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Comunali 2013: il voto a Roma

Comunali 2013: il voto a Roma

In occasione di questa tornata di elezioni comunali 2013, l’attenzione del mondo politico si è concentrata prevalentemente (e non poteva essere altrimenti) sul voto nella capitale del Paese: RomaIn attesa del responso definitivo, che avremo solo lunedì pomeriggio quando sarà ultimato lo spoglio del ballottaggio, pubblichiamo un’analisi dei risultati del primo turno a cura di Claudia Mariotti, docente di Sociologia politica presso l’università “Carlo Bo” di Urbino.

Alle elezioni per la scelta del candidato sindaco dello scorso 26/27 maggio sono stati chiamati al voto 564 comuni, di cui 91 “superiori”. L’analisi del voto del Comune di Roma risulta, in questo caso, estremamente significativa, dato il peso enorme della capitale sul quadro complessivo. Considerando, infatti, gli elettori dei 91 comuni chiamati al voto, Roma rappresenta ben il 57,7% del totale, influenzando fortemente le analisi sul piano nazionale.

L’affluenza alle urne del Comune di Roma è stata una delle più basse registrate tra tutti i nuclei di questa tornata elettorale. Immediatamente dopo le elezioni, gran parte degli analisti politici hanno parlato di un crollo catastrofico della partecipazione politica romana, confermato in particolare dal confronto con i dati dell’affluenza alle elezioni immediatamente precedenti, quelle per la Camera dei Deputati del febbraio 2013 e con le precendenti Comunali del 2008.

Rispetto alle precedenti Comunali, infatti, si è passati da un 73,66% ad un 52,81%, registrando un calo della partecipazione politica di oltre 20 punti percentuali. Passivo che si aggrava considerando le Politiche del febbraio 2013: qui la differenza diventa di oltre 24 punti.

Il calo della partecipazione politica nella capitale è evidente e molto intenso; tuttavia è necessario prendere in considerazione alcuni aspetti che in parte ridimensionano la gravità del fenomeno. Innanzitutto, il confronto più corretto è ovviamente quello con le Comunali del 2008, confronto in cui si comparano due elezioni dello stesso tipo; nelle elezioni politiche,  che hanno sempre assunto un significato diverso, i cittadini italiani storicamente partecipano molto di più rispetto alle elezioni amministrative. Non va dimenticato, inoltre, che nel 2008 Politiche e Comunali furono accorpate in un election day, provocando il cosiddetto “effetto trascinamento”: l’elettore che generalmente vota per le Politiche e si astiene nelle Amministrative, in caso di concomitanza vota anche per queste ultime, determinando una più alta partecipazione rispetto a quanto sarebbe avvenuto con una elezione comunale “isolata”. Tale effetto si è avuto anche in occasione dell’accorpamento delle Politiche del 2013 con le Regionali. Ciononostante, il confronto più opportuno appare proprio con queste.

Tabella 1. La partecipazione a Roma

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Come si può notare nella tabella 1, nonostante le elezioni si tenessero negli stessi giorni, la percentuale di votanti per le Regionali è visibilmente più bassa di quella della Camera, (69,38% contro 77,34%)[1]. Di conseguenza, anche il divario con le Comunali scende da oltre 24 punti percentuali a meno di 17. Il divario si assottiglia ulteriormente rispetto alle Regionali del 2010: in quel caso, senza effetto trascinamento, i romani che decisero di recarsi alle urne furono soltanto il 56,52% degli aventi diritto, dato che si avvicina molto al 52,81% registrato al primo turno delle recenti Comunali.

Questi dati sulla partecipazione mostrano una graduale e forte disaffezione dei romani dalla politica, specialmente a livello locale: essa non può essere letta soltanto come una crisi dell’ultima tornata elettorale, ma ha radici più profonde.

Anche le schede bianche e nulle, solitamente piuttosto stabili, diminuiscono: nelle elezioni comunali del 2008 la percentuale di schede bianche e nulle è pari al 4,1% mentre nel 2013 scende al 3,4%. Il dato può essere interpretato come indice di un ulteriore allontanamento dei cittadini romani dalle istituzioni: mentre prima alcuni di loro ritenevano un dovere civico andare a votare, pur annullando la scheda o lasciandola bianca, adesso preferiscono non andare nemmeno a votare.

Entrando più nello specifico del voto del 26/27 maggio a Roma, nessun candidato supera la soglia del 50% al primo turno. Ignazio Marino ottiene il 42,6% dei voti, mentre la coalizione di centro-sinistra che lo sostiene arriva al 42,56%. Marino registra quasi 3 punti percentuali in meno del risultato ottenuto da Rutelli nel 2008. In numeri assoluti, la differenza tra Marino e Rutelli appare abissale, più di 240.000 voti. Ovviamente, quando la partecipazione è molto bassa, come nel caso delle Comunali a Roma del 2013, il numero di voti diminuisce in modo sostanziale; ciononostante, è interessante notare come la coalizione di centro-sinistra perde circa 300.000 voti tra un’elezione e l’altra (733.084 nel 2008 e 433.714 nel 2013). Marino ottiene molti meno voti anche rispetto al candidato alla presidenza della Regione, Zingaretti, che pochi mesi prima aveva fatto registrare un 45,35% con oltre 700.000 voti.

Il quadro è nettamente peggiore per Gianni Alemanno, che non sembra usufruire dell’effetto incumbency, e che perde 10 punti percentuali e più di 300.000 voti rispetto a 5 anni fa, quando riuscì comunque a recuperare ben 13 punti percentuali e a vincere il ballottaggio contro Rutelli. Perde molti voti anche la coalizione di centro-destra, che passa da 606.176 voti del 2008 a 323.272 voti del 2013. Alemanno riesce comunque ad ottenere un risultato decisamente migliore di Storace, che alle Regionali del 2013 si è fermato al 24,96% prendendo quasi gli stessi voti di Alemanno, ma in presenza di una partecipazione molto più alta.

Tabella 2

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Un discorso a parte merita il M5S. Guardando la tabella 2, si nota come il crollo che molti analisti hanno attribuito al Movimento 5 stelle appaia decisamente ridimensionato se si confrontano i dati delle Regionali del 2013, piuttosto che quelli – fuorvianti – delle Politiche. Infatti De Vito perde meno di 8 punti percentuali rispetto al candidato dei 5 stelle alle Regionali (Barillari). Non solo: se guardiamo i voti di lista del M5S (tabella 3) –  e non quello ai candidati – ci accorgiamo che il calo si dimezza, attestandosi a soli 4 punti percentuali,  con un significato ben diverso rispetto ai quasi 15 punti percentuali in meno rispetto alle Politiche.

Tabella 3

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Come spiegato precedentemente, i risultati delle Regionali 2013 sono i più adatti per un confronto con le Comunali 2013; attraverso questa analisi si può  affermare che a Roma il M5S perde rispetto alle elezioni di pochi mesi prima, ma il calo si attesta in un range tra i 4 punti percentuali della lista agli 8 punti dei candidati a sindaco e a presidente della regione.

Calo, tra l’altro, inferiore a quello registrato dal PD che tra le Regionali e le Comunali del 2013 perde circa 6 punti percentuali (mentre perde soltanto 2 punti rispetto alle Politiche). Migliora, invece, il PDL che rispetto alle Regionali 2013, guadagna quasi 2 punti percentuali – mentre rispetto alle Politiche perde mezzo punto –  e SEL che ne guadagna poco più di 1.

 

Claudia Mariotti – docente di Sociologia politica presso l’università “Carlo Bo” di Urbino

 


[1] La differenza “reale”, in realtà, è minore. Va tenuto conto, infatti, che la base elettorale delle elezioni regionali e comunali include i cittadini residenti all’estero; la partecipazione effettiva risulta, quindi, sottostimata.

Redazione

La redazione di YouTrend

3 commenti

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  • Alle fine i 2 poli in assoluto hanno preso quasi gli stessi voti delle politiche.
    Marino con 512000 ne ha solo 27000 in meno dei 539000 di IBC.
    Ed Alemanno con 364000 solo 10000 in meno del CDX che ne prese 374000.
    E’ il M5S che crolla dai 436000 a questi 149000,-287000.
    D’accordo la bassa affluenza rispetto al 2008 ed a febbraio di quest’anno.
    Però il CSX col 42,6% di Marino torna ad essere su livelli vicini
    ai suoi valori di riferimento pre-Grillo o quasi.
    Col 2% e qualcosa di Medici poi è al 45% di Rutelli del 2008.
    Calcolando poi una dispersione di voti del CSX su Grillo(ma meno delle politiche)e qualcosa su Marchini e altre liste minori eco che esce il 53-54%
    del CSX del dopo 2003.
    Invece il CDX col 30% di Alemanno recupera si dal 23% delle ultime politiche,ma resta molto lontano dai suoi valori abituali,
    come nel 2008 quando il CDX in città aveva il 40% e con Storace ed altri era sul 44.
    Insomma CDX comunque più penalizzato alla fine.