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Da dove vengono i ministri della Seconda Repubblica?

Da dove vengono i ministri della Seconda Repubblica?

Il Conte II è davvero il governo con più ministri meridionali dal 1994 a oggi?

Negli ultimi mesi – e in realtà ciclicamente con la formazione di ogni nuovo governo – non sono mancate le polemiche sulla provenienza geografica dei ministri. Ad esempio, il Conte II è il governo della Seconda Repubblica con il maggior numero di ministri provenienti dalle regioni del Sud. Su un totale di 22 ministri infatti, ben 12 sono di origine meridionale, mentre due vengono dal Centro e otto dal Nord.

Non sono nemmeno mancate polemiche per la mancanza di ministri provenienti dalla Toscana, implicando che non sarebbe stata presa in considerazione la classe dirigente che fa riferimento all’ex Segretario del PD Matteo Renzi. Insomma, un modo per segnalare la presunta mancanza di rappresentanza di quella che fino a un mese fa era la corrente renziana del PD e che da allora ha dato origine a un nuovo partito, Italia Viva.

Hanno senso tutte queste polemiche? Abbiamo provato a chiederlo ai dati: dalla nascita della Seconda Repubblica a oggi si sono succeduti 16 governi, e analizzando la provenienza geografica dei ministri di tutti i governi dal 1994 ad oggi emergono dei dati interessanti.

Innanzitutto, però, occorre premettere delle note metodologiche:

  • Per motivi di uniformità abbiamo considerato solo i ministri nominati al momento dell’insediamento del governo, escludendo tutte le nomine successive;
  • I presidenti e i vicepresidenti del consiglio dei ministri sono inclusi nel calcolo;
  • I ministri sono stati conteggiati una volta per ogni governo di cui hanno fatto parte, anche se in quel governo occupavano più di un dicastero;
  • Abbiamo considerato il luogo di nascita dei ministri, anche se alcuni di loro sono cresciuti fin da molto giovani in altre regioni. Due esempi sono Gianni Alemanno, nato in Puglia ma cresciuto a Roma (considerato pugliese), e Ortensio Zecchini, nato ad Asmara (Eritrea) ma cresciuto ad Ariano Irpino (AV), che abbiamo considerato “estero”.

Le regioni meno rappresentate

Polemiche come quella citata prima sono ovviamente tutte politiche, poiché sul versante giuridico non esiste una legge che obbliga i ministri a essere rappresentativi delle regioni. Del resto, proprio per questo motivo, è accaduto che nell’ultimo quarto di secolo nessun ministro fosse originario della Valle D’Aosta e delle Marche, uniche due regioni “escluse”.

Anche la Basilicata farebbe parte della categoria delle regioni mai rappresentate nell’esecutivo dal ’94, se non fosse per il governo attuale. Il Conte II, infatti, ha tra le sue fila ben due ministri da questa regione, ossia il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il Ministro della Salute Roberto Speranza. Prima di loro, però, nessun politico lucano era mai stato ministro nella Seconda Repubblica.

Altre due regioni hanno espresso soltanto una volta un ministro negli ultimi sedici governi: il Trentino-Alto Adige e l’Abruzzo. Nel primo caso si tratta del trentino Beniamino Andreatta (PPI), ministro della difesa durante il governo Prodi I. L’unico ministro abruzzese, invece, è stato Ottaviano Del Turco (SDI), ministro delle finanze del governo Amato II.

Le regioni più rappresentate

Durante i sedici governi della Seconda Repubblica quale regione ha espresso il maggior numero di ministri? In testa c’è la Lombardia, che per ben 63 volte ha espresso un ministro, e a seguire troviamo il Lazio (50), la Sicilia (34), l’Emilia Romagna (33), la Campania (31), il Piemonte e la Toscana (entrambi con minsitri presenti 29 volte nei governi della Seconda Repubblica).

Il numero di ministri per regione nella Seconda Repubblica

Il primato lombardo è ampiamente prevedibile, dal momento che è la regione più popolosa con dieci milioni di abitanti, mentre Lazio e Sicilia si fermano sotto i 6 milioni. Proprio la Lombardia è anche l’unica regione ad aver espresso sempre almeno un ministro in tutti i 16 governi che si sono succeduti dal 1994 al 2019. Subito dietro c’è il Lazio, assente solo nel governo Amato II (2000-2001).

La mappa dei ministri per milione di abitanti nella Seconda Repubblica

 

Una differenza politica

Tuttavia, non tutti i governi hanno avuto un’eguale rappresentazione del territorio nazionale. Per esempio, i ministri lombardi hanno partecipato alla costituzione di compagini governative di centrodestra ben 30 volte, distribuite sui 102 incarichi dei quattro governi Berlusconi. L’ultimo di questi, il governo Berlusconi III (2005-2006), toccò il record di ben 13 ministri provenienti dal Nord, di cui 8 lombardi, su un totale di 26 componenti.

Al contrario, nei governi di centrosinistra che vanno dal Prodi I a quello presieduto da Gentiloni, solo 16 volte su 183 i ministri venivano dalla Lombardia. Erano nettamente più frequenti, infatti, i casi di ministri del Lazio (24 volte), ma anche toscani ed emiliano-romagnoli (21 volte) o piemontesi (19 volte).

I ministri dei governi della Seconda Repubblica per area geografica

Si tratta di un dato che in qualche modo racconta anche il bacino di reclutamento delle élite di governo da parte delle due coalizioni. Le regioni “rosse” come Emilia Romagna e Toscana sono state maggiormente rappresentate nei governi di centrosinistra. Al contrario, nei governi di Berlusconi dopo la Lombardia vi sono la Sicilia (12 volte) e il Lazio (11 volte): tutte regioni dove, storicamente, Forza Italia prima e il Popolo delle Libertà poi hanno raccolto molti voti.

I ministri di oltremare

Ma le origini dei ministri della Seconda Repubblica non sono confinate unicamente alle venti regioni italiane. Tre ministre, infatti, sono nate fuori dal suolo italiano ma hanno ricoperto ruoli ministeriali in governi di centrosinistra. In primis c’è Giovanna Melandri (DS), nata a New York e ministra nei governi D’Alema I, D’Alema II, Amato II e Prodi II. In seguito, durante il governo Letta, furono ministre Cécile Kyenge (PD), nata nella Repubblica Democratica del Congo, e Josefa Idem, ex atleta naturalizzata italiana ma nata in Germania.

Ancora diverso è il caso di Ortensio Zecchino (PPI), ministro dell’Università e della Ricerca con D’Alema I, D’Alema II e Amato II. Zecchino, infatti, era nato ad Asmara, capitale della colonia italiana in Eritrea quando questa però era stata già occupata dagli inglesi nella Seconda Guerra Mondiale. Zecchino si trasferì poi giovanissimo ad Ariano Irpino (AV).

I due governi Conte

Come si collocano i due governi guidati da Giuseppe Conte in questo particolare conteggio? Nel governo Conte II la regione più rappresentata è la Campania, che esprime quattro ministri: tre afferenti all’area del M5S (Di Maio, Spadafora e Costa) e uno del PD (Amendola). Seguono Puglia e Sicilia con tre ministri ciascuna. Con il Conte I, invece, il primato era appannaggio della Lombardia, che esprimeva ben cinque ministri: due dei cinque stelle (Toninelli e Bonisoli) e tre della Lega (Salvini, Centinaio e Bussetti). A seguire c’erano Veneto, Lazio e Sicilia con tre ministri per ognuna di queste regioni.

Il passaggio dal Conte I al Conte II ha portato al record di ministri del Sud nella Seconda Repubblica. Sono in tutto 12 su 22, di cui 5 pentastellati e 3 del PD, più uno per LeU (Speranza), una per Italia Viva (Bellanova), un tecnico (Lamorgese) e lo stesso Presidente del Consiglio. Si tratta di un aumento rilevante rispetto al precedente esecutivo, che ne contava otto: oltre al premier e a cinque ministri del M5S, c’erano la leghista Giulia Bongiorno e il tecnico Paolo Savona.

Giovanni Forti

Romano, studia Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Sant'Anna. Quando non è su una montagna, si diverte con sistemi elettorali, geografia politica e l'impatto delle disuguaglianze sul voto.

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