Con la nuova legge elettorale, nei collegi uninominali otterrà un seggio chi vincerà la sfida faccia-a-faccia con gli altri candidati. Nei collegi plurinominali gli eletti saranno proclamati con sulla base dei risultati ottenuti dalle liste sul piano nazionale, ripartiti poi nei collegi secondo il meccanismo top-down. Questo banalmente significa che i candidati nelle liste plurinominali hanno mediamente più chance di elezione rispetto ai loro compagni candidati negli uninominali. Ma allora chi è che rischia davvero di perdere in questi ultimi?
Di sicuro non chi godrà dei “paracadute”, ovvero di una ulteriore candidatura (o pluri-candidatura) in un collegio plurinominale. Così facendo, il paracadutato si assicura contro un’eventuale sconfitta nel faccia-a-faccia con gli altri candidati di collegio. Così, più un partito avrà a cuore le sorti di un candidato, più “paracadute” gli fornirà.
Chi usa di più i paracadute?
Osservando i candidati di tutti le coalizioni nei collegi uninominali notiamo allora che le formazioni minori (+Europa, Civica Popolare o Fratelli d’Italia) sono quelle che tendono maggiormente a fornire un paracadute ai propri candidati. Al contrario, partiti grandi come il PD, Forza Italia, la Lega e i 5 Stelle sono stati più “selettivi”.
Tra le formazioni maggiori il numero più alto di candidati “con paracadute” risulta essere nella Lega: il 38% dei suoi candidati uninominali ne ha almeno uno. A seguire troviamo Forza Italia, che fornisce di paracadute il 36% dei suoi candidati, Liberi e Uguali (26%), il Movimento 5 Stelle (24%) ed il Partito Democratico (23%).
Ma chi è stato scelto per correre negli uninominali? Parlamentari uscenti o candidati, magari di impronta “civica”, che non sono mai stati in Parlamento? A guardare i dati quest’ultima opzione sembra la più veritiera. Infatti, solo Fratelli d’Italia (9 candidati su 12) e Lega (17 su 33) nei collegi puntano di più sui propri uscenti. Gli altri tendono a proteggere i propri parlamentari dalle difficili sfide degli uninominali: al massimo vengono destinati a quei collegi ritenuti “blindati”. Così, per esempio, il Pd ne candida solo 119 su 379, mentre Forza Italia 28 su 100.
In LeU tutti gli uscenti hanno il “paracadute”, Renzi il più “severo”
È ardito pensare che tra i “paracadutati” vi siano più parlamentari uscenti, timorosi dello scontro diretto del solo uninominale? Di sicuro non lo è nel caso di Liberi e Uguali, dove su 30 parlamentari ricandidati nessuno è sprovvisto di paracadute. Trattandosi di un cartello elettorale che comprende tre diverse formazioni già presenti in Parlamento (Sinistra Italiana, MDP e Possibile), e non nutrendo molte speranze di vincere le sfide uninominali in nessun collegio, appare chiaro come nella lista di Pietro Grasso si sia voluto evitare polemiche dotando di paracadute tutti gli uscenti ricandidati.
Allo stesso modo, Luigi di Maio ha paracadutato tutti i parlamentari uscenti del Movimento 5 Stelle tranne tre (cioè 45 su 48), mentre il meno generoso di tutti pare essere stato Matteo Renzi, che ha fornito di paracadute solo il 32% dei parlamentari uscenti (47 su 119).
Chi sono questi coraggiosi che – volenti o nolenti – giocano l’all in? Per Fratelli d’Italia parliamo solamente di due candidati al Senato. Matteo Salvini non paracaduta 10 parlamentari uscenti su 17, ma quasi tutti in collegi del Nord Italia dove la Lega ha un forte radicamento territoriale. Infine, Silvio Berlusconi non paracaduta 12 dei suoi parlamentari uscenti tra cui Eugenia Maria Roccella, candidata a Bologna in una delle storiche roccaforti del centro-sinistra, e Giulio Tantillo candidato a Palermo nello stesso seggio del presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso.
Chi è senza paracadute (e perché)?
Tra i 72 parlamentari uscenti del Pd sprovvisti di paracadute, 17 sono candidati in seggi tendenzialmente “solid” per la coalizione progressista: a rientrarvi vi sono anche i ministri Graziano del Rio e Luca Lotti, candidati nelle rispettive città d’origine, ovvero Reggio Emilia ed Empoli.
Infine i parlamentari uscenti dei 5 stelle candidati negli uninominali sono quasi tutti dotati di paracadute, eccetto Daniele del Grosso (Chieti) Emanuele Scagliusi (Monopoli) ed infine Giorgio Sorial (Brescia).
È quindi uno scenario variopinto quello che ricaviamo dall’analisi dei candidati con e senza paracadute. Mentre la maggior parte delle formazioni (come il Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, Fratelli d’Italia e Civica Popolare) sembrano perseguire l’obiettivo di garantire la rielezione al maggior numero possibile di parlamentari uscenti, Forza Italia e il Partito Democratico sembrano rispondere più a logiche di equilibrio interno nella loro concessione di paracadute. La Lega, infine, sembra distribuire i paracadute principalmente a chi non è candidato nelle roccaforti storiche della coalizione del Carroccio.
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