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A proposito di spending review

A proposito di spending review

È terminata, o sta per terminare, l’analisi del governo sulle possibili nuove strade per ridurre il deficit: dopo aver introdotto nuove tasse e alzato quelle già esistenti, è ora il turno di analizzare al dettaglio la spesa pubblica. Tra i propositi del ministro Piero Giarda, infatti, c’è la cosiddetta spending review, che consiste nell’esaminare la possibilità di ottenere risparmi di spesa dai diversi capitoli del bilancio pubblico.

Non abbiamo l’ambizione di scrivere che si possono tagliare spese in questo settore o in quell’altro: sarebbe fuori luogo, superficiale e forse anche banale e scontato. Dire che ci sono sprechi nella politica, nella sanità, negli acquisti di beni e servizi, nelle auto blu e in altre centinaia di voci di bilancio è un’affermazione lapalissiana che lasciamo volentieri ad altri. Vorremmo, invece, trarre spunto dalle altre esperienze per capire su quali cardini fondamentali dovrebbe basarsi la nostra spending review. In altri Paesi, infatti, questo processo è ormai entrato nelle prassi consolidate della politica.

Il primissimo punto sul quale bisogna soffermarsi riguarda gli obiettivi: la nostra review sarebbe funzionale o strategica? La prima si addice di più al governo attuale, che ha fatto dell’efficienza e dell’efficacia la bandiera della propria azione amministrativa. Al contrario, la spending review strategica andrebbe a vedere quali sono le priorità politiche per poi tagliare gradualmente su quelle che hanno peso minore. Difficile pensare che Monti e gli altri ministri optino per questo tipo di revisione.

Tra gli altri elementi assume un ruolo di grande importanza anche quello concernente la tempistica: una revisione della spesa fatta in maniera puntigliosa, ufficio per ufficio, può avere bisogno addirittura di cinque anni di analisi approfondite prima di essere operativa. Ovviamente l’Italia non ha tutto questo tempo a disposizione, però sotto i due anni è sinceramente difficile scendere. Soprattutto perché per noi questa sarebbe la prima volta in assoluto. Questo è forse l’ostacolo più grande per il quale, con tutta probabilità, l’implementazione della spending review sarà posticipata al prossimo governo politico, previsto nel 2013. Da quell’anno in poi, sarebbe giusto prevedere che ogni 2 o tre anni si svolga un’analisi e una valutazione di ciò che si voleva fare e ciò che è stato realizzato.

Altro snodo cruciale è, infatti, quello delle valutazioni, che vanno fatte da organi e soggetti indipendenti al 100% dalla politica e dai ministeri. Pertanto, i dicasteri direttamente coinvolti dalla review non devono influenzare in alcun modo le decisioni di tali organi. Un po’ come succede in Australia, insomma, ove i ministeri hanno potere di esprimere pareri che non siano in alcun modo vincolanti nell’analisi dei tagli.

Un altro argomento troppo spesso sottovalutato dalla politica italiana, sempre troppo smaniosa di cercare consensi senza guardare in alcun modo al lungo periodo, è quello della condivisione. Al pari di quanto accade in Giappone, alle riunioni tecniche che hanno come oggetto la spending review potrebbero essere invitati membri della società civile che prendano la parola e spieghino cosa si aspetta la gente da questo tipo di operazione. I cittadini, inoltre, dovrebbero essere invitati a queste riunioni che, riguardando tagli alla spesa pubblica, dovrebbero essere pubbliche per loro stessa natura.

L’importante è che si agisca con il bisturi e non con l’accetta, perché in caso contrario si rischia di tagliare tutto l’albero e non solamente i rami malati, che comunque restano tanti. Basta solamente cercare ed essere pignoli e intransigenti allo stesso modo di quando sono state scritte le riforme delle pensioni e del lavoro.

Dario Romano

Classe 1986, laurea magistrale in International Economics and Business conseguita all'UNIVPM. Consigliere comunale a Senigallia dal 2010, è stato Presidente del Consiglio Comunale dal 2015 al 2020, uno dei più giovani in tutta Italia. Prima e durante ha lavorato a Bruxelles presso le istituzioni europee. Nel 2016-2017 è stato selezionato tra i migliori amministratori under 35 d'Italia. Nel tempo libero ama giocare (male) a calcio nel torneo UISP.

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