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Quanta estrema destra c’è in Italia? I numeri (2008-2018)

Quanta estrema destra c’è in Italia? I numeri (2008-2018)

Nel corso degli ultimi due anni e è emersa più volte la questione di una presunto ‘ascesa’ delle forze di ispirazione fascista e, più in generale, dei partiti di estrema destra. La questione è stata ulteriormente accentuata dalla grande rilevanza nel dibattito pubblico di temi quali sicurezza e immigrazione.

Partiti come Casapound Italia e Forza Nuova hanno diviso l’opinione pubblica: ma in termini di voti ottenuti c’è davvero stata una crescita dei partiti schierati all’estrema destra dello spettro politico?

Per scoprirlo abbiamo deciso di analizzare i risultati di questi movimenti nelle elezioni nazionali degli ultimi dieci anni.

Nel 2008 i movimenti che si presentavano all’estrema destra erano due: da una parte la lista unica con La Destra insieme a Fiamma Tricolore, dall’altra Forza Nuova.

 

La prima era nata dall’unione dei due partiti che si erano aggregati dopo essere rimasti fuori dall’alleanza di centrodestra, strutturata intorno al neonato Popolo della Libertà. La candidata premier era Daniela Santanché, proveniente da Alleanza Nazionale e che non ne aveva accettato la confluenza nel nuovo soggetto voluto da Silvio Berlusconi. Il partito guidato dalla ‘Pitonessa’ si fermò al 2,4% alla Camera, raccogliendo 884.961 voti: troppo poco per superare la soglia di sbarramento del 4% ed eleggere qualche deputato.

Forza Nuova, partito fondato nel 1997 da Roberto Fiore e Massimo Morsello (figura questa molto attiva nell’ambito del FUAN tra gli anni ’70 e ’80) si presentò invece al voto appoggiata dal Movimento Idea Sociale. Quest’ultimo soggetto politico era stato fondato dall’ex missino Pino Rauti dopo il suo abbandono a Fiamma Tricolore – partito che aveva contribuito a fondare nel 1995 ma che lasciò dopo l’emergere della figura di Luca Romagnoli.

 

Fiore e Rauti si erano uniti già nel 2007 in quello che era stato il Patto d’Azione e che vedeva la partecipazione anche di Azione Sociale, guidata da Alessandra Mussolini, la quale però nel 2008 decise di confluire nel PdL. La stessa Mussolini, peraltro, aveva collaborato tra il 2003 e il 2006 proprio con Forza Nuova. Alle Politiche 2008 comunque la lista di Forza Nuova e del MIS non superarò lo 0,3%, ottenendo 109.699 voti alla Camera.

Complessivamente, dunque, le varie forze di estrema destra arrivarono a sfiorare il milione di voti, fermandosi a 994.660. Da segnalare però la differenza di capillarità tra i due movimenti nelle varie circoscrizioni, con La Destra-FT  che da vero e proprio ‘partito nazionale’ si presentò al voto ovunque, mentre Forza Nuova comparve solo in 18 delle 26 circoscrizioni italiane (Valle d’Aosta esclusa), mancando intere regioni (una su tutte il Piemonte).

 

Alle elezioni Europee del 2009 il panorama di quest’area estremista della politica italiana era diventato ancora più frastagliato: Fiamma Tricolore decise di presentarsi da sola mentre La Destra optò per la formazione di una lista unica con il Movimento per le Autonomie, il Partito Pensionati e l’Alleanza di Centro di Francesco Pionati.

Per Storace l’obiettivo era anche stavolta quello di superare lo sbarramento del 4%, visto che l’MpA portava in dote l’1,1% conquistato nel 2008 (quando era schierato in coalizione con Berlusconi). Il risultato però fu ben al di sotto della aspettative: la lista non andò oltre il 2,2%, scendendo a 681.290 voti.

 

Se attribuiamo a La Destra un terzo dei voti ottenuti da una lista così “ideologicamente eterogenea” otteniamo circa lo 0,7% dei consensi: circa 227.000 voti assoluti.

Fiamma Tricolore, presentandosi da sola, ottenne invece lo 0,8% e poco più di 246mila voti.

Complessivamente, si tratta di circa la metà di quanto ottenuto da La Destra-FT nel 2008. Per contro, Forza Nuova incrementò di poco (40 mila voti) i suoi consensi, raggiungendo lo 0,5%. Aggregando anche questi risultati, possiamo stimare che in questa tornata gli elettori dei partiti di estrema destra furono circa 620 mila: oltre 300 mila in meno rispetto al 2008.

Alle Politiche 2013, La Destra riuscì infine ad entrare nella coalizione di centrodestra. La nuova collocazione politica del partito di Storace, però, non fu ripagata dall’elettorato: complice anche la concorrenza della neonata Fratelli d’Italia (“costola destra” staccatasi dal PDL) la lista non andò oltre un misero 0,7%.

Le altre liste si presentarono tutte in solitaria, ciascuno per conto proprio: il “derby” dell’estrema destra lo vinse Forza Nuova, che ottenne lo 0,3% (90.047 voti), mentre Fiamma Tricolore si fermò allo 0,1%, perdendo oltre 200 mila voti rispetto al 2009.

La vera novità di questa tornata elettorale fu Casapound Italia, nata nel 2003 con l’occupazione di uno stabile a Roma e con la creazione di un vero e proprio centro sociale di estrema destra: solo nel 2008 si fece partito creando la sua lista elettorale.

 

Ma il suo magro bottino d’esordio – così come quello di FT – è spiegabile anche con un dato: a differenza di Forza Nuova (presente in 20 circoscrizioni su 26), Casapound e Fiamma Tricolore presentarono il loro simbolo solo in 8 e 13 circoscrizioni rispettivamente.

Nel complesso, le 4 forze di destra qui menzionate si fermarono nel 2013 a poco più di 400 mila voti. Vi è quindi da registrare un calo netto rispetto a 5 anni prima: il terremoto politico del 24 e 25 febbraio 2013 aveva colpito anche quest’area dello schieramento.

Nessuna di queste formazioni prese parte alle Europee 2014, mentre alle Politiche del 4 marzo scorso i loro simboli sono tornati sulle schede elettorali. Casapound ha deciso di presentarsi nuovamente ‘in solitaria’, proponendo come candidato premier Simone Di Stefano, mentre Forza Nuova e Fiamma Tricolore hanno stretto un’alleanza sfociata nella lista unica “Italia agli italiani”.

 

Questa novità non ha però prodotto i risultati attesi. Infatti Italia agli Italiani, seppur presente in ben 21 circoscrizioni su 28 (un miglioramento ulteriore rispetto a quanto fatto registrare dalla sola FN nel 2013), si è fermata allo 0,4% con appena 126.207 voti. È stato quindi un risultato deludente proprio perché al di sotto di quanto ottenuto complessivamente dai due partiti nel 2013, quando correvano separati. Casapound, invece, ha sì migliorato di oltre 6 volte il proprio risultato rispetto al 2013, ma non è comunque riuscita a raggiungere la soglia di sbarramento del 3%, obiettivo dichiarato del movimento: anzi, è rimasta al di sotto dell’1%. In campagna elettorale si era persino arrivati a paventare un possibile sostegno di Casapound a un governo sovranista: anche alla luce di ciò, il risultato finale appare effettivamente basso. Non solo: l’impegno di Casapound a livello nazionale è stato tale da riuscire a competere in tutte e 28 le circoscrizioni, riproponendo quanto fatto ad esempio nel 2008 da La Destra-Fiamma Tricolore – ma con risultati elettorali decisamente inferiori.

I voti ottenuti dall’estrema destra a queste elezioni sono stati quindi nel complesso 437.000, dato che segna un lieve aumento rispetto al 2013, ma anche un dimezzamento rispetto al voto delle Politiche 2008.

Come confermato in modo ‘visivo’ anche dal nostro grafico interattivo, i numeri sembrano dunque smentire la percezione di una crescita dei movimenti di estrema destra nel nostro Paese. L’impressione che si ha è anzi quella di un’area politica che fatica ad aumentare in modo significativo il proprio elettorato. Un’ulteriore difficoltà la crea il frazionamento delle varie liste che hanno portato in questi anni ad avere spesso due/tre partiti estremisti tra loro avversari, che ad ogni elezione si contendono lo stesso bacino di voti, invece di incanalare tutto il sostegno in un soggetto unico. A questo si aggiunga l’appeal che su quello stesso elettorato possono esercitare partiti maggiori quali  Lega, Fratelli d’Italia o anche Movimento 5 Stelle, che riescono a drenare ulteriori consensi.

 


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Matteo Senatore

Sono un ragazzo torinese laureato in Comunicazione Pubblica e Politica. Gran chiacchierone, da sempre amante dello sport, delle campagne elettorali e del cinema. Mi illudo ancora che la legge elettorale debba rappresentare le regole del gioco più profonde di un paese.

2 commenti

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  • Mentre Renzi parlava a vanvera di voto utile la dx lo praticava nei fatti, stringendosi a corte (corte intesa come affiliati a un capo)

  • In Italia 500.000 voti o anche meno hanno fatto spesso la differenza tra vincere o perdere le elezioni politiche.
    Alle amministrative addirittura si puó entrare nei consigli regionali o comunali di grandi cittá con 1000 preferenze.
    Motivo per cui i voti sono come il porco: non si butta via niente.
    Ecco perché oggi Fdi e Lega strizzano l’occhio all’estrema destra neofascista.
    Per fortuna la sinistra sta scaricando molto piú in fretta i voti dei vetero-comunisti.
    Forse tra altri 20 anni queste frange saranno cosí marginali che non se le filerà piú nessuno.
    Questa storia di fascismo e comunismo in Italia quindi finalmente finirá che sarebbe anche ora.

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