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Il Conclave e la comunicazione: una prova e un’occasione

Il Conclave e la comunicazione: una prova e un’occasione

Oltre a tutte le letture e ai significati attribuiti finora, le “epocali” dimissioni di Papa Benedetto XVI sono un fenomeno di interesse anche dal punto di vista della comunicazione organizzativa.

ratzinger-finestraLa decisione storica del Papa ha generato grandi incertezze e preoccupazioni sostanziali per la vita della Chiesa, aprendo un periodo critico che – con i riflettori del mondo puntati addosso – si concluderà solo con il Conclave di marzo.

In questo contesto, la comunicazione è essenziale per superare la crisi e la Chiesa farebbe bene a occuparsi anche di questo aspetto. Occorre infatti puntare a governare al meglio l’interpretazione e la deposizione nel senso comune dei significati: se non si agisce in tal senso, si corre il rischio di aggiungere smarrimento a smarrimento.

D’altro canto, per la Chiesa, questo passaggio può rappresentare anche un’occasione. Basti pensare alla dimensione globale assunta dalla notizia, alla pervasività della stessa nella vita quotidiana e nel senso comune delle persone, all’onda di emotività e partecipazione che ha generato a tutti i livelli. Un’organizzazione strutturata come la Chiesa Cattolica può e deve porsi anche l’obiettivo di valorizzare questa attenzione, per gestire e migliorare la propria reputazione, con una pianificazione consapevole della comunicazione.

Cosa fare, allora?

Chiariamo subito che pensare alla comunicazione non vuol dire certo limitarsi agli “strumenti” o alle “tecniche”: aprire un profilo Twitter, adottare un buon servizio di relazioni media o lanciare qualche slogan efficace.

Quello che conta davvero è orientare le interpretazioni, dei fedeli e del mondo intero, cercando di governare la deposizione dei significati nel senso comune, attraverso l’adozione di una cornice interpretativa (frame) efficace, da veicolare con continuità.

Ma spesso le organizzazioni pensano alla comunicazione come alla mera forma. Ed è un errore perchè non basta la coerenza del messaggio: quello che troppo spesso è sottovalutato è che le organizzazioni comunicano anzitutto con i loro comportamenti e con i comportamenti dei loro aderenti, perchè veicolano valori e significati che devono essere coerenti con l’immagine che di sè si cerca di dare.

Ecco perchè è fondamentale il prossimo Conclave. Il Conclave sarà una straordinaria occasione per la Chiesa, perchè gli “atti” prodotti in quel frangente concorreranno alla trasmissione di significati simbolici relativi all’interpretazione delle dimissioni di Benedetto XVI e di questo passaggio storico.

La grande attenzione mondiale e il dibattito pubblico che si genererà in quei giorni ugualmente ricchi di aspettative e di emotività costituiranno un momento di ridiscussione pubblica della reputazione della Chiesa come organizzazione, dei suoi valori, del suo approccio con l’esterno, della relazione di fiducia che la lega a quanti la guardano con interesse.

Per questo la Chiesa deve pensare ora ad un investimento essenziale: attribuire alle dimissioni di Ratzinger un frame cognitivo preciso e associare ad esso comportamenti coerenti nei momenti simbolicamente più carichi, a partire dal Conclave.

E quale può essere questo frame?

Qui è più difficile fornire opinioni e proposte, visto che si cammina anche sul filo di una delicata e complessa riflessione teologica. Ma una lettura dominante della scelta di Benedetto XVI mi pare esista, ed è all’insegna di più normalità, più ascolto e vicinanza alla comunità civile, più riconoscimento della fallibilità e della limitatezza dell’umano.

È bene dunque che il Conclave si svolga a partire proprio da questi cleavage. Che, tradotti in comportamenti coerenti, significa orientare il dibattito verso una soluzione della crisi (in politica si direbbe un “candidato” e un “programma”) che dia una risposta ai temi di una visione più democratica e collegiale dell’organizzazione, di un rapporto più sereno e meno dogmatico con i fedeli, di una maggiore accettazione della fallibilità dell’umano.

Questi sarebbero, forse, i comportamenti coerenti con il frame che oggi è più efficace nell’interpretazione del passaggio aperto dalle dimissioni del Papa. Può essere utile che il Sacro Collegio dei Cardinali consideri attentamente anche questo aspetto nel momento in cui risuonerà l’extra omnes.

Michele Cocco

Michele Cocco è nato e vive a Valdagno (VI). Svolge attività professionale nel campo della comunicazione pubblica e del marketing politico-elettorale.
E' dottore di ricerca in sociologia presso l'Università di Padova e si interessa di organizzazioni politiche, organizzazioni di rappresentanza, comunicazione nella sfera pubblica e politica, metodologie della ricerca, sondaggi e ricerche socio-politiche.
Quando può, coltiva una discreta passione per il ciclismo, la montagna, la narrativa e la pasta di mandorle.

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