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Tutti i motivi di interesse delle elezioni del 3 e del 4 ottobre

Perché il voto di amministrative e suppletive potrebbe avere un impatto a livello nazionale (e perché no)

L’avvicinamento alla tornata di elezioni del 3 e del 4 ottobre tiene banco e, come per ogni tornata di consultazioni locali che coinvolga città importanti, ci si chiede non tanto se queste avranno un impatto a livello nazionale, ma piuttosto in che misura lo avranno.

Le elezioni suppletive

Le elezioni suppletive a Siena saranno uno degli accompagnamenti al piatto forte delle amministrative. Il collegio toscano rimasto vacante a seguito delle dimissioni da deputato di Pier Carlo Padoan vede la candidatura di Enrico Letta, che ambisce a entrare in Parlamento per legittimare la sua leadership nel Partito Democratico. Per Letta, il cui avversario principale sarà il candidato del centrodestra Tommaso Marrocchesi Marzi, la missione sembrerebbe alla portata: parte da favorito, compete in una città e in un collegio tradizionalmente favorevole al suo schieramento e può contare anche sull’appoggio del Movimento 5 Stelle. Inoltre, la bassa affluenza tipica delle elezioni suppletive (specie quando non ci sono altre elezioni concomitanti) potrebbe finire per favorirlo ulteriormente.

Tuttavia, non si tratterà di una missione del tutto priva di insidie: anzitutto la forza del suo nome potrebbe spingere molti elettori del centrodestra a una mobilitazione imprevista contro il candidato Dem: a quel punto, in uno scenario di bassa affluenza generale non si potrebbero più escludere sorprese di sorta. Inoltre, la Toscana e il collegio di Siena sono sì di tradizione rossa, ma non più come una volta: basti pensare che nel 2018 Padoan ebbe la meglio sul leghista Claudio Borghi per appena 4 punti percentuali (36% a 32%). Insomma, tutt’altro che una roccaforte. Inutile dire che un’eventuale sconfitta di Letta sarebbe un colpo durissimo, probabilmente decisivo, all’intero progetto del PD sotto la sua guida.

Quelle di Siena non sono state le uniche suppletive di cui si è parlato negli ultimi mesi: anche il collegio di Roma Primavalle è stato infatti al centro di numerose speculazioni e colpi di scena: se fino a giugno si pensava potesse rappresentare una possibile porta di ingresso per Giuseppe Conte alla Camera (analogamente al progetto Letta-Siena), successivamente il nuovo leader del Movimento 5 Stelle ha deciso non solo di rinunciare alla candidatura, ma anche di non candidare a Primavalle nessun esponente del partito. Tale scelta risulta ancora più significativa se si pensa che nel 2018 proprio il collegio di Roma Primavalle fu vinto dai 5 Stelle con Emanuela Del Re. Questa strategia rinunciataria è stata motivata da Conte con la volontà di non frammentare troppo l’offerta elettorale, volendo così offrire un implicito vantaggio al candidato di centrosinistra Andrea Casu.

Le amministrative

Sotto i riflettori sono soprattutto le elezioni amministrative, con oltre mille comuni al voto per un totale di oltre dodici milioni di italiani coinvolti. Non mancheranno elezioni nelle grandi città: su tutte Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Ognuna di queste, pur presentando le sue specificità locali, contribuirà in qualche modo a tracciare un bilancio finale della tornata elettorale – bilancio che verrà inevitabilmente utilizzato per trarre conclusioni applicabili nello scenario della politica nazionale. Certo, per quanto questa trasposizione dal locale al nazionale possa risultare fuorviante per diversi motivi, esistono comunque alcuni punti di interesse generale che sarà interessante verificare.

Innanzitutto bisognerà analizzare il nuovo bilanciamento dei pesi politici all’interno del centrodestra, nello specifico tra la Lega e Fratelli d’Italia, in una coalizione in fase di riassestamento. In generale, queste amministrative non si prospettano semplici per il centrodestra, considerando che, negli ultimi anni, nessuno tra i grandi centri al voto si è dimostrato particolarmente propenso al voto a destra: basti pensare che nessuna tra le cinque grandi città al voto ha attualmente in carica un sindaco di questo schieramento. Se a questo si aggiungono le difficoltà evidenziate nel trovare dei candidati validi in alcune città (Roma e Milano su tutte), per la coalizione si profila una tornata elettorale complicata, che con ogni probabilità non sarà neppure del tutto semplice interpretare, considerati i risultati, spesso importanti, ottenuti da liste civiche locali coalizzate con il centrodestra.

In ogni caso, è ipotizzabile pensare che Fratelli d’Italia possa risultare la lista più votata della coalizione in molti comuni, specie in quelli medio-piccoli del centro-sud Italia, seguendo quindi una tendenza nazionale che da tempo vede il partito di Giorgia Meloni salire nei sondaggi a scapito proprio della Lega di Matteo Salvini. In ogni caso, uno scenario in partenza così sfavorevole al centrodestra potrebbe paradossalmente giocare a favore dello stesso e contribuire alla creazione di una narrazione per cui ogni piccolo risultato positivo sarà a suo modo considerabile come un successo, rispetto alle premesse con cui si partiva.

Altro elemento di interesse sarà il risultato della coalizione PD-M5S nei comuni dove questa è riuscita a costituirsi: tra le grandi città questo è il caso di Napoli e Bologna. Ciò che andrà verificato è in che misura la creazione di un’alleanza strutturale che faccia convergere il Movimento 5 Stelle verso il centrosinistra possa aiutare i due partiti a essere più competitivi in zone dove il centro-destra è forte. In questi termini, quindi, le città selezionate per questo test non promettono di essere particolarmente indicative: Bologna è infatti tradizionalmente una città molto legata a sinistra, mentre Napoli è uno dei pochi feudi rimasti al Movimento 5 Stelle.

Per ciò che riguarda i risultati del Movimento, sarà particolarmente rilevante il dato di Roma: nella città dove forse la competizione è maggiormente aperta a ogni soluzione, la sindaca Raggi ha mobilitato nella campagna elettorale i nomi pesanti del Movimento per ambire a un secondo mandato. L’entità del risultato ottenuto sarà quindi un elemento impossibile da non considerare per Giuseppe Conte nel delineare le strategie future del Movimento, che sta riflettendo sulla sua identità e che si dimostra tentato dalla già citata alleanza strutturale con il centrosinistra.

In ogni caso, mai come in questa tornata elettorale sarà quantomai importante distinguere i risultati locali da indicazioni a livello nazionale. Le elezioni amministrative costituiscono la cartina tornasole di dinamiche puramente locali, che possono essere molto diverse dall’andamento della politica nazionale: basti pensare al risultato negativo del Movimento 5 Stelle alle amministrative del 2017, seguito dal trionfo alle politiche appena un anno dopo. Inoltre, come già accennato, le grandi città su cui si avrà l’attenzione mediatica arrivano tutte da risultati tendenti più a sinistra che a destra, e non è detto che saranno quindi capaci di offrire un campione particolarmente rappresentivo del Paese – che, tra l’altro, vive già da tempo una frattura tra aree urbane e piccoli centri che si manifesta anche a livello elettorale e che, per forza di cose, non potrà emergere appieno analizzando solo i risultati delle grandi metropoli.

Lorenzo Pregliasco

Nato nel 1987 a Torino. Si è laureato con una tesi su Obama, è stato tra i fondatori di Termometro Politico, collabora con «l'Espresso» e ha scritto su «Politico», «Aspenia», «La Stampa».
È regolarmente ospite di Sky TG24, Rai News, La7 e interviene frequentemente su media internazionali come Reuters, BBC, Financial Times, Wall Street Journal, Euronews, Bloomberg.
Insegna all'Università di Bologna, alla 24Ore Business School e alla Scuola Holden.
Ha scritto Il crollo. Dizionario semiserio delle 101 parole che hanno fatto e disfatto la Seconda Repubblica (Editori Riuniti, 2013), Una nuova Italia. Dalla comunicazione ai risultati, un'analisi delle elezioni del 4 marzo (Castelvecchi, 2018) e Fenomeno Salvini. Chi è, come comunica, perché lo votano (Castelvecchi, 2019).
È direttore di YouTrend.

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