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Francia 2017: esistono ancora destra e sinistra?

Francia 2017: esistono ancora destra e sinistra?

L’opposizione tra le categorie “destra” e “sinistra” ha per lungo tempo costituito un potente fattore di semplificazione della realtà politica, agevolando i partiti, ma ancor più gli elettori, nell’auto-collocazione in relazione ai propri valori. Ciò è vero tanto più in Francia, dove sono nati i concetti stessi di destra e sinistra (con riferimento alla politica).

Questa rappresentazione binaria della politica descrive correttamente il mondo attuale? Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un articolo nel quale ha ricostruito le posizioni di 19 politici (all’epoca tutti papabili candidati per le presidenziali) su otto tematiche. «Non possiamo più classificare le idee politiche su un solo asse», scrivono gli autori di questa interessante analisi nel tentativo di verificare se la distinzione tra destra e sinistra debba considerarsi superata, come sostiene uno dei candidati, Emmanuel Macron.

I temi presi in esame sono: protezione sociale, politica economica, diritti civili (in francese sujet de société), Europa, ambiente, identità nazionale, relazioni internazionali, rapporto con lo Stato. Per ognuno di essi, la posizione del singolo politico è posta su un asse che lega due poli opposti (per esempio “interventismo” e “liberismo” per la politica economica, “sovranismo” e “integrazione” per l’Europa, e così via).

Quali indicazioni si possono trarre da questa analisi? Ha ancora senso un’opposizione tra destra e sinistra? La risposta, per il quotidiano francese, è: in parte. Per quattro dei temi esaminati (protezione sociale, politica economica, diritti civili e rapporto con lo Stato) ha ancora un senso parlare di una distinzione tra destra e sinistra, mentre per gli altri quattro argomenti (Europa, ambiente, identità nazionale e relazioni internazionali) l’opposizione tra le due tradizionali categorie sembra perdere di significato. Va detto comunque che tre di questi temi (Europa, ambiente e relazioni internazionali) suggeriscono il superamento della dicotomia destra/sinistra anche a causa della loro stessa natura, dal momento che essi non riguardano questioni storicamente radicate nel bagaglio ideologico e valoriale dell’una o dell’altra categoria politica.

L’opposizione tra destra e sinistra resta attuale se ci si sofferma sui temi economico-sociali e sui diritti civili. Su questi ultimi, in particolare, il contrasto è particolarmente marcato: i rappresentanti delle sinistre tendono verso il polo “liberalismo”, quelli delle destre (con l’eccezione di Nathalie Kosciusko-Morizet) verso il polo “conservatorismo”.

La politica economica e la protezione sociale sono parimenti questioni sulle quali i politici di destra e di sinistra si collocano su poli opposti, ma con un’importante differenza: il campo gollista, diviso su quasi tutti i temi, è tutto sommato concorde nell’accettare il liberismo economico, mentre il Partito Socialista registra opinioni eterogenee. Spicca, in questo senso, la distanza politica tra le posizioni del presidente e del primo ministro uscenti François Hollande e Manuel Valls rispetto a quelle del futuro candidato socialista alle elezioni presidenziali Benoît Hamon. Questa divergenza riflette la dialettica interna tra i liberali e i socialisti che perdura fin dalla presidenza Mitterrand e che ritroviamo in tutti i partiti di centro-sinistra del mondo occidentale.

i orientamento liberale e liberista è anche Emmanuel Macron, candidato indipendente alla presidenza con un recente passato nel governo Valls nel ruolo di ministro dell’Economia, e prima ancora esponente del Partito Socialista.

Le Monde sottolinea come le posizioni di Valls siano distanti sia da quelle del candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon che da quelle di François Fillon, candidato alla presidenza per Les Républicains, benché Valls con quest’ultimo condivida almeno un orientamento economico liberista.

E Marine Le Pen? Le opinioni della candidata del Front National sono marcate su alcune questioni (conservatorismo sui diritti civili, sovranismo, difesa dell’identità nazionale, politica estera filo-russa), mentre sui temi economici si situano in una posizione intermedia tra quelle di Hamon e della sinistra radicale da un lato, e della destra di Fillon dall’altro lato.

Il confronto tra le posizioni della leader nazionalista con quelle di Mélenchon e di Fillon suggerisce conclusioni interessanti. I leader delle due ali estreme convergono sulla critica all’Europa e sulla necessità di rafforzare i rapporti con la Russia, ma divergono con nettezza sui temi più attinenti ai valori storici della sinistra e della destra. Gli opposti non si attraggono.

Al contrario, malgrado le evidenti differenze sui temi economico-sociali, Marine Le Pen e François Fillon sono meno distanti di ciò che comunemente si ritiene. Questo richiama alla mente il pensiero di Norberto Bobbio, il quale nel suo noto saggio “Destra e sinistra” puntualizzava che gli estremismi di destra e di sinistra, anche se sono talvolta accomunati su singole questioni, sono «dottrinalmente inconciliabili e praticamente incompatibili». Lo prova il fatto che tra questi non si sono mai strette alleanze neppure di breve periodo, mentre in alcuni frangenti storici la destra moderata e la destra estrema (così come la sinistra moderata e la sinistra estrema) hanno unito le forze per una causa comune.

 

(ha collaborato Claudia Gonnelli)

Marco Giannatiempo

Dottore di ricerca in Politiche Pubbliche. Sostenitore della democrazia dei partiti. Salernitano di nascita e di fede calcistica.

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