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La Lega da sola? Forte, ma non abbastanza

La Lega da sola? Forte, ma non abbastanza

Dopo lo stop al governo di Giuseppe Conte per il veto su Paolo Savona ministro dell’Economia e il successivo incarico a Carlo Cottarelli, si torna con insistenza a parlare di un governo politico formato da Movimento 5 Stelle, Lega e forse anche Fratelli d’Italia.

Anche Giorgia Meloni, infatti, sembra intenzionata ad essere della partita, soprattutto dopo la mossa del Colle contro Savona, giudicata in maniera estremamente negativa da parte della leader di FdI (che è stata la prima a parlare di impeachment).

Tutto quindi è ora nelle mani di Matteo Salvini, che dovrà far sapere al Capo dello Stato se accetta o meno un passo indietro su Savona all’Economia (magari dietro “spacchettamento” del MEF nei due vecchi dicasteri separati di Finanze e Tesoro).

Se una mediazione non venisse trovata, però, lo scenario di nuove elezioni si farebbe sempre più concreto.

In quest’ottica abbiamo già provato a simulare cosa potrebbe accadere se Lega e M5S si unissero in coalizione nella prossima campagna elettorale. E abbiamo visto che non ci sarebbe partita: Salvini e Di Maio vincerebbero infatti oltre il 90% dei collegi uninominali e si garantirebbero una maggioranza talmente larga da poter modificare autonomamente la Costituzione.

Adesso proviamo a “testare” due opzioni ulteriori. Infatti, se ad oggi pare politicamente difficile che Lega e Movimento 5 Stelle corrano insieme, meno difficile è immaginare l’evenienza per cui la Lega scelga di presentarsi da sola. O, magari, che scelga di allearsi solo con Giorgia Meloni, lasciando fuori Forza Italia.

Analizziamo allora i due possibili scenari. Il primo vedrebbe quattro poli così composti: Lega, Movimento 5 Stelle, centrosinistra e centrodestra (formato da Forza Italia e FDI). Il secondo vedrebbe sempre quattro poli, in cui la Lega è alleata di Fratelli d’Italia contro Movimento 5 Stelle, centrosinistra e Forza Italia.

Useremo come dati quelli della nostra Supermedia, aggiornati proprio questa mattina (e di cui potrete leggere tutti i dettagli, come ogni venerdì, domani su AGI). Come nelle precedenti simulazioni, prendiamo in considerazione la distribuzione del voto delle Politiche del 4 marzo – escludendo perciò i seggi della circoscrizione Estero.

Partiamo dal primo scenario. In questo caso il Movimento 5 Stelle sarebbe primo gruppo parlamentare alla Camera con 245 seggi: sarebbero 114 i collegi vinti su 232 (il 49%), a cui andrebbero a sommarsi i 131 seggi della parte proporzionale. La Lega “in solitaria” sarebbe il secondo gruppo con 181 deputati: 80 provenienti dai collegi uninominali e i restanti 101 dal proporzionale. Segue il centrosinistra con 126 deputati (38 nell’uninominale, compresi i 2 dell’SVP, e 88 nel proporzionale) e quello che rimane del centrodestra con 66 seggi. In particolare, Forza Italia otterrebbe 56 seggi e Fratelli d’Italia 16: questo centrodestra “de-salvinizzato”, però, non vincerebbe neanche un collegio uninominale.

Nel secondo scenario, invece, darebbe per ovvie ragioni più seggi alla Lega, grazie all’alleanza con il partito di Meloni. Ciononostante, il Movimento 5 Stelle si confermerebbe primo gruppo alla Camera con 238 seggi (107 collegi uninominali e 131 nel proporzionale). L’alleanza Lega-Fratelli d’Italia, ridurrebbe il distacco conquistando 210 deputati, vincendo in totale 93 collegi uninominali: nel proporzionale, invece 101 seggi spetterebbero alle Lega e 16 a Fratelli d’Italia. Il centrosinistra perderebbe invece 6 seggi, scendendo a 120. Infine Forza Italia in solitaria non vincerebbe alcun collegio uninominale e si fermerebbe a 50 deputati, tutti eletti col proporzionale.

Così, la crescita nei sondaggi della Lega le darebbe la garanzia di potersi costituire autonomamente quale uno dei poli centrali dello scenario politico. Ma per la formazione di una “maggioranza elettorale” ancora non basterebbe: il sistema politico sarebbe nuovamente bloccato, come dopo il 4 marzo.

 

 


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Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

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