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Primarie repubblicane: chi vota chi?

Primarie repubblicane: chi vota chi?

Le primarie repubblicane quanto a suspence e incertezza stanno surclassando le già atipiche primarie democratiche del 2008 che videro una lotta lunga e piena di capovolgimenti tra Hillary Clinton e Obama senza un candidato veramente dominante.

Così all’interno del campo repubblicano ora la lotta è serrata tra Romney, Santorum e, in posizione più defilata, Gingrich. Sono personalità sicuramente molto diverse che rappresentano segmenti di popolazione altrettanto diverse, anche facendo riferimento al solo campo dell’elettorato repubblicano.

Abbiamo già visto come esistano correlazioni tra il voto che si dà ad uno dei candidati e il tasso di occupazione dello Stato che si esamina. Ora, attraverso una analisi effettuata dal New York Times, possiamo capire i vari segmenti sociali quale candidato preferiscono in modo più che proporzionale al risultato del proprio Stato

L’età: Tra giovani (17-29 anni) dobbiamo già distinguere, come sarà da farsi anche per altri segmenti, tra il Nord/NordEst e il Sud degli USA. In stati come Iowa, Michigan, Ohio o Massachussets le preferenze del segmento più giovane vanno in modo più che proporzionale a Ron Paul, campione libertario (e in Massachussets a Huntsman, poi ritiratosi), mentre il vero perdente qui è Romney, visto come l’establishment da combattere; ma soffre anche Gingrich, un politico di lungo corso, forse troppo lungo. In altri Stati più conservatori come Georgia, Tennessee (in quest’ultimo Gingrich ha invece stranamente un appeal sui più giovani), South Carolina e ancora più il profondo Sud di Alabama e Mississipi, nonostante Ron Paul rimanga sovraperformante tra i giovani, si vede bene come sia Santorum a ricevere più preferenze della media statale. Si tratta appunto di candidati che incontrano la richiesta di radicalismo giovanile, che al Sud è di stampo ultra-conservatore.

Man mano che si sale con l’età crollano le preferenze per Paul e salgono quelle per Romney e Gingrich, per quest’ultimo in modo molto più netto, nel senso che è il candidato per cui il rapporto tra voto degli ultra 65enni e quello dei loro nipoti è maggiore. Romney ha un consenso più equilibrato pur salendo con l’età. Santorum cala con l’età ma in modo blando, e in alcuni casi come Georgia o Michigan il suo consenso aumenta tra i 30-44enni, non essendoci più Paul a contendere il voto radicale.

• Il reddito: Non sembrano esserci enormi differenze in base al reddito, soprattutto in base alla povertà. Sia nel Sud che al Nord pare che Santorum raccolga consensi maggiori tra chi ha meno di 50 mila $ all’anno (così come Ron Paul, ma qui è evidente l’effetto statistico della preferenza tra i più giovani) mentre Romney ne ottiene di minori, ma si tratta di differenze non enormi che raggiungono uno scostamento di +/- 5% nel solo Michigan dove il problema economico è certo più sentito. La stessa tendenza si riscontra grosso modo per la classe media, tra i 50 mila $ e i 100 mila$. Differenze maggiori si riscontrano invece tra chi guadagna più di 100 mila $ l’anno: qui il vantaggio di Romney è evidente a discapito di tutti gli altri, tuttavia ancora più evidente nel Nord, tra Michigan e Ohio per esempio, mentre nel Sud i consensi sono più trasversali al reddito, a dimostrazione della maggiore importanza di variabili ideologiche.

• La religione: Sono state analizzate le preferenze di voto tra coloro che si definiscono Born Again christians o comunque evangelici e chi no. Ebbene, si nota benissimo come sia nel Nord che nel Sud le differenze sono enormi tra i due gruppi nel voto a Romney e Santorum: il voto per quest’ultimo spesso più che raddoppia se si è nel primo gruppo, mentre si dimezza per Romney. Gingrich non sembra risentire di grosse differenze di voto in questi due segmenti, se non in Stati in cui ha ottenuto alte percentuali incanalando il voto dei più conservatori e “sostituendo” Santorum, come in Georgia dove infatti aumenta molto il voto tra i Born Again.

• Geograficamente la differenza tra Romney e Santorum è abbastanza chiara, con Romney che vince nelle città e Santorum nelle zone rurali e spesso nei sobborghi. Ma è interessante vedere come, negli Stati del Sud – dove appare esserci una corsa a tre tra Romney, Gingrich e Santorum – la divisione dei consensi riproduce la differenza sociale ed economica delle varie zone, essendo considerazioni in parte riproducibili anche per altri stati: nelle Uplands dove la popolazione bianca è classicamente più povera, composta di operai di piccole aziende, in generale più populista ed evangelica (i classici “rednecks”) prevale Santorum; nelle lowlands e nelle pianure dove erano poste le grandi piantagioni e le famiglie bianche con un background più “aristocratico” e d’elite vince il conservatore classico Gigrinch; mentre Romney prevale nelle grandi aree urbane ma non nei sobborghi residenziali dove prevale Santorum.

• Altra variabile importante è l’istruzione, che favorisce Romney a discapito di Santorum, nelle altre non si notano differenze fondamentali. Per esempio riguardo il sesso in generale per Gingrich c’è una netta preferenza maschile, così come per Ron Paul (giovani maschi) che provocano una lieve preferenza femminile più che proporzionale per Santorum nel Sud e per Romney nel Nord.

Di conseguenza potremmo sommariamente riassumere che la sfida all’interno del campo repubblicano è tra due modelli, e tipologie di elettori: da una parte quello tipico di Santorum, una donna tra i 30 e i 45 anni, madre di famiglia con un’istruzione relativamente bassa che vive in aree rurali o suburbane del Sud, a reddito medio-basso, molto religiosa, conservatrice ma poco impegnata politicamente. Dall’altra quello di Romney, un uomo non più giovane, residente in un centro urbano del Nord, dal reddito alto e probabilmente uomo d’affari, dirigente o pensionato ad alto reddito, meno interessato alla religione e più all’economia.

Gingrich si trova schiacciato tra queste tipologie perchè rappresenta un tipo di elettore anziano, maschio, preoccupato per l’economia e per il deficit di bilancio, fiscalmente conservatore, allo stesso tempo del Sud, ultra-conservatore, meno istruito, mediamente religioso, un elettore facilmente attratto da entrambi gli altri candidati. E infatti sarà molto interessante vedere dove si dirigerà in caso di ritiro di Gingrich il suo elettorato, che pare spaccato a metà.

Quella che abbiamo visto non è una divisione presente solo nel partito repubblicano, ma si vide in parte anche in quello democratico, almeno per quanto riguarda la contrapposizione città/aree rurali, più istruiti/meno istruiti, pro/anti establishment, mentre su altri aspetti le differenze sono rilevanti quanto lo sono le differenze tra repubblicani e democratici. Più che altro queste divisioni, queste segmentazioni portano a farsi domande sull’effettiva capacità di rappresentanza di un sistema bipartitico quasi perfetto, con competizioni basate sulla corsa di due personalità, che raccolgono voti spesso solo “utili” ovvero miranti solo a fermare il peggiore, e senza che milioni di persone vedano rappresentate le proprie idee poiché perdenti già alle primarie anche se molto popolari. Queste considerazioni, tipicamente “europee”, vengono fatte anche negli USA ma rimangono per ora minoritarie, e il superamento del bipartitismo è ancora un tabù.

Gianni Balduzzi

Classe 1979, pavese, consulente e laureato in economia, cattolico-liberale, appassionato di politica ed elezioni, affascinato dalla geografia, dai viaggi per il mondo, da sempre alla ricerca di mappe elettorali e analisi statistiche, ha curato la grande mappa elettorale dell'italia di YouTrend, e scrive di elezioni, statistiche elettorali, economia.

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