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Storytelling e comunicazione a confronto: Salvini vs Parisi

Storytelling e comunicazione a confronto: Salvini vs Parisi

Stefano Parisi e Matteo Salvini, lo scorso fine settimana, sono stati impegnati in due importanti appuntamenti con la base, nel corso dei quali hanno messo in campo una comunicazione divergente per simboli, contenuti e posizionamento. I due politici dell’area di centrodestra hanno disegnato uno storytelling che ha affrontato in modo divergente i temi dell’agenda setting della politica.

È evidente che la comunicazione politica è fatta anche di simboli ed iconografia, che nei contesti in questione sono completamente diversi. Da una parte abbiamo le felpe ed il pratone di Pontida. Dall’altra parte Megawatt, un capannone in centro a Milano pensato per incontri ed eventi e un profilo dei presenti più istituzionale. I titoli dei due incontri disegnano orizzonti diversi: quello della Lega Nord (“Donne e uomini liberi votano no al referendum”) incentrato sulla contrarietà alla riforma costituzionale, mentre, l’evento di Stefano Parisi (intitolato “Energie per l’Italia”) un tentativo di mettere l’accento sulle proposte e che guarda al futuro. L’analisi del format, quindi, mette già in evidenza profonde differenze nel sistema di comunicazione attivato da Parisi e da Salvini, che poi divergono se si affrontano i posizionamenti su alcuni temi d’attualità. L’incontro di Parisi aperto ai contributi della società civile alla piattaforma di proposta, mentre il contenitore Pontida mette in vetrina l’identità più profonda e radicata del leghismo.

 

Prima di addentrarci nelle dichiarazioni specifiche naturalmente è evidente che lo stile ed il linguaggio dei due leader sono differenti. Il Matteo leghista incentra sull’aggressività e sull’attacco costante il proprio storytelling sfociando come vedremo nell’hate speech, tecnica spin che considera i competitor politici non come avversari, ma come nemici. Nel caso dell’esponente leghista, però, l’hate speech si estende anche nei confronti dei migranti. Dall’altra parte Stefano Parisi presenta uno stile istituzionale e moderato ed un linguaggio ispirato alla proposta più che all’offesa. Questi due fattori comunicativi segnano in modo trasversale le dichiarazioni dei due soggetti in questione.

In questo contesto i fattori comunicativi individuati fin qui trovano la loro esposizione chiara nelle dichiarazioni e nei posizionamenti. Sul tema dei migranti Parisi allarga lo sguardo e riconduce il problema allo scarso peso politico dell’Italia ai tavoli europei:

“Se l’Italia va in Europa con il cappello in mano la sua credibilità diventa pari a zero. Se vogliamo cambiare l’atteggiamento dell’Europa dobbiamo far capire che l’ immigrazione è un problema grosso di tutta l’Europa e dobbiamo prendere un’iniziativa politica”. 

Salvini, invece, definisce i profughi “ciabattanti” e parla di pulizia etnica:

“Altro che accogliere quelli che sbarcano ogni giorno a Lampedusa. Quelli di Amatrice sono i nostri fratelli a cui portare rispetto. È in corso un tentativo a livello continentale di omicidio di massa dei popoli europei a vantaggio degli schiavi da sfruttare a tre euro l’ora”.

L’altro aspetto sui cui erano accesi i riflettori era quello delle alleanze e anche qui emerge in modo chiaro la differenza della narrazione nei contenuti e nella forma, con Parisi aperturista (“Centro destra sia unito nel rispetto delle diversità”) a cui si contrappone l’aggressività e lo stile polemico dello storytelling salvininano, che trovano la loro sintesi nel posizionamento espresso in riferimento al rapporto con Forza Italia:

“Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia quello di un piccolo partito servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato”.

Il futuro era un altro tema su cui i due attori del centrodestra erano molto attesi. Qui emerge la lunghezza dello sguardo delineato dalla comunicazione: uno sguardo lungo quello di Parisi (“dobbiamo costruire una nuova speranza per il nostro Paese e dobbiamo misurarci con l’Italia dei prossimi 30 anni e non con l’Italia di domani”) al contrario, più corto e rivolto all’immediato quello di Salvini (“la nostra riforma sarà per presidenzialismo”).

Non è, però, solo nelle specifiche dichiarazioni che si costruisce e si allarga la differenza tra i due leader, ma è nei fattori chiave della comunicazione che disegnano l’intera narrazione. Il tentativo di Parisi è quello di gestire l’opinione pubblica, ovvero individuare un target e tentare di conquistarlo attraverso un posizionamento chiaro. Per questo disegna una comunicazione dallo stile pulito e dal tono di voce moderato, senza ricorrere all’effetto megafono. La strategia della narrazione salviniana gioca, invece sulla gestione dell’impulso. In questo senso Salvini non si focalizza sui singoli problemi, ma sugli elementi che generano una mobilitazione emozionale: disegna la propria comunicazione sui fattori che incutono rabbia e paura nell’elettorato come i migranti, le tasse, l’euro e l’Europa, la Merkel.. Lo storytelling di Salvini ha bisogno non di competitor, ma di nemici. Non ha bisogno di temi mobilitanti, ma di impulsi in grado di aggregare. Nei prossimi giorni i numeri potrebbero dire quale narrazione è stata più efficace, ma entrambe hanno in questo momento una struttura ben definita difficile da modificare.

Andrea Altinier

Andrea Altinier lavora da anni nella comunicazione politica ed istituzionale ed attualmente si occupa di consulenza di comunicazione strategica e pr in Adnkronos Nordest. Ha lavorato per dieci anni nello staff di Luca Zaia occupandosi della relazione con i media della Regione del Veneto. Ha maturato una consolidata esperienza lavorando nelle istituzioni e nel privato, in particolare presso la società Swg. È stato tra i fondatori e i curatori della rivista digitale www.postpoll.it e ha pubblicato un saggio all’interno del libro “La Nuova Comunicazione Politica” edito da Franco Angeli. Dal 2013 è docente di Comunicazione pubblica e d’impresa presso lo IUSVE di Venezia e Verona. Con Francesco Pira nel 2014 ha pubblicato il libro “Comunicazione pubblica e d’impresa”. Negli ultimi anni ha seguito come spin doctor diverse campagne elettorali e sta approfondendo il tema dello storytelling. E' impegnato in una sfida ambiziosa individuare i driver della comunicazione che modificano le intenzioni di voto. Una sfida che va oltre statistica e sociologia, ma con youtrend.it tutto è possibile.

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