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Il punto sulla Francia. Le concessioni di Macron non bastano

Il punto sulla Francia. Le concessioni di Macron non bastano

Per il presidente francese Emmanuel Macron il 2018 è stato un anno da dimenticare. Sono bastati poco più di 12 mesi perché il rapporto con i francesi iniziasse ad incrinarsi, con un crollo verticale a partire dall’estate, quando è scoppiato lo scandalo Benalla, poi aggravatosi ulteriormente in autunno a seguito della decisione del governo di aumentare il prezzo del carburante. Il provvedimento, come noto, ha scaturito la reazione di un vasto movimento trasversale, denominato “Gilets jaunes” che da sei sabati di fila sta organizzando manifestazioni, spesso sfociate in violenza (sono centinaia i feriti e 10 le vittime indirette delle proteste) in tutto il paese.

Il Presidente ha deciso, insieme al governo, di sospendere la tassa per tutto il 2019 e fare alcune concessioni ai manifestanti. Nelle scorse ore sono quindi state proposte in Senato una serie di misure volte a generare un clima di distensione per il nuovo anno. Così sono stati approvati bonus fiscali, innalzamento del minimo sindacale e congelamenti dell’aumento della pressione fiscale nei confronti della categoria dei pensionati.

Per i Gilets Jaunes, però (come era stato evidente dal proseguire delle proteste anche nel weekend successivo all’annuncio del Presidente) non è abbastanza. E intanto, gli elettori sia delle due ali estreme, sia dalle aree moderate dell’asse politico più vicine al Presidente, guardano con favore al movimento, riuscito ad essere una forza trasversale in grado di raccogliere tutti quei soggetti sociali fino ad ora trascurati dal presidente.

Il livello di approvazione dei Gilets Jaunes tra gli elettori dei principali partiti

Sondaggi: sempre peggio En Marche e il Partito Socialista.

Dalla media degli ultimi sondaggi del mese di dicembre il partito di Macron La République En Marche (LREM) si piazza dietro al Rassemblement National di Marine Le Pen con quasi due punti di svantaggio. Seguono Les Républicains (10,9%), e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. In leggero aumento la formazione ecologista EELV (8,9%), anche se è ben lontana dall’obiettivo prefissato dal leader Yannick Jadot di raggiungere il 15 per cento. Infine, prosegue la stagnazione dei socialisti (meno 1 punto percentuale rispetto al mese scorso).

Intenzioni di voto: la media di dicembre

Macron sempre più solo

Rispetto al mese di novembre, i livelli di approvazione del Presidente Macron sono scesi ulteriormente toccando la quota più bassa di sempre, il 22% (-2,5% rispetto a novembre).  Minimo storico anche per la porzione di elettori indecisi (3%), mentre la quota di disapprovazione ha toccato un nuovo record per il quarto mese di fila (75%). Per Macron si prospetta un 2019 difficilissimo

Macron: livello di disapprovazione al 75%

Alessandro Latterini

Laureato alla Cesare Alfieri di Firenze. Appassionato di politica da sempre.

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