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Sarko attacca, Hollande non si scompone

Sarko attacca, Hollande non si scompone

Uno dovrà vincere tra Nicolas Sarkozy e François Hollande: si sono ritrovati ieri sera davanti alle telecamere per il loro primo e unico faccia a faccia prima del ballottaggio di domenica prossima. Alle 21 si è giocata la partita decisiva per l’elezione presidenziale francese: una rincorsa serrata tra le capacità di comunicazione tra i due candidati all’Eliseo.

Durante gli ultimi preparativi in corso nello studio 107 della Plaine Saint-Denis, centro di produzione all’americana di oltre 900 mq alla periferia di Parigi, i team dei due candidati alle presidenziali hanno fatto diversi sopralluoghi e ogni dettaglio è stato oggetto di trattative: su una cosa sembra ci sia un accordo pre-duello, ovvero niente immagini di profilo per Sarko (troppo “naso”) e dall’alto per Hollande (troppo calvo). Persino la dimensione del tavolo è stata oggetto di trattative, così come la temperatura nello studio televisivo: Sarko odia il caldo, Hollande non vuole avere freddo. Quindi, due i condizionatori personalizzati, uno a sinistra, dove sarà seduto il candidato dell’Ump, e un altro a destra per il candidato socialista. Ancora due i giornalisti-vedette, Laurence Ferrari e David Pujadas, che fanno da moderatori, e un cronometro a misurare il tempo.

Il dibattito dura due ore e mezza ed è trasmesso a reti unificate da France2 e Tf1. Secondo il sorteggio, il candidato socialista parla per primo. I due candidati sono figli della televisione e si sono confrontati davanti alle telecamere già altre volte, per cui la moviola di quegli incontri è stato studiato dai team nei dettagli cercando di prevedere l’impossibile. Il faccia a faccia televisivo a pochi giorni dal voto presidenziale, sebbene non sposti molti voti – finora non ha mai invertito le tendenze – è una tradizione che si perpetua in Francia dal 1974: il primo confronto fu tra Valery Giscard d’Estaing e François Mitterrand e fu vinto allora dal leader gollista, mentre nell’elezione successiva, quella del 1981, fu Mitterrand a mettere all’angolo il presidente uscente e avversario. Nel duello di ieri sera sono apparse molto chiare le qualità umane antitetiche dei candidati: tanto impetuoso Sarkozy quanto calmo Hollande.

 

I pronostici di uno scontro televisivo simile a quello del 2007 tra Ségolène Royal e Sarkozy, dove la can- didata socialista apparve allora molto veemente (forse troppo), ma a parti invertite, sono stati ri- spettati. Il ruolo dello sfidante è infatti toccato a Sarko rispetto al favorito Hollande. Nervi a fior di pelle sotto una pioggia di cifre, il presidente uscente contava di rimontare il distacco di sette-otto punti dal socialista, ma ha sbagliato i calcoli: Hollande lo ha incalzato ed è apparso anche più tranquillo di un Sarko molto teso. Durante il dibattito sono stati affrontati tutti i temi caldi: dall’aumento dei prezzi del carburante, alle pensioni, dalla crisi economica alla scuola pubblica, dalla disoccupazione al deficit pubblico, dall’immigrazione al nucleare fino alla politica internazionale. Il confronto si gioca sui temi cruciali dell’elezione ma anche sull’abilità che i due hanno di presentarsi come convincenti, «presidenziabili», sicuri di sé.

Il primo scontro si è avuto sulla parola “rassemblement”, un riferimento classico della politica francese, che richiama il concetto di unità. “Lei ha spaccato il paese in questi cinque anni”, ha detto Hollande dopo l’introduzione di rito, Sarkozy gli ha risposto che “rassemblement è una bellissima idea, ma bisogna riempirla di sostanza”. A quel punto il socialista ha ribattuto che se andrà all’Eliseo, lui che si è presentato come il candidato “della giustizia”, cercherà di “colmare il divario” che si è creato negli ultimi anni. “Vorrei che la giustizia fosse al centro delle mie decisioni: giustizia sociale, fiscale e territoriale. A ispirare la mia azione è la giustizia sociale” dichiara Hollande. Tesa la replica del presidente uscente: “Non c’è mai stata violenza durante i miei 5 anni”, perché, “ho avuto sempre una sola idea: spingere avanti la Francia sulla strada delle riforme”. E l’abolizione delle 35 ore è uno dei modi per affrontare la crisi, secondo Sarko. Incalzato da Hollande: “Ma perché non le ha abolite? In fondo era presidente della Repubblica”.

Un altro scontro duro si è avuto quando Hollande ha parlato di “aumento di un milione di disoccupati” e Sarko si è lasciato andare scompostamente, accusando il socialista di essere “bugiardo” sulle tasse. “Continui a dire che non ci sono tasse sui capitali e che abbiamo fatto regali ai ricchi, questa è una menzogna”, ha accusato Sarkozy rivolto al rivale che ha replicato, fermo ma più pacato: “Questo (insulto), per me, dovrebbe essere insopportabile, ma dalla sua bocca la menzogna è soltanto un’abitudine”. Il socialista ha attaccato a testa bassa sul debito, affermando che è “raddoppiato” negli anni di Sarkozy dopo la politica di “favori fiscali ai ricchi” e per “l’incapacità di controllare la spesa pubblica”. “Lei ha favorito i suoi amici, come madame Bettencourt”, ha detto Hollande che ha poi rilanciato su formazione e posti di lavoro: “I miei 60 mila insegnanti costeranno due miliardi, quanto i suoi sgravi fiscali ai ricchi”. Caustica la replica di Sarkozy: “Lei ha passato la prima metà del dibattito a cercare di dimostrare che abbiamo fatto regali ai più ricchi. La differenza fra noi è che lei vuole meno ricchi, io meno poveri”.

Hollande ha poi sfidato Sarko su lavoro e sviluppo: “Tre milioni in più di disoccupati” da quando il presidente in uscita è stato eletto. Nicolas Sarkozy ha risposto criticando le “formule vuote” di Hollande e ha replicato “Mi sono sempre preso le mie responsabilità”. “Non è mai colpa sua”, ha ironizzato il candidato socialista e Sarkozy ha elencato gli sgravi fiscali introdotti dal suo governo. Poi a Hollande, che gli aveva appena ricordato che la Francia con il suo governo ha raggiunto il 10% di disoccupazione, Sarkozy ha ribattuto: “Non è colpa esclusivamente dello Stato, serve un cambiamento perché la formazione finisca nelle mani dei disoccupati: il dramma vero è non solo perdere il lavoro, ma non riuscire a trovarne uno nuovo, perché non c’è offerta di formazione”.

Un tema ricorrente è stato la Germania. I tedeschi, da entrambi presi a modello per l’economia, hanno fatto, secondo Sarkozy, “il contrario di quello che Hollande propone per i francesi”, in particolare sull’Iva in funzione antidelocalizzazione. Hollande ha ribattuto che quella tedesca è un’Iva che vale un punto, non tre come quella che propone Sarko. Il quale ha quindi citato alcuni provvedimenti adottati da Berlino ed osteggiati dal Hollande, come il pareggio di bilancio nella Costituzione. “Mi ispiro a ciò che funziona, non a ciò che non funziona”, ha aggiunto Sarkozy, che ha detto di rifarsi al modello tedesco. Hollande quindi introduce nel dibattito l’Italia, in merito alla quale sottolinea che “è stata governata per anni da Silvio Berlusconi, ci sono state pessime gestioni”. Lo stesso socialista cita poi Mario Monti come riferimento positivo, per rafforzare la sua tesi in favore della crescita piuttosto che del puro rigore sui conti: “anche Monti, che non ha la mia stessa sensibilità politica – ha detto il candidato socialista – è cosciente che non si può vivere in recessione”. Così Hollande, accostando il nome di Sarkozy a quello di Berlusconi, ha detto al presidente uscente “È tuo amico, state nello stesso partito (in Europa), il PPE” e Sarkozy, infastidito, ha replicato: “No, non è un mio amico. Berlusconi è berlusconiano e ha auspicato la tua elezione”.

Ancora, sull’immigrazione, Hollande ha accusato il concorrente di “usare la paura” e, sebbene Sarko abbia ammesso di aver “accolto troppe domande che hanno paralizzato il sistema”, ha anche spiegato la sua strategia per dimezzare il flusso migratorio. Hollande, che ha confermato l’intenzione di introdurre il voto agli immigrati alle elezioni locali, ha invece assicurato che sotto la sua presidenza “non ci sarà alcuna deroga alla laicità” e “nessuna carne halal nelle mense scolastiche”. Hollande ha poi annunciato il ritiro delle truppe francesi dall’Afghanistan entro la fine del 2012, mentre Sarkozy ha difeso il nucleare e Hollande gli ha contrapposto lo slogan “Nucleare ed energie rinnovabili insieme”.

Verso la fine del dibattito/duello, i due descrivono il proprio stile presidenziale. Hollande dice che non nominerà i direttori della tv pubblica, formerà un governo di metà uomini e metà donne e non sarà “presidente di tutto e responsabile di niente”. Inoltre garantisce che non ci saranno conflitti d’interessi tra i ministri e l’introduzione del sistema proporzionale per le elezioni legislative. Sarko invece dichiara e promette: “In questi 5 anni ho esercitato la mia funzione con tutta l’energia, talvolta ho sbagliato, ma il mondo cambia a una velocità incredibile e non ci si deve basare sulle vecchie regole”. Ancora, “Punterò su un modello di crescita basato sulla formazione professionale, sul know-how, sul cambiamento nella scuola”.

Anche in chiusura scambi di veleni. Sarkozy ha chiamato in causa l’ex direttore generale dell’Fmi, Dominique Strauss-Kahn, inquisito per stupro a New York e rivolto al rivale socialista il presidente uscente ha scandito: “Non intendo prendere lezione da un partito (il socialista) che si è ritrovato entusiasta a seguire Dsk”, fino all’arresto del 14 maggio 2011. Per tutta risposta, il candidato socialista, seppure imbarazzato, replica: “Sei tu che l’hai nominato” all’Fmi.

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