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Lezioni dalle midterm: aree rurali, la roccaforte repubblicana

Lezioni dalle midterm: aree rurali, la roccaforte repubblicana

Ieri abbiamo visto alcuni dei punti di forza dei Democratici americani nelle elezioni di midterm, che hanno permesso la conquista della Camera. I Repubblicani, però, ottengono un risultato migliore del previsto al Senato, ipotecando, salvo disfatte eclatanti, la camera alta anche per il 2020, quando, in concomitanza con le Presidenziali, sarà rinnovato un terzo dei suoi componenti.

Analizziamo, allora, uno dei temi fondamentali che han permesso, al partito guidato da Donald Trump, di evitare una blue wave e di reggere, per quanto possibile, il contrattacco democratico.

Le aree rurali continuano ad essere regno repubblicano

Nelle elezioni presidenziali del 2016, una delle chiavi di interpretazioni del voto più significative era stata quella della contrapposizione tra il voto delle Città – favorevoli in maggioranza ai democratici – e quello delle aree rurali e rurali/periferiche, nelle quali si era assistita ad una vera e propria ondata rossa. Si tratta, in realtà, di un fenomeno diffuso nell’occidente in generale, che ritorna, nel corso degli ultimi anni, anche nelle analisi che riguardano l’avanzata dei cosiddetti partiti populisti europei.

Tale tendenza è andata confermandosi in modo evidente anche nelle elezioni di midterm di martedì: i due grafici sottostanti ben mostrano, confermando anche la nostra analisi di ieri, come la campagna democratica abbia permesso di conquistare voti nelle aree suburbane, ma contemporaneamente abbia avuto un’incidenza modesta nelle aree miste (considerando il punto di partenza), e non abbia intoccato in alcun modo il dominio repubblicano in quelle puramente rurali (al contrario).

Voti Polarizzazione Midterm

 

Gli esempi del Texas e della Florida

Il Texas

Passiamo ad alcuni esempi concreti, considerando una delle sfide più attese nella corsa al Senato: quella in Texas tra Beto O’Rourke, nastro nascente dei dem, e Ted Cruz, uno dei più arcigni sfidanti di Donald Trump nelle ultime primarie repubblicane. Una competizione entusiasmante, che si è conclusa con la vittoria del GOP di poco meno di 3 punti percentuali.

Osservando le tre mappe sotto proposte, emergono subito evidenti alcuni elementi: Beto ha vinto – con una media di voti del 60% – nelle contee delle principali città dello Stato: Austin, San Antonio, Houston, Dallas e Forth Worth.

Nelle aree rurali, e in generale in quelle a più bassa densità di popolazione, per il candidato democratico è stata invece una Caporetto, ma emerge un’eccezione guardando alle contee del sud.

Si tratta, in questo caso, di un’interessante correlazione tra demografia e voto democratico: nel sud, Beto ha guadagnato una netta maggioranza. Si tratta di quelle contee dove l’incidenza della popolazione ispanica è sempre più alta. È un dato importante per i dem in prospettiva futura, perché il cambiamento demografico in corso potrebbe portare a una modifica delle tendenze di voto delle aree rurali.

Usiamo il condizionale, per due precisi motivi (lo stesso discorso è valido anche per l’analisi della Florida, che vedremo successivamente): il primo è che si tratta di un processo lento, il secondo è che a volte, in Europa, si tende a decontestualizzare il tema, pensando che negli States, ovunque, un’alta presenza di cittadini ispanici o di origine ispanica favorisca i democratici. Così non è, e i dati delle contee del centro nord ben ci raccontano tale elemento: nella contea di Deaf Smith (nord del Texas), la popolazione ispanica rappresenta circa il 70% della popolazione, ma qui Beto ha ottenuto solo il 30% (per quanto si tratti del risultato migliore del nord).

Da una parte, infatti, incide il basso tasso di registrazione al voto tra i cittadini ispanici, dall’altra il fatto che, in realtà, l’appartenenza democratica degli ispanici, per quanto esistente e netta a livello generale, nel particolare dipenda molto anche dagli aspetti generazionali e d’età, dal contesto economico, dallo Stato e dall’area di residenza: ad esempio, nel 2014, il 48% dei registrati per il voto di origine ispanica in Texas votarono repubblicano.

La Florida

Analizziamo ora un crocevia chiave di ogni elezione americana: la Florida. Si tratta di uno stato fondamentale, dove gli equilibri tra dem e repubblicani sono sempre stati precari, tanto da considerare il suo ottenimento nella corsa alle Presidenziali un indicatore estremamente importante per la vittoria finale.

Martedì si sono affrontati l’incumbent democratico Nelson e il repubblicano Rick Scott (ex governatore). Solo 35 mila i voti di differenza a favore del candidato GOP, ma prima di convalidare il risultato si dovrà passare dal riconteggio richiesto da Nelson, motivato proprio dal margine ristretto di differenza.

Anche in questo caso, le mappe ci confermano quanto già osservato in Texas: nell’aggregato delle principali aree urbane (Tallahassee, Jacksonville, Orlando, Tampa e Miami) Nelson ha ottenuto una facile vittoria (58%), così come nelle aree periferiche a più alta densità.

Al contrario, nei distretti rurali del nord-ovest, e nelle aree caratterizzate da un mix rurale-periferico, non c’è stata competizione: i repubblicani vincono i primi con una media superiore al 70%, e i secondi stando sempre sopra al 55%.

Si è parlato, dopo il 2016, di uno scenario da guerra fredda tra centro e periferie: uno scenario che sembra dunque essersi confermato anche nelle elezioni di midterm, e che fa delle aree rurali la principale colonna portante dell’elettorato repubblicano, ancora più che in passato. Ciò ha contribuito alla marginalizzazione della sconfitta repubblicana, soprattutto con riferimento ad alcune sfide chiave senatoriali e governative.

Sia chiaro, sono sempre esiste tendenze, da parte di certe aree o gruppi sociali, a preferire l’area democratica o quella repubblicana. Negli ultimi anni si sta assistendo, però, ad una polarizzazione sempre maggiore e, per certi versi, preoccupante. L’incapacità democratica di attrarre consenso nelle aree rurali del paese rappresenta, ad oggi, il più grande problema da affrontare nella corsa alle elezioni presidenziali del 2020.

Le dichiarazioni del Presidente Trump, che ha parlato di un ottimo risultato, facendo storcere il naso ad alcuni commentatori, forse vanno interpretate anche in tal senso: davanti agli scandali, politici e mediatici, il nucleo primario e fondamentale dei suoi elettori non è risultato compromesso. Ora, i repubblicani, dovranno però concentrarsi nel recuperare consenso nelle aree periferiche, quelle oggetto del nostro articolo di ieri, dove il blu è sempre più diffuso: perché oggi, i dati, ci dicono che quello sarà uno dei terreni principali per la partita del 2020.

Andrea Viscardi

Classe 1988, caporedattore di YouTrend e Responsabile dei Public Affairs e della ricerca parlamentare di Quorum. Nel 2012, ai tempi studente alla LUISS, diedi vita al progetto Europinione.it, testata online di approfondimento politico, internazionale ed economico di cui sono stato responsabile sino al 2017. Tra il 2014 e il 2018 sono stato Segretario Particolare del Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, occupandomi principalmente di comunicazione, spin-doctoring e legislativo.

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