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Variazione dei voti assoluti, un’altra chiave di lettura

Variazione dei voti assoluti, un’altra chiave di lettura

Prendendo a riferimento i voti “pre riparto” delle elezioni politiche del 2018, il Partito Democratico avrebbe in realtà guadagnato circa 150 mila preferenze. Ecco perché.

Le elezioni Europee sono appena concluse, e già dalle prime ore di lunedì abbiamo assistito alle analisi sui flussi di voto: quale partito è avanzato? Quale ha perso voti? Quali segmenti dell’elettorato si sono spostati da una forza politica all’altra?

In particolare questo articolo vuole concentrare l’attenzione sul tema dei voti assoluti ricevuti dai partiti e del confronto con il passato. Non esiste infatti un modo univoco per portare un’analisi di questo tipo. Noi stessi, durante la nottata elettorale, abbiamo basato la nostra card sui dati rilasciati dal Ministero dell’Interno, che evidenziano, se raffrontati con quelli delle ultime elezioni politiche, una diminuzione dei voti assoluti per il Partito Democratico.

Utilizzando un altro approccio, però, possono emergere altre chiavi di lettura. La legge elettorale per le elezioni politiche italiane, il così detto Rosatellum, ha infatti nel suo sistema di calcolo ed attribuzione dei voti alle liste alcune peculiarità. Proprio sulle nostre pagine spiegammo, a suo tempo, come grazie al sistema misto di voto uninominale e proporzionale fosse possibile per un elettore votare unicamente per il candidato del proprio collegio, senza esprimere una preferenza di lista.

Quando si fanno raffronti e valutazioni post voto tra il 2018 e il 2019, i voti al solo candidato di partiti non coalizzati alle scorse politiche, come ad esempio il Movimento 5 Stelle, possono essere ragionevolmente sommati senza particolari problemi (è difatti ragionevole pensare che un elettore che ha indicato il voto per il candidato del Movimento 5 Stelle intendesse implicitamente votare anche per il Movimento 5 Stelle stesso).

Più articolata appare la situazione per i candidati di coalizioni di partiti: nello scenario del 2018, il centrodestra composto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia, e il centrosinsitra composto da Partito Democratico, +Europa, Civica Popolare e Italia Europa Insieme.

Il Rosatellum prevede che i voti espressi al solo candidato siano ripartiti in maniera proporzionale rispetto alle coalizioni, quindi, per esempio, se in un collegio un candidato sostenuto da due partiti prende 100 voti che non hanno un’indicazione di lista, e un partito prende il 60% dei voti espressi per le liste della coalizione, a quel partito verranno assegnati 60 voti in più, mentre all’altro 40.

Coerentemente con queste indicazioni, il sito del ministero dell’Interno, segnalando per le Politiche 2018 il numero di voti raccolti dai vari partiti, in merito alle elezioni politiche ha automaticamente assegnato in base a questo principio i voti in più alle singole liste coalizzate. Di conseguenza, i voti delle singole liste coalizzate indicati nel sito del ministero sono di più di quelli effettivamente ricevuti.

Normalmente questo dato è considerato trascurabile, per via del numero relativamente basso di voti di questo tipo (escludendo il voto degli italiani all’estero e la Valle d’Aosta, gli elettori di centrodestra che non hanno espresso una preferenza sono stati 261.904, mentre quelli di centrosinistra 332.587), ma, almeno in alcuni casi, questo dato può essere degno di attenzione.

Voti Assoluti

Come si può notare, in particolare per il Partito Democratico, che ha raccolto quasi l’85% dei voti raccolti del centrosinistra, il saldo finale è superiore rispetto al numero voti realmente raccolti. Se si va quindi a confrontare il dato lista per lista delle Europee con le Politiche in questa maniera, si può notare un nuovo dato.

 

Ovviamente, lì dove i sommovimenti sono stati maggiori, ovvero la crescita esponenziale della Lega e la forte flessione di Forza Italia, il dato è considerato come trascurabile. In un contesto di sostanziale stabilità, invece, come quello del Partito Democratico, questo significa passare da una leggera flessione ad un leggero incremento dei voti.

Davide Policastro

Bolognese, classe 1983, ha studiato da informatico e poi da storico (la sua tesi di laurea è sull'istituto referendario in Italia). Oltre alla politica segue appassionatamente Scarlett Johansson, il progressive rock e la sua squadra del cuore, il Manchester United.

2 commenti

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  • Non essendoci alle europee la possibilità di votare il candidato uninominale, ma solo il partito, è molto plausibile, quindi, che il voto espresso alla coalizione sarebbe andato percentualmente ai partiti, proprio come indicato dal Viminale.

    • Il calcolo esposto da youtrend non fa una grinza. I voti di coalizione presi da un candidato all’uninominale sono appunto di coalizione, non di lista.