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Al punto più basso, le toghe sono 6 volte più stimate dei partiti

La scorsa settimana si è riacceso il cosiddetto “scontro” tra politica e magistratura: ha aperto le ostilità Matteo Renzi, parlando di “barbarie giustizialista” difendendosi in Senato dalla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni e invitando i magistrati a parlare attraverso le sentenze. Gli ha risposto il neo presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, che ha denunciato il tentativo di mettere a tacere i magistrati e ha richiamato l’attenzione sulla “allergia” dei governi al controllo di legalità e sulla gravità dei reati dei colletti bianchi.

 

Ma la politica – istituzioni e partiti – e la magistratura sono due pezzi fondamentali dello Stato: entrambi necessitano della fiducia dei cittadini per esercitare al meglio le proprie funzioni. In Italia però la sfiducia nelle istituzioni è in crescita da molti anni, a cominciare da quelle politiche: secondo l’Atlante Politico di Demos, nel 2015 solo 10 italiani su 100 hanno fiducia nel Parlamento e addirittura solo 5 su 100 nei partiti politici. Ma l’aumento della sfiducia riguarda anche la magistratura, soprattutto in confronto alla situazione di 20 anni fa.

La Prima Repubblica era crollata sotto le inchieste del pool di Mani Pulite: secondo un sondaggio Doxa, nel 1992 la fiducia nel più noto di quei magistrati, Antonio Di Pietro, era superiore all’83%. La Seconda Repubblica iniziò con una politica che si reinventava con nuovi personaggi e nuove regole del gioco, e con una magistratura nella funzione di guardiano della politica che godeva di un’alta fiducia tra gli italiani. In un sondaggio Ispo del 1994, due su tre esprimevano fiducia nelle toghe, senza distinzioni tra elettori di centrodestra e centrosinistra. Per Swg, nello stesso anno, il 70% pensava che i magistrati non volessero sostituirsi alla politica, ma solo fare il loro dovere.

La musica cambia però già nel 1995: le inchieste cominciano a colpire anche Berlusconi e la fiducia nei magistrati scende al 51%, con un crollo tra gli elettori di centrodestra e un aumento tra quelli di centrosinistra (rispettivamente 46 e 71 per cento). Negli anni successivi sia le indagini Ispo sia – dal 2001 – quelle di Demos confermano questa tendenza: una fiducia complessiva nei magistrati superiore al 40%, che supera il 50% tra gli elettori di centrosinistra e oscilla tra il 30 e il 36% tra quelli di centrodestra.

Con il ritorno di Prodi al governo e le inchieste che dal 2007 non riguardano più solo Berlusconi ma anche esponenti del centrosinistra, la fiducia nelle toghe cala leggermente anche tra gli elettori più progressisti; e quando il governo Prodi bis cade, nel gennaio 2008, un sondaggio Ispo rivela che circa metà degli elettori di centrosinistra ritiene che la magistratura condizioni la politica. Secondo Demos, in quell’anno la fiducia nei Magistrati non raggiunge il 50% tra gli elettori di nessun partito. Ma si impenna letteralmente, tra gli elettori di centrosinistra, tra il 2009 e il 2010, quando ad essere di nuovo al centro di inchieste è il centrodestra berlusconiano tornato al governo. Negli anni successivi, quelli del governo tecnico di Monti e quelli di Letta e Renzi (in cui le inchieste giudiziarie colpiscono indistintamente a destra e a sinistra) la fiducia nei magistrati si raffredda, piazzandosi poco al di sopra del 30%, e toccando il suo punto più basso tra gli elettori di centrodestra nel 2014, anno dell’assoluzione di Berlusconi nel “caso Ruby”. Anche in quell’occasione, però, solo il 32% degli italiani (secondo Ispo) pensa che contro l’ex premier vi fosse stata una persecuzione giudiziaria. Al contempo, il 57% degli intervistati concorda sul fatto che la magistratura condizioni la politica.

E oggi? La situazione non è migliorata, anzi. L’ultimo rapporto di Demos (risalente a dicembre 2015) attribuisce ai magistrati la fiducia soltanto del 31% degli italiani. Gli elettori Pd continuano in questo caso ad essere un po’ sopra la media (41%), mentre – un po’ a sorpresa – tra gli elettori del M5S è più bassa (29%). Questo come si spiega? In parte può essere dovuto alla natura “mista” dell’elettorato grillino, proveniente anche dal centrodestra dove la fiducia verso le toghe, come visto, è stata storicamente piuttosto bassa. Ma esiste un’altra spiegazione possibile: da diversi anni, ormai, alla domanda “nell’ultimo anno in Italia la corruzione è aumentata o diminuita?”, la netta maggioranza dei cittadini risponde che la situazione è peggiorata. In particolare, nel 2012 lo pensava il 70%, nel 2013 il 63%, nel 2014 il 71% e l’anno scorso poco più della metà degli elettori. Dopo tutti questi anni, non si vede quindi un miglioramento della situazione, e forse molti italiani – a torto o a ragione – attribuiscono una responsabilità anche ai magistrati per gli insuccessi nella lotta alla corruzione.


Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 26 aprile a cura di Salvatore Borghese e Andrea Piazza

Redazione

La redazione di YouTrend

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