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Il coprifuoco serve contro il coronavirus?

Il coprifuoco serve contro il coronavirus?

Diverse ricerche suggeriscono che il coprifuoco aiuti a contenere l’epidemia, anche se non c’è una risposta chiara.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi venerdì ha annunciato la roadmap per le riaperture in Italia. Nonostante questo, il governo ha comunque scelto di mantenere il coprifuoco dalle 22.00 alle 5.00, una misura decisa dal precedente governo a novembre.

Nell’ultima settimana il coprifuoco è stato oggetto di dibattito e si è accusato il governo di continuare a usare una misura priva di fondamento scientifico. È davvero così?

 

Il coprifuoco nel mondo

Quando i governi hanno iniziato a imporre il coprifuoco, le evidenze scientifiche a sostegno di questa decisione erano scarse, se non quasi nulle. Normalmente il coprifuoco si impone in guerra, per sedare le rivolte o a seguito di disastri naturali, mentre raramente è stato usato contro un’epidemia. 

L’idea alla base è quella di limitare le interazioni sociali nella fascia di popolazione più attiva e che ha una maggiore mobilità, così come di limitare le cene tra non conviventi nelle abitazioni private, che possono facilmente trasformarsi in focolai. 

Non è solo l’Italia ad averlo adottato: molti paesi nella seconda ondata hanno scelto questa misura (insieme ad altre) nel tentativo di evitare nuovi lockdown nazionali. Uno dei primi a farlo è stata la Francia, dove inizialmente entrava in vigore alle 20.00 e poi è stato anticipato alle 18.00. Tra gli altri paesi ad averlo imposto ci sono i Paesi Bassi, la Turchia, l’Argentina, l’India, la Tunisia e diversi Stati USA, come l’Ohio e la California.

 

Il coprifuoco funziona?

L’efficacia del coprifuoco è stata analizzata in diversi studi. Un recente studio britannico, ancora sotto forma di pre-print, ha rilevato che il coprifuoco ha un effetto “moderato ma statisticamente significativo” andando a determinare una riduzione dell’indice di riproduzione effettiva Rt del 13%. Si tratta di un effetto molto simile a quello che si ha imponendo l’obbligo dell’utilizzo di mascherina nei posti pubblici, ma maggiore di quello che si ha chiudendo le scuole. 

Un recente studio sulla Francia pubblicato su Eurosurveillance ha rivelato che il coprifuoco, insieme ad altre misure per il distanziamento sociale, ha permesso di portare l’indice Rt sotto 1 (quindi far andare l’epidemia in remissione) a febbraio, stabilizzando le ospedalizzazioni, ma non è stato sufficiente per la cosiddetta variante inglese (B.1.1.7), che è caratterizzata da una maggiore trasmissibilità.

Il coprifuoco, secondo lo studio, può ridurre il numero di casi e di ospedalizzazioni, ma da solo non è sufficiente a evitare una nuova ondata di infezioni (come poi ha confermato la realtà). 

Un altro studio francese su cos’è successo durante l’autunno ha rilevato che il coprifuoco ha contribuito a rallentare la crescita dell’epidemia, in particolar modo nella popolazione over 60. Per la popolazione tra gli 0 e i 19 anni il coprifuoco non ha avuto alcun effetto, mentre lo ha avuto il lockdown. Allo stesso tempo uno dei ricercatori, Patrick Pintus, ha spiegato che è difficile dimostrare il nesso tra causa ed effetto e che non è stato individuato il motivo per la differenza di età nell’efficacia.

Sempre rimanendo in Francia, un altro studio ha analizzato cos’è successo a Tolosa nel periodo tra il 1° e il 15 gennaio, quando il coprifuoco iniziava alle 20.00, e cos’è accaduto tra il 20 e il 24 gennaio, quando invece iniziava alle 18.00. Secondo i ricercatori quello delle 20.00 ha avuto un effetto positivo (riduzione della circolazione del virus del 38%), mentre quello delle 18.00 avrebbe peggiorato l’epidemia (aumento della circolazione). La spiegazione, non delle più solide, risiederebbe nel fatto che anticipando il coprifuoco aumenterebbe il numero di persone nei supermercati prima dell’entrata in vigore delle restrizioni. 

Un altro studio pubblicato su Nature ha analizzato il coprifuoco e altre misure nella Guyana Francese, una regione nell’America Meridionale che confina con il Brasile. Il coprifuoco è stato imposto tra marzo e maggio 2020: entrava in vigore alle 23.00 e finiva alle 5.00 e valeva per tutto il territorio tranne che in una città che era già in lockdown. A giugno l’entrata in vigore è stata anticipata alle 21.00, poi alle 19.00 e durante i fine settimana alle 17.00. 

Tra maggio e giugno, secondo i ricercatori, il coprifuoco si è dimostrato una “misura di successo per ridurre la trasmissione” abbassando in modo considerevole il picco dell’epidemia. 

I ricercatori dell’Università tecnica di Delft nei Paesi Bassi hanno condotto una serie di simulazioni per capire l’impatto delle varie misure. Testando varie restrizioni, hanno scoperto che il coprifuoco ha un impatto sui contagi abbassando il picco dei casi. Uno dei ricercatori, Amineh Ghorbani, ha però spiegato che a differenza delle altre misure il coprifuoco ha bisogno di più tempo per fare effetto e dovrebbe essere usato insieme ad altre misure restrittive, non da solo. 

Il vantaggio del coprifuoco è che si tratta di un semplice modo per ridurre la mobilità e le interazioni sociali. In Canada è stato imposto il coprifuoco a gennaio nella regione del Quebec, ma non in quella dell’Ontario. Si tratta di due regioni adiacenti, che quindi permettono di condurre quello che viene definito un esperimento naturale. Lo hanno fatto dei ricercatori canadesi in uno studio, anche questo ancora sotto forma di pre-print

L’implementazione del coprifuoco ha fatto sì che la mobilità serale scendesse sensibilmente. Rispetto all’Ontario la riduzione è stata del 31% e Montreal (la principale città del Quebec) ha avuto una riduzione del 39% rispetto a Toronto (il principale centro dell’Ontario).

Diversi esperti statunitensi sentiti dal New York Times hanno in generale espresso un certo scetticismo sul coprifuoco. Alcuni hanno osservato che intuitivamente dovrebbe essere una misura che funziona, ma nella pratica è complicato dimostrarlo. 

 

Conclusione

In conclusione, il coprifuoco è un argomento particolarmente dibattuto e non c’è una risposta univoca. Il problema principale è che è complesso discernere l’effetto del coprifuoco da altre misure ed è difficile capire quale sia il suo effetto diretto. Nonostante questo, diversi studi suggeriscono che abbia un ruolo nel diminuire il numero di casi, grazie alla riduzione della mobilità. In generale non sembra essere una misura che funziona da sola, ma va adottata insieme ad altre tipologie di restrizioni. 

Lorenzo Ruffino

2 commenti

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  • Le conclusioni cui si giunge non mi convincono.
    In particolare, dal momento che il provvedimento del coprifuoco coincide sempre con l’inasprimento di tutte le altre misure restrittive (quelle sui ristoranti e i trasporti soprattutto, ma anche quelle sui divieti di assembramento, la limitazione della didattica in presenza e il lavoro da casa), come è possibile “pulire” i dati sull’impatto del coprifuoco con quelli legati all’evidente impatto delle altre misure?

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