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Politici voltagabbana, un italiano su due favorevole alla multa

Politici voltagabbana, un italiano su due favorevole alla multa

Ha fatto molto discutere l’ammenda da 150mila euro prevista dal decalogo di comportamento per i candidati del Movimento 5 Stelle al Comune di Roma. La clausola introdotta da Gianroberto Casaleggio vuole evitare dissidi interni, in uno scenario politico che mai è stato così fluido: fra espulsioni e addii volontari l’attuale legislatura passerà alla storia come quella in cui il maggior numero di deputati e senatori ha abbandonato il gruppo di elezione.

 

I dati Openpolis fotografano una situazione impietosa. Con il ritorno al gruppo misto dell’on. Ivan Catalano (già M5s, già misto, già Scelta Civica), sono complessivamente 338 i cambiamenti di casacca avvenuti fra Montecitorio e Palazzo Madama, riguardanti 132 deputati e 117 senatori. Il dato della precedente legislatura, che aveva visto un cedimento dell’allora Pdl e la scissione di Gianfranco Fini, si fermava a 261 passaggi, per 120 deputati e 60 senatori in movimento. Ma come leggere questo dato in serie storica?

Nel grafico si possono vedere i dati sulle variazioni nella composizione dei gruppi parlamentari per ogni legislatura della Seconda Repubblica. Il dato riflette la differenza in termini assoluti fra inizio e fine mandato per tutti i partiti: non fornisce un’indicazione sui parlamentari coinvolti o sul numero di passaggi (assai più alti) ma ci dà l’idea di come siano cambiati i rapporti di forza fra gli scranni del Parlamento rispetto al primo giorno dopo le elezioni. L’attuale legislatura si conferma la più trasformista, con cambiamenti notevoli dovuti agli abbandoni nel partito di Grillo (-18 eletti in entrambe le Camere) e soprattutto allo smottamento del Pdl-Forza Italia, che perde 50 senatori e 44 deputati a causa della nascita del Nuovo Centrodestra. Ben più stabile invece la legislatura dei governi Berlusconi II e III (dal 2001). Tuttavia anche in precedenza il peso dei gruppi parlamentari è variato in maniera consistente: nel ’94-’96 si ha la nascita di due nuovi (ed effimeri) raggruppamenti di transfughi liberal-federalisti e liberal-socialisti. Nella successiva legislatura nascono in Parlamento l’Udr di Cossiga e i Democratici, il partito dell’asinello. Insomma, gli ultimi 22 anni sono stati segnati da ampi spostamenti degli eletti, specie se confrontati con i dati ben più granitici della Prima Repubblica (24 variazioni alla Camera nella X legislatura, solo 9 nella VI).

Questo notevole aumento dell’infedeltà politica può spiegare il gradimento che il vincolo economico di mandato imposto da Casaleggio registra presso gli elettori. Secondo i dati Ipsos, il 41% degli italiani è a favore e il 39% è contrario, ma è proprio fra gli elettori del M5S (tre quarti di loro per il sì) e in minor misura di Forza Italia (37%) e della Lega (36%) che la proposta riscuote il maggior apprezzamento. Sono invece per il vincolo di mandato il 31% degli elettori del Pd. Se andiamo ad analizzare il consenso verso i due partiti “traditori” per eccellenza, Futuro e Libertà e Ncd, sembra che neanche le scissioni siano apprezzate dagli italiani. Il partito di Fini nasce con un consenso del 6,0% (settembre 2010), cala al 4,2% a dicembre 2011 e raccoglierà un misero 0,5% alle Politiche 2013. La formazione di Alfano nasceva accreditata al 6,1% (novembre 2013), prendeva il 4,4% alle Europee 2014 (insieme all’Udc) e ora l’ultima Supermedia di YouTrend la registra al 2,9%. Non proprio i migliori auspici per Denis Verdini.

In sostanza gli elettori si fidano poco dei loro eletti, e non sembrano apprezzarne le giravolte. Ciò si inserisce in uno scenario nazionale nel quale l’opinione degli italiani nei confronti della politica è prevalentemente negativa. A fine 2015 i dati Demos indicavano la fiducia verso il Parlamento al 10% e verso i partiti al 5%, in calo del 13 e del 4% rispetto al dato di dieci anni fa.

La media mensile della fiducia nel governo è ferma al 28,3% e per Ixè ad oggi solo due figure riscuotono ancora un consenso maggioritario presso il pubblico: il 63% degli italiani ha fiducia in Sergio Mattarella, il 90% in Papa Francesco.


Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 16 febbraio a cura di Andrea Piazza

Redazione

La redazione di YouTrend

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