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Consenso e comunicazione dei leader alla prova delle emergenze

Consenso e comunicazione dei leader alla prova delle emergenze

Ecco come la crisi innescata dal Coronavirus ha inciso sui tassi di gradimento dei leader politici e sui loro stili comunicativi

I gruppi sociali tendono a divenire più coesi di fronte ad una minaccia proveniente dall’esterno: i politologi parlano di effetto rally ‘round the flag (letteralmente “radunarsi sotto la stessa bandiera”) per spiegare il maggior consenso di cui può godere, nel breve termine, un leader politico durante i periodi di crisi.

Del resto, in momenti di grave crisi, la storia e anche l’attualità mostrano come i cittadini tendano a riporre la propria fiducia nelle istituzioni che più rappresentano il sentimento di unità nazionale, ossia chi governa, con la speranza che esse siano in grado di condurre al più presto il Paese fuori dalla crisi. Possiamo quindi affermare che anche l’emergenza sanitaria e la crisi economica derivanti dalla diffusione del Coronavirus abbiano avuto questo effetto? Quali strategie comunicative hanno adottato i leader al riguardo? Per rispondere diamo uno sguardo ai dati.

 

Rally ‘round the flag nella storia recente

Già in passato, attentati terroristici, disastri naturali o altri tipi di emergenze nazionali hanno influito significativamente sulla popolarità di alcuni leader. Per esempio, l’approvazione dell’operato del presidente americano Franklin Delano Roosevelt aumentò del 12% dopo l’attacco a Pearl Harbor, mentre per George W. Bush nel 2001 l’aumento fu del 39% (dal 51% al 90%) in seguito agli attacchi dell’11 settembre. Quest’ultimo evento ebbe effetti anche sul tasso di gradimento dell’allora primo ministro del Regno Unito Tony Blair, in quanto tutto il mondo occidentale ebbe la sensazione di essere sotto attacco in quel momento.

Nel nostro Paese, poco dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, la fiducia nell’allora premier Silvio Berlusconi salì di 5 punti percentuali, salvo poi ritornare ai livelli di prima un mese più tardi. In Francia, il presidente François Hollande vide crescere la sua popolarità di oltre il 30% subito dopo gli attacchi terroristici di matrice islamica del 2015, raddoppiando l’approvazione verso il suo operato per qualche settimana, salvo poi tornare ai livelli precedenti.

Diversi esempi, comunque, ci portano alla conclusione che non tutte le situazioni di crisi hanno un medesimo effetto sulla popolarità dei leader in carica. Alcuni avvenimenti, infatti, sono semplicemente più importanti di altri, o avvengono in contesti storici e socioeconomici diversi, avendo dunque un impatto diverso. Per esempio, il politologo americano Matthew Baum ha evidenziato come quanto più il paese è diviso o in uno stato economico peggiore prima della crisi, maggiore sarà l’effetto rally ‘round the flag. Questo perché, statisticamente parlando, più sono i cittadini che criticano l’operato del governo prima della crisi, più possono passare a sostenerlo in seguito. Nel caso dei disastri naturali, invece, l’effetto rally ‘round the flag risulta essere più limitato, perché l’azione positiva o negativa del governo nel rispondere all’emergenza si dimostra quasi immediatamente.

Ad ogni modo però, l’effetto è quasi sempre momentaneo e circostanziale, e va ad annullarsi nelle settimane o nei mesi successivi all’evento scatenante, riportando presto le cose alla normalità – o anche peggio, nel caso in cui l’azione di risposta del leader in questione sia stata particolarmente negativa. In tutto questo, in ogni caso, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale.

 

Pandemia e consensi

Come sono cresciuti i consensi dei leader in questa pandemia? Il clima di emergenza generato dalla diffusione del Coronavirus incombe ancora sulla società italiana, europea e mondiale, e i sondaggi sul consenso dei leader politici lo confermano.

In particolare, il leader britannico Boris Johnson ad aprile aveva visto crescere particolarmente il tasso di approvazione del proprio operato, probabilmente per via della sua decisione di abbandonare la teoria dell’immunità di gregge e attuare le misure di contenimento nel Regno Unito. Tuttavia, se ad aprile il tasso di approvazione superava quello di disapprovazione di 39 punti, ad oggi la situazione si è invertita e per il premier è tornata su livelli peggiori rispetto al periodo pre-pandemico: il tasso di disapprovazione supera infatti quello di approvazione di oltre 20 punti.

Anche i consensi per Merkel e Macron sono aumentati considerevolmente dall’inizio della pandemia, seppur in misura differente, mentre per Trump il tasso di approvazione è rimasto grossomodo costante e per Bolsonaro è diminuito.

 

In Italia, secondo l’Atlante politico di Demos, tra febbraio e marzo il Governo Conte avrebbe guadagnato quasi 30 punti percentuali, passando dal 44 al 71% di giudizi favorevoli nei sondaggi, per poi scendere di nuovo nei mesi successivi. Ciò non toglie che il dato di marzo resti comunque il valore più alto degli ultimi governi.

 

 

Strategie comunicative dei leader durante la pandemia

In un momento di crisi è essenziale comunicare in modo chiaro e coerente, perché in tutti i periodi di emergenza il ruolo dei leader e delle istituzioni è predominante. Prendiamo il caso della pandemia di quest’anno, tutt’ora in corso: com’è cambiato lo stile comunicativo dei diversi leader politici?

I politici a condividere più ottimismo, nonostante i cambi di strategia in corso d’opera, sono stati Trump e Johnson. A marzo, il sentiment positivo dei post del premier britannico si attestava intorno al 64%, mentre per il presidente degli Stati Uniti era attorno al 78%. Peraltro, il social network preferito da Donald Trump è Twitter, dove secondo il Twitter Binder Report dal 23 febbraio ha pubblicato più di 4.000 tweet e ha ottenuto più di 25 milioni di retweet. Il suo post più retwittato di sempre, in particolare, è quello in cui annuncia la positività al Coronavirus sua e della moglie Melania.

 

Il leader francese Macron invece ha mostrato un atteggiamento prudente sui social, con un sentiment positivo attorno al 40%. D’altro canto, il medesimo dato si è attestato attorno al 58% per il premier italiano Giuseppe Conte, il quale, sebbene cauto negli annunci sul futuro, ha scelto uno stile comunicativo social improntato all’insegna del “ce la faremo”: del resto nel nostro Paese il premier Conte è diventato un punto di riferimento per i cittadini, soprattutto attraverso le sue ormai ben note e seguitissime conferenze stampa.

Quella del premier Conte è una comunicazione calda, confortante e solidale: “emergenza insieme” è l’unione di parole più usate. Conte ha pubblicato 129 tweet nel solo mese di marzo, con 71mila condivisioni, raggiungendo un picco di retweet il 22 marzo. Da notare come una delle parole più utilizzate dal Presidente del Consiglio sia “Facebook”, a conferma di come sia cambiata la comunicazione politica ai tempi dei social.

 

 

 

Andando ad analizzare nel dettaglio i dati della sua pagina Facebook, si può vedere come l’interesse per il personaggio sia estremamente alto, attorno al 60%, soprattutto nelle regioni del Sud, dove raggiunge picchi anche superiori al 90% in regioni come la Puglia e la Calabria. Ad ogni modo, il trend dell’interesse rispetto a marzo è andato lentamente scemando, dimostrando dunque come l’effetto rally ‘round the flag sia andato incontro ad un lento e progressivo affievolimento.

Discorso analogo per quanto concerne la sua pagina Instagram: la comunicazione è quasi sempre istituzionale e molto raramente vengono pubblicati post con scene di vita quotidiana. Secondo Ninjalitics, il premier italiano ha un engagement rate del 3,1%. Del resto, l’incremento del numero dei followers del suo profilo Instagram da marzo a giugno è stato esponenziale, mentre a partire dal mese di luglio è risultato marginale.

In conclusione, ogni leader ha deciso di adottare uno stile di comunicazione e un andamento delle condivisioni ben diverso: per esempio, Trump utilizza Twitter, mentre Conte sembra preferire Facebook. Quel che è certo è che questa pandemia ha ancora una volta mostrato come le situazioni di emergenza abbiano un impatto cruciale sul consenso dei leader e sulle loro strategie di comunicazione.

 

Il ruolo della comunicazione politico-istituzionale, in situazioni di emergenza, è davvero importante: per approfondire al meglio questo tema, iscriviti a Emergency Room, il corso organizzato dalla Scuola Holden in collaborazione con YouTrend, che si terrà in streaming dal 16 novembre all’11 febbraio.

Elisa Gambarini

Laureata alla in economia alla Bocconi e in economia politica e scienze politiche alla LSE, sono affascinata dall'intreccio tra economia e politica, due mondi apparentemente distanti ma in costante comunicazione tra loro.

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