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Presidenziali Francesi: vincitori e sconfitti

Presidenziali Francesi: vincitori e sconfitti

Queste ultime elezioni francesi verranno ricordate per un curioso paradosso. Da un lato, le elezioni non sono riuscite a suscitare grande entusiasmo presso la popolazione. Questo è stato riconosciuto da molti commentatori e non è un caso che nell’ultimo mese i media d’Oltralpe abbiano dedicato ampio spazio alla novità-Mélenchon (su cui torneremo più avanti). Dall’altro lato, l’importanza di queste elezioni per lo scacchiere europeo: sino ad ora gli equilibri di Bruxelles si erano retti lungo l’asse Parigi-Berlino, il cosiddetto Merkozy. Il candidato socialista, Hollande, ha più volte ripetuto in campagna elettorale la sua ferma intenzione di rivedere le politiche d’austerità sino a qui adottate.

L’assenza di entusiasmo non si è comunque tradotta in una forte astensione. La partecipazione è calata “solamente” di quattro punti, attestandosi al di sotto dell’80%, su livelli già toccati negli anni ’90 e meglio che nel terribile (per la sinistra francese) 2002.

I risultati non si sono discostati eccessivamente dai sondaggi. Sopra il 20% gli unici due candidati ammessi al ballottaggio. François Hollande, supportato da PS e alleati, ha raggiunto il 28.6% contro il 27.2% del presidente uscente Nicolas Sarkozy. Tradizionalmente in Francia il candidato che finisce in vantaggio al primo turno riesce a strappare il biglietto per l’Eliseo al secondo (anche se non va dimenticato come nel 1995[1] questo non sia successo); tutti i sondaggi, prima e dopo lo spoglio, mostrano in vantaggio il candidato socialista; e in nessuna rilevazione, nell’ultimo mese, Sarkozy ha superato il 47% delle intenzioni di voto. L’ex sindaco di Neuilly-sur-Seine ha a sua disposizione due settimane per ribaltare un pronostico che sembra già scritto.

Il primo turno è stato però soprattutto marcato da due personaggi. A sinistra, per un mese, si è assistito ad una forte crescita nei sondaggi da parte di Jean-Luc Mélenchon. Il candidato del Front de Gauche (aggregazione tra i comunisti del PCF ed i fuoriusciti dal PS del Parti de Gauche, tra cui lo stesso Mélenchon) ha costretto Hollande a rincorrerlo a sinistra ed ha lanciato la sua sfida per il terzo posto a Marine Le Pen, nuova leader del Front National e figlia del fondatore Jean-Marie Le Pen. La sfida però è stata persa e non di poco. Il candidato del FdG si è quindi dovuto accontentare dell’11,1% dei suffragi, primo candidato dell’ultrasinistra a superare il 10% dai tempi di Georges Marchais (correva l’anno 1981[2]). Una magra consolazione per l’uomo che proponeva la “révolution citoyenne”. Diverso il discorso per Marine Le Pen: alla prima elezione presidenziale, la figlia d’arte ha subito stabilito un record. Con il 17,9% dei voti, Marine ha infatti ottenuto lo score più alto mai raggiunto dal FN in qualsiasi tipo di elezione nazionale.

Dietro di loro, il principale sconfitto di queste elezioni: François Bayrou, che ha dimezzato i propri voti rispetto al 2007 ottenendo il 9,1%. Il centrista, schiacciato tra Sarkozy e Hollande, rischia ora di perdere la poca rappresentanza (solo tre deputati) ottenuta 5 anni fa all’Assemblée Nationale. Sotto Bayrou, il nulla della sinistra trotskista francese, di improbabili candidati neo-gollisti e dell’indescrivibile Jacques Cheminade. Da sottolineare la pessima prestazione di “Europe Écologie Les Verts” guidati da Eva Joly: l’ambientalista franco-norvegese ottiene solo il 2,3%, perdendo all’incirca 14 punti rispetto alle europee del 2009 che avevano visto il suo partito attestarsi sugli stessi livelli del Ps.

Domenica 6 maggio il secondo turno e la parola definitiva su chi sarà chiamato a guidare la Francia in un periodo di crisi così marcata. Mélenchon e Joly hanno già chiesto ai propri elettori di sostenere Hollande senza alcuna esitazione, aumentando le chances di successo del candidato socialista. Bayrou aspetta una risposta sul programma per esprimersi, mentre Marine Le Pen marca con ancora maggior forza l’atteggiamento qualunquista del suo partito chiarendo che non sosterrà mai Sarkozy. Per il Presidente che voleva riformare il gollismo e la Francia intera sembra avvicinarsi la fine, ma una cosa è certa: non si arrenderà senza combattere e la campagna per il secondo turno si profila già più interessante di quanto visto negli ultimi tre mesi.

 

Link:

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_presidenziali_francesi_del_1995

[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_presidenziali_francesi_del_1981

Matteo Cavallaro

Collezionista di titoli di studio, emigrato oltralpe, gran tifoso della Juventus. Mi occupo di tutto ciò che collega elezioni ed economia, cercando di capire come e se queste si possano influenzare a vicenda.

2 commenti

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  • Anche nel 1974 il candidato avanti nel primo turno – Mitterrand – non riuscì a sopravanzare nel secondo turno il futuro presidente (Giscard d’Estaing).

  • Accanto a tutti i commenti già fatti, mi pare si possa aggiungere qualcosa: a differenza del nostro scombinato e paradossale paese, dove si cambia sempre tutto gattopardescamente (i nomi dei partiti, le ideologie, ecc.) in Francia permane tuttora un Partito Socialista, una sinistra che si richiama al marxismo, una destra che non si vergogna di dirlo, e un partito conservatore classico. Così anche in Germania, mi pare. Solo da noi la sinistra si maschera da centro, i conservatori non conservano un bel nulla, la destra si mimetizza nella giungla…Come la mettiamo?