+0,2%) e un piccolo calo a febbraio (-2,2%), mentre con l’inizio del lockdown il divario con gli stessi mesi dell’anno precedente si amplia in maniera consistente.
Rispetto al trasporto passeggeri, comunque, il settore delle merci ha retto meglio l’impatto delle misure adottate dal Governo, anche se la riduzione del traffico resta comunque molto significativa. A marzo, Assaeroporti comunica un -33,9% rispetto allo stesso mese del 2019, mentre aprile vede più che dimezzati (-50,7%) i cargo rispetto al quarto mese dello scorso anno. A maggio la situazione migliora solo leggermente, restando ben lontana dai livelli del 2019 (-40,1%). Più in generale, nei primi 5 mesi del 2020, per gli spostamenti di merci il calo è stato del 26,7%.
Questi numeri non devono sorprendere, anche considerando i più recenti dati Istat in materia di flussi commerciali. Questi ultimi, pur non considerando soltanto il traffico aereo, forniscono qualche altra indicazione utile a inquadrare la tendenza: nei primi quattro mesi del 2020, infatti, le esportazioni sarebbero scese dell’11,8% e le importazioni del 12,9%.
E ora?
Con la riapertura delle frontiere e con il lockdown ormai alle spalle, è facile prevedere una ripresa del settore aereo, la cui portata però resta un’incognita, soprattutto per quanto riguarda il trasporto dei passeggeri. Del resto, bisogna considerare anche le difficoltà economiche di alcune compagnie, situazione della quale l’aumentare della frequenza dei “voli fantasma” (ossia far viaggiare aerei anche vuoti per mantenere gli slot delle tratte assegnate) rappresenta una spia importante. In questo senso, luglio e agosto – che storicamente sono i momenti dell’anno in cui il traffico passeggeri è più sostenuto – potranno fornirci qualche indicazione in più.
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