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L’eredità di Obama in 8 punti

L’eredità di Obama in 8 punti

Cosa lascia in eredità Barack Obama dopo due mandati e otto anni alla Casa Bianca? Se lo sono chiesti in molti, e – come inevitabile in questi casi – i giudizi e le opinioni in merito sono una variegata moltitudine.

Eppure, è possibile fare comunque un bilancio ragionato partendo da alcuni dati oggettivi. È quello che ha fatto il sito Observer.com, pubblicando un lungo “ritratto statistico” della presidenza Obama, focalizzandosi in particolare su 8 punti.

Intanto, bisogna notare come Obama abbia concluso il suo mandato da leader popolare: secondo un sondaggio Gallup effettuato all’indomani del voto che ha eletto il suo successore, il 57% degli americani approva il suo operato. Molto più del 30% fatto registrare da Bush nei giorni successivi all’elezione di Obama, a fine 2008. Per quanto contestate, misure come l’Affordable Care Act (il famoso “Obamacare”), la legge Dodd-Frank che ha riformato Wall Street e le leggi sulla protezione dei consumatori e dell’ambiente sono traguardi raggiunti che hanno avuto un impatto innegabile.

1. ECONOMIA

Entrato in carica durante la più grave crisi dai tempi della Grande Depressione, Obama ha fatto registrare i tassi di crescita più longevi dai tempi della presidenza Roosevelt. La disoccupazione era al 7,8% al momento del suo debutto alla Casa Bianca, e salì al 10% pochi mesi dopo per effetto della crisi. Ma da allora il tasso è sceso progressivamente fino ad arrivare al 4,6% (novembre 2016).

 

La turbolenza scatenata sui mercati finanziari si è calmata, e i valori di borsa sono tornati a crescere:

Il 20 gennaio 2009, l’indice Dow Jones Industrial Average era crollato a 7.949 punti. L’8 novembre 2016, giorno dell’elezione del successore di Obama, il Dow Jones era risalito ben oltre i 18mila punti, un incremento di oltre il 125%.

Anche il reddito delle famiglie è cresciuto: nel 2009 il reddito familiare era fermo a 55.478 dollari. Nel 2015 è cresciuto di circa mille dollari (a prezzi costanti), ed era cioè a 56.516 dollari. Ma questo non è stato l’effetto di una politica di redistribuzione “socialista” che ha penalizzato i super-ricchi. Nel 2008, in piena crisi, il numero di famiglie con un patrimonio il cui valore eccedeva il milione di dollari era di 6,7 milioni, in calo del 27% rispetto all’anno prima. Secondo la CNBC, nel 2015 le famiglie milionarie erano salite a oltre 10 milioni.

2. GIUSTIZIA

Oltre ad essersi registrati molti meno casi di criminalità nelle alte sfere del governo federale (l’unico scandalo ha riguardato il generale Petraeus, non esattamente riconducibile a Obama), negli ultimi otto anni la presidenza ha commutato le pene di oltre 1000 persone: si tratta di una cifra superiore a quella combinata dei suoi sette predecessori. Per dire, Bush e Clinton graziarono rispettivamente 11 e 61 persone.

La “patata bollente” era però rappresentata dal carcere militare di Guantanamo. Obama aveva promesso di chiuderlo. Non lo ha fatto, anche grazie a una forte opposizione dei Repubblicani in Congresso. Ma, nel frattempo, dei 242 detenuti rinchiusi nel carcere della base militare americana a Cuba ben 179 sono stati riallocati, trasferiti o rimpatriati. Al 4 dicembre 2016 ne rimanevano solo 59, per 20 dei quali è stato già chiesto il rilascio (altri 29 sono sotto processo).

 

Bush ha mandato a Guantanamo in totale 780 persone. Obama ce ne ha mandate zero.

Ma una grande anomalia del sistema americano è senza dubbio l’elevato numero di persone rinchiuse in strutture di detenzione. Il numero dei detenuti in strutture federali ha cominciato a impennarsi negli anni ’80 con la famosa “guerra alla droga” inaugurata da Reagan. Ma nel 2014, per la prima volta, il numero di detenuti federali ha iniziato – seppur di poco – a calare. Secondo il New York Times, Obama sarà il primo presidente a lasciare l’incarico con meno detenuti rispetto al giorno del suo insediamento dai tempi di Lyndon Johnson.

Nel frattempo, in questi anni molti stati hanno depenalizzato (o addirittura legalizzato) il consumo di cannabis. Obama non si è mai opposto a questa tendenza (in un’intervista ammise di aver fumato erba, da giovane), ma con Trump questo potrebbe cambiare. Nel 2008 furono arrestate quasi 93.000 persone per aver venduto erba. Nel 2015 questa cifra si è ridotta a 68.480.

3. SALUTE

La riforma senza dubbio più caratteristica (e allo stesso tempo contestata) della presidenza Obama è quella sanitaria, ossia l’Affordable Care Act. Nonostante i numerosi dubbi sugli effetti benefici che questa riforma ha avuto sul mercato delle assicurazioni sanitarie, è vero che questa legge ha consentito di estendere la copertura ad oltre 20 milioni di americani che prima non l’avevano. Intervistato da Observer.com il dott. Benjamin Sommers (Harvard School of Public Health) ha affermato che “Obamacare ha prodotto il più grande aumento di copertura sanitaria dalla creazione di Medicare e Medicaid nel 1965″. Diversi dati mostrano che il numero di diagnosi è aumentato, mentre è sceso il numero di persone che non potevano accedere alle cure (e magari vi rinunciavano perché troppo costose) ed è diminuita la probabilità di doversi ricoverare al pronto soccorso.

4. IMMIGRAZIONE

Donald Trump ha impostato la sua campagna elettorale sul contrasto all’immigrazione, proponendo deportazioni forzate di immigrati irregolari. Ma dovrà misurarsi con un’eredità piuttosto ingombrante:

Tra il 2009 e il 2014 l’amministrazione Obama ha deportato oltre 2,4 milioni di persone, un aumento del 20% rispetto ai quasi 2 milioni di persone che l’amministrazione Bush ha deportato in 8 anni. Ma il bilancio delle deportazioni di Obama è superiore al totale di tutti i presidenti del 20° secolo messi insieme.

Nonostante questi numeri, Obama ha anche cercato di proteggere dalla deportazione circa 4 milioni di immigrati senza documenti. Un voto della Corte Suprema glielo ha impedito, ma è riuscito comunque a proteggere circa 730.000 giovani che erano immigrati negli USA quando erano bambini.

5. DIFESA

Obama è stato ripetutamente attaccato dal suo successore Donald Trump di aver provocato disastri con i suoi tagli alla spesa militare. Eppure questi tagli non sembrano esserci stati. Tra il 2010 e il 2015 la spesa militare media annua è stata di 656 miliardi di dollari. Durante gli anni di Bush era inferiore (circa 635 miliardi di dollari). Persino un confronto con gli anni di Reagan parla di un aumento: all’epoca la spesa annua era infatti di 565 miliardi di dollari – a prezzi costanti.

 

Ma il diverso approccio di Obama di fronte alle questioni militari emerge su un altro fronte: e cioè l’attività delle truppe statunitensi all’estero. Negli anni del suo mandato, la presenza militare americana in Medio Oriente si è molto ridotta. Ancora nel 2008 morirono 469 soldati americani in Iraq e Afghanistan. Nel 2016, i morti sono stati solo 30. Di contro, è drasticamente aumentato l’utilizzo di droni per operazioni militari (anche grazie, va detto, allo sviluppo tecnologico che c’è stato in questo settore). Bush approvò 50 attacchi con i droni durante il suo mandato. Obama ne ha approvati 506, dieci volte tanto.

6. PLURALISMO

Le nomine di Obama hanno aumentato considerevolmente il pluralismo razziale e di genere nel giudiziario. Ben il 42% dei giudici nominati nei suoi otto anni di presidenza erano donne (il doppio rispetto a Bush), mentre il 36% erano persone di colore (contro il 18% e il 24% di Clinton).

 

Inoltre, Obama ha anche nominato 14 giudici apertamente omosessuali. In precedenza, ce n’era soltanto uno.

7. ENERGIA E AMBIENTE

Grandi novità hanno riguardato il settore energetico. Nel 2008 gli USA producevano da sé 1,83 milioni di barili di greggio. Nel 2015 la produzione era schizzata a 3,44 milioni di barili: un aumento dell’88%. Contestualmente, le importazioni sono calate da 3,5 milioni di barili a 2,7 milioni. L’indipendenza energetica è ancora lontana, ma sono stati fatti decisi passi avanti in quella direzione.

 

Sul fronte dei consumi interni, i nuovi standard di legge hanno avuto come effetto un miglioramento dell’efficienza dei veicoli circolanti negli Stati Uniti. Se nel 2009 il consumo medio di tali veicoli era di 8,9 km/litro, a ottobre 2016 tale media era salita a 10,6 km/litro (fonte: Università del Michigan). Se gli standard legislativi attuali rimarranno in vigore, l’efficienza energetica dei veicoli migliorerà ancor più drasticamente nei prossimi anni (la stima è di 17,9 km/litro nel 2020 e addirittura 23 km/litro nel 2025).

La produzione di energia da fonti alternative è schizzata alle stelle: le centrali di energia eolica e solare hanno quasi quadruplicato la produzione tra il 2008 e il 2015 (da 56 a 215 milioni di MWh).

Obama ha inoltre destinato a riserve naturali (dove non è possibile effettuare esplorazioni energetiche) una quota senza precedenti di territorio: ben 3,6 milioni di acri. Per fare un paragone, Bush ne aveva destinati solo 746mila, cinque volte meno.

8. GOVERNO

Nonostante un Congresso a maggioranza Repubblicana per ben 6 anni sugli 8 del suo mandato (i Democratici ebbero la maggioranza solo dal 2009 al 2011), Obama ha fatto ricorso meno del suo predecessore Bush agli ordini esecutivi, atti con cui il Presidente può “aggirare” il controllo parlamentare. Ne ha infatti firmati 260. Lo stesso Bush ne aveva firmati relativamente pochi (291), cifre che impallidiscono di fronte agli oltre 3.000 firmati da Franklin Delano Roosevelt (che però rimase in carica per quasi quattro mandati). Uno strumento ancor più “drastico” è però il veto power, che Obama ha usato solo 12 volte, tante quante Bush. Bill Clinton vi fece ricorso ben 37 volte. Quella di Obama quindi non pare essere stata una presidenza particolarmente ostile ad un Congresso che pure per gran parte del tempo gli è stato in aperta opposizione.

Un ultimo cenno va fatto al peso del denaro e delle lobby sulla politica. Sotto gli anni di Bush, il totale dei soldi spesi dai lobbisti per influenzare la politica era raddoppiato. Sotto Obama, la cifra si è invece lievemente ridotta, passando da 3,3 miliardi di dollari (2008) a 3,2 miliardi (2015). Più importante è invece il calo del numero di lobbisti registrati, scesi da poco più di 14mila a circa 10.800 (meno 26 per cento).

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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