Quando i leader dei principali partiti scendono in campo lo fanno con una tattica ben precisa: ognuno di loro ha un suo particolare “schema” arrivare alla vittoria. I “colpi ad effetto” che si vedono nelle dichiarazioni dei tg o nei talk show sono delle vere e proprie tecniche di comunicazione. Come ha fatto Renzi ad uscire dall’impasse dell’inchiesta di Potenza? Come ha fatto il M5S a posizionarsi sul tema del referendum? E come fa Salvini a portare avanti il tema dei migranti?
Per rispondere a queste domande è fondamentale analizzare le diverse strategie utilizzate dai leader, che vanno sotto il nome di tecniche spin: lo “spin” è quell’attività che consiste nel comunicare le cose in modo favorevole a se stessi “dando l’effetto” alle informazioni, come si “dà l’effetto” alla palla nel tennis, nel ping-pong o anche nel calcio. Nella comunicazione politica questo significa indirizzare gli umori e le percezioni degli elettori e dei cittadini nella direzione voluta, in modo da spiazzare l’avversario.
Il principale attore dello scacchiere politico italiano, ovvero Matteo Renzi, nelle ultime settimane si è trovato messo all’angolo con la vicenda dell’inchiesta di Potenza da un lato e dall’altro lato con un repentino aumento delle tensioni politiche sul referendum costituzionale; per uscire dall’angolo, il Presidente del Consiglio ha utilizzato la tecnica del firebreaking: la creazione ad hoc di diversivi quando all’attenzione dei media potrebbero emergere fatti o eventi sgraditi. Si tratta di spostare improvvisamente l’inquadratura con una mossa a sorpresa per portare lo sguardo dei cittadini altrove. E lo ha fatto con l’aumento delle pensioni attraverso l’appuntamento in diretta su Facebook “Matteo risponde” del 28 aprile: “allo studio c’è allargare gli 80 euro a chi prende la pensione minima. Vedremo se saremo in grado di farlo”. Una proposta che ha trovato spazio poi nei telegiornali e su cui hanno discusso i principali salotti televisivi. L’obiettivo è stato raggiunto e ha attenuato la luce dei riflettori sul referendum.
Un’operazione che è riuscita, però, a metà: perché il cambio di inquadratura di Renzi è stato ostacolato dalla comunicazione dei grillini con quella che possiamo definire horse race, una tecnica che mette l’accento sulla competizione tra i contendenti politici, sulle loro strategie politiche, sulle loro polemiche. In particolare la polemica ha una forte capacità di penetrare nei media ed è carica di appeal e il M5S su questo ha costruito la propria forza. Quotidianamente, infatti, le dichiarazioni degli esponenti pentastellati mirano a criticare gli atti del Governo: è avvenuto ad esempio sul Def (Documento di economia e finanza) presentato pochi giorni fa, con lo slogan “ci lasciano in mutande” oppure anche sulla stessa proposta delle pensioni con l’hashtag #RenziScappa, in questo caso mettendo in evidenza la difficoltà di trovare le coperture per questa misura; oppure, infine, criticando l’alleanza con Verdini, recentemente condannato per corruzione. Si tratta di tre casi diversi, ma tutti esempi della tecnica del M5S: fare “la corsa” sul Partito Democratico.
La tecnica utilizzata da Salvini, anch’essa di opposizione a Renzi, è invece differente: non cerca di smontare le proposte del premier, ma piuttosto di posizionarlo come il “nemico degli italiani e dell’Italia”. Questa tecnica va sotto il nome di di hate speech che si articola nell’utilizzo di un registro linguistico dell’odio che considera gli avversari e competitor come nemici: “Renzi complice dei trafficanti di morte”, oppure “Renzi pericoloso bugiardo, svende il futuro”. Non una marcatura a uomo sulle proposte, ma uno schema comunicativo che inquadra il Presidente del Consiglio come “il cattivo”.
Per quel che riguarda Silvio Berlusconi e Forza Italia non è facile fotografare la tecnica utilizzata, a causa di una ormai duratura schizofrenia nella comunicazione messa in campo. Vi è, però, una strategia di fondo che emerge – pur se in maniera flebile – nelle dichiarazioni berlusconiane, ovvero l’ancoraggio al passato per far riferimento alla forza del partito ed al suo ruolo di leadership. È la tecnica del flash back che utilizza un fotogramma del passato funzionale al discorso comunicativo del presente; il caso delle amministrative romane ci fornisce numerosi esempi: “solo uniti si vince”, “ho fatto una scelta di campo”, “noi siamo la casa dei moderati”, “Forza Italia è centrale nell’alleanza” e così via.
Queste sono le tecniche utilizzate nelle dai principali attori in campo in questa fase. È evidente che Renzi cerca di difendersi, mentre M5S e Lega vanno all’attacco e Berlusconi fa da spettatore perché raramente entra nel merito dei temi in agenda. Nelle prossime settimane vedremo quali accorgimenti saranno messi in campo dai leader per orientare i cittadini considerando anche l’avvicinarsi delle elezioni amministrative.
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